20100415_il_profeta

Innamorati pazzi di Tchaikovskj con “Il concerto”, togliamo le cuffie che si impara a vivere con l’originale e strapremiato “Il profeta”.

Musica maestro!

Sono uscita con le note del violino incastrate nelle ciglia ed è ancora musica quella in cui desidero immergermi, quella classica, suonata sudando sul palco anche un po’ per le luci e per la vicinanza fredda di un pubblico vero. “Il concerto”, suona banale dirlo, è un film da ascoltare, non noiosamente, sventolandosi aria in viso con il programma dei pezzi della serata e neanche saltando e “pogando” con stivali dalle punte rinforzate in metallo.

 

Chi suona qui sono gli esseri umani, chi percosso chi fatto vibrare, chi accarezzato come solo un bravo pianista sa fare, ma sono loro, le anime, gli strumenti dell’orchestra abilmente diretta dal regista già noto per lo scanzonato e profondo Train de vie. Chi ha visto il suo precedente film ha già nelle orecchie la sua abilità di giocare con tonalità scherzose e drammatiche senza per questo stridere.

Sullo schermo drammi personali si contendono il palcoscenico e l’occhio della telecamera con quelli sociali, politici e razziali: ciascuno gioca le proprie carte e in questa battaglia vengono sventolano idiomi saporiti che comunicano e litigano tra loro incontrandosi al termine della storia in cui si tocca l’apice, traguardo preparato fin dal primo minuto del film, studiato e fatto cuocere a fuoco lento in ogni dialogo strampalato russo e straziante francese che abbiamo ascoltato.

E poi silenzio, bloccate il fiato, c’è Tchaikovsky.

 

Il Profeta

Un film di Jacques Audiard. Con Tahar Rahim, Niels Arestrup, Adel Bencherif, Reda Kateb, Hichem Yacoubi 

Titolo originale Un Prophète. Drammatico, durata 150 min. - Francia, Italia 2009. – Bim

 

 

Un romanzo di formazione criminale e affresco dei meccanismi antropologici, psicologici

 della società,da entrambe le parti delle sbarre.

 

Siamo in carcere, siamo in Francia, lui non è italiano…

molti sono i sotterfugi a cui attingere per schermare il forte impatto emotivo prodotto da ”Il profeta”, molti come gli spunti di riflessione regalati al pubblico senza carta da pacco e fiocchi dal regista Jacques Audiard, maestro di ciak che ricordo personalmente in “Sulle mie labbra”.

Istruzione, servizio, passaggio di potere: dentro e fuori il carcere, specchio della società, le tappe sono le stesse. Niente illusioni e non serve neanche un caffè per sostenere le palpebre 150 minuti perché lunedì ore 21.15 il Cinema Teodolinda sarà asciutto e avvincente vestendo i panni di una forma comunicativa immediata e senza intermediari.

 

La trama che potete leggiucchiare prima dei titoli di testa: Malik Ed Djebena (Tahar Rahim,) non sa né leggere né scrivere, ha compiuto appena 19 anni ed è il più giovane ed indifeso dei detenuti del carcere dove si trova a scontare una pena. Malik non può sottrarsi alle crude regole della vita carceraria e molto presto diventa la vittima designata di un gruppo-banda. E impara, e noi anche,lungo il percorso di formazione in cui lo accompagnamo.

 

Alcune regole di vita da segnare sul taccuino. Dentro e fuori. “Chi non ucciderà, sarà ucciso”.

“Gli esseri umani tendono a chiudersi in gruppi, e a immaginare la propria superiorità come un riflesso dell'inferiorità degli altri”. E, quante volte ce lo si dice, ” trasformare in forza la propria debolezza”, infatti la non appartenenza ad alcun gruppo lascia a Malik una libertà inaspettata e paradossalmente lo lasciano padrone di sé. Un dato di fatto che fa riflettere se si accetta che funziona così ogni giorno attorno a noi.

 

Tralasciando per un attimo l’analogia tra dentro e fuori Il profeta è una denuncia della pessima educazione fornita dal sistema carcerario: è evidente, talvolta aspra, talvolta sarcastica, ma al centro mai vio si trova il singolo individuo e la sua catarsi. E’ una critica forte mai espressa a parole: le lingue utilizzate sono almeno tre, ma, come dietro le sbarre anche nella pellicola emerge e urla quella silenziosa del sangue, inchiostro con cui sono siglati gli accordi, e quella del potere, mai meritocratico, si tratta di linguaggi incisivi in quantità  inversamente proporzionale al numero di parole che richiedono.

 

 

POPCORN CURIOSITIES

 

L’edizione originale francese è stata sottotitolata per far risaltare i dialoghi in lingua corsa

 

Quasi a giudizio unanime della critica “l'interpretazione di Tahar Rahim è di grande pregio e bravura nel ruolo di Malik. Molto bravo anche Niels Arestrup nel ruolo di César Luciani”

 

Abdel Raouf Dafri, uno degli sceneggiatori, ha partecipato anche alla stesura di “Nemico Pubblico n°1- l’Istinto di morte ” (2008) con Vincent Cassel e Gerard Depardieu e di “Nemico pubblico n° 1 – L’ora della fuga”.

 

Nell’attesa dell’Oscar, ”Il profeta” ha anche trionfato ai César, Oscar del cinema francese, con 9 statuette:  Miglior Film, Migliore Regia, Miglior Fotografia, Montaggio, Scenografia, Sceneggiatura,  Attore non protagonista (Niels Arestrup) e le ultime due per Tahar Rahim, Miglior Attore e Miglior Speranza Maschile. E’ il 6° Cèsar per il regista.

 

PREMI

Premio Oscar (1)
London Film Festival (2)
Golden Globes (1)
Festival di Cannes (1)
European Film Awards (8)
David di Donatello (1)
César (21)
BAFTA (3)

 

LINK

Trailer

Trailer originale

Il profeta- Le site officiel du nouveau film de Jacques Audiard (fra)