Vitale e onnipresente come l’aria, con materna dolcezza elargisce qua e là i suoi conforti,
indossando imprevedibili tute mimetiche
All’alba di un millennio imprecisato,
prima dell’avvento della televisione,
un olimpo di dèi periferici, adusi
al bricolage e a modellare la creta,
riuscì nel progetto di dar vita
alla Volgarità. La bella fu dotata
di virtù polimorfiche, onde potersi
agevolmente ai bisogni del mondo
infiniti adattare. Siano rese
grazie ai numi ignoti per il provvido
espandersi della loro invenzione.
Perché altra non c’è più consolante:
si generano miti dai suoi fianchi
e illusioni, mielosissime menzogne,
e solide certezze personali
e collettive. E domande e risposte,
e riti e linguaggi, e quant’altro
companatico occorra ai quotidiani
appetiti. Siano lodate
la preveggenza e versatilità
di coloro che disegnarono per lei
la collezione dei travestimenti.
La sua natura merita dal mondo
fede e rispetto, a una condizione:
che l’officiante non la riconosca.
Vitale e onnipresente come l’aria,
con materna dolcezza elargisce
qua e là i suoi conforti, indossando
imprevedibili tute mimetiche;
ma, non del tutto sprovvista d’ironia,
al cliente si cela mentre ad altri
si rivela, per il gusto
di creare nella piazza correnti
di reciproco sprezzo. Si sospetta
che dei suoi doni nessuno possa dirsi
completamente immune: tanto meno
chi con calcolata compiacenza
ne scrive.