Sgomberata la banca occupata durante lo sciopero nazionale dei lavoratori

29 settembre 2010: Sciopero generale nazionale (indetto dai sindacati UGT, CGT, CCOO, CEOE). I numeri: 60 detenzioni, 43 in Barcellona, 15 delle quali di persone non spagnole,  57 i feriti lievi, 28 dei quali del corpo di polizia; la città catalana un campo di battaglia.

Questo il risultato più pubblicizzato dai media dopo lo sciopero di ieri, quasi si fa fatica a trovare il numero della partecipazione allo sciopero: 1 milione e 600 persone in tutto lo stato, stando alla fonte UGT.

La banca occupata, di cui abbiamo parlato nel pezzo precedente, sarebbe "il centro delle operazioni della gente che istiga la polizia e commette illeciti penali". Da lì dunque uscirebbero i cosiddetti partecipanti ai gruppi antisistema,  gli attori degli scontri meglio definiti come "un gruppo eterogeneo, un’amalgama di violenti formata da gente che occupa, skinheads antifascisti, giovani della sinistra indipendentista radicale, studenti universitari legati a movimenti sociali, persone con la voglia di confrontarsi con la polizia antisommossa e ladri che saccheggiano i negozi approfittando del caos generale".  Sembrerebbe un quadretto pitturato da un giornalino della destra più becera e invece si tratta di un articolo di “El Pais”, il giornale spagnolo nazionale con El Mundo.

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Vista poi l’alta percentuale di persone non spagnole tra i detenuti, la Consigliera della giustizia, Montserrat, ha definito Barcellona una città attrattiva anche per gente antisistema, ipotesi confermata  da Jordi Hereu, il sindaco socialista di Barcellona, che inoltre ha sottolineato le conseguenze economiche della giornata: 262.000 euro.

La capitale catalana, nominata come esempio di integrazione e multiculturalismo, è un richiamo, oltre che di turisti, anche di cattiva gente, vandali  di movimenti sociali del resto d’Europa ostili alla bell’immagine di una città ordinata e senza incidenti.  24 non spagnoli tra i detenuti ( due britannici, due italiani, due venezuelani, due rumeni, un danese, un portoghese, un turco, un indiano, un francese, un messicano) sembrerebbe essere il dato più allarmante per il l’amministrazione catalana, che fa i suoi conti con il tipo di gente che entra ed esce dalle mura della sua ricca capitale.

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La bella Barcellona ha una membrana sottopelle che pullula di cellule incazzate. Contro un sistema che pensa all’apparenza ( le vetrine dei grandi centri d’abbigliamento sono state tappezzate da scritte di denuncia) ma, in particolare, contro un sistema del lavoro capitalista e repressivo.

E poi più di un milione di manifestanti in tutta la penisola.

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Sotto il governo socialista di Zapatero, quindi,  uno sciopero nazionale dai grandi numeri ( sempre e solo per i sindacati, si sa).

La riforma del lavoro varata in giugno dal governo, infatti, non ha il consenso dei sindacati. L’obiettivo primario quello di ridurre il costo dei licenziamenti, aumentare la flessibilità e l’innalzamento dell’eta pensionabile (a 67 anni per gli uomini e 65 per le donne). Per esempio il calcolo della liquidazione verrà fatto e generalizzato sulla base di 33 giorni di indennizzo annuali (alcuni contratti prevedono oggi 45 giorni), con un contributo di 8 giorni versato dal Fogasa, il fondo di garanzia salariale alimentato dai "versamenti" dei lavoratori, dotato di 4 miliardi di euro di disponibilità.

Per concludere la puntata precedente della rubrica, la banca occupata è stata sgomberata durante la giornata non senza resistenze. 3 giorni e mezzo di assemblee, pranzi e cene popolari e dibattiti a cui si ha dato fine nell’arco di tempo di una manifestazione.