Il colorato suq elettorale al di sotto del Garigliano
Giro per la città, ma quassù il clima elettorale non lo avverto più di tanto. Appena esci dal centro, gli spazi per la cartellonistica rimangono vuoti. E poi i santini, quelle cose con volti e indicazioni di voto, dove sono?
Sono abituato al pervasivo e colorato suq del Sud, mica a questa freddezza razionalista nordica. Sotto il Garigliano, pare di essere a Carnevale. Un brianzolo finito in provincia di Bari avrebbe, ad esempio, visto cose fantastiche già a fine aprile. Un qualcosa capace di far dimenticare in un attimo le pose pensose e filosofiche di certi candidati di quassù, i loro mezzobusti sorridenti che ti guardano dalle pensiline, gli slogan pudichi e piatti.
A Sud-Est, c'è il candidato aspirante al trono provinciale che spara cartelloni 6x3 con lo slogan "Cambiare si può, cambiare si deve" e quello che lo scranno vuole tenerselo che risponde "Cambiare, perché?". Proprio così, con la domanda a cui ti viene voglia di rispondere «perché sì» anche se sei di quella parrocchia.
E vuoi mettere il candidato alle comunali che accompagna lo slogan "Abbiamo in mente una Bari bella e amata" e sotto, gigante, la scritta "BARIGI.", oppure "BARICELLONA.", oppure "BARI YORK."? Sono geni dell'intrattenimento questi qui.
Si tratta dello stesso candidato dal duplice e lungo cognome nobile di scarso ricordo nel chiuso della cabina che decide di puntare tutto sul solo nome di battesimo, come i calciatori sudamericani. E così ecco spuntare foto di cittadini qualunque che improvvisamente cercano di evangelizzarti da un muro dicendoti "io sono SIMEONE". Un candidato che addirittura insiste, spingendosi alla metafora atavica, primordiale: maxicartellone con sfondo bianco, in primo piano un pugno di orecchiette e delle cime di rape. Slogan : "Bari e Simeone: legame indivisibile". Mitico.
C'è anche il candidato consigliere che pesca nell'armamentario classico, facendosi fotografare con un gran crocifisso alle spalle, o un altro che punta sullo shock grazie ad una cravatta a rigoni orizzontali neri e gialli che non puoi più dimenticare. Oppure, per altri versi, l'evergreen familiare, con zio e nipote entrambi candidati per lo stesso partito, uno in un collegio e uno nell'altro manco fosse il gioco del monòpoli. Ed ancora quell'altro che sorride piacione come un novello Tyrone Power e ammiccante toglie una benda dagli occhi della bonona di turno immortalato nello slogan "PER VEDERCI CHIARO". Lui punta alla chiarezza, cosa avevate pensato?
Non manca nulla, meno che mai la fantasia. Ci si può infatti imbattere nello slancio furbo di un aspirante consigliere che intuisce le potenzialità del marketing mimetico e affigge il proprio manifesto lì dove la strada costringe gli automobilisti a una inversione ad "u". Nel cartellone, senza bisogno di metterci un volto e con tanto di disegno del segnale stradale, c'è eloquentemente scritto: "Al Comune svolta con Posca". O anche quel mattacchione che usa l'assonanza tra il proprio cognome e una nota marca di acqua minerale per ricordarti con una affissione dinamica "Ferorelli presidente... tutti gli altri o sono lisci o sono gasati!". E vuoi mettere il grandioso ingegno di quell'altro che fa del proprio nome un irresistibile richiamo: "FINOCCHIO: vota uno come te". Ma ci si può mai annoiare, a Sud?
Il miglior comunicatore è però colui che non ha bisogno di parole per dire la sua, un puro uomo del fare, che non deve chiedere mai, vicino ai bisogni della gente, che lascia al destinatario del messaggio il compito di completarlo nel suo significato: chioma fluente, volto poco oltre la trentina, maglioncino alla Marchionne. Slogan: "Chiamami 334.3814298".
Pulp, molto pulp, pure troppo.