La fauna su quattro ruote da Nord a Sud
L’homo italicus, senza distinzioni di sorta, senza caratterizzazioni geografiche, senza il pregiudizio del campanile. L’italiano originale, autentico, archetipico e realmente rappresentativo di tutto il Paese. Esiste? Forse sì. Io penso di averlo trovato ed è equamente distribuito a Nord e a Sud. Si tratta dell’italiano al volante. Percorrere le strade nazionali permette di osservare numerose varianti dell’homo italicus, tutte però accomunate, a Bolzano come a Pachino, da inconfondibili tratti comportamentali tra i quali il peculiare “io so’ io e voi nun siete un cazzo”.
Ci sono, numerosi, coloro che si nettano vari orifizi, abbassano il finestrino e gettano il fazzoletto a tutta velocità con classe e nonchalance (novelli Grace Kelly in attesa che un principe li raccolga al volo?). Oppure la variante più ardita osservata sulla Salerno-Reggio Calabria: il bimbo vomita in una busta e la mamma butta in movimento il pacco dono.
C’è poi l’homo italicus nella sua tipologia “impegnatus”, abbondante soprattutto sulla tratta autostradale tra Bergamo e Milano. Si tratta di elementi sulla cinquantina, dal fiero cipiglio, con un auricolare bluetooth inserito nell’orecchio e il Corriere della Sera aperto sul volante. Sì, un occhio alla strada e uno al titolo del giornale, con il padiglione auricolare impegnato a captare altro. Sono le dee Kali del volante, costoro. Il tutto, approfittando magistralmente dei movimenti ad elastico della coda di uscita o rientro dal capoluogo.
Tra Rimini e Bologna ci si può imbattere nella sottospecie “matacchionicus”, che si muove in piccoli e coloriti gruppi. Trattasi di motociclisti che a 120 km/h, in rigoroso schieramento parallelo degno delle frecce tricolori, improvvisano un balletto a ritmo di chissà quale musica proiettando a tempo il piede destro fuori dalla pedana.
Ci sono poi gli italici della categoria “imperator”, per i quali la strada è rigorosa proprietà privata del loro veicolo e gli altri si facciano da parte. Li noti quando cercano di asfaltare una coppia di vecchietti che attraversa sulle strisce pedonali il paesello di Ville di Montecoronaro durante la settima sagra della pera cocomerina. L’”imperator” addirittura si ferma, abbassa il finestrino e insulta, forte del suo rango e probabilmente spazientito di aver dovuto perdere tempo per transitare a 800 metri di altitudine a causa dei lavori sulla E45 Orte-Ravenna. Del resto, il fatal Rubicone e l’amato Tevere sono lì a due passi e ispirano.
A voler essere proprio pignoli, tra i fratelli d’Italia al volante, si possono osservare tocchi di maggiore esotismo fantasioso in una attenta distinzione tra Nord e Sud, a favore dei sudisti. Ad esempio, dalle parti di Foggia, nel microhabitat della statale 16 tra il capoluogo e San Severo, sui lunghi rettilinei che tagliano la pseudo-steppa pedegarganica, si aggira il rarissimo “homo italicus dormiens”. È attivo nel dopopranzo, aiutato dal traffico scarso. Lo si nota perché guida vetture di piccola dimensione ondeggiando leggermente a destra e sinistra, addossato all’ampia banchina che fiancheggia la corsia. Ubriaco? No. Il mistero è svelato tentando un timido sorpasso per poter osservare l’esemplare da vicino, incuriositi dal suo procedere a piccoli zig-zag. Il “dormiens” tiene il piede sinistro alto sul cruscotto, il sedile ampiamente reclinato ma addossato alla plancia, le braccia legate al volante da una serie di cavi elastici a uso nautico. Come il nome fa intendere, dorme con la testa di lato, ogni tanto aprendo un occhio per controllare la direzione e la velocità di crociera. Dorme e guida, imbragato allo sterzo, forte di quella specie di pilota automatico non brevettabile da sé inventato.
Quando dici il genio italico…