"Archè… comicità di evasione" lo spettacolo di cabaret nelle carceri di Monza e Bologna
L’associazione Culturale Umanitaria Zeroconfini Onlus ha realizzato, con la preziosa collaborazione di un gruppo di comici di Zelig e Colorado Cafè , due spettacoli di cabaret nelle carceri di Monza e Bologna.
Monza: 16 dicembre 2009
Arriviamo in teatro scortati dalle guardie carcerarie, dopo i controlli di rito. Con “L’autunno delle donne della Casa di Sanquirico” avevo già varcato questa soglia insieme alle danzatrici di ADA (Associazione Danze Antiche), promuovendo tre spettacoli di musica, danze medioevali e rinascimentali. Ma ogni volta è diverso: l’emozione che mi prende è sempre più intensa. Per tanti artisti è la prima volta. E si legge nei loro occhi, nei movimenti, nella voce.
Siamo lì per essere al fianco di chi ha sbagliato, non per perdonarlo, né per dimostrargli buonismo, ma siamo lì, con la volontà di contribuire, con la nostra presenza, a salvaguardare la dignità della pena, perché ogni individuo è titolare del proprio diritto di essere umano dovunque si trovi, fuori e dentro il carcere. Siamo lì per una cultura della pena e della riabilitazione improntate a umanità, diritto e inclusione; per la difesa dei diritti e della dignità delle persone; per una società capace di re-integrare e riabilitare le “vite di scarto”; per il valore della vita quale bene unico, prezioso e il dovere della legalità che si impone a tutti perché: “ …il riconoscimento della dignità specifica e dei diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della famiglia umana è la base di libertà, giustizia e pace nel mondo.”( Preambolo alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 1948)
Il fondale del palcoscenico è tutto nero, al centro un pianoforte con due grandi piante e una serie di ciclamini colorati che fanno da tenera cornice. Margò e Mimmo tracciano gli ultimi aggiornamenti alla scaletta; si provano i microfoni. La capienza della sala si aggira intorno ai duecentocinquanta posti che saranno occupati dai detenuti che si sono distinti per buona condotta. Sanquirico vive, come molti altri, il suo sovraffollamento con ben ottocento detenuti costretti a dividere spazi angusti, con disagi di convivenza che spesso diventano pena aggiuntiva.
Le luci si abbassano, i detenuti, accompagnati a piccoli gruppi, sono silenziosi, composti. Quanti giovani! Tanti, troppi. Qualcuno ne approfitta per salutare l’amico seduto nella fila in fondo: si scambiano sorrisi, qualche parola. Le guardie si posizionano lungo il muro, formando un cordone di stretta sorveglianza. Arrivano le autorità: la Presidente del Tribunale di Monza, il Direttore sociale dell’ASL di Monza e Brianza Giorgio Scivoletto, il giudice Piero Calabrò, il Direttore Massimo Parisi, qualche giornalista. In prima fila anche Gianfelice Facchetti, terzogenito della bandiera dell’Inter, che, sabato 19 dicembre, metterà in scena “ Se Betlemme avesse lu mare”, un testo natalizio e brillante con un cast d’eccezione: i detenuti di Sanquirico.
I comici hanno dato il meglio di sé: un’ora di emozioni, risate, leggerezza. Un’esperienza esilarante, da ripetere. I volti, gli sguardi del pubblico sono stati per tutti noi il regalo più bello.
Bologna, 17 dicembre
Bologna è imbiancata stamani. La temperatura è scesa vertiginosamente. Alla stazione ci attende una macchina che ci porterà in via Del Gomito, 2. L’accoglienza è davvero sorprendente. Il dott. Massimo Ziccone, responsabile dell’aria educativa, ci mette a disposizione il suo studio, le impiegate ci coccolano. Più tardi incontriamo la direttrice Ione Toccafondi che ci ringrazia per il contributo prezioso. “E’ importante dare spazio a momenti di “leggerezza” perché smussano le tensioni che si accumulano qui dentro.”- ci sottolinea.
Entriamo in una stanza gelida con una pedana rossa in fondo. Non funzionano i riscaldamenti: non funzionano da anni. Purtroppo è l’unico luogo disponibile. Il gruppo dei comici si attiva per mettere in funzione i microfoni e il mixer, con grosse difficoltà. Dopo il contributo di un detenuto, esperto di computer, la situazione sembra salva. Tutto può incominciare. La sala si riempie in pochi minuti: ci sono 150 posti; un gruppo di donne, poco più di una decina sedute alla mia destra, il resto uomini. Anche qui i giovani sono tanti. Troppi. Un’ora di comicità che riscalda l’ambiente, un’ora di applausi, di sorrisi, di coinvolgimento. Un’ora di allegria genuina. E sono proprio loro, i detenuti, a ringraziarci alla fine.
Il mio ringraziamento va a tutti gli artisti che, gratuitamente, hanno dato vita al progetto Archè..comicità di evasione, contribuendo a dare voce alle parole di Nelson Mandela.
“ Non possiamo giudicare una nazione in base a ciò che fa per i suoi cittadini illustri, ma quello che fa per i più emarginati: i detenuti.”