20110221-narrazioni

Ad Alessandra e Giulia che si sono perse nel bosco e non sono più riuscite a tornare a casa.

Quando un bambino entra in ospedale, è come se fosse portato nel bosco, lontano da casa. Ci sono bambini che si riempiono le tasche di sassolini bianchi e li buttano per terra, in modo da saper ritrovare la strada anche di notte, alla luce della luna. Ma ci sono bambini che non riescono a far provvista di sassolini, e lasciano cadere delle briciole di pane secco come traccia per tornare indietro. E’ una traccia molto fragile e bastano le formiche a cancellarla: i bambini si perdono nel bosco e non riescono più a tornare a casa.”

Andrea Canevaro

 

“…mi affido a te / per parlarti di questa febbre misteriosa che ho da venerdì / di questa mia debolezza / dei miei fremiti di vita…”

Paolo, anni 16

 

 

La musica delle parole è il nome del laboratorio poetico che ho tenuto dall’ottobre 2009 e per un anno intero nel reparto di Ematologia pediatrica dell’Ospedale San Gerardo di Monza, su indicazione del prof. Giuseppe Masera, responsabile, allora, della clinica pediatrica dell’Università Milano-Bicocca.

Masera sostiene che i bambini malati di leucemia sviluppano una grande creatività e facilità di espressione: la poesia rappresenta un bisogno primario e può assumere un valore terapeutico per loro. La poesia dei bambini, secondo il professore “è una componente che arricchisce la strategia terapeutica nella oncologia pediatrica. Aggiunge un ulteriore contributo alla terapia globale-olistica che si propone di offrire non solo le migliori possibilità di guarigione dalla leucemia, ma anche la possibilità di raggiungere la resilienza, la crescita positiva dopo il trauma della malattia e delle cure.”

“…vorrei dire a tutti che la mia esperienza / pur mettendoti in difficoltà / è un’esperienza positiva/ perché impari a vivere in modo diverso /… tutto questo fa nascere / un bellissimo sentimento..”

Lorenzo, anni 13

 

Durante il laboratorio di poesia, realizzato nelle camere dove erano degenti bambini e bambine che stavano combattendo la loro dura battaglia per la vita, ho avuto modo di incontrare molte volte gli stessi bambini, con i quali è stato facile tessere quel filo di Arianna fatto di complicità e di fiducia che ha favorito la comunicazione e l’espressione. La natura, con la sua bellezza senza scopo, si è rivelata la protagonista assoluta dei loro versi.

Sono entrata in reparto con un po’ di timore e di perplessità, ma con la speranza di poter contribuire, con la poesia, ad aprire finestre nuove di comunicazione attraverso le quali i bambini avrebbero potuto guardare e raccontare la propria vita. Avrebbero potuto dare alle parole la trasparenza, con il suo peso di dolore, di speranza, di illusioni, di difficoltà, nella ripresa di un cammino-futuro. Nella realizzazione del laboratorio poetico, mi è stato molto utile il libro “Sarebbe triste se non ci fosse l’arcobaleno” del poeta Ernesto Cardenal che racconta la sua esperienza con i bambini malati di cancro dell’ospedale La Mascota, in Nicaragua. La poesia diventa «canasta bàsica» bene comune di cui si vive, come il pane, l’acqua, l’aria….; la poesia come garanzia ed indicatore del diritto-dignità di ciascuno.

Attraverso la narrazione immediata i bambini hanno potuto raccontare le loro paure, i bisogni, i sentimenti, utilizzando il verso libero. Non è stato importante ricercare la rima giusta, né rispettare la punteggiatura, l’ortografia, la lunghezza del testo. I bambini hanno avuto la licenza di scrivere qualsiasi cosa, ogni piccola riflessione: la natura si è rivelata la protagonista assoluta, con la sua Bellezza senza scopo. Nei momenti in cui non avevano voglia di scrivere, è stata data loro la possibilità di dettare. Ogni poesia è nata così, come può nascere un fiore. Spontaneamente.

L’esperienza ha favorito

- la resilienza: “…vorrei dire a tutti che la mia esperienza/ pur mettendoti in difficoltà/ è un’esperienza positiva/ perché impari a vivere in modo diverso/…tutto questo fa nascere/ un bellissimo sentimento..” Lorenzo, anni 13;

“… con l’energia della guarigione/ tornerei all’undicesino piano di questo ospedale/ dai bambini che stanno male/racconterei loro la mia favola/il mio percorso di guarigione/per dare loro la speranza e la forza di lottare/e non arrendersi mai…” Paolo, anni 16;

- la consapevolezza della malattia: “…mi affido a te/ per parlarti di questa febbre misteriosa che ho da venerdi/di questa mia debolezza/dei miei fremiti di vita…” Paolo, anni 16

- il bisogno di dimora: “…l’aria ha il profumo delle rose…una felicità che ha il sapore di cioccolato…c’è una casetta sull’albero grande…tutti insieme lassù siamo al sicuro/ siamo protetti…” Josef, anni 13

- il ricordo : “…ho conosciuto il silenzio di questa stanza/dove ho incontrato i miei pensieri/che sono andati sempre al mio caro Axel/ un grosso pastore tedesco…” Alessandra, anni 13

La poesia ha entusiasmato i bambini, fin dal primo istante, sorprendendo tutti. Soprattutto me. La poesia “ è arrivata come un soffio tiepido.” Alessandra, anni 13

Gli argomenti guida sono stati molteplici (Il viaggio, Se solo fossi un albero, Parole in volo, Il sogno, Le voci degli alberi..) proposti con l’ausilio di brevi versi, i più significativi e comprensibili dai bambini, tratti dalle poesie di M. Luzi, E. Montale, G. D’Annunzio, H. Hesse, G. Leopardi, R.M. Rilke..; supportati dalle immagini di alcuni dipinti di Monet, Van Gogh, Manet, Picasso… e dal racconto di brevi storie ( Il fiore più grande del mondo di Josè Saramago; L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono…) che hanno arricchito la conversazione e stimolato maggiormente la narrazione immediata.

I bambini hanno avuto la possibilità di descrivere, anche in un linguaggio semplice, i propri sentimenti, le proprie speranze, le proprie meraviglie di fronte alle bellezze della natura. Ed è scaturita una poesia particolare, di bambini che la malattia e l’esperienza in ospedale ha fatto crescere e maturare ben al di là della loro età.

Numerosi sono gli interventi che possono favorire la crescita culturale, emotiva, psicologica e sociale dei bambini che affrontano la dura esperienza della terapia per tumore o leucemia. E che, nella maggior parte dei casi, vanno incontro a un’evoluzione positiva, la cosiddetta “crescita post-traumatica” o “resilienza”. La poesia è uno di questi.

Da questa esperienza ne è nata un’antologia poetica che farà parte della collana BUR ragazzi della casa editrice Rizzoli. Il libro, dal titolo “I miei sogni son come conchiglie”, sarà presentato a Bologna, a fine marzo, per la fiera del libro dei ragazzi e sarà disponibile, a partire dal 23 marzo, in tutte le librerie nazionali. Alcuni, fra i più grandi poeti del nostro Paese come Francesco Belluomini, Adamo Calabrese, Maurizio Cucchi, Roberto Piumini, Vivian Lamarque, Maria Luisa Spaziani, Guido Oldani, Maura Del Serra hanno collaborato all’iniziativa editoriale con le loro poesie inedite. Il ricavato delle vendite del volume sarà interamente devoluto al Comitato Maria Letizia Verga per la Cura e la Ricerca della leucemia del bambino.

“…non so quanto grande sarà il beneficio terapeutico prodotto dalla poesia, ma vedo la grande allegria che crea quando la ascoltano e, ancora di più, quando la scrivono loro stessi…tutte queste poesie riunite sono come un inno alla bellezza della creazione…; una delle poche cose che mi piacerebbe poter sentire è: “ io ero un bambino malato di cancro e tu mi hai insegnato a fare poesia.” ( E. Cardenal)

Gli autori di Vorrei
Antonetta Carrabs