20100830-Domenico-Finiguerra

Le parole di Domenico Finiguerra, che rende conto della scelta coraggiosa, innovativa e partecipata consapevolmente dai cittadini, di pianificare una “crescita zero” nel consumo di suolo comunale.

 

Non trovo migliori parole di quelle del Sindaco di Cassinetta di Lugagnano (MI), Domenico Finiguerra, che rende conto della scelta coraggiosa, innovativa e partecipata consapevolmente dai cittadini, di pianificare una “crescita zero” nel consumo di suolo comunale.

(Stralcio dalla Relazione per i Collloqui di Dobbiaco 2008)

Oggi i comuni versano in condizioni economiche precarie. Entrate in diminuzione e uscite in aumento, bilanci in forte squilibrio. Per un sindaco e la sua giunta, è sempre più difficile far quadrare i conti. Soprattutto realizzare quelle opere pubbliche e garantire quei servizi innovativi che spesso sono ritenuti indispensabili a costruire e consolidare il consenso degli elettori.

Quindi come riuscire a chiudere il bilancio in pareggio, realizzare opere pubbliche (necessarie o meno) e organizzare eventi culturali e servizi alla persona (necessari o meno)? Come finanziarie il bilancio comunale in perenne squilibrio e come costruire o consolidare il proprio consenso? Grazie al combinato disposto di due fattori: 1) la legge, che consente di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di urbanizzazione e 2) la disponibilità di territorio in una area geografica dove l’edilizia rappresenta sempre un valido investimento. I comuni della Provincia di Milano (ma non solo loro) praticano la monetizzazione del territorio. Un meccanismo deleterio, che permette di finanziare i servizi ai cittadini con l’edilizia, che produce nuovi residenti e nuove attività e quindi nuove domande di servizi, e così via, con effetti devastanti. Dando vita a quella che si può definire “città continua”. Dove esistevano paesi, comuni, identità municipali, oggi troviamo immense periferie urbane, quartieri dormitorio, senza anima.

Ma chi amministra un comune può fare scelte diverse, può decidere di seguire una strada alternativa? Si, quella che risiede in una politica urbanistica ispirata al principio del risparmio di suolo e alla cosiddetta crescita zero, se non addirittura alla decrescita, restituendo all’agricoltura e alla produzione locale, territorio oggi cementificato. Una scelta virtuosa: perché reca beneficio al territorio; perché mette in moto sobrietà e austerità, virtù amministrative che, dati i tempi, è urgente reintrodurre nella pratica politica quotidiana. Una via comunque irta di ostacoli, che comporta tagli al bilancio e conseguenti difficoltà a mantenere il consenso (che è comunque necessario, se non si vuole vanificare la scelta stessa). Una scelta che genera anche dubbi, diffidenze e avversità, comunque da ritenersi obbligata per diversi motivi:

perché interrompe il suddetto circolo vizioso della monetizzazione del territorio;

perché occorre evitare, laddove ancora non è avvenuto, il superamento del limite di territorio urbanizzato oltre il quale il sistema ecologico non è più in grado di autoriprodursi;

per senso di responsabilità verso le future generazioni;

per istillare il germe del dubbio negli altri amministratori e cercare di tracciare e rendere evidente una via alternativa.”

Se non si compie questo salto di livello, saremo destinati ad osservare impotenti l’affondamento del Titanic. L’affondamento... perché l’urto con l’iceberg è già avvenuto. Restando in metafora, dobbiamo avere la forza, prima di strappare dalle mani di chi dice che tutto va bene il microfono e dire ai passeggeri ignari che la nave sta affondando; poi prendere il comando della nave stessa e cominciare a costruire un numero di zattere necessario a salvare tutti. Perché su questa nave non ci siamo solo noi, ma anche i nostri figli e i figli dei nostri figli.

Il territorio “recuperato” andrebbe destinato non solo a verde pubblico ma anche ad “usi civici”, come avveniva un tempo, con il taglio della legna, l'uso dei pascoli.... oggi potremmo pensare agli orti urbani, sociali, comunitari, periurbani, anche per ridare senso ad un possibile rapporto con la terra, seppur ridotto, ormai scomparso dagli stili di vita ordinari delle nostre latitudini. A Cassinetta di Lugagnano ce l'hanno fatta, con il consenso dei cittadini, al prezzo di qualche rinuncia, riducendo sprechi inutili e con 1 punto di ICI in più sulle seconde case (7 x 1000). È così difficile?

Sergio Venezia

s.venezia@brianzaest.it

Foto tratta da www.giornalelibero.com