20120322-coop

Il decreto sulle liberalizzazioni in discussione alla Camera e la reazione della catena che si fregia di eticità

Lettera aperta a COOP

 

UNO STRANO “NO” di COOP

 

Il decreto sulle liberalizzazioni, attualmente in attesa dell’esame alla Camera, contiene l’art. 62 nel quale si stabilisce che le fatture per le merci alimentari deperibili devono essere saldate entro 30 gg., quelle relative a merci alimentari non deperibili entro 60 gg.

Nel giornalino distribuito in questi giorni ai soci nei negozi COOP (Consumatori – Marzo 2012 - pag. 11) compare un commento nel quale si afferma che questa misura “nell’impostazione originaria non è che un regalo alle grandi multinazionali e così non ha niente dello spirito liberale, è solo un’ingessatura e un irrigidimento del mercato” ed ancora “nel confronto che abbiamo avuto in questi giorni anche il mondo agricolo ha convenuto sulle nostre considerazioni”.

Da diversi anni anche il mondo dell’Economia Solidale (in esso in particolare i Gruppi d’acquisto Solidali ed i Distretti di Economia Solidale) si interroga sui processi di attuazione di una sovranità alimentare nei territori finalizzata ad un accorciamento delle filiere, ad una difesa delle terre agricole e dell’integrità dei suoli e delle falde, ad un riconoscimento dignitoso per il lavoro dei contadini, a processi di certificazione della qualità co-partecipati da produttori e consumatori.

 

Ciò premesso, vorremmo osservare che:

  1. il popolo dei ‘soci’ Coop è costituito da settori sociali ai quali anche l’economia solidale rivolge le sue proposte;

  2. la storia ed i valori da cui proviene COOP, le Società di Mutuo Soccorso di fine ‘800, sono quegli stessi cui si richiamano le realtà dell’Economia Solidale, proponendo un nuovo mutualismo;

  3. I produttori, specialmente se piccoli o medi, sono attualmente in una condizione di grande debolezza e dipendenza nei confronti della grande distribuzione che, forte del suo peso, può imporre il prezzo, pagando poco e tardi;

  4. Lo strangolamento dei produttori attiva lo sfruttamento dei lavoratori, spesso immigrati;

  5. Se il mercato è formato da forti e da deboli, l'assenza di leggi non è libertà, ma licenza al sopruso;

  6. Vi sono paesi europei (es. la Francia) che già applicano i medesimi obblighi nei pagamenti che il decreto liberalizzazioni introdurrebbe in Italia.

 

Visto e considerato quanto sopra, ci domandiamo:

  1. Perché Coop, che si definisce corretta e riceve attestazioni di prestigio nell’ambito dell’eticità (v. medesimo bollettino, pag. 22) è critica nei confronti del provvedimento, uniformando la propria posizione con il resto della grande distribuzione che non si comporta in modo corretto?

  2. Perchè Coop, che si dichiara difensore dei piccoli produttori si scaglia contro un provvedimento che per una volta protegge i deboli contro i forti?

  3. Se Coop si comporta correttamente, perché teme un provvedimento che non fa nient'altro che obbligare tutti ad allinearsi a ciò che lei dice di fare già?

  4. Possiamo conoscere con quali tempi COOP paga i suoi fornitori, in particolare quelli locali?

  5. Possiamo conoscere chi “del mondo agricolo ha convenuto sulle... considerazioni” di COOP?

 

A noi sembra che un'impresa che si dichiara etica, come asserisce Coop, deve essere felice quando la legge interviene per garantire i diritti dei deboli. Non dovrebbe rimanere dunque nel coro della grande distribuzione, ma allearsi con i piccoli produttori per sostenere il provvedimento già approvato al Senato.

 

13 marzo 2012

 

Primi firmatari:

Sergio Venezia, Francesco Gesualdi, Antonio Perna, Andrea di Stefano, Amalia Navoni, Sandra Cangemi, Ersilia Monti, Roberto Cuda, Franco Zecchinato, Davide Biolghini, Matteo Sandon, Bruno Sebastianelli, Giuseppe Vergani, Vincenzo Vasciaveo, Roberto Burdese.

 

 

Per aderire e sottoscrivere questa lettera basta andare su:

http://www.firmiamo.it/lettera-aperta-a-coop