Riceviamo e pubblichiamo
I soldi risparmiati sono sempre bene accetti. Girano un poco le palle se quelli che risparmi non te li lasciano – nella sostanza - ma li danno alle banche.
E – sempre nella sostanza – proprio alla tua, quella banca cioè che ti sta strozzando con la rata del mutuo, verosimilmente già da qualche anno.
E’ in vena di regali a palloncino il Governo di questi tempi.
Palloncini grossi e colorati – di tutte le forme - che tolta l’aria rimane ben poco. Resta solo la pubblicità, il marketing per il Governo e spariscono i soldi.
Ci sono diversi esempi sul vuoto spinto.
Innanzitutto la povery card che prevede di dare 1,33 euri al giorno – tramite una tessera e non direttamente in pensione o busta paga, e non è una differenza da sottovalutare - a chi ha redditi (certificati Isee) sotto i 6000/8000 euri l’anno se con almeno 65/70 anni o, anche a qualsiasi età (per chi ha sempre questo reddito) basta avere un figlio di non più di 3 anni.
Il trucco, l’aria del palloncino?: l’erogazione macchinosa e umiliante di questa Carta farà si – nella sostanza – che moltissimi aventi diritto non ne beneficeranno.
A seguire nel decreto anticrisi un bel bonus famiglia, per il solo 2009, da 200 a 1000 € se si è all’interno di determinati parametri.
Art1: “Il reddito è relativo al nucleo e nella famiglia debbono essere contati il richiedente, il coniuge se non legalmente separato, i figli o gli altri familiari a carico” .
Ed ecco l’entità del Bonus: 200 € ai pensionati se il reddito complessivo non sia superiore a 15.000;
450 € per la famiglia di 3 persone con un reddito max di 17.000€
600 € per la il famiglia di cinque persone se però non supera, di reddito, 20.000€
E ben 1000€ se la famiglia è di almeno [almeno] 6 componenti, il reddito non deve superare i 22.000€
Il trucco, l’aria del palloncino?: Fatelo voi il calcolo di quanto deve essere il reddito complessivo massimo a testa per poterne usufruire. E pensate se voi, per esempio, con quel reddito ci campate e fate campare 2-3-4-5 e più bocche.
Peccato che i poveri non siano in condizione di sputare su elemosine così ipocrite.
I soldi risparmiati sono sempre bene accetti. E si sa la spesa per pagare il mutuo sulla casa incide molto. Nello scorso semestre oltre il 50% [il 53%] dei mutuatari pagava una rata mensile superiore ai 750 €; era meno del 20% [il 19%] nel 2000.
Mentre il 50% delle famiglie che nel 2000 pagava una rata fino a 500 euro oggi si è ridotta al 18%
Per il 2009, solo nel 2009, il Governo mette un tetto alla rata dei mutui casa per quelli a tasso variabile.
Tutti ne parlano: La rata non può superare il tasso del 4% [non è chiaro se con o senza spread, cioè il margine applicato dalla banca sull’indice Euribor oggi usato come parametro per i mutui] l’eccedenza se lo accollerà lo Stato che pagherà lui la Banca.
Nella sostanza però c’è un trucco, l’aria del palloncino. Vediamo
Il Decreto Legge all’art.2 comma 1 riporta: “L’importo delle rate, a carico del mutuatario, dei mutui a tasso non fisso da corrispondere nel corso del 2009 è calcolato con riferimento al maggiore tra il 4% senza spread, spese varie o altro tipo di maggiorazione e il tasso contrattuale alla data di sottoscrizione del contratto”.
Cioè in altre parole significa che va considerato che a chi ha il mutuo si applica il maggiore tra il tasso in essere e il tasso al momento della sottoscrizione.
Devo essere più chiaro vero?
L’Euribor (il parametro di riferimento) oggi è il 3,4 le banche esose di soldi, di utili e di pelo sullo stomaco hanno chiesto e stanno chiedendo (senza che il Governo muovesse un dito) spread (un guadagno) intorno all’1% cioè oggi un tasso finito per il cliente intorno al 4,3%
Il tasso che dal 1 gennaio si applicherà grazie al Decreto è il 4%, lo 0,4 cioè sarà dato alle banche dallo Stato.
Ma se si è sottoscritto un mutuo gli scorsi anni con un tasso iniziale più alto del 4% quello è il tuo tasso su cui calcolare la tua rata, l’eccedenza, se c’è, la paga lo Stato.
Il tetto del 4% si applica infatti soltanto a quei mutui che al momento della sottoscrizione prevedevano un tasso inferiore a tale soglia. Una circostanza, questa, che in linea di massima si è verificata solo per i finanziamenti accesi fra il 2003 e metà del 2006.
Sono analisi dei Centrostudi delle banche – ovviamente a conoscenza anche del Ministero - per quelli successivi risulterebbe invece mediamente più conveniente far riferimento al tasso di mercato stabilito dal contratto.
Se le condizioni dei tassi perdurassero, secondo i calcoli della relazione tecnica al provvedimento, il costo massimo della misura sarebbe di un miliardo.
Nella previsione reale, però di riduzione dei tassi di interesse nel corso del 2009 (come preannunciato ultimamente anche di vertici BCE) il costo massimo potrebbe scendere intorno ai 55milioni di €. [cioè pari agli emolumenti percepiti da Geronzi (mediobanca) e Passera (intesasanpaolo) nel solo ultimo anno]
Da 1 miliardo a 55 milioni c’è una bella e corposa differenza cosa significa?
Che nella sostanza è sufficiente che la BCE riduca ancora di 0,75 punti base il proprio tasso, cosa addirittura possibile in un colpo solo, così che i vantaggi risulterebbero pressoché nulli
Ma di aria questo palloncino dei mutui è molto pieno:
Solo 3 anni fa il tasso variabile era stato scelto nel 74% delle erogazioni, oggi il dato è precipitato al 22% dei nuovi mutui. Mentre il tasso fisso ha superato il 50%; il resto è costituito da mutui a tasso misto.
Com’è che tutti questi politici attenti alla vita reale delle famiglie si sono accorti solo adesso della strozzatura dei bilanci dei cittadini? Proprio ora, guarda caso, che i tassi sono in discesa.
Infine l’ultima pernacchia del Governo ai nuovi sottoscrittori di mutui del 2009 è l’entrata in vigore della possibilità – per il mutuatario- che il saggio di base su cui si calcolano gli spread sia costituito anche da quello BCE. (art2 comma 5) dove si legge il trucco, l’aria del palloncino: “Il tasso complessivo applicato in tali contratti (quelli appunto con il tasso base BCE) è in linea con quello praticato per le altre forme di indicizzazione offerte”
Nella sostanza sia che la propria Banca applicherà ai nuovi mutui il tasso di riferimento BCE o l’attuale Euribor non cambierà nulla nell’ammontare complessivo della rata perché entrambi saranno in linea tra loro. In uno sarà più alta la base di partenza nell’altro lo spread.
Ci vogliono politiche serie di ridistribuzione del reddito e di diversa creazione del reddito.
Chiedete a Berlusconi di tassare le rendite finanziarie vedrete che non lo farà.
Ma non lo ha fatto nemmeno la sinistra. E’ questo il disfacimento della politica.
Paolo Trezzi
Centro Khorakhané Lecco
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