Monza, la città dei cantieri e delle strade bloccate
Riceviamo e pubblichiamo
Se a qualcuno di voi, per pura sfiga, è capitato in questi ultimi mesi di transitare in auto lungo la parte finale di via San Gottardo – zona chiesa di San Biagio – non gli sarà certo sfuggito l’enorme ingorgo di lamiere che affligge questa zona della città a tutte le ore del giorno. Le auto provenienti da via Cavallotti formano una lunga fila che copre almeno metà di via San Gottardo, intersecandosi in lamentose teorie con quelle che escono da via Col di Lana all’altezza della rotonda, le quali a loro volta bloccano quelle provenienti dall’incrocio di via Prina, e queste ultime interrompono il flusso di quelle che giungono dal centro. Code, fumo, strombazzamenti, a volte insulti reciproci tra i guidatori, insomma l’inferno automobilistico quotidiano. E io, che abito lì in mezzo. Che impiego ogni volta 20-25 minuti a lasciare il quartiere, e altrettanti a rientrare a casa, sempre che non trovi l’ennesimo cretino che, fermo in coda, si piazza davanti al portone di casa senza farti passare. Che quando esco a portar fuori il mio bassotto, devo sperare che il povero animale non stramazzi per terra avvelenato dai gas di scarico o non finisca sotto una macchina nello slalom tra i veicoli necessario ad attraversare la strada. Perché mai un angolo di quartiere monzese, in genere abbastanza tranquillo e con traffico scorrevole, si è improvvisamente trasformato in una Saigon del XXI secolo? La risposta è semplice: qualcuno l’anno scorso ha deciso che un intervento urgente e improcrastinabile nella città era il rifacimento in cubetti di porfido dei marciapiedi di via Prina, via Villoresi e via Torneamento (peraltro già in discrete condizioni). E quindi, esattamente il 1° settembre 2009 ha cominciato i lavori. Cioè circa 10 mesi fa. E quando, per necessità di cantiere, viene bloccata via Torneamento (la vietta dove ha sede il Collegio Bianconi, per intenderci) il traffico normalmente assorbito da questa piccola ma importante arteria si riversa sulle strade adiacenti, con effetti catastrofici. Va beh, dirà qualcuno, sono i disagi necessariamente creati da ogni intervento manutentivo sulle nostre strade, basterà un po’ di pazienza e tutto sarà finito, anzi migliorato, visto il risultato. Eh, no, non ci sto. Cornuto sì, ma almeno non mazziato. Cominciamo col dire che i lavori durano da dieci – dico dieci – mesi e che le dimensioni lineari dell’intervento non superano in totale i 500 metri. E che dunque il cantiere realizza circa 50 metri lineari di marciapiede al mese, circa poco più di 1 metro e mezzo al giorno. Motivo di questa bradiposa lentezza? L’intervento, nonostante la delicatezza viabilistica del contesto, non è – diciamo – dei più energici. Al posto di dieci baldi giovanotti costantemente all’opra si vedono regolarmente due-tre, al massimo quattro operai che stancamente picchian per terra o scavan buche, manco fossero “Gli spaccapietre” di Courbet. A loro certo poco cale dei guai dei residenti, e men che meno al loro impresario, il quale certamente, aggiudicatosi l’appalto al massimo ribasso, non ha alcun interesse a realizzare rapidamente i lavori, che tanto verranno pagati lo stesso. Domanda: ma quando vengono assegnati questi appalti si considerano come elementi di merito anche i tempi di consegna, visto che ogni giorno di ritardo è una spina incarnata per incolpevoli cittadini? Oppure l’importante è pagare il meno possibile, e se anche l’opera viene consegnata nel 2015 poco importa? Seconda domanda: non era necessario essere laureati al MIT di Boston per accorgersi del disagio che si veniva a creare e operare qualche piccolo correttivo. Bastava ad esempio, nei giorni in cui viene chiusa via Torneamento, vietare la sosta lungo via Villoresi, in fregio ai giardinetti, realizzando così una seconda corsia che avrebbe permesso di liberare più rapidamente il tratto di strada che accede al semaforo. Fantascienza? No, puro buon senso per evitare che 10 auto parcheggiate blocchino il transito di altre 1000 lungo l’arco della giornata. Sarebbe bastato che l’Ufficio Strade comunicasse all’Ufficio Viabilità i giorni di chiusura di via Torneamento e tutti saremmo tornati a respirare. Ma gli uffici comunali comunicano tra loro? E qualcuno a Palazzo si preoccupa dei disagi derivanti da simili cantieri e cerca sapientemente di alleviarli? E la circoscrizione 5, che nel suo piccolo dovrebbe incazzarsi, che fa dinanzi ad uno strazio che si prolunga da quasi un anno? Domande, domande che non riceveranno risposta, perché questi interventi sono come le calamità bibliche: bisogna subirli e sperare nell’aiuto di Dio. Ma, in conclusione, una buona notizia: oggi via San Gottardo è libera, il traffico scorre scioltamente, l’incubo pare passato. Sono perfino uscito in macchina per alcune commissioni che avevo rinviato da giorni e, passando davanti all’imbocco di via Torneamento, mi sono detto “Strano, il cartello di divieto di passaggio c’è ancora, eppure non c’è coda, che diavolo sarà successo?”. Quello che è successo l’ho capito tornando a casa: un nuovo cantiere interrompe a metà l’intera via Col di Lana e dunque da lì non arriva nessuno in direzione di via San Gottardo. “Miracolo – ho gridato – miracolo!”. La lebbra si è spostata di duecento metri e ora son cazzi di chi abita da quelle parti, noi almeno per un po’ siamo salvi. E speriamo sia la stessa ditta dei lavori di via Prina, così ce la caviamo per un po’ di mesi. Mors tua vita mea: guarda te a cosa siamo ridotti!
Carlo Vittone
P.S. Ieri ho accompagnato un conoscente alla stazione. All’imbocco di via Arosio un cartello: “Divieto di transito. Lavori in corso”. Ah, già, stanno rifacendo il piazzale della stazione perché si formavano laghi d’acqua dopo le piogge. Avevo già notato quei lavori. Era il mese di marzo. Ma quanti appalti ha in mano la ditta di via Prina?