"Chi troppo vuole, nulla stringe". La parabola di Max riporta alla mente il famoso detto. Ci sono però alcune variazioni sul tema. Non del tutto irrilevanti.
C'è molto da stare Allegri per il tecnico livornese, anche dopo l'esonero. Il mister del Milan è stato silurato dalla dirigenza rossonera dopo la sconfitta col Sassuolo (battuto 0-7 dall'Inter, faccio notare, ma poi mi accusate di essere fazioso). I motivi per sorridere, però, non gli mancano.
La sua parabola rmi fa pensare che "chi troppo vuole, nulla stringe". Ma proviamo a ricostruire, e alla fine vedrete che anche senza lavoro (se di mestiere alleni in serie A) non si sta poi così male.
Allegri l'estate scorsa sapeva che il Milan stava cercando faticosamente di rientrare nel fair play finanziario, e, dopo aver venduto i pezzi migliori, non avrebbe speso sul mercatoi. Per questo motivo, e per via dei risultati altalenanti, a giugno scorso era dato vicinissimo alla Roma, alla caccia di un tecnico di spessore per il rilancio.
Le basi per sognare una stagione di primo piano c'erano: due anni fa il lavoro di Luis Enrique aveva gettato le fondamenta per un gruppo di giovani d talento, cresciuti da gente come Totti o De Rossi. Zeman aveva provato a proseguire, applicando il suo dogma (ne fai quattro, ma spesso ne prendi cinque). Il boemo fu mandato via a metà campionato. La proprietà americana puntò allora su Max, agganciandolo a campionato ancora in corso.
Allegri ha nicchiato, poi ha accettato un incontro, infine ha praticamente firmato il contratto. La puzza di esonero a Milanello era forte, e la panchina di un grande club di serie A come la Roma non era poi così male.
Il Milan però si qualificò clamorosamente alla Champion's League, dopo un avvio di stagione disastroso. La società ci ripensò.
A quel punto Max, già con le valigie in mano, decise di restare. "Sono pur sempre il tecnico del Milan, no?". La lotta era tra il blasone del club più titolato al mondo - a sentir loro - e la sfida di riportare lo scudetto nella capitale.
Nell'Urbe non la prendono bene, ma si rimettono in carreggiata e ingaggiano Rudy Garcia, non certo un allenatore di grido.
Risultato? Il francese fa il record di vittorie consecutive.
Le cronache di questi mesi raccontano che, mentre nella capitale di parla di scudetto, il rossonero guida una compagine allo sbando che incrocia nel lato destro della classifica. A pochi punti dalla zona retrocessione, mandando in campo (e pagando) gente come Balotelli e Kakà.
"Campagna acquisti sottotono, squadra incompleta. Siamo comunque agli ottavi di Champion's", si schermirà lui. Ma sono scuse: avrebbe potuto andarsene, e invece è restato.
Pensandoci meglio, però, è sin troppo facile criticalrlo. Che cosa avrei fatto, io, al suo posto?. Avrei preferito il blasone e la sicurezza del Milan, a costo di rimangiarmi la parola data, oppure una nuova sfida? E quanti di noi, dico sul serio, avrebbero lasciato la portaerei rossonera per mettersi in gioco da zero in una realtà più piccola?
La riposta non è scontata, e complimenti sinceri a chi è sicuro che avrebbe rischiato. C'è bisogno di gente così. Che difende le proprie scelte, che crede nelle proprie idee. Ho paura, però, che non sarebbero molti. E forse prima di lamentarci dovremmo riflettere su quanto siamo disposti a farlo nel piccolo e nel grande, nel lavoro e nelle relazioni umane. Possibilmente, cercando di essere sinceri.
Ps. Tecnicamente Massimiliano Allegri, in quanto esonerato, continuerà a percepire lo stipendio fino al termine del contratto a meno che non si trovi un altro club da allenare. Non crediamo che si dannerà per farlo.
P.p.s . Andate a vedere "Il capitale umano" di Paolo Virzì. Cast eccezionale, film ben recitato e trama appassionante. E' ambientato in Brianza, e checchè ne dicano i soloni della politica nostrana, ci sta benissimo.