Quando siamo sul palco esprimiamo molto noi stessi, facendone un’esibizione molto umana, perciò se a chi ascolta poi piacciamo vuol dire che potrebbe esserci anche un buon feeling
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he cosa sono le note della scala pentatonica se non le basi su cui si erge l’intramontabile genere rock e la spina dorsale del suo capostipite, il blues? Questi due sembrano, infatti, essere i termini chiave che incorniciano la musica dei Mexican Chili Funeral Party, quartetto brianzolo che affonda le proprie radici nello stoner, ma che definire tale risulta decisamente riduttivo. Nei pezzi ritroviamo sicuramente degli elementi cardine del genere: distorsioni polverose, atmosfere desertiche con le tipiche escursioni termiche dall’hard rock cocente, alle ballads da sole calato che richiamano l’esigenza di calore umano, ma non ci si limita a questo.L’incredibile voce melodica fa magistralmente da collante tra quel treno in faccia che è la sessione ritmica e quella sabbia abrasiva che sono le due chitarre, dando come risultato un rock che ti illude di essere allegro, ma che in realtà ti sta sbattendo in faccia ciò che non vuoi sentirti dire.
Se li osservate mentre sono sul palco, potrà capitare che non vi rivolgano nemmeno uno sguardo, un po’ come se si trovassero in sala prove. Voi, però, guardateli bene durante l’esibizione: potreste aver modo di intuire chi sono. E loro potrebbero aver voglia di bere una birra con voi.
L’INTERVISTA
Parliamo di voi: raccontateci la vostra storia
Il gruppo nasce nel 2010, quando noi Snake e Ale ci troviamo con l’intenzione di mettere in piedi un gruppo stoner, quindi hard rock americano southern con venature psichedeliche. Abbiamo poi incluso Rasta, perché ci sembrava un batterista con una buona “pacca” e dopo poco si è unito Andrea, perché avevamo necessità di una chitarra solista.
Come nasce il vostro nome invece?
Diciamo che quando suoniamo i nostri pezzi ci vengono in mente paesaggi caldi desertici, come quelli in Messico, che ci siamo immaginati come ambientazione per una festa funeraria dove tutti bevono e si ubriacano in mezzo alla polvere…una sorta di babilonia messicana, insomma! A noi piace accostarci a questa immagine, ecco perché la scelta di questo nome.
Dalla vostra formazione ad oggi quanti live avete collezionato indicativamente?
Beh, di sicuro i 100 li raggiungiamo…e forse li superiamo anche!
Ma questo perché abbiamo sempre cercato di sfruttare ogni minima situazione e ogni tipo di occasione per esibirci dal vivo: dal locale più piccolo, alle situazioni addirittura in acustico, fino ai locali più grandi quando ci è data la possibilità di suonare. Abbiamo avuto l’onore, infatti, di poter suonare in apertura del live dei Fu Manchu [band capostipite del genere stoner, ndr] e nonostante siano stati solo 20 minuti è stato qualcosa di bellissimo, perché si tratta di uno di quei gruppi che, suonando questo genere, è tra i tuoi preferiti e ascolti da sempre!
Per quanto riguarda le vostre produzioni invece? Cosa avete all’attivo?
Prima di tutto abbiamo un EP, registrato 2 anni e mezzo fa, live al Bloom e tra settembre e ottobre di quest’anno abbiamo intenzione di entrare in studio per registrare un vero e proprio album, un prodotto molto più corposo e totalmente autorpodotto.
Parlando dei vostri suoni: quali sono i generi che vi ispirano personalmente e a livello di gruppo?
Bene o male abbiamo tutti degli ascolti molto vari, poi c’è chi tra di noi è sempre stato appassionato di stoner e psichedelia, come Ale e Rasta, e chi è approdato al genere più recentemente, come Andrea, appassionato di rock anni 70, e Snake, che arriva da esperienze molto diverse, come il reggae.
Questa cosa crediamo si senta anche a livello di gruppo, dove il terreno comune fa da aggregante, ma poi ognuno riesce a metterci del proprio, personalizzando lo stile e donando alla nostra musica la propria identità.
Crediamo sia questa la forza dell’alternative rock di oggi: siamo una generazione cresciuta con tantissimi guru, provenienti da generi musicali differenti, perciò abbiamo una serie infinita di stimoli e influenze che vanno poi inevitabilmente a mescolarsi nel momento in cui si crea musica originale, senza stagnare in un filone solo e prestabilito.
Come credete che il vostro genere si inserisca nel contesto attuale?
Non abbiamo mai sentito l’esigenza di soffermarci a pensare se avesse un senso fare ciò che facciamo, adesso. Ha un senso per noi e questo ci basta. In più vediamo che ciò che suoniamo piace, perciò non ci crea un problema ragionare sul fatto se siamo fuori tempo o se siamo azzeccati: suoniamo semplicemente ciò che ci piace.
Addentriamoci maggiormente nel panorama di Monza e Brianza. Parlando prima è uscito il termine “scena”. Se ne sta creando una nelle nostre zone?
Per quello che vediamo noi nella nostra zona c’è sempre più gente che suona, tra cui un sacco di nostri amici e troviamo questa cosa straordinaria. Notiamo che la tendenza tra questi gruppi è quella di avvicinarsi tra di loro, supportarsi, creare collaborazioni, forse un po’ forti della amicizia che sta alla base, ma di sicuro questo approccio ha un significato molto forte: vuol dire che la musica che suoniamo tra band diverse ha fondamentalmente delle affinità, lasciando la possibilità ai diversi progetti di incatenarsi tra di loro e creare così una piccola, ma fertile scena musicale, il cui filo conduttore non sta forse tanto nella categoria di genere, quanto nella voglia di suonare qualcosa di diverso e non banale.
Rimanendo sempre nella nostra zona, com’è dal vostro punto di vista la situazione a livello di locali in cui esibirsi dal vivo?
Di sicuro in Brianza i circuiti più attivi che permettono le esibizioni live sono quelli Arci e Acsi, in cui l’accoglienza è decisamente buona e riservano spazio alla musica originale e indipendente. Sono quei posti che magari non si possono permettere dei rimborsi di un certo livello, ma appunto per questo trattano i gruppi in maniera molto ospitale, senza fare le pulci sulle consumazioni per esempio, e tutto perché tu sei andato lì a suonare e loro sono contenti di questo.
Di sicuro è un grande vantaggio ed è un ottimo punto di forza dei locali brianzoli, che però sono pochi. Restano dei solidi punti di riferimento, ma in sostanza sono sempre gli stessi: sono quei posti che, se non ci vai per suonare, frequenti per berti una birra con gli amici.
In ogni caso possiamo dire di considerarci fortunati come zona: pensare che più o meno in ogni paese della Brianza c’è almeno un Arci in cui si suona musica dal vivo è una gran cosa, soprattutto paragonata a certe zone del milanese dove gli unici locali che trovi sono uno che fa dance e uno che fa il karaoke il venerdì sera. Alla fine possiamo dire che il fatto di essere cresciuti con questa passione è dovuto anche al contesto che ci circonda, che vede la musica live messa in rilievo, anche da grossi punti di riferimento come il Bloom.
Come percepite i social network come mezzo di autoproduzione?
Noi personalmente ci stiamo provando e ci stiamo lavorando su questo tipo di autopromozione.
Potenzialmente è un mezzo che può funzionare bene, il rischio magari è quello di esagerare e di rendere la cosa addirittura controproducente. Noi, poi, siamo ancora in fase work-in-progress, perciò vedremo i risultati non appena metteremo in pratica questa iniziativa.
A chi consigliereste di ascoltarvi?
Crediamo di non riuscire ad individuare un target a cui indirizzarci musicalmente. Per come la vediamo noi la musica prodotta da un artista andrebbe sempre ascoltata, soprattutto dal vivo, perché se oltre ad ascoltare guardi qualcuno mentre suona in un certo senso puoi già capire chi è e parlandoci insieme dopo puoi solo avere una conferma di qualcosa che hai già percepito.
In particolare noi quando siamo sul palco esprimiamo molto noi stessi, facendone un’esibizione molto umana, perciò se a chi ascolta poi piacciamo vuol dire che potrebbe esserci anche un buon feeling, altrimenti, evidentemente, non siamo fatti “l’uno per l’altro”.
Mexican Chili Funeral Party live @ Acropolis (Vimercate)
Componenti: Ale (voce, chitarra di accompagnamento); Andrea “Rasta” (batteria); Andrea “Bre” (chitarra dai soli comandati da Satana); Snake (basso).
Città: Usmate Velate, Concorezzo, Arcore.
Genere: blues rock desertico
MySpace: myspace.com/mexicanchilifuneralparty
Facebook: www.facebook.com/pages/Mexican-Chili-Funeral-Party/107924829240821