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La Fondazione ISMU presenta i dati «La popolazione straniera in Italia è stimata in oltre 5 milioni e mezzo di stranieri (regolari e non), con un aumento di oltre mezzo milione di unità rispetto all’anno precedente»

Riceviamo e pubblichiamo

COMUNICATO STAMPA FONDAZIONE ISMU

VENT'ANNI DI IMMIGRAZIONE IN ITALIA: 1994-2014
XX RAPPORTO SULLE MIGRAZIONI

Lunedì 3 novembre 2014 – ore 10.00-11.30

Centro Mico, Milano Congressi, Via Gattamelata 5, Gate 14 (Pedestrian Entrance), Milano

La novità del XX Rapporto sulle migrazioni della Fondazione Ismu è la ricostruzione della dinamica del fenomeno migratorio che negli ultimi due decenni ha visto crescere la popolazione straniera da 500mila (regolari) a 5 milioni e mezzo di unità (regolari e non). Nel corso di questi vent'anni la presenza dei migranti si è consolidata stabilizzandosi: si è passati infatti da un'immigrazione legata a motivi di lavoro a una immigrazione per motivi familiari. Dal 2013 poi è esploso il fenomeno degli sbarchi, che ultimamente sono diventati sempre più numerosi. Negli ultimi quattro anni infatti abbiamo assistito, da un lato, a una forte diminuzione (causata dalla crisi economica) dei flussi in entrata legati ai permessi di soggiorno e, dall'altro, a un aumento dei migranti che approdano via mare in fuga dai loro paesi in difficoltà. Dal 1° gennaio al 15 ottobre 2014 i migranti sbarcati in Italia hanno toccato la cifra record di quasi 150mila unità, numero più che triplo rispetto a quello degli sbarcati nel 2013 (43mila) e più che doppio rispetto al valore del 2011 (anno in cui si era registrata la cifra di 63mila arrivi a seguito delle primavere arabe). Ma alcune recenti ricerche mostrano che le mete preferite dei migranti che approdano via mare sulle coste italiane sono la Svezia e la Germania, e in generale il Nord Europa. Tutto porta a pensare quindi che ci troviamo di fronte a una nuova dinamica migratoria: l'Italia, dopo essersi trasformata da paese di emigrazione a paese di immigrazione, adesso si trova al centro di complessi flussi di immigrazione, emigrazione e transito. 

L'immigrazione al 1° gennaio 2014. Passando all'analisi dei dati più recenti, come accennato in precedenza al 1° gennaio 2014 la popolazione straniera in Italia è stimata da Ismu in oltre 5 milioni e mezzo di stranieri (regolari e non), con un aumento di oltre mezzo milione di unità rispetto all’anno precedente in cui si contavano 4 milioni 900mila presenti. Un incremento che a prima vista può sembrare consistente, ma che in parte è dovuto anche a rettifiche successive al dato censuario che hanno comportato il recupero in anagrafe di precedenti cancellazioni. Se teniamo conto del fatto che i nuovi nati sono 78mila e gli sbarcati 43mila, l'incremento effettivo sembra dovuto soprattutto più agli ingressi per ricongiungimento familiare, che a quelli per motivi di lavoro. Secondo i dati più recenti le famiglie che hanno esclusivamente componenti stranieri sono oltre 1 milione e 300mila. Oggi la componente irregolare è ai minimi storici (6% del totale, pari a circa 300mila unità), sia per effetto delle più recenti sanatorie, sia per la minor forza attrattiva del mercato del lavoro nel nostro paese. Passando alle nazionalità, rumeni, albanesi e marocchini rappresentano nel 2013 complessivamente il 40% degli stranieri presenti: oltre un milione i primi e oltre mezzo milione sia gli albanesi che i marocchini. Nonostante il perdurare della crisi, gli occupati stranieri continuano a crescere anche se di poco: nel 2013 sono 2.356.000 (+22.000 rispetto al 2012). Un dato in controtendenza rispetto agli occupati italiani che invece diminuiscono di 501.000 unità, arrivando a quota 20.064.000. Gli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2013/14 sono 802.785, il 9% della totalità gli studenti, 16.155 in più rispetto all’a.s precedente quando erano 786.630. Nel 2013 sono state presentate in Italia 28.700 domande di asilo (+10.480 rispetto al 2012), una cifra ancora bassa rispetto ad altri paesi europei come la Germania (109.600 domande, +45.040 rispetto al 2012), seguita da Francia  (60.100), e Svezia con (54.300).

L'immigrazione negli ultimi 20 anni. Nel corso di questi vent’anni si riscontra una crescita dei nuclei familiari passati da 235mila del 1991 ai quasi 2 milioni di oggi.  Di conseguenza sono aumentati anche i minori: se all'inizio degli anni Novanta, questi erano poco più di 100mila, nel 2013 sfiorano quota 1 milione  (995mila), la maggior parte dei quali nati in Italia. Da questi dati quindi si evince che mentre in passato l'immigrazione era spesso fondata su un progetto a breve termine, negli ultimi 20 anni essa è diventata stanziale. Oggi infatti la principale ragione di ingresso nel nostro Paese avviene per ricongiungimento familiare e non per lavoro: tra il 1993 e il 2013 si registra una crescita di permessi di soggiorno per motivi di famiglia pari al 1.328%, mentre per quelli di lavoro l'incremento è stato “solo” del 488%. Nel corso degli ultimi vent'anni è cambiata anche la scacchiera delle provenienze: se infatti fino ai primi anni Novanta si rileva la prevalenza dei marocchini e nel 2003 quella degli albanesi, nel 2007 la nazionalità più numerosa è quella rumena. Negli ultimi vent'anni con la presenza degli immigrati il mercato del lavoro italiano è diventato irreversibilmente multietnico: se nel 1991 infatti si registravano solo 209.220 lavoratori stranieri regolari, nel 2013 si è passati a 2.356.000. A colpire è soprattutto il fatto che, anche negli anni più bui della recessione, gli occupati stranieri hanno continuato a crescere, dando corpo a quello strano binomio di un’immigrazione che cresce nonostante la stagnazione. Dal punto di vista scolastico, poi, in questo ventennio l’Italia è passata a un ciclo migratorio più maturo e stabile, sempre più simile, nella distribuzione delle presenze, agli alunni italiani: è calata infatti la percentuale di alunni di origine immigrata nella scuola primaria (che è passata dal 47,4% del 1992/93 al 35,3% nel 2013/14), è aumentata quella nelle scuole secondarie di secondo grado (passata dal 13,1% del 1992/93, al 22,7% del 2013/14): la distribuzione degli alunni stranieri rispecchia oggi maggiormente quella della popolazione scolastica complessiva, più numerosa nei corsi quinquennali (primarie e secondarie di secondo grado), minore nei tre anni delle secondarie di primo grado e nelle scuole dell’infanzia. 

Sono questi alcuni dei principali dati del XX Rapporto nazionale sulle migrazioni 2014, elaborato dalla Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) e presentato il 3 novembre 2014, che è anche la giornata di apertura dei lavori della conferenza internazionale Metropolis 2014, il forum internazionale sull’immigrazione organizzato dalla Fondazione Ismu che si tiene a Milano, presso MiCo – Milano Congressi, Via Gattamelata 5 (Gate 14 Pedestrian Entrance), fino a venerdì 7 novembre 2014 (per il programma completo http://www.metropolis2014.eu/page/5/Program). 

Il XX Rapporto (2014) della Fondazione Ismu, che ricostruisce e analizza i flussi migratori degli ultimi due decenni, è stato presentato in conferenza stampa ed è stato illustrato da alcuni esperti della Fondazione Ismu che hanno curato il volume, tra cui Mariella Enoc, Presidente Fondazione Ismu; Vincenzo Cesareo, Segretario Generale Fondazione Ismu; Gian Carlo Blangiardo, Settore Statistica Fondazione Ismu/Università degli Studi di Milano Bicocca; Livia Ortensi, Settore Statistica Fondazione Ismu; Ennio Codini, Settore Legislazione Fondazione Ismu/Università Cattolica del Sacro Cuore; Alessia Di Pascale Settore Legislazione Fondazione Ismu/Università degli studi di Milano; Mariagrazia Santagati, Settore Educazione Fondazione Ismu/Università Cattolica del Sacro Cuore; Nicola Pasini, Settore Salute e Welfare Fondazione Ismu/Università degli studi di Milano; Alfredo Agustoni, ricercatore Fondazione Ismu/Università di Chieti; Giulio Giovanni Valtolina, Settore Famiglia e Minori Fondazione Ismu/Università Cattolica del Sacro Cuore; Maurizio Ambrosini, esperto Ismu/Università degli Studi di Milano. 

1) IMMIGRATI IN ITALIA: LA DINAMICA MIGRATORIA DAL 1994 AL 2014

 Gli ultimi 20 anni sono stati decisivi per la storia migratoria in Italia: gli stranieri si sono quasi decuplicati, passando da circa 500mila (regolari) a 5 milioni e mezzo di unità (regolari e non), segnando definitivamente la trasformazione dell'Italia da paese di emigrazione a paese di immigrazione. Il XX rapporto ripercorre le tappe più significative del processo migratorio, sottolineandone gli aspetti salienti. Oggi il numero degli immigrati è pressoché uguale al totale degli abitanti del Veneto o a quelli della Sicilia. Dal 1981 al 2011, mentre la popolazione straniera si è accresciuta ogni anno mediamente del 103,3 per mille, quella italiana si è ridotta progressivamente dello 0,7 per mille. Gli immigrati quindi hanno contribuito in modo sostanziale all'ampliamento della popolazione attiva (15-65 anni): se tra il 1991 e il 2001 tale contributo è stato solo di poco inferiore a 350mila unità, nel decennio successivo tale rapporto si è decuplicato, nel 2011 la popolazione in età attiva residente in Italia ha beneficiato di ben 3,2 milioni di unità in più, corrispondenti all'8,1% del suo totale.

I dati al 1° gennaio 2014. Al 1° gennaio 2014 la popolazione straniera in Italia è stimata da Ismu in oltre 5 milioni e mezzo di stranieri (regolari e non) con un aumento di oltre mezzo milione di unità rispetto all’anno precedente in cui si contavano 4 milioni 900mila presenti. Un incremento che a prima vista può sembrare consistente ma che in parte è dovuto anche a rettifiche successive al dato censuario che hanno comportato il recupero in anagrafe di precedenti cancellazioni. Se teniamo conto del fatto che i nuovi nati nel 2013 sono 78mila e gli sbarcati 43mila, l'incremento effettivo sembra dovuto soprattutto più agli ingressi per ricongiungimento familiare che a quelli per motivi di lavoro.

Sbarcati. Da inizio anno a metà ottobre 2014 sono giunti in modo non autorizzato via mare quasi 150mila migranti. Di questi, 40mila sono stati i migranti soccorsi dagli assetti navali di Mare Nostrum e/o Frontex e trasferiti alle aree di soccorso. Quasi la metà degli sbarcati ha dichiarato la nazionalità siriana (quasi 35mila) ed eritrea (più di 33mila). Nei primi nove mesi e mezzo del 2014, quindi, ad una media superiore alle 500 unità giornaliere, si è già raggiunto un numero più che triplo rispetto a quello degli sbarcati sulle coste italiane durante tutto l'anno 2013 (43mila), e più che doppio rispetto al valore del 2011 (anno record in cui per le primavere arabe sono arrivati sulle nostre coste 63mila migranti).     

Irregolari: un andamento ondulatorio. È interessante notare come nei primi anni Novanta il numero di stranieri regolari e irregolari rispetto ai soggiornanti nel nostro paese era sostanzialmente equivalente. E mentre nel corso degli anni successivi la presenza dei primi è aumentata sostanzialmente, quella degli irregolari ha seguito un andamento ondulatorio dovuto alle grandi sanatorie. Oggi gli irregolari sono ai minimi storici (6% del totale pari a circa 300 mila unità), sia per effetto delle più recenti sanatorie, sia per la minor forza attrattiva del mercato del lavoro nel nostro paese, anche in corrispondenza dei settori più inclini ad accogliere mano d’opera irregolare.

Generi: dal primato degli uomini a quello delle donne. Fino alla fine degli anni Ottanta è possibile rilevare un equilibrio tra i due generi. Nel decennio successivo si assiste invece a un incremento dell'immigrazione maschile, per tornare in equilibrio nei primi anni Duemila. Dal 2009 si registra tuttavia un superamento da parte delle donne dovuto all'aumento della richiesta di lavoro legato alla cura delle persone e ai ricongiungimenti familiari. Attualmente la componente femminile supera quella maschile di 300mila unità.

Nazionalità: dalla prevalenza dei marocchini a quella degli albanesi, fino al sorpasso dei rumeni. Fino ai primi anni Novanta si rileva, nel quadro di una diffusa eterogeneità delle provenienze, la prevalenza dei marocchini. In seguito, alla presenza marocchina si affianca quella albanese, che nel 2003 diventa la prima nazionalità. Nel 2007, con l'ingresso della Romania nell'UE, la numerosità di questo collettivo cresce di oltre il 350% in 5 anni, superando così gli albanesi. Oggi complessivamente rumeni, albanesi e marocchini rappresentano oltre il 40% degli stranieri presenti: oltre un milione i primi e oltre mezzo milione sia gli albanesi che i marocchini.

Meno single e più famiglie: da progetto a breve termine l'immigrazione è diventata stanziale. Negli ultimi 20 anni la presenza straniera italiana si è andata man mano stabilizzando, acquistando sempre più le caratteristiche di tipo familiare. Se nel 1991 le famiglie con almeno un componente straniero erano 235mila, ad oggi sono salite a quasi 2 milioni. Secondo i dati più recenti le famiglie che hanno esclusivamente componenti stranieri sono oltre 1 milione e 300mila. Tra il 1993 e il 2013 i nuclei formati da stranieri e composti da almeno quattro persone sono quasi decuplicati (+946%). Va sottolineato che oggi la principale ragione di ingresso nel nostro Paese sia quella per ricongiungimento familiare e non per lavoro. Tra il 1993 e il 2013 si registra una crescita di permessi di soggiorno per motivi di famiglia pari al 1.328%, mentre per quelli di lavoro l'incremento è stato “solo” del 488%. E’ dunque facile concludere che, mentre in passato l'immigrazione era spesso fondata su un progetto a breve termine, negli ultimi 20 anni essa è diventata stanziale e in molti casi è la meta definitiva. Il fenomeno migratorio quindi è diventato stabile e strutturale. 

Minori: da 100mila a un milione. All'incremento delle famiglie si affianca quello dei minori. All'inizio degli anni Novanta, questi erano poco più di 100mila, mentre nel 2001 sono triplicati arrivando a 323mila. Tra il 2001 e il 2006 la loro presenza è raddoppiata (628mila), fino a sfiorare quota 1 milione nel 2013 (995mila), molti dei quali nati in Italia.

I nati in Italia: da 61mila a 649mila. Negli ultimi vent'anni sono più che decuplicati: da 61mila si è passati a 649mila, di cui 78mila nati nel 2013.

Alunni stranieri da fenomeno marginale a realtà strutturale. L'aumento dei minori, dovuto all'esponenziale aumento dei ricongiungimenti familiari e delle nascite di bambini figli di immigrati, ha cambiato il volto della scuola italiana. Nei primi anni Novanta la presenza degli alunni con cittadinanza non italiana era minoritaria: nell'anno scolastico 1991/1992 erano poco meno di 26mila. A partire dal Duemila le statistiche cominciano a segnalare una presenza significativa: 147mila nel 2000, 300mila nel 2003, oltre 600mila nel 2008. Fino ad arrivare a 802.785 unità nell'anno scolastico 2013/2014. Gli alunni con cittadinanza non italiana quindi si confermano come una realtà strutturale nelle scuole del nostro paese. 

Migrazioni interne ed emigrazione. Oggi possiamo affermare che immigrazione dall'estero, emigrazione e migrazioni interne coesistono. Le migrazioni interne, che hanno avuto il loro apice negli anni Sessanta e Settanta, sono ancora elevate. Da questo punto di vista i dati più recenti mostrano come il Trentino Alto Adige abbia visto crescere negli anni la propria attrattività, mentre in Lombardia il fenomeno si è mantenuto stabile. Il Sud invece registra flussi in uscita, con la Campania in testa.

Italiani residenti all'estero: un fenomeno in aumento. Se tra il 1990 e il 2000 avevamo assistito a un calo del fenomeno, nel decennio successivo si evidenzia una ripresa. Nel 2013 i connazionali all'estero sono 3 milioni, distribuiti principalmente in Europa (dove risiedono 1,7 milioni di italiani), in America Latina (in calo nell'ultimo ventennio: dai 515mila nel 1990 ai 273mila nel 2013) e nel Nord America (anche qui in calo: più di un milione nel 1990, oggi 747mila).

Il bilancio è positivo. Guardando nel complesso gli ultimi vent'anni di immigrazione, possiamo dire che il bilancio che oggi se ne può trarre sembra complessivamente positivo. Sia dal punto di vista economico (gli immigrati sono andati a coprire una domanda di lavoro che la mano d'opera autoctona non riusciva a soddisfare), sia sul piano del capitale umano (gli immigrati sono stati una risorsa per un paese come l'Italia che fatica a darsi un futuro demografico con le proprie forze). Tuttavia è necessario sottolineare che l'immigrazione straniera da sola non riempirà le culle vuote dell'Italia del XXI secolo, né riuscirà a sconfiggere gli effetti derivanti dall'invecchiamento della popolazione italiana.

2) LAVORO

Negli ultimi vent'anni la crescita dell'immigrazione ha trasformato il mercato del lavoro italiano rendendolo irreversibilmente multietnico. Gli archivi Inps registravano nel 1991 (primo anno disponibile) soltanto 209.220 lavoratori stranieri regolari, passati a 263.257 nel 1994 (anno di pubblicazione del Primo Rapporto Ismu), per poi arrivare a 878.993 all’inizio del millennio. Poi a partire dal 2005 l’Istat ha istituito la nuova indagine permanente sulle forze lavoro straniere, strumento che permette di monitorare in modo più attendibile la crescita e la trasformazione del fenomeno migratorio nel nostro Paese.

Occupati e disoccupati. Tra il 2005 e il 2013 gli occupati stranieri passano da 1.169.000 a 2.356.000, registrando una crescita di 1.187.000 unità (+201%), mentre quelli italiani diminuiscono di ben 1.329.000, passando da 21.393.000 a 20.064.000. La disoccupazione assume una configurazione sempre più multietnica, considerato che, in quest’arco di tempo, il numero di immigrati alla ricerca di un impiego quasi si quadruplica, fino ad arrivare a coprire oltre un sesto del totale dei disoccupati (mentre ne rappresentava solo un quattordicesimo all’inizio del periodo considerato). A colpire è soprattutto il fatto che, anche negli anni più bui di questa recessione, gli occupati stranieri hanno continuato a crescere, dando corpo a quello strano binomio di un’immigrazione che cresce nonostante la stagnazione. Anche considerando i dati relativi all'ultimo anno, si nota che nel 2013, rispetto al 2012, gli occupati stranieri crescono, anche se di poco (+22.000), mentre quelli italiani diminuiscono di 501.000 unità, arrivando a quota 20.064.000.

Basse qualifiche. Per Eurostat 2013, ben il 29% degli stranieri è impiegato in un’occupazione elementare (rispetto al 7% degli italiani), il 52,9% lavora come operaio specializzato in agricoltura, pesca, lavori artigianali, o come conduttore di impianti e macchinari. Il 13% svolge mansioni impiegatizie o di addetto alle vendite, e solo il 5% occupa una posizione “apicale”, svolgendo una professione manageriale o tecnica (categoria che invece copre il 35,9% degli occupati italiani). Neppure 1 su 10, tra gli stranieri diplomati o laureati, svolge un lavoro qualificato. Più di 4 stranieri su 10 risultano sovraistruiti, ovvero impiegati in mansioni che richiedono competenze inferiori rispetto al titolo di studio conseguito, una percentuale che tra le donne sfiora addirittura il 50%.

La programmazione dei flussi: un esempio di worst practice

Con l’intento di combattere l’immigrazione irregolare, nel 1990 fu introdotta la programmazione dei flussi che però venne di fatto attuata solo tra il 1995 e il 1998 prevedendo un numero di ingressi tra 20mila e 25mila. Quote modeste sia rispetto al numero dei candidati all’ingresso, sia alla richiesta del mercato del lavoro. In questo scarto hanno trovato origine le periodiche regolarizzazioni di massa, che col tempo si sono imposte come il canale “normale” di ingresso. Negli anni si è tentato di rendere questo meccanismo più funzionale alla lotta all’immigrazione irregolare (prevedendo “quote privilegiate” per i Paesi sottoscrittori di accordi, o quote più coerenti coi reali fabbisogni, ad esempio per infermieri professionali, o con ingressi stagionali, o attribuendo privilegi ai discendenti di emigranti italiani, o cercando di attrarre migranti qualificati o aspiranti imprenditori). Nessuna strategia è risultata efficace. Si può perciò sostenere il sostanziale fallimento della programmazione dei flussi. Questo regime infatti si è ridotto a un equivalente delle regolarizzazioni, servendo a sanare situazioni di chi già viveva e lavorava in Italia. E anche la recente riduzione del numero di irregolari non è dovuta a un reale incremento delle programmazioni, ma al semplice calo degli ingressi, dovuto alla crisi, che ha reso il nostro  Paese meno interessante per gli immigrati in cerca di lavoro.

3) LA SCUOLA: COME E' CAMBIATA NEGLI ULTIMI 20 ANNI

I rapporti ministeriali sugli alunni con cittadinanza non italiana (cni), pubblicati periodicamente negli ultimi venti anni, documentano che la presenza straniera nella scuola italiana è cresciuta rapidamente e in modo esponenziale soprattutto nell’ultimo decennio. Basti pensare che se nell’a.s. 1992/93 erano poco più di 30mila, lo 0,3% del totale, nell’anno scolastico 2013/14 sono 802.785, ovvero il 9% della popolazione scolastica complessiva, 16.155 in più rispetto all’a.s precedente (secondo i dati resi disponibili dal MIUR il 27/10/2014) in cui erano 786.630. In pochi anni l’Italia è arrivata ai livelli di presenze dei paesi con più antiche tradizioni di immigrazione: senza il contributo degli stranieri, il numero degli iscritti nelle scuole italiane avrebbe subito un ridimensionamento nel corso degli ultimi due decenni. Dal 2008/09 a oggi, tuttavia, c’è stato un rallentamento nella crescita e ciò evidenzia il passaggio dell’Italia a una fase di maggiore stabilizzazione dei flussi migratori nella scuola. Questo fa presupporre che la popolazione scolastica potrebbe ridursi significativamente nel prossimo futuro.

La distribuzione degli stranieri nei diversi cicli scolastici rispecchia sempre più quella della popolazione scolastica complessiva. Tra il 1992/93 e il 2013/14 gli iscritti stranieri che sono cresciuti di più in valori assoluti si trovano nelle scuole primarie (passando da 15.025 a 283.233, con un’incidenza del 10%), seguono le secondarie di secondo grado passate da 4.090 a 182.181 alunni stranieri, con un’incidenza del 6,8%), e di primo grado passando da 6.320 a 169.780, con un’incidenza del 9,6%) e infine delle scuole dell’infanzia passando da 6.202 a 167.591, con un’incidenza del 10,1%). L’analisi della distribuzione percentuale degli studenti stranieri nei diversi livelli scolastici nell’ultimo ventennio evidenzia due importanti trasformazioni: da un lato si è assistito alla relativa perdita di rilevanza degli stranieri nella scuola primaria, che accoglieva nel 1992/93 il 47,4% del totale degli alunni stranieri e 35,3% nel 2013/14; dall’altro, si è osservata la forte espansione di questo gruppo nelle scuole secondarie di secondo grado (13,1% nel 1992/93 e 22,7% del 2013/14), in seguito al crescere delle seconde generazioni all’interno del sistema scolastico italiano, oltre che dall’arrivo di preadolescenti e adolescenti per ricongiungimento familiare. Dal 2012/13 la distribuzione degli alunni stranieri rispecchia maggiormente quella della popolazione scolastica complessiva: più numerosa nei corsi quinquennali (primarie e secondarie di secondo grado), minore nei tre anni delle secondarie di primo grado e nelle scuole dell’infanzia. Ciò testimonia che l’Italia sta passando a un ciclo migratorio più maturo e stabile, sempre più simile nella distribuzione delle presenze agli alunni italiani.

L'incremento delle presenze è dovuto sempre più agli alunni stranieri nati in Italia. Se nel primo decennio l’aumento degli stranieri era dovuto principalmente all’ingresso nelle scuole di minori nati all’estero, più di recente la crescita è legata all’ampliamento del gruppo di alunni nati in Italia da genitori immigrati. Dalla prima rilevazione di questo dato (2007/08), gli alunni stranieri nati in Italia si sono più che raddoppiati passando da 199.119 unità dell’a.s. 2007/08 a 415.182 unità del 2013/14, anno in cui rappresentano la maggioranza degli alunni stranieri (il 51,7% del totale). Essi esprimono bisogni ed esigenze educative differenziati rispetto alle prime generazioni e richiedono nuove risposte a livello didattico, oltre a riproporre il nodo della concessione della cittadinanza ai figli di immigrati che nascono, crescono e studiano in Italia. Il gruppo che è cresciuto di più è quello della scuola primaria (+92.894 arrivando a 182.315 alunni nell'a.s. 2013/2014, il 64,4% dei bimbi stranieri che frequentano questo ordine di scuola) e poi dell’infanzia (+61.626, arrivando a 140.739 l’84% degli iscritti stranieri). In parallelo, diminuiscono gli alunni stranieri nati all’estero: dall’a.s. 2007/08 al 2013/14 si sono dimezzati, arrivando a rappresentare il 4,9% degli alunni con cittadinanza non italiana, cioè 30.825 allievi.

Provengono da 196 paesi diversi. L’estrema diversificazione delle provenienze è da sempre un aspetto distintivodegli stranieri nel sistema scolastico italiano: sono presenti 196 cittadinanze, che hanno fatto parlare del “mondo a scuola”. Questo aspetto ha creato notevoli complicazioni nella gestione della pluralità delle differenze linguistiche e culturali. Le cittadinanze più numerose, dal 2007/08, sono sempre le stesse: Romania (154.605 studenti stranieri, +150mila dal 1995/96), Albania (107.862, +100mila), Marocco (101.167, +93mila), Cina (39.204, +36mila).

Il rendimento scolastico migliora. Si mantiene nel tempo una disparità di risultati tra italiani e stranieri, con gli stranieri che hanno un minore successo scolastico nei diversi ordini di scuole, soprattutto nelle secondarie di secondo grado. Tuttavia, nel periodo considerato (2002/03 – 2012/13), la differenza tra stranieri e italiani nei tassi di promozione si è assottigliata: in un decennio è passata (pur sempre a sfavore degli stranieri) nelle scuole primarie dal –4,3% al –1,9%, nella scuola secondaria di primo grado da –8,6% a –6,1%, nella secondaria di secondo grado da –13,1% a –10,8%. Anche gli alunni stranieri in ritardo scolastico sono progressivamente diminuiti, anche se il problema ancora sussiste: nell’a.s. 2013/14 è in ritardo quasi la metà degli alunni stranieri nelle scuole secondarie di primo grado (il 41,5%) e addirittura i tre quinti degli studenti delle secondarie di secondo grado (il 65,1%).Questo fenomeno, non imputabile solo alle ripetenze, sembra dipendere dalla retrocessione in classi inferiori al momento del primo inserimento di nati all’estero, alle carriere irregolari delle prime generazioni e ai problemi del passaggio da un sistema scolastico a un altro. Una situazione che dovrebbe migliorare grazie all’aumento degli alunni di seconda generazione che frequentano le scuole italiane a partire dall’infanzia.

Preferiscono ancora gli istituti tecnici e professionali, ma aumentano gli studenti stranieri nei licei. Nel 2013/14, dei 182.181 studenti delle secondarie di secondo grado, 69.062 (il 37,9% del totale degli stranieri che frequentano questo livello scolastico) è iscritto a istituti professionali e 70.220 a istituti tecnici (il 38,5%), il restante 23,6% frequenta un liceo. Nell’ultimo decennio si segnala un cambiamento nelle iscrizioni degli studenti stranieri: si sono ridotte quelle negli istituti professionali passando dal 42,6% del 2002/03 al 37,9% del 2013/14, sono aumentate quelle negli istituti tecnici passati dal 35,5% del 2002/03 al 38,5% del 2013/14 (che per la prima volta hanno in questo a.s. hanno sorpassato gli Istituti professionali) e nei licei, passati dal 21,9% al  23,6%. Gli stranieri di prima generazione sono più presenti negli istituti professionali, mentre gli studenti di seconda generazione si indirizzano maggiormente verso istituti tecnici e licei. La canalizzazione nella filiera tecnico-professionale dell’istruzione, tuttavia, permane e può essere interpretata come indicatore di rischio nei percorsi di apprendimento: il tasso di bocciatura e i rischi di abbandono scolastico sono più elevati negli istituti professionali, mentre il livello degli apprendimenti (cfr. Oecd Pisa) è più basso in questo tipo di scuole.

Scuole con alunni stranieri. Dal 2002/03 a oggi (a.s. 2013/14) si è dimezzato il numero di scuole che non accolgono cni, passando dal 43% del 2002/03 al 20,4% del 2013/14, ed è molto cresciuto il gruppo di scuole con presenze di stranieri inferiori al 30% (dal 56,9% del 2002/03 al 74,5% del 2013/14). Nel corso del decennio poi, in  particolare dal 2006/07, sono emerse scuole con percentuali di stranieri superiori al 30% (gruppo che attualmente si attesta al 4,9% del totale delle scuole). Poiché in queste scuole e classi con alte percentuali di stranieri, le ricerche hanno segnalato una prevalenza di alunni di status di socio-economico basso, la sfida per le politiche è di incoraggiare non solo la mescolanza etnica, ma anche quella socio-economica.

Immigrazione “specchio” della scuola. Il 19 febbraio 2014 il Miur ha emanato le “nuove linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”, in cui gli alunni con cittadinanza non italiana sono riconosciuti come un’opportunità di cambiamento per l’intera scuola.

In realtà, i giovani di origine immigrata soffrono di una specifica vulnerabilità scolastica, soprattutto se di prima generazione, segnalandosi per performance peggiori rispetto agli autoctoni, maggiori probabilità di abbandono precoce del percorso di istruzione/formazione, più elevati rischi di divenire Neet (Not in Education, Employment or Training): essi rappresentano una nuova fascia debole, a rischio di insuccesso scolastico, assimilabile ai soggetti di status basso.  In questo senso l’immigrazione si può considerare uno “specchio” dei punti critici del nostro sistema scolastico, in cui si annida il rischio di non garantire pari opportunità a tutti gli studenti svantaggiati, siano essi italiani o stranieri.

 

4) I RIFUGIATI IN ITALIA E IN EUROPA

Nel 2013 i migranti forzati nel mondo hanno raggiunto la cifra di 51,2 milioni, 6 milioni in più del 2012 e 9,2 milioni in più del 2011. É il dato più alto da quando sono disponibili rilevazioni statistiche sistematiche sul problema (dati Unhcr).

Sempre nel 2013, nei 38 paesi dell’Europa, sono state presentate 484.600 domande di asilo, il 32% in più rispetto al 2012. In particolare l’Europa meridionale ha registrato un incremento dal 2012 al 2013 del 49%, arrivando a 89.600 domande, che rappresentano però solo il 18,5% del totale delle richieste presentate in Europa. Il paese della regione meridionale che ne ha ricevute il maggior numero è la Turchia, confinante con la Siria: 44.800, quasi la metà del totale regionale.
L’Italia, con 28.700 domande di asilo presentate nel 2013, ha segnato un incremento notevole rispetto al 2012 (oltre +10.480) ma è rimasta in una posizione di secondo piano nel panorama europeo dell’accoglienza.Il paese europeo che nel 2013 ha raccolto più domande è la Germania (109.600, +45.040 rispetto al 2012), ed è quello che da vent’anni accoglie più rifugiati al mondo dopo Pakistan e Iran. Seguono la Francia, con 60.100, e la Svezia con 54.300 domande.Nel 2013 oltre l’80% di persone con titolo per richiedere asilo (perché provenienti da paesi in guerra come Eritrea, Somalia, Siria) sono approdate in Italia via mare. Ma solo una parte dei 43mila sbarcati nel 2013 ha realmente presentato domanda di protezione internazionale in Italia. Molti hanno preferito transitare senza farsi registrare, approfittando della benigna negligenza di varie istituzioni preposte, per andare a domandare asilo a Nord delle Alpi.

Meno soddisfacenti sono invece i dispositivi dell’accoglienza successiva. Una volta tratti in salvo e distribuiti sul territorio, in misura preponderante nelle regioni del Sud, i rifugiati sono molto spesso abbandonati a se stessi anche quando vengono riconosciuti come meritevoli di protezione. Scarseggiano i progetti di formazione, avviamento al lavoro, integrazione nelle società locali. Incertezza sul futuro, passività, giornate vuote e senza senso, lavoro nerissimo e saltuario, dipendenza assistenziale, sono il destino che attende gran parte di coloro che bussano alle porte dell’Italia in cerca di asilo. Di qui la necessità di attivare progetti di formazione, di avviamento al lavoro e di integrazione nelle società locali. Il recente aumento dei fondi e dei posti disponibili nei progetti SPRAR (il Sistema di Protezione e Accoglienza dei Rifugiati), portati a 20.000, indica una presa di coscienza del problema e fa sperare in una svolta.

5) METROPOLIS 2014, IL FORUM INTERNAZIONALE SULL'IMMIGRAZIONE PRENDE IL VIA

Il 3 novembre prende il via Metropolis 2014, il forum internazionale più importante a livello mondiale sull'immigrazione che quest'anno viene ospitato nella città di Milano e che durerà fino al 7 novembre. Al congresso, organizzato dalla Fondazione Ismu, parteciperanno più di 600 persone provenienti da tutto il mondo con l'obiettivo di confrontarsi con i maggiori esperti mondiali dei fenomeni migratori.

Metropolis infatti rappresenta un importante momento di confronto tra le istituzioni pubbliche e private, il mondo accademico e la società civile, per riflettere su un fenomeno di grande attualità quale quello delle migrazioni internazionali. 

Nelle 8 plenarie e negli oltre 80 workshop verranno affrontate e lanciate nuove sfide, quali ad esempio la situazione mediterranea aggravata dai conflitti in atto in Medio Oriente, le future politiche europee, il legame complesso tra migrazioni e cibo, il ruolo dei media nel presentare il fenomeno migratorio all'opinione pubblica, la necessità costante di promuovere una più ampia inclusione sociale, la diversità come motore di sviluppo.

E' possibile seguire l'evento in tempo reale su www.metropolis2014.eu, e sui canali Twitter (https://twitter.com/2014Metropolis) e Facebook (https://www.facebook.com/metropolis2014). Per il programma completo http://www.metropolis2014.eu/page/5/Program.