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 Gianpiero Chionna, illustratore salentino che a Milano ha scoperto un antidoto alla solitudine intellettuale, bicchiere amaro per chi vive in alcuni Sud d'Italia

 

Lo incontro in un baretto a venti metri da dove lo vidi per la prima volta sedici anni fa.

Dalla finestra, di fronte a noi, quelle della biblioteca centrale dell'Ateneo salentino nella quale abbiamo trascorso i nostri pomeriggi peggiori tra codici e procedure lui, e tomi di storia dell'arte io. A differenza di molti nostri coetanei, seppur fossimo pieni di interessi e curiosità, non avevamo sogni cosmopoliti e carriere intercontinentali che ci seducessero, ci è sempre piaciuto “abbasciu” (leggi: il Sud) e ci siamo sempre pensati lì. I nostri amici hanno iniziato presto a varcare la linea gotica e le Alpi, alcuni l'Oceano. A noi due veniva sempre un brivido di fastidio e soprattutto a lui, schivo, timido, introverso, abitudinario e terrorizzato dall'aereo.

E invece, con un impensabile guizzo di coraggio, Gianpiero Chionna ha colorato il suo futuro e ha dato corpo, materia e un luogo al suo sogno, ora brillante realtà. Ma mai avrei potuto immaginare che quattordici anni dopo, dopo aver adempiuto alle buone pratiche di figliol prodigo laurendosi in Giurisprudenza, prendesse un treno e raggiungesse la lontanissima Milano per partecipare ad un Master in Illustrazione ed Editoria all'Istituto MiMaster.

Giunse in stazione centrale in un giorno di febbraio. Fu introdotto alla città dall'amico conterraneo, eppur automatizzato nel trantran, e dovette presto convertirsi alla nuova tabella di marcia giornaliera che per un meridionale appena giunto significa passare di tre o quattro fusi orari in avanti: destinare un tempo significativo agli spostamenti è qualcosa che per noi gente del sud, abituata a saltare in macchina e far chilometri in pochi minuti sfrecciando in strade provinciali senza traffico, è più annichilente del lavoro forzato. Mi racconta che avrebbe preso il Passante Ferroviario fino a Villapizzone prendendo un treno che partiva addirittura dal Piemonte fino a trafiggere l'immediato outside del centro milanese, dove avrebbe raggiunto l'Istituto che, conoscendolo, avrà cercato nei mesi precedenti con molta cura e preoccupazione.

La fermata di Villapizzone è certamente qualcosa di non del tutto inaspettato per un forestiero: Milano è “la città dei mezzi” (pubblici) più efficiente d'Italia: sei strisce ferrate che uniscono - o dividono? - i due versanti abitati, il ponte e le pertinenze finemente progettate accolgono i viaggiatori e li conducono dalle scalette del treno fino alle viuzze del quartiere. “Impossibile perdersi a Milano”, afferma Gianpiero.

 

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Ciò che non ti aspetti, però, è quello in cui ti imbatti all'uscita della moderna area ferroviaria: un borgo con case basse e tetti in tegole, vialetti, piazzette, la chiesa rionale. Percorrendo via Villapizzone dimentichi di essere a Milàn, il passo si rallenta tra i marciapiedi larghi e le panchine. Ma basta svoltare in via Mantegazza e già ritorni in te, caro provincialotto, divorato dal traffico del vicino viale Console Marcello a doppia carreggiata con i suoi semafori sul rettilineo della superfretta meneghina.

Se arrivi in un istituto di formazione superiore di eco europea dal Sud più isolato e il tuo settore è quello delle arti grafiche contemporanee, soffri inconsciamente per quell''inferiorità antropologica del tuo essere meridionale che si apre come una ferita nel tuo petto di carta velina e senti il bisogno di dimostrare prima a te stesso di non essere del tutto straniero all'arte del fumetto e alla capacità di raccontare e vestire le storie. Eppure Gianpiero non era del tutto sprovveduto: aveva già  cominciato a comporre le prime vignette satiriche per il blog Quink e recensioni musicali instoriate per la rivista Just Kids, Verticalismi e partecipato alla Biennale Martelive a Roma.

A Milano si trovò a frequentare, prima per caso e poi sempre più spesso, la biblioteca rionale di Lambrate FS, la Valvassori Peroni. La prima immagine che ho avuto è stata quella di una stanzetta buia di 6 metri per 8 con sbobbe antiche di storia patria, libretti musicali donati dallo svuotamento di vecchie abitazioni signorili della zona. Con raro entusiasmo invece Gianpiero mi smentisce raccontandomi di come lì si abbeverasse delle novità cartacee a cui, noi delle lontane provincie, possiamo accedere soltanto tramite la rete, i file e mai senza l'uso di una prepagata. Invece quella gratuità, quell'accesso facile ad un mondo non così commerciale, ma variegato negli stili e nelle possibilità, ti fa sentire uno tra tutti e con tutti, parte di una comunità intellettuale. Ti fa sentire come mai avresti pensato di sentirti nella alienante Milano: appartenenza, comunità. “Ma allora tutto questo non interessa solo a me?! Ma allora, se una biblioteca rionale sente l'esigenza di non perdere neanche le ultime uscite di Coconino press, o Bao Publishing, o l'ABC di Ausonia è perché tra la gente che incontro intorno a me c'è chi desidera ciò che desidero anch'io? Non sono più un solo?”

Quella solitudine intellettuale che è un reale bicchiere amaro per chi vive in alcuni Sud di Italia si riempie, qui, di vicini e compagni di vita.

Ma allora, se già solo una cellula rionale propaga tutto questo sapere, cosa sarà Milano a livello culturale su ampia scala e fino ai confini della sua provincia?

E le settimane scorrevano così con gli occhi sui livelli di Photoshop e il naso nelle pagine in biblioteca e il resto del tempo nell'appartamento di Loreto, con l'amico del liceo con il quale non si usciva più fino a tardi come succede al Sud, anche nei giorni feriali. Bisognava lavorar duro anche nel tempo libero: all'esame finale del Master avrebbero scelto tre illustrazioni da pubblicare per il numero 106 della rivista Liber (Idest edizioni), per l'infanzia. E proprio una delle sue fu scelta.

 

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Il suo ritorno al Sud è stato un nuovo inizio, liberato innanzitutto da quel senso di malessere, solitudine e irrealizzazione che il lento Salento, a volte, ti attacca addosso come una crosta.

Successivamente ha partecipato e vinto al ComixFactor 2015 con la graphic novel Domani, pubblicata poi da Labo Fumetto; è stato selezionato per il Contest Two Faces on the Moon - Nuvole sul Mediterraneo dove, con La vita normale, si è aggiudicato il primo posto.

La bellezza, sperimentata a Milano, di riscoprirsi comunità, collettività, soggetto plurale lo ha spinto a creare con altri cinque fumettisti di varie zone d'Italia un collettivo, lo Sbucciaginocchi, con il quale pubblica la rivista CartaVetrata che contiene la sua graphic novel Quartiere. Ha ridato gran vita al suo deliziosissimo blog personale, Il Misantropo Felice, nel quale raccoglie le sue storie di personaggi apparentemente anonimi, laqualunque in jeans e maglietta eppure fortemente caratterizzati da sentimenti caleidoscopici, cangianti, alternati... così come i toni delle sue scene, veri uteri di vita palpitante ed intima.

Molti di noi, lontani da essa, percepiamo Milano, come una grande gola dell'inferno, dove i corpi e le vite sbattono casulmente e nella foga di un ingoio fatto di caos, smog  e traffico fagocitante. A volte la percepiamo come il tempio della solitudine umana. Esperienze semplici, brevi come questa, ti riportano allo zero di molte considerazioni frettolose che si fanno sulla grande Milano: le storie degli uomini e dei luoghi vanno percorse passo passo e dal di dentro.

E anche Milano apparirà sorprendentemente a misura di uomo, a misura di essere sensibile.