20151127 mostra

All'Urban Center l'Associazione Giovani Musulmani presenta le opere di Karam Sebastiano Cannarella

Martedì 24 novembre, già prima delle 19 un folto gruppo di persone di varie nazionalità si accalca all’entrata dell’Urban Center di Monza per l’inaugurazione della mostra di pittura “Il gusto del Corano”, organizzata dai Giovani Musulmani. Nell’attesa dell’apertura della sala, ragazzi muniti di cartellino d’ordinanza desiderano dar prova di ospitalità, valore caro all’Islam, sempre apprezzato ma preziosissimo alla sua nascita in una cultura nomade. Così sono pronti a salutare, rispondere alle domande di Lab Redazione Mondo, preoccupati di procurarmi una sedia vedendo la mia inseparabile stampella…

Nel frattempo si sente un canto italiano che augura la pace e conclude una preghiera comune precedente. La gente, di varia età, religione e provenienza, con abbigliamenti tipici e colorati e qualche velo sopra i cappotti, si sistema in sala al caldo e ascolta i saluti del presidente dei Giovani Musulmani Sezione di Monza, Mazen Hussein, del vice sindaco e Assessore alle Politiche Sociali, Cherubina Bertola, e dell’assessore alle Poliiche giovanili, Egidio Longoni.

Poi l’autore dei quadri in esposizione, Karam Sebastiano Cannarella, siciliano convertito all’Islam, spiega brevemente il senso della sua opera artistica, che è contemporaneamente ricerca spirituale, frutto di studi approfonditi e viaggio d’incontro tra Oriente e Occidente. Qui è in mostra una selezione delle sue 1.300 tavole dedicate al Corano, realizzate verso la fine degli anni ’80 quale risultato di un lavoro durato 10 anni. Si vedono forme complesse, simboliche, che anche nella scelta, nell’accostamento e nel contrasto di colori decisi evocano la potenza del libro sacro. Per gli italiani la rappresentazione è insolita, l’Islam non permette infatti l’uso di figure umane o di animali nelle immagini sacre. I quadri sono esposti a coppie: a sinistra quello figurativo, a destra i versetti del Corano di riferimento resi anch’essi artistici dai colori a contrasto e dalla calligrafia raffinata. Sotto, una didascalia che li traduce in italiano, senza commenti.

Mentre assaggiamo i piatti del buffet multietnico in tema con l’evento, Hyka Xhevahire, vent’anni, albanese in Italia con la famiglia dall’età di cinque anni, spiega: “Nel Corano la vita, sia dell’uomo che degli animali, è sacra. Si racconta ad esempio che una donna, una grandissima peccatrice, un giorno nel deserto diede da bere a un cane, salvandogli la vita. Per questa sua azione, dice il Profeta, lei andrà in Paradiso. Un’altra donna, invece, che mai aveva mancato alla preghiera, rinchiuse una gatta e la fece morire di fame e sete. Per questo è condannata all’Inferno.”

Le chiedo spiegazioni sulle prescrizioni islamiche riguardanti la carne: “Il metodo di macellazione usato, per dissanguamento, sembra crudele; in realtà è dimostrato scientificamente che è quello che fa soffrire meno gli animali. Il fatto di pronunciare il nome santo di Allah mentre si compie quest’operazione ci ricorda che dobbiamo ringraziare per il cibo e fare buon uso di tutto quello che ci viene messo a disposizione. Quindi, anche gli animali vanno trattati con rispetto e dobbiamo tener conto del loro benessere; perciò siamo contro gli allevamenti intensivi. Per noi tutto, anche mangiare, è un atto religioso, che nello stesso tempo dà gusto alla vita.”

Complimentandoci per l’ottimo italiano, la Redazione chiede a Hyka cosa fa nella vita: “Dopo il liceo classico, frequento il primo anno di filosofia. Correggo spesso gli altri quando parlano, non sopporto gli errori di grammatica”, ci confida con una punta d’orgoglio.

Ci informiamo poi sulla loro associazione: “Si chiama Giovani Musulmani d’Italia, è nata a livello nazionale nel 2001 a Milano” racconta. “La sezione di Monza conta circa cinquanta soci ed è nata ufficialmente nel 2013, dopo un lungo ma gratificante percorso di preparazione. Ora la mostra è l’occasione per incontrare tante persone e farci conoscere, siamo  soddisfatti. E’ una sfida per noi mostrare l’Islam ‘buono’, perché per caso l’inaugurazione si svolge a pochi giorni di distanza dai fatti di Parigi. Ci siamo messi alla prova con stand in piazza, qualcuno è diffidente ma tanti si sono fermati a chiedere e hanno voglia di saperne di più..”

“Cosa facciamo in associazione? Ci incontriamo periodicamente e organizziamo varie attività: dibattiti su temi di attualità, laboratori, attività sportive… Abbiamo partecipato al Forum Giovani, per progettare insieme ai monzesi attività di interesse comune, siamo andati in gruppo a donare il sangue all’AVIS, ma soprattutto” sottolinea Hyka “leggiamo insieme il Corano e ascoltiamo conferenze di sapienti dell’Islam. Sto facendo un percorso di crescita personale per approfondire insieme la mia fede e le mie origini; ci tengo a fare una scelta matura e consapevole, non solo dettata dalla tradizione. Il velo che lascia scoperto il viso, ad esempio, è prescritto dal Corano per le donne a partire dall’adolescenza: decidere di portarlo per me, però, è impegnativo, voglio essere convinta fino in fondo prima di decidere.”

Le chiedo che cos’è per lei integrazione e Hyka, sorridendo, mi risponde:  ”Cerchiamo di porci in modo propositivo e attivo con la società italiana, senza rinunciare alla nostra cultura. I ragazzi immigrati di seconda generazione devono trovare con fatica un proprio spazio nel Paese dove vivono e un equilibrio con la loro cultura d’origine. Spero che i nostri sforzi servano per eliminare il problema a chi verrà dopo, per far loro gustare solo la ricchezza della diversità”.