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La proiezione di “Io sto con la sposa”, un buffet coloratissimo e le testimonianze da Medio Oriente all'Ecuador. Si è chiuso in festa il ciclo di incontri di Novaluna e e Rete Bonavena

 

L’ultima serata del  ciclo di incontri “Gente che viene, gente che va” si è aperta, lo scorso giovedì, con un buffet ricco di colori, tante tonalità nel cibo e nelle persone.  Attraverso il sapore di cibi differenti, si è potuto viaggiare dalla Brianza fino al Medio Oriente, passando per l’Ecuador.

Dalla quinoa alla trippa, gusti particolari, discordi nella nostra quotidianità ma che in questa occasione sono diventati il collante tra culture e tradizioni diverse.

 

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Dopo il ricco buffet, la serata è proseguita nella sala del cinema dove sono iniziate le presentazioni e il racconto di alcune esperienze di accoglienza. Ha introdotto Roberto Belluzzi, di Spazio Cinema, contento di aprire il cinema anche ai problemi che ci circondano. A seguire, il saluto dell’Associazione Novaluna, organizzatrice di queste serate,  con l'intervento del suo presidente, Annalisa Bemporad. Ringraziamenti soprattutto rivolti ai tanti volontari che hanno contribuito alla realizzazione di queste serate e alle associazioni e agli enti che le hanno supportate, come Rete Bonavena e il Comune di Monza. Ha chiuso le presentzioni Massimiliano di Rete Bonavena, ricordando che la loro rete è formata da venti soggetti che si sono messi in gioco per i richiedenti protezione internazionale.

Sono poi seguiti i racconti di esperienze sul campo, avviati con l’intervento di Chiara Tassoni della Caritas — attiva presso la parrocchia di Cesano Maderno — con due citazioni dalla grande portata morale, una proveniente dal Corano e una dalla Bibbia: “O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda” (Corano), “Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l'amerai come tu stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto”(Bibbia). Nel settembre del 2014, 16 nigeriani e altri 6 migranti sono stati accolti da Don Flavio, il quale ha messo a disposizione un edificio per loro. Il progetto “Esercizi di ospitalità”  si basa sull’accompagnamento di questi ragazzi, svolto dai volontari della Caritas cittadina. La Tassoni ha precisato:

 “Ci teniamo molto a passarvi i valori di fondo del nostro progetto: umanità, da intendersi come capire e mettersi dei panni, provare empatia; accoglienza, da intendersi come inclusione; solidarietà; tolleranza, per eliminare i giudizi”. Gli ospiti che hanno usufruito di questo progetto si sono integrati svolgendo diverse attività, tra le quali partecipare alle opere di volontariato, svolgendo attività didattiche (alla presenza di insegnanti volontarie), creando una squadra di calcio che ora gareggia nel campionato provinciale. O, ancora, aggiungendo voci al coro parrocchiale.  “È passato un anno dall’inizio del progetto e possiamo affermare che ci sono le condizioni per creare delle opportunità lavorative concrete, vista la crescente autonomia linguistica e professionale dei ragazzi.”

 

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Il racconto di esperienze è continuato con l’“Associazione Cronoteca”, una vera e propria banca del tempo che opera nelle zone di Correzzana, Lesmo e Camparada. “Tutto è iniziato quando, a Correzzana, alcuni ragazzi non sono stati accolti positivamente dai cittadini; ci siamo chiesti cosa potevamo fare e abbiamo deciso di inserirli nella nostra banca del tempo, ciò significa che se qualcuno aiutava a fare qualcosa, maturava un credito. Un migrante, per esempio, come credito aveva richiesto una torta per i suoi 30 anni”. “Ad oggi questi ragazzi sono diventati soci effettivi della nostra associazione e collaborano a diverse attività; una delle ultime è stata coinvolgerli al mercato animato di Lesmo, dove hanno suonato le percussioni”.

L'ultima testimonianza è arrivata dal Comune di Monza, quando la parola è passata al vicesindaco Cherubina Bertola. “L’esperienza monzese di accoglienza è nata nel 2012 quando da Sesto San Giovanni è arrivata la richiesta di organizzare una giornata con bambini  sahrawi. La richiesta è stata subito accolta e questo è stato solo l’inizio di un percorso che ha portato alla sottoscrizione di una dichiarazione di sostegno al popolo sahrawi che si trova nella condizione di essere una popolazione di rifugiati perenni.” Quest’esperienza, ha continuato Bertola, “ha dato anche l’opportunità di conoscere meglio un popolo in crisi da 40 anni ed è anche servita all’intera comunità per provare un’opera di accoglienza. Aprire le porte di casa nostra è importante, soprattutto se si tratta di bambini.” A conclusione del suo intervento è stato mostrato un toccante video costruito con foto provenienti dal progetto di accoglienza “bambini sahrawi”.

 

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In chiusura di serata è stato proiettato il film “Io sto con la sposa”. Un film documentario, quasi tutto in arabo e sottotitolato in italiano, organizzato con un crowdfounding che ha portato i registi a raccogliere ben 100.000 euro. “Non nasce dalla voglia di fare un film — ha testimoniato uno dei registi, Antonio Agugliaro — ma da un’idea venutaci in seguito ai grandi naufragi del novembre 2013, che hanno portato alla morte di più di 500 persone per un rimpallo di responsabilità. La compassione tende ad autoassolverti, noi volevamo fare qualcosa di concreto”.

Il film nacque nella stazione centrale di Milano, dove stazionavano molti dei migranti riusciti a scappare da Lampedusa. Qui incontrarono quello che sarebbe poi diventato il protagonista, un migrante sopravvissuto a uno dei naufragi del 2013. “Ci chiese da dove sarebbe partito il treno per la Svezia. Ridemmo e, dopo aver ascoltato la sua triste storia davanti ad un caffè, decidemmo di aiutarlo; non ci sentimmo di lasciarlo in mano ad altri trafficanti. Organizzammo un finto corteo nuziale, chi avrebbe fermato un corteo nuziale? Per questo viaggio abbiamo rischiato 15 anni di carcere e 75.000 euro di multa. Questo film per me è stato la realizzazione di un sogno, il sogno di un’Europa unita sotto il punto di vista umanitario.”