Fabrizio Sala, classe 1971, è sindaco di Misinto e coordinatore provinciale di Forza Italia. Esponente del nuovo che avanza in Brianza, ci spiega come vede il futuro della nuova provincia "dalla sponda destra" del Lambro.
Foto di Giovanni Tagliabue
Cominciamo dal personale. Che Brianza vorrebbe Fabrizio Sala?
La sfida della Brianza per il futuro è quella di non diventare la periferia di una metropoli come Milano ma di caratterizzarsi sempre di più come territorio di eccellenza che punti sulla vivibilità. Se saprà tenere fede alle sue tradizioni e mantenere un equilibrio ben saldo, la Brianza ci può riuscire. Coi miei colleghi del B7 (l’associazione dei sindaci più rappresentativi della Brianza, ndr) ci incontriamo spesso e a diversi livelli istituzionali. C’è collaborazione dal punto di vista delle realtà associative. Un sondaggio di Mannheimer tempo fa ha dimostrato che la nuova provincia è già nel cuore dei cittadini. Anche se ci sono aree come il vimercatese che hanno cercato di percorrere un’altra strada, quella del circondario, mi sembra che la Brianza sia una realtà che sta prendendo corpo sin da adesso. Abbiamo esigenze diverse da Milano, e a Palazzo Isimbardi devono rendersene conto.
La vivibilità deve essere il nostro marchio di fabbrica.
Parliamoci chiaro: questa provincia serve?
Si. C’è ancora molto da scoprire sulle potenzialità di un ente come questo. Lo sforzo dovrà essere semmai quello di dotarla di strutture all’altezza. Parlo delle infrastrutture, ma anche di una razionalizzazione delle risorse. A questo proposito concordo con Cesarino Monti sull’inutilità dei prefetti.
Si spieghi meglio.
La Provincia è un’occasione. Prendiamo il caso dell’Asam, la società che controlla tutte le partecipazioni provinciali nei settori di interesse. Da Milano propongono di concederci una quota, che per forza di cose sarebbe minoritaria. Noi, e penso di parlare anche a nome dei miei colleghi, vorremmo scioglierla e avere il controllo delle società che ci riguardano direttamente. Non sono ottimista al riguardo, ma spero che Penati risolverà la questione in questo senso. Sarebbe un bel segnale. Le regole del gioco le discutiamo assieme, poi ognuno farà — come è giusto — la propria campagna elettorale.
Sviluppo industriale e sostenibilità si possono conciliare?
La vivibilità deve essere il nostro marchio di fabbrica. In Brianza ci sono ancora posti dove si respira aria buona. Le faccio un esempio. Pensi ai flussi migratori. Un tempo si cercava casa vicino al luogo di lavoro, oggi si cerca un posto vivibile dove stare bene. L’edilizia deve essere di qualità e non di massa come quella, per intenderci, di comuni come Sesto San Giovanni o Cinisello. Dovremmo valorizzare l’aspetto del relax, in contrasto con lo stress della metropoli, e anche quello agricolo. Ma alla tutela ambientale si deve affiancare la fruibilità dei parchi. Un’idea: si potrebbe pensare a un sistema di piste ciclabili sovracomunali.
Grandi opere. Quali sono le priorità secondo lei?
La Pedemontana riveste un’importanza cruciale per il settore produttivo. I costi di trasporto incidono troppo sul prezzo finale dei prodotti. È importante avere un collegamento trasversale che consenta di evitare giri assurdi per muoversi, oltre che un sistema di trasporti che abbia noi come centro e non Milano.
La produzione manifatturiera è uno dei capisaldi della nostra economia, ma è difficile trovare un intagliatore.
E dal punto di vista dell’occupazione?
Credo sia necessario investire nella formazione. La produzione manifatturiera è uno dei capisaldi della nostra economia, ma è difficile trovare un intagliatore. Ci sono mestieri che sono ritenuti poco attraenti. Bisogna quindi cercare di spingere i ragazzi a intraprendere le professioni che il mercato del lavoro richiede.
In sintesi, cosa chiede al futuro?
La Brianza è uno dei motori d’Italia, ma è stata sempre trascurata sia dal Governo che dalla Ue a vantaggio di altre aree meno sviluppate: una politica di questo tipo è controproducente. Si tratta pur sempre di una delle locomotive, con potenzialità enormi. La mia aspettativa è riuscire a ottenere le risorse necessarie alla crescita, e credo che per fare questo sia necessario un dialogo diretto con Roma.