Insegnante, editore, autore di interessanti volumi su Monza, i monzesi, la Villa Reale, profondo conoscitore della città e dei suoi concittadini, Carlo Vittone ha conosciuto anche una stagione di politico impegnato sulla scena monzese. È stato infatti Consigliere Comunale ed Assessore al Parco per i Verdi negli anni Novanta: ha preso parte alla prima giunta Moltifiori a guida leghista quando, nel 1992, la Lega ebbe a Monza la sua prima affermazione popolare superando il 32 per cento dei voti.
La sua avventura da Assessore ebbe termine nel dicembre del 1993. Uscì dall’esecutivo Moltifiori dopo lo stravolgimento della sua bozza per il rinnovo della convenzione per l’Autodromo. Una decisione sofferta, ma inevitabile, forse perché già quella non era forse più la Lega degli esordi, la Lega che dava del “mafioso” a Berlusconi e della “porcilaia fascista” ai futuri alleati di Alleanza Nazionale.
Per questa serie di motivi abbiamo creduto opportuno porre a lui alcune domande che potranno darci nuovi squarci di luce su quel primo periodo leghista.
P
Per cominciare
una domanda di carattere generale: alle elezioni comunali del 1992
la Lega Nord rastrellò, a Monza 27.500 voti. Altri 3.500 furono
appannaggio della Lega Alpina. Si disse allora che era nato un
movimento politico che avrebbe consentito di superare i legami fra
politica ed affari. Tu cosa ne pensavi ?
La
Lega Alpina prese quei 3500 voti solo giocando sull’equivoco del
nome. Anche i suoi voti erano voti leghisti, e gli stessi leghisti
vedevano nella Lega Alpina solo degli ignobili profittatori. A parte
questo, credo vi fosse un autentico spirito di rinnovamento e la
volontà di metter fine a quel verminaio che Tangentopoli aveva
rivelato anche a Monza. E la Lega stessa si faceva interprete di
questo spirito, come altri del resto. Il che non impedì che qualcuno
saltasse sul carro dei vincitori con ben altre intenzioni, anche
perché era un momento di grande mobilità politica, dove i vecchi
gruppi dirigenti erano stati spazzati via e i nuovi non c’erano
ancora. Il caso Fusani (assessore leghista finito sotto processo per
tangenti) fu un duro colpo per la Lega e credo l’abbia spinta a
selezionare con più attenzione i suoi dirigenti.
Da quelle
elezioni scaturì la prima giunta monzese a guida leghista. Lei ne
fece parte come assessore al Parco, lasciando però l’incarico
perché la sua proposta per il rinnovo di affitto dell’Autodromo
alla SIAS venne giudicata “troppo favorevole al Comune”.
Anzitutto
va ricordato che Monza, assieme a Varese, era all’epoca una delle
pochissime realtà nazionali dove si era votato con la vecchia legge
e non secondo la 142/90. In sostanza ogni possibile maggioranza
poteva nascere solo da un governo di coalizione ed il sindaco era
ancora eletto dal consiglio comunale e non dai cittadini. La prima
giunta Moltifiori nacque così con la partecipazione dei Verdi e
l’appoggio esterno dell’allora PDS, che in un primo tempo avrebbe
addirittura dovuto entrare anch’esso in giunta. All’ultimo
momento però il PDS si tirò indietro, su preciso ordine delle
strutture centrali, ma non rinunciò ad indicarmi il nome
dell’assessore all’Urbanistica (Maurizio Antonietti) a loro
gradito. Per quanto riguarda la vicenda dell’autodromo si trattò
di un vero diktat: dopo mesi di trattativa con la SIAS e due riunioni
di giunta, si era arrivati ad approvare un testo che poteva essere
considerato un’onorevole mediazione. Ma la mattina del giorno in
cui quel testo doveva essere portato all’approvazione del Consiglio
Comunale, fui chiamato da Moltifiori che me ne presentò un altro,
profondamente diverso. Capii che non c’era spazio per ulteriori
mediazioni e rassegnai le dimissioni. Non so se fu una giusta scelta,
forse aveva prevalso l’impulsività, forse sarebbe stato possibile
continuare una certa battaglia dall’interno, forse avrei dovuto
fare in modo che fosse Moltifiori a silurarmi, forse anche gli
attacchi che avevo ricevuto dalla “sinistra” e da alcune
associazioni ambientaliste persino sui contenuti della mia bozza mi
avevano politicamente “stritolato”. Chi può dirlo? Ma nella
vita, anche in quella politica, ho sempre cercato di essere un
“hombre vertical” e così me ne andai.
Il sindaco
Moltifiori da segretario dell’associazione “Amici
dell’Autodromo” sponsorizzò un’iniziativa, chiamata Racermotorworld, che
prevedeva la trasformazione di parte del Parco in un’area di
divertimenti motoristici. La Lega che ne pensava?
Non
ricordo con precisione quel fatto, né il relativo progetto. La Lega
però ha sempre avuto una posizione molto collaterale agli interessi
dell’Autodromo, spesso sottovalutando o addirittura ridicolizzando
le osservazioni critiche degli ambientalisti. Credo sia un suo grosso
limite anche sul piano nazionale quello di mostrare così scarsa
attenzione a questi temi e non avere una linea politica
sull’argomento. Se lo facessero forse avrebbero una posizione un
po’ più critica e articolata anche sul tema dell’Autodromo.
Quando Marco
Mariani fu eletto sindaco per la prima volta lei era consigliere
dell’opposizione. Che ricordi hai di quel Mariani?
Beh,
con Mariani ci sono stati numerosi scontri al calor bianco in
Consiglio. Però credo vi fosse ro anche stima e rispetto reciproci.
Credo che entrambi sostenessimo le nostre posizioni con onestà
intellettuale e dunque, nonostante le differenze, il rapporto
personale è sempre rimasto buono.
Quali sono, a
tuo parere, le differenze fra quella Lega Nord e la Lega attuale?
Non si
può rispondere compiutamente in poche righe. E’ un argomento da
tesi di laurea o da studio particolareggiato. Sicuramente qualcuno
l’ha già fatto o si appresta a farlo. Mi pare però evidente che
la Lega Nord delle origini fosse un movimento molto più
indifferenziato e più di difficile da collocare politicamente di
quella attuale. Qualcuno vi vedeva addirittura un orientamento “di
sinistra” e i suoi stessi componenti locali avevano le più
disparate provenienze ideologiche. Io stesso con alcuni componenti
della prima giunta Moltifiori mi trovavo in totale sintonia, con
altri assai meno. Lo stesso Moltifiori aveva alcune idee di
modernizzazione e rinnovamento assolutamente originali. Ma anche
oggi, dopo che il movimento si è sedimentato e meglio collocato
politicamente, credo che alcuni temi tipicamente leghisti
(immigrazione, lotta alla criminalità, federalismo fiscale) vadano
valutati con estrema attenzione e nient’affatto bollati col facile
marchio del “razzismo”.
Torniamo
con la memoria alla fase di elaborazione del PRG Benevolo. Oggi sono
in molti a sostenere che quella fu, per la Lega, una pura operazione
d’immagine. Condividi?
No,
questa è una valutazione sciocca e non rispondente alla verità. La
Lega che ho conosciuto io diede totale fiducia e carta bianca
all’assessore Antonietti (che pure veniva dal mondo della sinistra)
e sostenne con totale convinzione la scelta di rivolgersi a Benevolo
per il nuovo PRG. Quindi nessuna operazione di semplice immagine ma
una coerente e precisa volontà politica, che ben si inseriva in quel
clima di palingenesi morale e materiale di cui la Lega si faceva
interprete. Anzi, all’epoca molti attacchi a Benevolo venivano da
alcuni esponenti della sinistra, che forse mal digerivano una scelta
così coraggiosa e la presenza di un “esterno” al mondo
professionale cittadino (non faccio nomi, basta rileggersi le
cronache giornalistiche di quegli anni). Che poi il Piano Benevolo
sia stato via via snaturato e modificato è un’ altra storia.
Un’ultima
domanda. Attraverso la nostra rivista puoi rivolgerti direttamente
al sindaco Mariani. Cosa gli chiedi?
Credo
che chiunque faccia il sindaco, compito impegnativo e difficile,
abbia bisogno di molti auguri. Marco Mariani è un uomo
fondamentalmente onesto e molto lontano dal cliché del politico di
professione. Posso solo chiedergli di continuare ad essere se stesso
facendoglieli questi auguri. Se avrà fatto bene, saranno i suoi
concittadini a deciderlo tra quattro anni.
Le foto aeree sono tratte da Live Search Maps