Negli anni ‘70 oltre al Cittadino, da sempre il “vero e unico” giornale dei monzesi, all’ombra dell’Arengario gravitavano altre esperienze come l’Eco di Monza, tentativo “laico” di cronaca e informazione e alcuni giornali di partito (G 15 per il PCI e La Brianza per il PSI) che uscivano con grande fatica.
Di fianco a queste testate, nacque una esperienza originale che anticipò anche dal punto di vista culturale e politico modelli che si svilupparono in futuro.
Si chiamò “Quartiere”.
Nato da un gruppo di persone che per due anni avevano lavorato come volontari nel quartiere S.Gerardo-Libertà su problematiche internazionali e di quartiere (ora le chiameremmo glocal), il gruppo scelse di sperimentare un periodico mensile “militante”, con una redazione e gruppi di lavoro che rappresentavano lo spaccato culturale ed ideologico di un arco molto ampio di forze politiche e sociali: dagli scout ai gruppi dell’estrema sinistra.
Abbiamo scelto di utilizzare la rilettura di quegli anni a Monza attraverso Quartiere (dal ‘74 al ‘79), da una parte consapevoli della parzialità dell’approccio e di un racconto decisamente “di parte”, a causa delle scelte ideologiche che furono del giornale; ma dall’altra, consci dell’interesse e l’originalità dell’esperienza. Aspetti questi che derivavano proprio dal suo essere un giornale “aperto, plurale e partecipato”, cosa rara per quei tempi caratterizzati a sinistra da forti divisioni e scontri tra le componenti riformiste e rivoluzionarie che nel giornale invece tentavano di convivere e mischiarsi.
La metà degli anni ‘70 anche Monza era attraversata da quattro grandi tematiche che riflettevano la situazione del paese:
- la crisi economica dopo il boom degli anni ‘60, crisi foriera di chiusura di fabbriche e di molteplici casse integrazioni;
- la stagione dei diritti laici, sulla spinta del ‘68: referendum sul divorzio, il movimento femminista ecc…;
- l’evidenza di prime grandi piaghe sociali: il diffondersi dell’eroina e il problema dei giovani e la droga, la scoperta del problema degli anziani e della loro emarginazione sociale, la problematica dell’inserimento degli handicappati nella società;
- una forte domanda di partecipazione diretta dei cittadini, che attraversava molti luoghi della società: la scuola con i decreti delegati, i quartieri con i comitati e il primo decentramento amministrativo, le fabbriche con i consigli.
Racconteremo Monza e questi temi in “pillole”, stralciando direttamente dal giornale frasi e capitoli di articoli (allora molto lunghi e laboriosi), e privilegiando il racconto diretto dei protagonisti di quelle storie monzesi.
Una operazione non semplice, che richiede anche ai lettori uno sforzo di contestualizzazzione .Ma ci auguriamo una lettura utile e stimolante.
Dimenticavo: Chivas già allora non poteva mancare. Di Quartiere era uno dei fondatori e redattori.
LA CHIUSURA E L’OCCUPAZIONE DELLA STREBEL
Febbraio ‘74: “Arriva dalla Germania la notizia del fallimento della “casa madre” della Fonderia Strebel per 2000 operai tedeschi,svizzeri,austriaci e italiani, è l’incubo della perdita del proprio posto di lavoro!”…. “La ditta italiana (in Via Messa – Quartiere Libertà) è impiantata dal 1933 e impiega 250 persone, produce caldaie e caloriferi”.
Aprile 74: “La direzione in un comunicato dice di voler attuare entro il 20 aprile 170 licenziamenti.
L’Assemblea dei lavoratori decide di occupare la fabbrica.
Lo sfruttamento della salute
“…un delegato sindacale ci fa visitare la fabbrica e ci racconta che…il primo reparto quello della fonderia, perfino al sabato quando non si lavora, è saturo di polvere e vi si fa fatica a respirare…la polvere entra nei polmoni continuando la sua lenta ma micidiale opera di corrosione dei tessuti interni…in pochi anni tutto ciò può portare inevitabilmente a gravi malattie, anche mortali, quali la silicosi che, in tanti casi non è nemmeno riconosciuta come malattia professionale…”
“ ..l’altro reparto è quello della sbavatura e degli stampi, qui la polvere di ferro e le schegge si spargono nell’ambiente rendendo l’aria ancor più irrespirabile….mancano i mezzi antinfortunistici e i sistemi di condizionamento dell’aria….fa freddo d’inverno e si soffoca d’estate..”
L’occupazione della fabbrica
“…quando decisi di scrivere un articolo sull’occupazione della Strebel, mi era stato facile preparare un discorso ideale, che esaltava il mito dell’”occupazione” come lotta contro il sistema e di unità dei lavoratori…la realtà che mi si presentò fu un’altra…più di 100 persone se ne erano già andate e quelli rimasti sono quelli che negli anni hanno pagato più degli altri…chi ha la silicosi...chi è invecchiato anzitempo ed ha paura di perdere la pensione e la liquidazione…
"...malgrado tutto ciò, i lavoratori rimasti ritrovano proprio adesso, dopo anni di divisioni, il valore dell’amicizia e dell’unità che li porta ad avere coscienza della propria condizione di lavoratori sfruttati….
.”intorno a questa lotta, si muovono partiti, forze sociali,lavoratori di altre fabbriche e semplici cittadini…mi sono accorto che agli operai più che le grandi promesse, servono in questo momento le semplici dimostrazione di solidarietà, i gesti di amicizia e di condivisione delle loro pene e speranze… e le 100 lire date con spontaneità e semplicità…”
Dopo un tentativo fallito di rilevare la fabbrica da parte di una Fonderia italiana…l’occupazione si conclude e la Strebel chiude definitivamente.
CGS 1975
La C.G.S (centimetro-grammo-secondo), una fabbrica storica di Monza presente in Via Marsala già prima della guerra, produceva trasformatori, apparecchiature e contatori elettrici, arrivando ad occupare fino a 1800 persone.
Ma nel 1975…
La direzione con un accordo con la multinazionale Siemens detta le condizioni: licenziamenti degli impiegati che hanno rifiutato il trasferimento... minaccia per altre 200 persone operaie, cassa integrazione per 450 operai…
Il consiglio di fabbrica chiede il ritiro di licenziamenti e la contrattazione della cassa integrazione...inizia così una durissima lotta che dura 5 mesi, oltre 120 ore di sciopero, 3 mesi di presidio (giorno e notte e festivi), blocco delle portinerie per le merci, l’accensione di un fuoco perenne all’ingresso e la presenza di una tenda in Piazza Roma con i rappresentanti di tutte le fabbriche monzesi.
“...lo scandalo che sta creando ai “benpensanti” il falò acceso in portineria, i manifesti e le bandiere al vento…Ai benpensanti rispondiamo che il loro posto di lavoro molto probabilmente ce l’hanno al sicuro e..al caldo e che la loro busta paga non è di certo intaccata...ci pensino bene quindi prima di emettere giudizi e sentenze..dovrebbero essere dentro loro in queste situazioni almeno una volta e molto probabilmente cambierebbero parere…”
Alla fine del 1975, dopo 8 mesi di lotta un accordo al Ministero del lavoro prevede il ritiro dei licenziamenti, il mantenimento dei livelli occupazionali e una lunga cassa integrazione per molti lavoratori.
LE 150 ORE
“...il Contratto nazionale dei metalmeccanici del 1973 sancisce il diritto di usufruire di permessi retribuiti per frequentare corsi di studio presso istituti pubblici o legalmente riconosciuti…i corsi possono durare un massimo di 300 ore di cui 150 sono retribuite…”
“…nell’utilizzo delle 150 ore vanno fissate delle priorità che sono….corsi di recupero della scuola dell’obbligo per il conseguimento della 3° media, corsi per militanti (ad es: organizzazione, diritti e medicina del lavoro), corsi per l’arricchimento culturale (lingue, economia politica), corsi per la formazione professionale e corsi a livello universitario”.
Parla l’operaio…
“….una breve analisi della mia personale esperienza di utilizzo delle 150 ore non può che essere sostanzialmente positiva….il corso “contratto dei metalmeccanici e diritto al lavoro” da me frequentato presso l’Università Cattolica di Milano è riuscito ad adempiere alle sue funzioni primarie di accrescimento culturale del lavoratore e di azione di stimolo nei confronti della scuola in funzione di una sua radicale riforma di metodi e di organizzazione…
“..un momento di scuola formativa quindi non avulso dalla realtà ma radicata in essa e stimolante ad una partecipazione attiva e sentita….questo ha provocato, bisogna dirlo, nei pochi studenti universitari presenti momenti di difficoltà a recepire discussioni e problemi per noi lavoratori così contingenti e pressanti…” (Roberto Valzassina – Operaio CGS Monza).
L'autoriduzione delle bollette.
“…si è formato a Monza il “Comitato Sindacale per la difesa del salario” allo scopo di coordinare il lavoro per l’autoriduzione al 50% delle bollette luce. …Il primo risultato del lavoro svolto a Monza è di 600 bollette luce ridotte al 50% nei quartieri Libertà, Cantalupo, S.Rocco e S.Fruttuoso…Inoltre sono state raccolte 2000 firme di lavoratori che si impegnano ad autoridursi le prossime bollette…il rischio che l’utente corre è quello del taglio dei fili. Questo rischio può però venire annullato se l’autoriduttore non è isolato..ad esempio se in un caseggiato di 100 famiglie, 70 fanno l’autoriduzione è evidente che l’Enel non può tagliare 70 fili…”
“….questo tipo di lotta comporta senz’altro dei rischi ed è importante che la gente sappia a cosa va incontro…la chiarezza è perciò alla base per creare una coscienza a livello delle persone; l’autoriduzione infatti può essere un momento importante per cercare un contatto e avviare un dialogo con gli abitanti dei vari quartieri…”
Il problema della nocività nelle fabbriche monzesi.
“…il grado di nocività è alto in tutte le fabbriche e sono numerose le malattie in diretto rapporto con gli agenti nocivi presenti nell’ambiente di lavoro….alla SINGER sono fortemente presenti polvere, rumori,sostanze inquinanti…alla CGS il rumore in alcuni reparti supera i valori massimi consentiti, presentano un elevato rischio i reparti di saldatura,verniciatura,sabbiatura e decapaggio…alla ICAR il danno maggiore è per le donne in gravidanza, perché si verificano molti parti prematuri. Sono stati accusati anche svenimenti, nevrosi e malattie della pelle…alla PHILIPS le malattie più comuni sono dermatosi,artrite,nevrosi e i reparti più interessati quelli del galvanico e della lavorazione della gomma…”
“Singer-Philips...anche Monza ha la sua nube...”
“...gli episodi di intossicazione collettiva registratesi Venerdì 11 Ottobre alla Singer e alla Philips sono ancora avvolti nel mistero….la causa che ha provocato agli operai della Singer bruciore agli occhi e alla gola, oltre che nausea e vomito è ancora sconosciuta. La nube ha investito la fabbrica pare provenisse dall’esterno e sia stata convogliata all’interno della fabbrica dai potenti aspiratori della Singer. Ciò prova che l’area di inquinamento non era limitata alla fabbrica, ma era molto più vasta, vedi i sintomi identici registrati in aziende vicine e in alcuni abitanti di Concorezzo…”
Nasce lo SMAL
“…Martedì 25 marzo 1973 il Comitato sanitario di Zona ha approvato (3 voti contrari) la costituzione di uno SMAL a Monza…che ha compiti di attuazione diretta dei rilievi ambientali…attività cliniche di controllo periodico dei lavoratori…consulenza tecnica per aziende e lavoratori riguardo alla qualità dell’ambiente e delle produzioni…”
“Il Fondo Sociale più comunemente chiamato 1% è nato nel 1974...Partita dalla contrattazione articolata nelle fabbriche, la richiesta consiste appunto nel rivendicare ai padroni lo stanziamento di una somma pari all’1% del monte salari stipendi a favore dell’Ente locale per permettere la realizzazione di un piano di servizi (asili nido, trasporti, scuole materne etc.) a favore della collettività…a tutto oggi il fondo ha accumulato in 2 anni 700 milioni…”
“…Un tavolo, due cassetti. In un cassetto c’è il deficit del Comune di Monza, nell’altro i 700 milioni inutilizzati dell’1%...con i tempi che corrono la sua inutilizzazione suona a scandalo per i lavoratori e i cittadini…”
“..con l’1% i lavoratori uscivano dalla sola logica aziendale per iniziare a interessarsi anche di quei problemi che come cittadini avevano subito tutti i giorni…il lavoratore si apriva quindi alla società prendendo coscienza dei propri bisogni sociali. La proposta era quindi qualitativamente importante e positiva sia per le motivazioni elencate sia perché si offriva concretamente all’Ente locale uno strumento in più per la risoluzione dei pressanti problemi sociali…”
Famiglie di lavoratori e immigrati disoccupati, stanchi di anni di vita in case malsane e inabitabili occupano le case di lusso di Monza
La situazione di monza
Il Piano del Comune (legge 167 sulle case popolari) prevedeva per il ‘ 73 quartieri di edilizia popolare, ma sono 15 anni che non si costruiscono case popolari.
Appartamenti di lusso sfitti, con doppi e tripli servizi.
Appartamenti che non hanno servizi igienici interni.
3000 domande giacenti per una casa economico popolare.
Le occupazioni
gestite dall’Unione Inquilini e dal Comitato di lotta per la casa
Via D’Annunzio – S.Rocco
“…Domenica mattina vengono occupate le case di Via G.D’Annunzio di proprietà di Fumagalli, padrone della Candy… 45 famiglie prendono possesso degli appartamenti… sono alloggi dove è richiesto 1 milione e mezzo all’anno di affitto e 45 milioni per la vendita…"
“..le famiglie occupanti sono per lo più del quartiere costretti a vivere in cascine e case cadenti e malsane, dichiarate inagibili.."
Via Durini – S.Gerardo
“…Domenica notte...vengono occupate le case di via Durini…56 famiglie occupano tutti gli appartamenti dell’impresa Ing. Giorgio Galbiati, il più grosso speculatore di Monza…gli appartamenti superlusso sono in vendita con costi dai 45 ai 70 milioni…"
“..un gruppo di famiglie (operai della Philips, Singer, Garbagnati etc.) si costituiscono in Comitato di lotta per la casa....decidendo prima una occupazione simbolica che poi diventa nel tempo reale…”
Viale Libertà e Via Borsa
“..Martedì….vengono occupate le case di viale Libertà…ai comitati della case di S.Rocco e Via Durini, le domande di coloro che vogliono occupare appartamenti hanno già superato di molto il numero dei locali disponibili e non si può certo rimandarli a casa…per questo si occupano anche le case di Via Borsa…”
GLI SGOMBERI E GLI SCONTRI
“..Giovedi sera in Via Pavoni una quindicina di famiglie occupa un nuovo stabile quasi completamente sfitto; pronto l’intervento dei carabinieri, il Nucleo Antiterrorismo e tiratori scelti da una parte e dimostranti dall’altra si scontrano frontalmente….succede l’irreparabile…da una parte le forze dell’ordine sparano all’impazzata ad altezza d’uomo e mettono in atto la caccia all’uomo...dall’altra si tirano sassi e si infrangono i vetri delle pantere…qualche poliziotto ferito, 5 tra i dimostranti e 30 fermati sono il bilancio degli scontri…”
“ 27 ottobre ore 9: 2000 poliziotti e carabinieri giunti in forze dalle caserme dell’alta Italia sgomberano 5 delle 7 occupazioni. Il tutto avviene in perfetto ordine e senza incidenti, grazie soprattutto al senso di responsabilità e alla calma degli occupanti…”
Risultati e problemi aperti dalle occupazioni
“…per ora rimane positiva l’approvazione della 167 a S.Albino….l’incompleta composizione di una commissione sulle case che non ha rappresentanti dei comitati di occupazione, il censimento delle famiglie bisognose ma senza aver censito anche gli appartamenti sfitti…la richiesta alla Prefettura di verificare la possibilità di requisire appartamenti sfitti…”
L’inizio di una storia…
“…R.R. 20 anni da sei si buca, alle spalle una vita fallimentare, l’abboccamento, l’entrata nel giro, la fumata, poi il primo buco…poi man mano l’autodistruzione fisica e mentale…in queste condizioni prendiamo e teniamo R.R. con noi che siamo famiglie sensibili al problema, ci organizziamo e così inizia la grande corsa per un problema del quale non conosciamo quasi nulla alla ricerca di soluzioni che credevamo esistessero. Invece le prime ansie e delusioni; ci accorgiamo che l’istituzione non ci offre niente. La soluzione più ovvia è il manicomio: quelle poche “isole” delle comunità alloggio sono strapiene…”
“…il gruppo di famiglie che ha seguito da vicino il problema si rivolge a Comunità Nuova (Don Gino Rigodi) e al Comitato monzese contro l’emarginazione. Insieme si decide di mobilitarci per ottenere dal Comune l’insediamento di una Comunità di lavoro e di alloggio in Via Buonarroti…”
La comunità alloggio: una esperienza tutta da vivere.
“..la necessità di un intervento con i tossicomani nacque circa tre anni fa, allorché alcuni volontari conobbero ragazzi tossici e si sforzarono di rispondere per quanto possibile ad alcuni loro bisogni: alloggio, rapporti umani autentici, necessità di una attività utile, problemi sanitari…”
“Dopo mesi di dibattiti, di iniziative, di pressioni, la Giunta ha accolto la nostra proposta che vedeva Comunità Nuova garante dell’iniziativa...”
“…dopo le iniziali perplessità del quartiere di San .Donato, si aprì un vivo dibattito sulla nostra esperienza che fu vista con interesse e simpatica….date le condizioni di isolamento dei tossici si cercò di creare intorno a loro rapporti umani diversi fondati sul rispetto reciproco e di impegnarli in attività che valorizzassero le loro capacità: laboratorio delle pelli…
“..quattro obiettori ed un volontario fisso per quattro/cinque ragazzi…si lavora e si mangia assieme, si organizza insieme l’attività giornaliera…difficile valutare il risultato concreto raggiunto, constatabile solo a lunga scadenza, pur tuttavia ci sembra di essere riusciti ad incidere positivamente sui ragazzi tanto che alcuni di loro si sono trovati una più stabile sistemazione…”
Intervista ad un tossicodipendente della comunità
Quanto anni hai e da quanto ti buchi?:
Ho 28 anni e mi buco da 10 anni
Che rapporti avevi in famiglia prima di bucarti?
Beh… lavorare non mi piaceva, la scuola neppure e quindi i rapporti erano brutti soprattutto con mio padre, una persona poco sensibile
Come ti sei avvicinato alla droga?
Sono scappato di casa a 16 anni, ho conosciuto i capelloni, mi trovavo bene con loro perché la pensavano come me…poi sono partito per Istanbul, dove ho cominciato con le pastiglie e poi con l’eroina e l’anfetamina.
Quali sono gli aspetti positivi della droga? Non ti crea nessun problema l’esserne dipendente?
Boh!..non so mi da quella forza, quei valori per vivere in questa società di merda…sì la dipendenza mi crea moltissimi problemi ma preferisco avere questi problemi che fare la vita che fanno gli altri…
Ora ti fai tanto?
Boh, non molto due o tre volte alla settimana..però bevo molto.
La Comunità Alloggio di via Buonarroti ti è servita a risolvere qualche problema e che critiche hai da fare?
Beh..sì ho trovato persone molto disponibili a trattare ogni problema e inoltre un lavoro di mezza giornata che mi da la possibilità di vivere senza rubacchiare e che in fondo mi piace…sinceramente credo che dovrebbero farci meno menate e non cercare di recuperare il drogato perché il tossico può smettere quando lo desidera..beh dovrebbero essere con noi anche po’ più lassisti, sembra di essere sotto padrone..ma il problema che la Comunità non può risolvere è quello dell’assistenza medica giornaliera…
Visto dalle donne…
“…da un anno ci troviamo come collettivo a Triante e facciamo autocoscienza, parlando di noi e dei nostri problemi: famiglia, figli, lavoro. Abbiamo aperto uno spazio di discussione nel giornale Quartiere per avere scambi e contatti con altre donne…”
“…Monza non brilla certo per le iniziative, ci si ritrova sempre con la solita gente….il fatto quindi che da maggio in Biblioteca abbiamo ospitato ogni settimana riunioni di donne con 100-200 partecipanti è una cosa che fa notizia….”
“..ho cominciato ad andare in biblioteca perché dopo un anno di autocoscienza nel mio collettivo sentivo il bisogno di confrontarmi con altre donne e potermi impegnare in un lavoro diretto per le donne…”
“..il problema dell’aborto mi è subito interessato perché posso fare riferimento anche a quello che succede in ospedale, a come le donne abortiscono, alle possibilità diverse che dobbiamo cercare rispetto a queste pratiche...l’unica possibilità che vedo è quello di lavorare sul consultorio come unica iniziativa che possa bloccare questa piaga…”
“..sono venuta alle riunione della Biblioteca per verificare la possibilità di far politica dall’esterno, in modo diverso da quello che ho finora usato nelle organizzazioni…a mio parere questa possibilità esiste. Ho messo in crisi il mio vecchio modo di rapportarmi alla gente, il nostro sentirci costantemente avanguardie (quando poi in effetti non lo eravamo), il fatto di non avere mai privilegiato il cambiamento sostanziale della gente…”
Il Consultorio a Monza
“ La legge 29.7.75 n. 405 costituisce i consultori…la Legge regionale del ‘76 ne definisce scopi, modalità di gestione…fine 1979 Il Comune di Monza delibera per la realizzazione del consultorio”
“…tutto da costruire… i locali: poco spazio e inaccessibile… La gestione: rinviata la costituzione del comitato di gestione, oggi la programmazione è al chiuso da parte dei soli operatori e in mancanza delle donne e delle loro rappresentanti… Il personale: assunzioni fatte in via privata e non tramite concorso, questo è grave per mancanza di verifica delle competenze e dell’assunzione delle finalità del consultorio pubblico…”
“..la costituzione di un coordinamento delle donne si propone lo scopo di rivendicare e proporre un consultorio pubblico che: a)non separi i vari momenti della vita delle donne, es. prima e dopo il parto b) non separi i diversi “pezzi” della donna: cioè non solo anticoncezionali e sessualità ma conoscenza del proprio corpo e di tutta la persona-donna… c) non separi i vari “tipi” di donna: non un consultorio cioè solo per le più bisognose e neppure per le più raffinate ed emancipate ma un consultorio per tutte, per i problemi comuni a tutte…”
Una proposta per quei cristiani che hanno fatto una scelta di sinistra.
Come nasce il movimento.
“….L’avvio del movimento avviene a livello internazionale a Santiago del Cile nel 1972, successivamente un’altra assemblea tenuta clandestinamente anche nella Spagna franchista…In Italia il movimento nasce nel ‘73 a Bologna da esponenti di sinistra della Cisl, della Acli e delle Comunità di base con la partecipazione di ben 2000 persone…A Monza il gruppo locale si è costituito nel Maggio ‘73 a partire da alcune iniziative su fede e politica…”
Perché Cristiani per il Socialismo.
“…l’impegno di fede si realizza nella lotta per la liberazione dell’uomo….il cristiano per sua natura, in ogni situazione e momento storico sarà sempre con i poveri, gli emarginati, gli oppressi…perciò il cristiano farà una precisa scelta di classe e quindi aderire alle organizzazioni popolari….essa consiste nella convinzione che una scelta politica di sinistra debba investire non solo la società ma anche la Chiesa stessa e il problema della fede per rivederla e riviverla in modo nuovo…”
I CPS a Monza.
“…a Monza le responsabilità della Chiesa nei guasti della città sono gravi e vanno dal contributo dato alla speculazione edilizia, all’emarginazione sociale operante anche attraverso enti religiosi. Da troppo tempo nella nostra città il termine cristiano è assimilato alle responsabilità di ingiustizie, di chi se ne sta a guardare e al massimo fa beneficenza piuttosto che lavorare perché si renda giustizia….Il gruppo costituito a Monza non è un gruppo ecclesiale nè di partito ma un gruppo politico di laici impegnati nella Chiesa e nelle organizzazioni di sinistra che attraverso una analisi di classe interviene a sostegno delle masse popolari…”
L'esperienza del N.E.I. e del Comitato d'Iniziativa San Gerardo.
I metà anni 70 anni a Monza furono caratterizzati da esperienza di partecipazione spontanea: comitati di quartiere, autogestione nelle scuole, movimenti dei genitori e degli studenti etc ma anche dalla nascita delle prime esperienza istituzionali di partecipazione: i decreti delegati per le scuole, il decentramento amministrativo eletto (in otto quartieri), i consigli di fabbrica e i Comitati Unitari di zona nel sindacato.
Riportiamo qui una esperienza importante e particolare: il Comitato d’iniziativa San Gerardo - Libertà, composto da singoli cittadini e da un ampio spettro di forze culturali e sociali che si misero insieme per ottenere l’autogestione del NEI, il centro di via Enrico da Monza. Vediamo come è andata.
“…Il NEI (biblioteca, palestra, campi di pallavolo e pallacanestro sale riunioni, piscina etc.) è stato costruito secondo il piano comunale già varato nel 1969 come fulcro di attività per le scuole di Monza e per tutti i cittadini monzesi…”
“…ma estendendo la partecipazione a tutti i cittadini monzesi e a tutte le scuole l’Amministrazione Comunale dimostra di non volerne costruire per altri quartieri per il futuro…”
“…ed è per questo che un buon numero di cittadini del quartiere San Gerardo -Libertà riunitesi in Assemblea l’11/12/73 decide di costituirsi in Comitato d’iniziativa San Gerardo - Libertà”…
“…sono passati tre anni dal momento in cui i cittadini del quartiere, attraverso la lotta dell’associazione genitori sono riusciti ad ottenere la costruzione del NEI…da un anno il Comitato d’iniziativa lotta perché il centro venga democraticamente e direttamente gestito dagli stessi cittadini del quartiere. In questo periodo si sono svolte tre assemblee, in cui da una mozione che esprimeva la volontà popolare in favore della gestione sociale…”
“…sembra che in un immediato futuro gli impianti sportivi verranno aperti direttamente dal Comune o addirittura affidati in gestione a società private…della biblioteca, invece non se ne parla nemmeno; proprio per questo si teme che si cerchi di ritardarne l’apertura…"
“..da ormai trent’anni si dice che il cittadino dovrebbe esercitare il proprio diritto di democrazia e partecipazione e poi…la mancata convocazione e coinvolgimento dei cittadini del quartiere nella gestione del centro dimostra proprio l’incontrario…”
“…Novembre 74: IL NEI apre: il Comune impone un regolamento antipopolare… che prevede: finalità di gestione non precisate, solo un’ora al giorno per gli handicappati, solo sport agonistico e gestione corsi sportivi privati a caro prezzo, nessun programma per le attività della biblioteca e per la cultura…"
“.. il Comitato d’iniziativa convoca un Assemblea il 21.11 per esporre la proposta del Comune… decide di creare commissioni di lavoro al fine di organizzare all’interno del NEI nonostante la mancata autogestione per realizzare queste proposte: coinvolgimento del comitato e dei cittadini del quartiere nella cogestione, adeguare le strutture all’utilizzo dei portatori d’handicap, priorità allo sport come diritto gratuito alla salute, sviluppo di commissioni (cultura,scuola,sport,lavoro) al fine di ottenere la partecipazione attiva di tutti i cittadini…”