20081017-manifestazione.jpg

 

La protesta ha coinvolto un grandissimo numero di studenti, insegnanti, maestri, ricercatori e personale non docente appartenenti a tutti i collettivi e associazioni.

 

«La vostra crisi non la pagheremo noi!» È stata la parola d'ordine del grande corteo che a partire dalle 9.30 di oggi da largo Cairoli a Milano ha attraversato le vie della città fino a fermarsi davanti al Provveditorato Studi di via Ripamonti. Assieme alle altre componenti del mondo dell'istruzione del capoluogo lombardo, gli studenti universitari e delle scuole superiori hanno dato vita ad una protesta accesa ed infiammata, «per creare un vero disagio a questa città – hanno dichiarato i dimostranti – con la chiusura dell'Università, dei suoi uffici e delle sue segreterie». In effetti oggi, a quanto pare per la prima volta, le porte dell'Università Statale, dove alcuni si sono trovati prima dell'inizio del corteo, sono state chiuse ad opera degli studenti, tramite un vero e proprio picchetto: «Oggi siamo noi a chiudere, domani potrebbe essere chiuso per fallimento!», ha detto al megafono uno dei ragazzi che guidavano il percorso dei manifestanti. Critiche molto dure sono state rivolte ai ministri Tremonti, Brunetta e soprattutto Gelmini. «Questa amministrazione è razzista e teme la cultura – ha dichiarato un'altra ragazza – per questo cercano in tutti i modi di tagliarla. Non vuole persone pensanti o solidali». Tra gli argomenti che i manifestanti hanno sollevato, non è mancato un risentito pensiero all'operazione di salvataggio delle banche che i governi di tutta Europa stanno intraprendendo con il denaro pubblico proprio a fronte dei tagli previsti per la scuola. Per non parlare dei soldi pubblici spesi per finanziare la missione militare in Iraq e in Afghanistan.

La mossa di picchettare gli ingressi della sede di via Festa del Perdono non è piaciuta però a tutti gli studenti, per quanto coinvolti nelle ragioni della protesta. Qualcuno l'ha trovata scorretta e sostanzialmente inutile, ritenendo invece uno strumento migliore per esprimere il proprio dissenso verso l'operato del ministro Gelmini l'assemblea degli Stati Generali dell'Università convocata per il 21 di ottobre. La partecipazione è stata comunque notevole: si tratta di una delle più grandi mobilitazioni studentesche, e non solo, degli ultimi anni. La protesta è stata vibrante anche nei confronti dell'attuale opposizione, nella persona dell'ex ministro alla Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni. Tra goliardia e un paio di brutti episodi di vandalismo, il corteo ha sfilato fino al Provveditorato senza creare particolari disordini, a parte uno sparuto gruppetto di teppisti che ha bersagliato la sede dell'Assolombarda con fumogeni, mortaretti e arance. Ciò che ha prevalso è stata la consapevolezza della portata di questa vicenda che coinvolge la scuola in tutti i suoi aspetti. C'è solo da sperare che la mobilitazione studentesca continui a tenere duro, per risvegliare le coscienze e stimolare i giovani ad affrontare la realtà in cui vivono, per tentare di modificarla.

Gli autori di Vorrei
Simone Camassa
Simone Camassa

Nato a Brindisi il 7 maggio del 1985. Insegnante di Italiano, Storia e Geografia nella scuola pubblica, si è laureato in Lettere, in Culture e Linguaggi per la Comunicazione e in Lettere Moderne, sempre all'Università degli studi di Milano. Suona la chitarra elettrica (ha militato in due gruppi rock, LUST WAVE e BLACK MAMBA) e scrive poesie.

Appassionato di sport, ha praticato il nuoto a livello agonistico fino ai diciotto anni, per un anno ha anche giocato a pallacanestro. Di recente, è tornato al cloro.
È innamorato della letteratura in tutti i suoi aspetti, dalla poesia fino al fumetto supereroistico statunitense. Sogna di realizzare un supercolossal hollywoodiano della Divina Commedia, ovviamente in forma di trilogia e abbondando con gli effetti speciali.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.