Premessa
Nel 2002 con l’avvento della Giunta Faglia ci furono da parte dell’allora sindaco i primi annunci sulla volontà politica di fare dell’area ex Macello una “Cittadella dei giovani”.
Le indicazioni per la verità restarono molto generiche e solo sulla carta. Solo annunci, appunto.
Dopo due anni, nel 2004, prese forma un’iniziativa dell’Assessorato alla Comunicazione che decise con successo di partecipare ad un Bando indetto dal Ministero dell’Innovazione, teso a promuovere progetti di e-democracy, iniziative che avevano come obiettivo l’allargamento della democrazia e della partecipazione dei cittadini attraverso Internet.
Con il progetto “E-GOCS, Monza Giovani Oggi Cittadini Sempre”, si decise quindi di raccogliere la sfida. Il progetto, approvato e finanziato dal Ministero, prevedeva un percorso finalizzato alla partecipazione dei giovani di Monza, mettendoli al centro della progettazione partecipata al piano di ristrutturazione dell'Area ex-Macello.
Il “Concorso di progetti e idee” sull’utilizzo dell’area si concluse al termine del mandato amministrativo della Giunta Faglia.
La nuova Amministrazione decise di non dare continuità a tale progetto ma di concorrere a sua volta a una nuova possibilità di finanziamento, possibile attraverso la partecipazione al Bando “Nuova generazione di idee”, emanazione regionale di una iniziativa nazionale dell’allora Ministero alle Politiche giovanili di Giovanna Melandri.
Il progetto presentato dal Comune di Monza insieme ad altri partner della Brianza, denominato “HUB young” è stato così recentemente approvato e finanziato dalla Regione Lombardia.
Con questo atto amministrativo riprende così concretamente la speranza che nell’area ex Macello possano trovare finalmente luogo attività e iniziative per e con i giovani di Monza e Brianza.
È utile e interessante riassumere sinteticamente le filosofie, gli obiettivi e le azioni previste dai due macro progetti (E-gocs e Hub young), per verificare quali sono le similitudini, le discontinuità e le possibili continuità.
Da E-GOCS...
Il progetto E-gocs, dopo aver individuato i partner (Sviluppo Brianza, ABI Città, SWG), nella sua prima fase realizzò un’indagine sui giovani di Monza e Brianza consultando successivamente gruppi di giovani monzesi riguardo alle attese e alle indicazioni che avevano sull’utilizzo dell’area ex Macello.
Il percorso di analisi e consultazione produsse una indicazione generale quasi unanime: l’area dell’ex Macello come luogo di aggregazione e divertimento nel quale poter esprimere la propria creatività, poter incontrare persone, avere la possibilità di partecipare attivamente.
Il bando “Concorso di idee e progetti” si rivolse a cooperative sociali, associazioni e gruppi giovanili, ma per la sua complessità, i vincoli e le richieste professionali poste tagliò fuori, di fatto, tutta la fetta di giovani “non organizzati”, quei gruppi informali e spontanei predisposti invece a farsi coinvolgere secondo “processi partecipativi attivi” (e non seguendo bandi istituzionali).
Venti i progetti presentati, 15 quelli ammessi; una gamma molto ricca di proposte, una forte disponibilità dei soggetti proponenti a passare dalla fase teorica a quella operativa.
La Commissione preposta, nella sua relazione finale, aveva indicato quali erano le “linee guida” percorribili, leggendo e riepilogando il materiale emerso.
Le linee proposte andavano a nominare le aree in relazione al loro utilizzo:
Divertirsi: area per sport (centro sportivo multidisciplinare, skate park etc.), eventi (spazio multifunzionale per concerti, rassegne, etc.), ritrovo (bar, pub etc.).
Accogliere: uno spazio per un “ostello-pensionato” dedicato a giovani italiani e stranieri, studenti fuori sede, giovani in difficoltà sociale; una struttura che prevedesse anche residenzialità di breve-medio periodo a prezzi calmierati.
Creare:un luogo per produzione artistica e promozione culturale (sale prove, sale d’incisione, laboratori, spray-park, teatro, cinema etc.)
Lavorare/Imparare:una area per attività come opportunità formativa e lavorativa (sportelli Europa, incubatori d’impresa, laboratori tecnologici, l’inserimento lavorativo nel settore dell’arte etc.)
Gestire: la possibilità offerta ai giovani di gestire direttamente alcuni servizi, utili al funzionamento dell’insieme dell’area e dei progetti (centro servizi di accoglienza e di informazione, sostegno inserimento diversamente abili, gestione bar/pub/rassegne etc.)
Partecipare e Comunicare: l’area/progetto come una grande occasione per attivare la partecipazione delle associazioni giovanili, dei gruppi informali ma anche possibilità di promuovere esperienze di partecipazione allargandole al volontariato italiano ed europeo; il progetto come opportunità di sperimentare direttamente da parte dei giovani di diverse modalità comunicative (“radio macello”, sito web, magazine, newsletter, info point etc.).
…a HUB YOUNG
Il progetto Hub young, trova origine in un “Accordo di programma” tra Ministero alle Politiche Giovanili e la Regione Lombardia denominato “Nuova generazione di idee” indetto nel febbraio 2008. Sono ammessi a partecipare i Comuni interessati ad operare in rete con soggetti del territorio per progetti col fine di sviluppare la creatività e l’imprenditività dei giovani assieme allo sviluppo delle competenze e della loro autonomia. L’obbiettivo va raggiunto attraverso iniziative che riguardino il sostegno a creatività, partecipazione giovanile, informazione e comunicazione, promozione dello sport etc.
I progetti devono avere come valore minimo 500.000 Euro, per la durata di 18 mesi e prevedere almeno il 40% di co-finanziamento dei proponenti.
Nasce così “Hub young”, un progetto che vede il Comune di Monza capofila assieme ad altri Comuni della Brianza e che prevede la partecipazione di soggetti appartenenti a privato sociale, volontariato e privato propriamente detto: i comuni di Seregno, Desio, Lissone, Brugherio, Muggiò, Associazione Industriali, Camera di Commercio, Formaper, Brianza Solidale, Consorzi Exit e CSL, Duomo di Monza e Oratori, Cooperativa Diapason, Associazione Odeon, Centro Orientamento Famiglie, Università Bicocca e altri.
Nel mese di Settembre la Regione Lombardia approva il progetto Hub young, che prevede un finanziamento complessivo di 2 milioni e 200 mila euro, dei quali più di un milione finanziato dal fondo regionale. Il Comune di Monza partecipa con un co- finanziamento di 600 mila euro.
Per quanto riguarda Monza, il progetto Hub young prevede quattro Azioni:
Azione 1: Hub Young fisico e virtuale
Fisico: un’insieme di vecchie e nuove strutture da utilizzare nell’Area ex Macello per 24 mila mq; una palazzina per il centro servizi aggregativi, il centro operativo del progetto, l’ufficio per le politiche giovanili di Monza;
Virtuale: un sito web che dovrà svolgere la duplice funzione di ricerca e osservazione delle tematiche giovanili in Brianza. Hub come opportunità di interazione attraverso il web con i giovani.
Azione 2: Business Angels – Facilitatore d’impresa
L’organizzazione di un “Concorso di idee” denominato “Tu ci dai un’idea, noi ti regaliamo un impresa” e che riguarderà la creatività, l’innovazione e la capacità imprenditiva in alcuni settori (arti creative, moda, legno, meccanica, innovazione tecnologica). Il progetto alla fine premierà 50 partecipanti, selezionati attraverso un percorso che prevede diverse fasi selettive: informazione, orientamento, supporto e accompagnamento personalizzato. In premio una “dote” in denaro, bonus formativi, consulenze gratuite per l’avvio dell’eventuale impresa.
Azione 3: Living Hub – Media center
Una tecnostruttura di 2000 mq (ex tettoia cavalli) che permetterà attività e iniziative di studio-lavoro-divertimento, sia al chiuso che all’aperto, sia d’estate che d’inverno.
Il cuore di questa azione prevede iniziative tese a valorizzare la “creatività” dei giovani attraverso l’organizzazione di eventi e manifestazioni nelle diverse modalità di espressione giovanile, compreso l’utilizzo della multimedialità.
L’obiettivo è quello di favorire la partecipazione diretta dei giovani a partire dalla gestione delle iniziative ed attività proposte. Una sub-azione prevede laboratori presso Area Odeon.
Azione 4: La Filiera della creatività applicata
È questa un’azione dedicata ai giovani “creativi” nei diversi ambiti artistici quali musica, pittura, fotografia, writing, fumetto, cortometraggi etc. L’obiettivo è quello di sostenere e promuovere la creatività, anche come opportunità professionale e imprenditoriale attraverso percorsi di formazione e di sperimentazione.
Azione 5: Hub Sport
In un’area all’aperto di circa 2000 mq, il progetto prevede due tipi di attività: una struttura (skate park) per la pratica dello skate, della bici bmx e dei pattini e un’altra con percorsi per “guida sicura” per le moto.
Obiettivi dichiarati sono quelli di incentivare la partecipazione dei giovani alle attività sportive, non solo come utenti ma come collaboratori alla gestione, e di favorire una positiva inclusione sociale dei giovani “più a rischio”.
Il progetto Hub young, prevede un complesso modello operativo e decisionale, che cerca di tenere assieme la dimensione sovraterritoriale dei progetti con il rispetto delle autonomie locali; la collaborazione dei partner adulti capofila delle azioni con le reti associative e giovanili; il ruolo degli enti locali e istituzionali con i soggetti d’impresa sociale e volontariato.
L’avvio del progetto sarà probabilmente posticipato a Gennaio 2009; il termine dei lavori è previsto per la primavera del 2010.
Per il lancio di Hub Young si prevede una grande campagna di informazione e comunicazione per i cittadini e soprattutto per i giovani attraverso grandi eventi specifici e un ampio utilizzo di strumenti comunicativi tradizionali e innovativi.
È sempre un bel macello
Riflettere mettendo a confronto i due progetti (E-Gocs e Hub Young) non è un’operazione inutile, perché proprio dal confronto tra le due proposte è possibile vedere problemi e potenzialità comuni delle quali, ci auguriamo, far tesoro alla vigilia della partenza di una iniziativa così importante e onerosa. Veniamo ora ad alcuni appunti.
Una prima considerazione:
tempi delle istituzioni e tempi dei giovani.
È rilevabile nei due progetti, così come in moltissime altre esperienze di politica giovanile, la distonia tra “i tempi delle istituzioni” e i “tempi dei giovani”.
I primi, quelli istituzionali, sono molto lenti, in particolare nella fase di messa in moto e di attuazione, mentre invece sono brevissimi i tempi che si danno agli enti locali per la progettazione e la stesura delle iniziative, impedendo così di fatto un reale coinvolgimento dei giovani e dei soggetti del territorio nella fase di ideazione e progettazione.
È avvenuto per E-gocs, nella sua lentissima fase di incubazione, indagine e consultazione: brevissimo è stato invece il tempo dato per la selezione e la definizione dei progetti possibili.
Rischia di avvenire lo stesso in Hub young, che ha avuto tempi limitati per la stesura del macro-progetto (con mancato coinvolgimento della città e dei giovani) e già ora paga i prezzi del ritardo d’avvio in attesa del “semaforo verde” della Regione. La più grossa preoccupazione riguarderà la fase attuativa, perché sarà molto difficile coniugare la lentezza amministrativa, il mastodontico organigramma previsto e la macchinosa complessità procedurale con le attese e le richieste di dinamicità e velocità dettate dalle operatività del mondo giovanile coinvolto. I tempi dei giovani sono infatti veloci e dinamici: nei loro cambiamenti di età (si diventa già adulti in attesa dell’attuazione di certi progetti…); nella mutazione delle domande e dei bisogni che esprimono; nella stessa presenza dei gruppi giovanili, portati a fondersi e sciogliersi con frequenza e velocità.
Una seconda considerazione:
la relazione tra “attese create” nei giovani e azioni effettivamente realizzate.
Partendo dall’assunto che operando con i giovani è meglio non far nulla e star fermi che promettere e annunciare cose che poi non si fanno, l’esperienza E-gocs, è stata da questo punto emblematica. Un progetto che aveva creato tante attese sull’uso dell’area ex Macello e sulla realizzazione dei progetti presentati da una molteplicità di soggetti giovanili ha restituito poi tanti soggetti “frustrati”, prima dalla lentezza della precedente amministrazione e poi dalle scelte poco giustificabili di quella nuova. Infatti l’assessorato odierno ha chiuso di netto con il progetto precedente, ne ha avviato uno proprio e non ha ritenuto opportuno dedicare questo anno di stallo a una “fase ponte” che potesse sperimentare in concreto nell’area alcuni progetti fattibili. Risorse, energie, speranze e attese buttate via unicamente per ragioni di “geopolitica”, allontanando ulteriormente i giovani dalle istituzioni, e in definitiva: una grande dispersione di risorse economiche ed umane.
Un’ultima considerazione:
continuità e discontinuità tra i due progetti.
Hub young eredita positivamente da E-gocs la scelta dell’utilizzo dell’area ex Macello riguardo alle attività del tempo libero, della creatività giovanile e della dimensione del divertimento sportivo (area skate), mentre abbandona incomprensibilmente l’area dell’ospitalità giovanile (strano per una città che si propone per avere una propria università e punta sul turismo), così come lascia nel cassetto molte idee-iniziative presenti in Egocs legate ai servizi per la musica, alla promozione del volontariato giovanile e alla proposta di stili di commercio e di consumi alternativi agli attuali.
Una caratteristica differenzia i due progetti: in E-gocs c’era una gamma eterogenea di proposte fatte da una pluralità di soggetti, magari piccoli ma desiderosi di partecipare con tutto il carico di entusiasmo e coinvolgimento necessario. Hub young ha preferito invece individuare “partner adulti” come responsabili unici e capofila delle azioni; partner che rassicurino gli enti locali anche rispetto a “vicinanze culturali”, partner preferenziali, scelti dall’attuale amministrazione (vedi la gamma della associazioni imprenditoriali) ma che rischiano di lasciare ai margini una partecipazione reale dei giovani. Giovani che, probabilmente per necessità procedurali, sono stati di fatto fino ad ora i grandi assenti di una mega-progetto che riguarda proprio loro.
Potenzialità e rischi per Hub Young
Le potenzialità del progetto sono enormi, basti pensare ai finanziamenti ricevuti (mai viste queste cifre per le politiche giovanili) e agli investimenti previsti (la ristrutturazione dell’ex Macello, un progetto, che pur nella sua complessità, sembra “reggere” nei suoi macro obiettivi e nelle azioni individuate). Si tratta quindi di una grande opportunità “bipartisan” per la città: maggioranza e opposizione, giovani e adulti, ente locale e privato. Un’occasione, unica, da non sprecare!
È con questa convinzione di base che ritengo sia utile individuare da subito mancanze, problemi, rischi per verificare la possibilità di aggiustamenti in “corso d’opera” se si riterranno necessari per la buona riuscita dell’esperienza.
Il primo rischio: grande immagine, ma sotto il vestito?
Un gran parte del progetto e delle spese previste riguardano la comunicazione, la promozione e la visibilità del progetto stesso, enfatizzando attese nei giovani con slogan discutibili come: “Tu ci dai una idea, noi ti regaliamo un’impresa”;
Il secondo rischio: ma il self service è partecipazione?
Il fornire una vasta e ricca gamma di iniziative, bandi, servizi e proposte “precotte” non rischia di confermare i giovani come utilizzatori e consumatori del “grande supermarket Hub young” anziché, come più volte enunciato, essere realmente partecipi e protagonisti dell’ideazione e dell’attuazione delle azioni?
Un terzo rischio: qual è il modello educativo e culturale?
Il progetto nelle sue premesse e nei suoi obiettivi non chiarisce quale sia il modello sociale, culturale e pedagogico di riferimento. Infatti, ad un linguaggio che gronda di inglesismi e modernismo (Hub, slot, business angels, living hub, media center etc.) si aggiunge una criptica affermazione nella premessa del progetto, quella che invita i giovani a: “non solo rispondere ai bisogni dell’uomo, ma indicare all’uomo quei bisogni che lo possono rendere tale (Sofia Vanni Rovighi). L’insieme delle azioni è attraversato da più modelli socio-culturali che sembrano difficilmente potersi incontrare. Da una parte, infatti, un modello culturale e pedagogico tutto centrato sulla selezione e competitività (vedi le “azioni” sulla creazione d’impresa) con partner come l’Associazioni industriali e simili che proporranno il loro modello di impresa, lavoro, orientamento e professionalità, pur sapendo che esistono altri approcci (come quelli che sanno tenere insieme imprenditività e cooperazione, competitività e solidarietà). Dall’altra, le “azioni” per l’aggregazione e la creatività confermano modelli sociali che mettono al centro la priorità dei processi attivi dei giovani, prima che l’immagine e la quantità dei risultati.
Un quarto e ultimo rischio: quale utilizzo delle risorse economiche?
Le cifre in campo: 2 milioni e 600 mila euro per l’insieme del progetto, quasi tre milioni di euro. Le risorse necessarie alla ristrutturazione dell’area ex Macello imporrebbero una riflessione seria e rigorosa sul loro utilizzo per evitare dispersioni e sprechi. Un esempio di questo rischio: già lascia perplessi la scelta di fare dell’azione 1 (facilitatore d’impresa) la priorità del progetto; questa perplessità aumenta poi, quando si constata l’evidenza della sproporzione tra la spesa prevista (500 mila euro) e gli effettivi utilizzatori finali individuati nelle 50 idee-persone. Cinquanta persone, che tra l’altro, non avranno la garanzia dell’automatico sbocco d’impresa per i loro progetti. Così come d’altro canto le sub-azioni formative finanziate sembrano rispondere più alla funzione di finanziamento delle agenzie di formazione e delle associazioni imprenditoriali esistenti in città, che già dovrebbero adempiere a tale funzione, piuttosto che finanziare azioni effettivamente innovative.
Infine, una constatazione.
La constatazione è quella che il “grande Hub” non abbia voluto accogliere “piccoli grandi esclusi” dalle politiche giovanili monzesi: ci riferiamo alla specificità dei giovani stranieri che sempre di più nella loro crescita segneranno nel bene e nel male la storia della futura nostra comunità; ci riferiamo alle “fasce normalmente deboli” che, chiuso il centro per il lavoro, avrebbero bisogno di servizi informa-giovani e di orientamento così come presenti in tutti i capoluoghi di provincia; ci riferiamo al mancato sviluppo della connessione tra centro città e periferie.
Una domanda.
Vorremmo capire meglio quali siano le risorse effettive che il Comune di Monza intende investire nel progetto.
Attualmente il co-finanziamento (delibera di aprile 2008) si limita a far “figurare” come spese (600 mila euro) le risorse per il personale (già esistente), le spese generali (già previste) e 300 mila euro come quota per la ristrutturazione dell’area (già previsto nel piano opere pubbliche), quando il Bando Regionale escludeva possibilità di far figurare investimenti in immobili e strutture. Vorremmo capire quindi se il co-finanziamento è solo figurato o reale.
Una speranza.
La speranza è che già sin dall’avvio del progetto si abbia quella flessibilità e disponibilità necessaria ad accogliere modifiche e idee “in corso d’opera”, proposte che possono venire dai soggetti non coinvolti dal partneriato e soprattutto dai diversi “mondi” giovanili monzesi. La speranza è che si crei da subito nelle istituzioni, nella associazioni e in città quel clima di confronto e collaborazione positiva necessaria alla buon riuscita del progetto stesso. La speranza è che la grandezza di Hub young non oscuri e non esaurisca la necessità di politiche giovanili in Monza; politiche che sappiano sviluppare anche azioni per fasce di giovani e adolescenti che anche rispetto al lavoro, alla casa, al credito, alla famiglia, all’integrazione attendono da tempo proposte ed iniziative.
Partito da un lavoro di ricerca sulle espressioni culturali contemporanee, Milano Film Festival è diventato una selezione estremamente interessante della produzione mondiale non legata alle logiche di mercato e ha assunto il ruolo di talent scout e di distributore alternativo: la ricerca e la diffusione delle opere sono i suoi punti di forza; la globalizzazione delle idee e delle espressioni, la sua cifra stilistica. Le opere provengono dai più diversi Paesi del mondo, anche i più sperduti e meno rappresentati: sono lungometraggi e cortometraggi mai visti in Italia, presentati senza divisioni per categorie e discriminazioni di sorta. Milano Film Festival non solo è riuscito a creare un vero contatto tra pubblico e registi, operatori e fruitori, ma ha anche varato il progetto ri-distribuzione per favorire la circolazione dei film anche dopo il festival. A dimostrazione che sganciarsi da mode e condizionamenti è possibile e che le regole del cinema possono cambiare».