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ventitre anni è rappresentante degli studenti dell'Università Cattolica di Milano e consigliere di circoscrizione a Monza. Con lui abbiamo parlato del coinvolgimento dei giovani in politica. A dispetto dell'età, sembra davvero di avere a che fare con un politico consumato. D'altro canto, quando uno da anni lavora in Forza Italia per il coordinamento di Monza e Milano, vuol dire che c'è portato.

 

Nella tua esperienza, qual è la risposta dei giovani ai temi politici?
C'è molto disinteresse e molta disinformazione, ma contemporaneamente anche molta curiosità. Ho incontrato tanti ragazzi che avrebbero avuto piacere ad essere coinvolti nella gestione della cosa pubblica, ma hanno spesso trovato un muro di difficoltà burocratiche che ha impedito loro di entrare nella politica di partito. È più facile che si avvicinino alla politica fatta dai giovani per i giovani o dagli studenti per gli studenti, all'interno delle università.

Per sensibilizzarli, quali iniziative intraprendete come partito?
Frequentemente sull'attualità organizziamo campagne di informazione negli atenei, ma anche fuori dalle scuole superiori di Milano e della Brianza, cercando di avvicinare i ragazzi per far conoscere i temi dell'agenda politica, ottenendo riscontri positivi anche da chi non la pensa come noi. La prima cosa che un giovane cerca, in fondo, è la partecipazione.

Quali sono i valori che tu reputi più importanti per un giovane?
Di certo il coraggio. È il vero motore di qualunque interesse uno possa avere. Noi nati negli anni Ottanta possiamo cambiare la storia se dimostriamo di essere la generazione di chi non si arrende e non si accontenta, a destra come a sinistra. Anche l'intraprendenza e la capacità di rimboccarsi le maniche sono importanti.

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All'interno del tuo impegno politico, come ti sei posto nei riguardi degli immigrati di seconda generazione, giovani cittadini italiani di origine straniera?
Nel nostro movimento studentesco a Milano abbiamo figli di stranieri. Io lavoro con due ragazze di origine albanesi e con un libanese. Deve farci riflettere quello che è accaduto negli Stati Uniti, dove un quarantasettenne figlio di un immigrato kenyota e di una casalinga del Kansas è diventato presidente. Spero che una cosa del genere possa accadere anche in Italia.

Un paese in cui a settant'anni si è ancora presidenti del Consiglio e a novanta della Repubblica...
Di per sè non è una cosa negativa, perchè l'età in se stessa non è negativa. In Italia la classe dirigente è anziana perchè i meccanismi di selezione, o meglio di non selezione, impediscono ai giovani di emergere quanto meriterebbero. Io vorrei che le persone con più esperienza di me continuino a fare politica, ma anche che a chi ha trenta o quarant'anni in meno di loro sia possibile farsi valere.

A Monza, sei stato eletto nella lista del Pdl nella quarta circoscrizione. Come intendi migliorare la tua città in questo momento con i mezzi a tua disposizione?
C'è una grande richiesta di attenzione da parte della gente, di cui ho cercato di farmi carico negli ultimi anni. Le persone hanno capito che i comuni possono influire moltissimo sulla vita quotidiana. L'esigenza è essenzialmente il buon governo. Infatti io mi sono messo completamente a disposizione dei miei concittadini anche al di là della bandiera politica, che spesso conta poco. La sicurezza è ciò che più sta a cuore della cittadinanza. Ma anche il sociale è importante, persino in una città "ricca" come Monza. Nella mia circoscrizione sono a capo della Commissione Servizi sociali, Sanità, Scuole e Politiche giovanili, e mi sono reso conto che anche qui le situazioni di degrado sociale e scarsa attenzione delle istituzioni nei confornti della gente sono molteplici. Bisogna dare a tutti le stesse opportunità.

E tu a quali iniziative hai partecipato?
Ho messo in piedi una cosa mai fatta: una Consulta per i servizi alla persona. Si tratta di un modo per aprire le istituzioni alla cittadinanza e far sì che tutti i cittadini interessati ai temi del sociale abbiano un luogo di confronto e dialogo per studiare iniziative comuni e spendere meglio i soldi dei contribuenti. L'iniziativa ha avuto successo.

 

La strada per migliorare la realtà locale è la politica o non ci si riesce forse meglio attraverso l'associazionismo e il volontariato? Hai collaborato con chi si presta a queste attività?
Sono due impegni diversi, ma con affinità. Ho collaborato con associazioni presenti sul territorio, come la Croce Rossa. Anch'io sono stato arricchito dalla conoscenza di un mondo di cui prima sapevo poco, fatto di dedizione e generosità. La società non ne può fare a meno, e la pubblica amministrazione ha l'obbligo di favorire iniziative a favore dei cittadini che dai privati possano essere fatte meglio che dalle istituzioni. Il volontariato ne è un caso. La politica andrebbe intesa allo stesso modo, dovrebbe cioè consistere nel mettere se stessi al servizio della comunità. Anche questo impegno richiederebbe molta generosità.

Il tema della sicurezza è stato di certo uno dei più scottanti in campagna elettorale. Nella tua circoscrizione è un problema? E quali soggetti coinvolge?
La mia circoscrizione, anche se decentrata, non ha mai avuto grossi problemi di sicurezza. C'è del degrado, per esempio nei dintorni della stazione o nei giardini dietro l'ex Oviesse. Anche con i cittadini extracomunitari che vivono nella circoscrizione non ci sono situazioni gravi. Ovviamente ci sono da affrontare casi di spaccio e la prostituzione, soprattutto nella zona di viale Lombardia. A dire il vero, però, anche la precedente amministrazione di centrosinistra era sempre stata molto attenta al problema della sicurezza.

 

 

A proposito di Università

Intervistato sui giovani e il loro coinvolgimento politico, il rappresentante degli studenti all'Università Cattolica di Milano ha parlato anche delle vicende legate al futuro dell'università

Hai avuto modo di parlare con gli studenti della riforma Gelmini e della legge 133 di quest'anno? Che pareri hai raccolto?
In primis pareri quasi unanimemente negativi sui tagli, che generano preoccupazione maggiore negli atenei statali più affaticati finanziariamente. D'altronde la misura è necessaria per non sfondare il tetto del deficit/PIL del 3%. Certo non devono essere fini a se stessi, ma commisurati al criterio del merito. Al riguardo, noi per esempio vorremmo chiedere al ministro Gelmini di ripristinare l'Agenzia nazionale per la valutazione dello studio Universitario per tagliare di più dove peggio si è speso. Bisogna stabilire nuovi criteri di reclutamento del personale docente e di sicuro aumentare i finanziamenti per le borse di studio.

Mi permetto: la meritocrazia non dovrebbe attuarsi, invece che tramite il taglio dei finanziamenti, con l'esonero del cattivo amministratore dando anzi al nuovo la possibilità di rimettere in sesto l'istituto?
Sono d'accordo, purtroppo nell'attuale ordinamento italiano questo non si può fare, salvo casi eccezionali. Ad esempio, noi riteniamo opportuno che il ministro fosse intervenuto presso gli organi competenti per rimuovere i rettori di quelle cinque università italiane che hanno i bilanci peggiori, a partire da Siena. Ma ci vuole una riforma per questo.

Ecco, proprio l'esempio di Siena è emblematico: mi risulta che sia una delle poche università che cerca di assumere i propri ricercatori invece che mantenerli precari. Questo è sprecare?
L'assunzione di per sè non è uno spreco, ma va commisurata alle risorse disponibili. Negli ultimi anni si sono svolti concorsi per promuovere tredicimila ricercatori a docenti associati e come risultato ne sono stati assunti ventiseimila. Continuando così si va al collasso.

Essendo sia studente che militante di partito, secondo te quanto è importante il legame tra giovani che danno luogo a episodi violenti come piazza Navona e determinate organizzazioni politiche? Hai mai avuto a che fare con gli uni o con le altre?
Il legame c'è, anche se non l'ho vissuto in prima persona, dato che il mio partito non ha mai considerato la violenza come strumento politico. Più di una volta, mi è capitato di avere a che fare con della violenza verbale, più che fisica. Mi è successo di essere stato costretto a smontare dei banchetti informativi in statale, ma per dovere di cronaca devo precisare che è accaduto pochissime volte.

Gli autori di Vorrei
Simone Camassa
Simone Camassa

Nato a Brindisi il 7 maggio del 1985. Insegnante di Italiano, Storia e Geografia nella scuola pubblica, si è laureato in Lettere, in Culture e Linguaggi per la Comunicazione e in Lettere Moderne, sempre all'Università degli studi di Milano. Suona la chitarra elettrica (ha militato in due gruppi rock, LUST WAVE e BLACK MAMBA) e scrive poesie.

Appassionato di sport, ha praticato il nuoto a livello agonistico fino ai diciotto anni, per un anno ha anche giocato a pallacanestro. Di recente, è tornato al cloro.
È innamorato della letteratura in tutti i suoi aspetti, dalla poesia fino al fumetto supereroistico statunitense. Sogna di realizzare un supercolossal hollywoodiano della Divina Commedia, ovviamente in forma di trilogia e abbondando con gli effetti speciali.

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