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Tutti dovrebbero essere toccati da un posto del genere almeno una volta nella vita,
per capire, e per non volerne più visitare alcuno.

KZ-Gedenkstätte DACHAU (1933-1945) - München

Dachau è una cittadina tranquilla alle porte di Monaco di Baviera, immersa nel verde, case basse con giardino, 40mila abitanti, un tenore di vita direi buono.

Mentre sei alla ricerca di un cartello che indichi la direzione corretta non fai che domandarti "ma come fanno? come possono non voler scappare da un luogo che porta un nome tanto feroce? come ci si sono abituati?!?", nel frattempo ti spingi verso la zona est industriale, fino a raggiungere un ampio parcheggio dal quale si prosegue a piedi su una strada sterrata, un filare di alberi costeggia le mura di cinta, poi arrivi all'edificio d'ingresso, bianco, intatto, il cancello in ferro nero porta la crudele scritta "Arbeit macht frei" (Il lavoro rende liberi) ed entri...

Silenzio assoluto.
L'enorme piazzale è vuoto. Grigio.

Da una parte il sito è chiuso da un lungo edificio bianco a U che ospitava le funzioni amministrative (oggi accoglie un percorso storico/museale) mentre dall'altra si sviluppa un lungo viale alberato che fungeva da spina dorsale per le 34 lunghe baracche (queste sono state distrutte dopo la liberazione. Due di esse sono state poi ricostruite come memoria storica). Al centro è stato posizionato il suggetsivo Memoriale Internazionale fatto erigere dagli ex prigionieri nel '68.

Una serie di pannelli descrittivi e fotografici ti accompagnano, come una serie di pugni allo stomaco, minuto dopo minuto, ora dopo ora, verso il luogo più straziante, l'edificio con la camera a gas e i forni crematori.

Non mi sono mai sentito così... così vicino, così dentro alla storia, densa e cruda.
Tutto è ancora lì, immobile.

Ho avuto paura.
Tutti dovrebbero essere toccati da un posto del genere almeno una volta nella vita, per capire, e per non volerne più visitare alcuno.

www.kz-gedenkstaette-dachau.de
Reportage: 9 dicembre 2007


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Gli autori di Vorrei
Massimiliano Giani