Interista ad Andrea Poggio. "Anche Obama insiste sulla necessità dei pannelli solari e cambiare le auto. Se ne prendiamo coscienza, sarà più facile costruire nella crisi un futuro di garanzia e pace ai nostri figli"
Rispetto alla crisi mondiale (economica, energetica, sociale), come si pone l’ambientalismo? Quali sono i rimedi possibili?
L'ambientalismo è come quella squadra di pallavolo che ha saputo alzare bene la palla e si accinge a schiacciare. Con gli scienziati di tutto il mondo dell'IPCC, quelli premiati con il Nobel, abbiamo lanciato i primi allarmi sui cambiamenti climatici e cercato di preparare la civiltà che verrà dopo il petrolio. Oggi la crisi economica si intreccia con la rottura degli equilibri climatici, economisti e governi ammettono di trovarsi di fronte ad una situazione senza precedenti, che richiede soluzioni nuove. Ad occuparsi di ambiente sono ora i Presidenti delle principali potenze, le nuove multinazionali, sono interessati sia popoli ricchi che i disperati della terra. Ecco, tornando agli ambientalisti, utili in questi anni a sollevare i problemi, lo saranno anche per trovare le soluzioni? Spero di sì, credo di sì. Ma a condizione che cambiamo anche noi.
Cambiare come?
Per essere parte della soluzione del problema dobbiamo per primi evitare di proporre soluzioni settoriali: dalla crisi finanziaria e dalla crisi economica si può uscire solo con proposte economiche socialmente e ambientalmente sostenibili. Lo hanno capito ormai sia la Comunità Europea che il nuovo Presidente degli Stati Uniti: gli ambientalisti debbono capire però che le energie rinnovabili, l'efficienza energetica, l'uso delle risorse naturali, una nuova agricoltura, i nuovi prodotti dell'era della sostenibilità debbono meglio di prima dare da mangiare, dare lavoro, rispondere ai nuovi bisogni, far girare ricchezza e alimentare l'economia meglio di prima.
Poi gli ambientalisti non debbono solo proporre e fare chiacchiere. Debbono dimostrare, debbono fare vedere e toccare con mano che le soluzioni che propongono sono vere, che invece è il rilancio del vecchio sviluppo, basato su centrali a petrolio e autostrade, che è illusorio. Debbono praticare quello che propongono, contribuire a produrre i beni e i servizi che richiedono, sperimentare la loro desiderabilità, richiesta di mercato capacità di mettere in moto economia. Alex Langer sosteneva: “La conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile.”
Tu hai scritto un libro dal titolo “Vivi con stile”. Ce ne puoi parlare? Come si incrociano le soluzioni che suggerisci con la crisi del sistema economico?
Il libro “Vivi con stile”, e poi il sito www.viviconstile.org, il successivo volume “Viaggiare leggeri” hanno dato origine, a causa del loro successo, ad un piccolo movimento, ad una campagna di Legambiente. Tutti questi strumenti sono nati da una domanda, dentro l'associazione Legambiente, che veniva rivolta alla nostra associazione: “Bene, mi avete convinto. Ma ora che posso e debbo fare per migliorare e dare futuro al mondo?” Ebbene, come abbiamo dimostrato tantissime cose possibili e convenienti, in casa nostra (riscaldamento, usare l'acqua e gestire i rifiuti) e fuori (stili di mobilità), orientando le politiche locali (Comuni e Regioni) e il mercato (scegliendo prodotti bio, solidali, a basso impatto o aggregandomi ad un gruppo d'acquisto).
Possono dei rimedi così parziali, porre un freno al degrado dell’economia e dell’ambiente?
Non è detto che ciò che descrivo cambi il mondo, probabilmente se ci si limita a comprare solo per sé prodotti puliti e ci si costruisse una casa ecologica su un eremo, certamente no. Ma se tutti o parte di questi cambiamenti non sono fatti in solitudine, si può cambiare il mondo molto di più di quello che appaia a prima vista. Ormai anche i governi delle grandi potenze hanno capito che non basta emanare leggi e orientare l'economia. Persino gli scienziati non si fidano più solo di soluzioni tecnologiche e ci ricordano che sono necessarie risposte di sistema. Politici e tecnici più avveduti sostengono che è necessario cambiare i nostri stili di vita. Ricordo che il presidente Bush, dopo l'attacco terroristico alle Torri Gemelle, dichiarò che “il nostro stile di vita non è negoziabile”. E così andò in guerra per garantirsi il petrolio. L'Unione Europea, con Barroso e Merkel, nel 2007 risposero con un “Occorre una rivoluzione” negli stili di vita e oggi Barack Obama insiste continuamente sulla necessità di cambiare le case, mettere pannelli solari, cambiare le automobili degli americani. Anche loro sono impotenti senza un cambiamento dal basso. Se ne prendiamo coscienza, sarà più facile costruire nella crisi un futuro di garanzia e pace ai nostri figli.
Andrea Poggio è vicedirettore generale di Legambiente. Responsabile del "Premio all'innovazione amica dell'ambiente" e della campagna "Puliamo il mondo", nel 2001 ha avviato a Milano il primo servizio di car sharing italiano. Giornalista e fondatore del mensile "La nuova ecologia", è autore tra l'altro del volume Ambientalismo (Editrice bibliografica, 1996).