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‘Ndrangheta In manette 20 affiliati al clan del boss Marcello Paparo. La base operativa era a Cologno Monzese

Da DNews

I suoi tentacoli sono arrivati finoalle "Grandi opere". Hanno aggirato la normativa antimafia e da Isola di Capo Rizzuto a Milano hanno avvinghiato i cantieri sulla linea dell'Alta velocità e sulla Serenissima, nel tratto milanese. Giri d'affari plurimilionari. Denaro sporco guadagnato con la corruzione, le minacce, le pistole e il sangue. A Milano la piovra si chiama ‘ndrangheta e Cologno Monzese è la sua base operativa. Non si tratta di una semplice "succursale " calabrese in terra lombarda. Le ‘ndrine vivono e si alimentano al Nord.

Il blitz
Lo hanno scoperto i carabinieri del nucleo diMonza, che lunedì all'alba hanno arrestato venti affiliati al clan Paparo. Di questi, dodici vivevano e agivano nell'hinterland, gli altri tra le province di Taranto e Catanzaro. Altri due sono ancora latitanti. L'organizzazione esercitava il proprio controllo sull'intero territorio milanese. Si inseriva nelle procedure di assegnazione degli appalti di importanti società impegnate nella realizzazione di opere pubbliche. La terra vale oro. La cosche lo hanno capito bene e servendosi di intimidazioni, minacce di morte e metodi mafiosi, hanno conquistato il monopolio del movimento terra. Scavi e carichi di materiale edile, trasportato da un cantiere all'altro sui camion dei Paparo. Il clan si è preso la tratta Pioltello- Pozzuolo Martesana per la realizzazione della Tav. E poi i cantieri sulla quarta corsia dell'autostrada A4, nel tratto milanese. Il presunto «padrino » della cosca è Marcello Paparo, 45 enne originario di Crotone. Il suo braccio destro la figlia, di soli 21 anni, Luana. A loro è riconducibile "Ytaka", un consorzio che racchiude sei societ à , t u tte con sede nell'hinterland, tra Brugherio e Cologno: Quality Log, Immobiliare Caterina, Work in porgress, Innovazione, La logistica e P&P. Ed è quest'ultima, la P&P, la ditta specializzata nel movimento terra. I militari hannomesso i sigilli a beniper oltre 10 milioni di euro fra terreni, capannoni, appartamenti e due autorimesse. Sigilli anche al centro medico polidiagnostico San Maurizio, sempre a Cologno. Sequestrati 130 mila euro in contanti.

Lanciarazzi della Nato
Tra le armi a disposizione del clan c'era anche un lanciarazzi in dotazione alle forze armate della Nato. II carabinieri lo hanno trovato a acasa di Giancarlo Paparo, fratello del presunto boss Marcello. È lui infatti, secondo gli inquirenti, l'uomo che si occupava della custodia delle armi. Le indagini sono partite nel 2004, quandola notte tra il 3 e il 4ottobre, furono esplosi alcuni colpi di pistola contro l'abitazione e l'auto di Marcello Paparo. Da quel momento in poi, le intercettazioni ambientali e telefoniche, i pedinamenti e i controlli nei cantieri, hanno portato all'operazione di lunedi. Ci sono inoltre altri 18 indagati coinvolti nell'indagine condotta dalla Distretto antimafia della Procura di Milano, tra Como, La Spezia, Bergamo ed Alessandria.

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Il cambiamento. La terza generazione è sempre più lontana da faide e traffico di droga: sono imprenditori. Le nuove ‘ndrine puntano all’Expo

Si temono infiltrazioni nell'Expo. Si continuano ad arrestare latitanti. E si chiedono commissioni di inchiesta. Le operazioni delle forze dell’ordine e le preoccupazioni per laMIlano in vista del 2015, sembrano confermare che la ‘ndran - gheta ha due capitali: la prima in Calabria e la seconda nel capoluogo lombardo. Dagli stupefacenti ai cantieri Ma la ‘ndrangheta a Milano sta cambiando volto. Se in passato gli affari si facevano con le armi e il traffico di stupefacenti, ora i clan puntano agli appalti e subappalti nei cantieri edili. Al cosiddetto “mo - vimento terra”. Un nuovo mercato, regolato da un “car - tello” di famiglie di origini calabresi e capaci di garantirsi il monopolio sull’hinterland. I loro affari vanno oltre le faide interne nei paesi calabresi. Le cosche che nel Sud si fanno la guerra, qui fanno accordi. È il caso dei Nicoscia e degli Arena. Per il procuratore Manlio Minale, l’operazione di ieri, che ha portato all’arresto di venti persone, delle quali nove indagate per associazione mafiosa, «segna un passo in avanti perché si è individuata la terza generazione della 'ndrangheta in Lombardia». E questo per Minale, «è un segnale di speranza per il futuro». La prima generazione si oc- Venditti, titolare dell'inchiesta, è d’accordo. «Le famiglie Nicoscia e Arena da sempre rivali hanno messo da parte i contrasti e lavorano a braccetto per incrementare il giro d'affari», spiega Venditti. I volti nuovi della malavita tentano di svincolarsi sempre più dalle “case madri”. L’esempio dei Paparo «Il tentativo di Marcello Paparo è quello di rendersi autonomo dai contrasti vissuti dalle cosche in Calabria, perchè le sue imprese intendono lavorare, seppure con metodi mafiosi. È un dato che potrebbe far ipotizzare, che questa organizzazione possa fare qualche passo verso la legalità », conclude il pubblico ministeroVenditti.