20090427-isa-monza-storia

Lo storico Istituto d'Arte, dagli anni Venti all'attualità e al suo rapporto irrisolto con la Villa Reale

 

Riceviamo e pubblichiamo

Breve storia dell’arte in Villa Reale, dell’ISA e delle sue battaglie

a cura del comitato genitori ISA LAS

L’ISTRUZIONE ARTISTICA NELLA VILLA REALE di MONZA: UN PATRIMONIO E UN DESTINO SEGNATO?

Si tende spesso a dimenticare che il primo e più importante progetto di riuso della Villa è contenuto già nell'atto con cui Vittorio Emanuele III faceva dono al pubblico uso della reggia.

Infatti i Savoia, col Regio Decreto del 30 aprile 1920, affidando la Villa al Consorzio formato dai Comuni di Milano e di Monza e dalla società Umanitaria, destinarono la Villa a

- promuovere e ordinare le esposizioni di Arte applicata all'industria, a istituire e mantenere Scuole d'Arte, Istituti d'Arte, Scuole Superiori di Arte Applicata all'Industria.. a carico del Consorzio stesso, dello Stato, dei Comuni ...creare biblioteche tecnico-artistiche...corsi speciali di completamento e di perfezionamento....-

Fu la Società Umanitaria, in cui si mescolavano istanze sociali ad esigenze morali, per volontà del suo Segretario generale Augusto Osimo a concepire l'idea che la Villa divenisse un museo e al tempo stesso un luogo d'esposizione e di formazione destinato ad educare ed elevare artisticamente gli artefici nel campo delle arti decorative.

Si intendeva fare della Reggia il centro espositivo del meglio della produzione dell'industria artistica italiana e il fulcro degli studi artistici del Milanese e della Brianza, non arte per l'arte, quindi, ma arte coniugata al lavoro e all'industria.

Il successore di Osimo, Guido Marangoni ottenne la Villa in perpetuo per organizzare le Biennali delle Arti Decorative, che rappresentano l'esperienza espositiva e culturale più alta degli anni '20, fondamentale per la produzione artistica del novecento italiano.

Nel frattempo nasceva, nell'ala che aveva ospitato la servitù ed i servizi, un convitto artistico, prima Università delle Arti Decorative e poi Istituto Superiore per l'Industria Artistica, I.S.I.A., che avrebbe accolto ed affinato molti fra i migliori ingegni artistici del periodo che va dal 1922 al 1943.

La scuola era anche convitto: gli allievi alloggiavano nelle camerate dell'ala dei servi, e al piano terreno, nelle scuderie e maneggi e rimesse delle carrozze, furono ricavati grandi studi per la pittura, la scultura, l'ebanisteria, la grafica. Qui lavorarono pittori come De Grada e Semeghini, scultori come Arturo Martini e Marino Marini, ceramisti come Posern, Zimelli e Fumagalli, grafici pubblicitari come Nizzoli e Nivola, orafi come Ravasco e Vermi, architetti come Pagano e Persico, ebanisti come Buzzi e Romano, artisti del ferro battuto come Mazzuccotelli e Vergerio.

Il centro artistico della Villa fu un'isola felice ma in fondo rimase estraneo alla consapevolezza delle forze che amministrarono Monza. Per questo, col passaggio dall'artigianato artistico al più moderno rapporto arte-industria, fu facile a Milano appropriarsi delle Biennali di Monza e trasformarle nella Triennale di Milano.

L'I.S.I.A. rimase sola e, quando, nel 1943, l'Italia fu occupata dai tedeschi, l'edificio fu requisito per le SS.

Alla fine della guerra Riccardo Bauer, commissario dell'Umanitaria, nel nome dell'ideale artistico e sociale, si batté perché l'I.S.I.A. fosse riaperta, ma le amministrazioni locali propendevano per una gestione diretta dell'edificio: per tutta risposta il sindaco di Monza a più riprese protestò perché il materiale didattico dell'I.S.I.A. era ancora alla Villa Reale e comportava spese di custodia.

L'I.S.I.A. non riaprì mai più.

La gestione della Villa restò ai Comuni di Monza e Milano.

In fondo l'idea di Osimo fu la migliore, anzi l'unica idea in cent'anni in grado di far rivivere la Villa, e anche dopo la chiusura dell'I.S.I.A. e la fine della Biennale generò nuovi virgulti.

Prima nacque la Mia, la Mostra Internazionale dell'Arredamento. Era ancora una volta il discorso dell'industria artistica, collegato in particolare al mobile, di cui la Brianza è tradizionalmente ricca, a riproporre il tema del rapporto fra la cultura del fare e il bello, fra arte e mercato.

Ma la storia tende a ripetersi, come nel caso di Biennale e Triennale, il neonato Salone del Mobile di Milano svuotò sempre più di significato la MIA, che, ridotta ad iniziativa di sempre minor rilevanza, fu infine allontanata dalla Villa in nome della necessità di tutelare l'edificio dai danni provocati dalle attività espositive.

Anche l'idea della scuola d'arte rigermogliò: col primo centrosinistra a Monza fu la sinistra, e in particolare il socialista Giulio Redaelli, a battersi per ridar vita ad una scuola dedicata al rapporto arte industria: il nostro Istituto Statale d'Arte (I.S.A.) aprì nel 1967 nella sua sede naturale, quell'ala della servitù che già aveva ospitato l'I.S.I.A.. Nella Villa rinacquero studi per la scultura ed il disegno, laboratori di ebanisteria e modellistica, di fotografia e grafica.

La scuola conquistò la sperimentazione nel 1978 e s'indirizzò alla progettazione dell'ambiente, del design e della comunicazione visiva. Sotto la direzione di personaggi come Marcolli, Moneta, Marchi, Provinciali, Tevarotto, A.M. Criscione, l'I.S.A. diede origine a quel filone di ricerca inizialmente riferito all'esperienza del Bauhaus che ancor oggi costituisce uno dei fondamenti della didattica in campo artistico a livello nazionale.

Qui insegnarono, producendo opere e pubblicazioni, designer, artisti e storici dell'arte, come Pontiggia, Birolli, Fronzoni, Silvestrini, Grassi, Nava, Orefice, Ramous, La Pietra, Pansera, Spagnulo, Nanni Valentini, Berardininone, Tosatti, Vitta, Meneguzzo.

Il progetto di chi creò l'istituto e di chi vi operò contemplava anche la riapertura di un I.S.I.A., naturale sbocco superiore dell'I.S.A., ma invano furono lanciati appelli, mostre, convegni, pubblicazioni.

La diffidenza delle amministrazioni locali per una scuola "diversa", considerata estranea al tessuto della città, non ha mai permesso ai monzesi di apprezzare o comprendere le potenzialità dell'I.S.A. e di approfittarne come importante risorsa della città, un giacimento culturale ricco di artisti, progettisti, designers, storici dell'arte etc.

La politica nei confronti della scuola è stata ed è, con rare e positive eccezioni, di sopportazione, e si conclude oggi con l’intenzione dichiarata di espulsione.

L'unico ente vitale presente nella Villa Reale è considerato il primo da allontanare.

L’ISA, dal canto suo, è sempre stata pronta al confronto e alla propositività sulla salvezza e l'uso pubblico della Villa Reale, arrivando perfino nel 2003 a proporre, con la presentazione di una dettagliata proposta, l’istituzione il Museo Nazionale del Design e della Comunicazione.

Nella Villa visse anche per un lungo periodo un’altra storica realtà della formazione artistica monzese: la Civica Scuola Serale Artigiana Paolo Borsa.

Scriveva nel 1861 Vincenzo Veronelli, Presidente della Società di Mutuo Soccorso , alla Giunta Comunale di Monza per perorare il sostegno pubblico alla scuola di disegno e decorazione che intendeva aprire: “(…) lo scrivente non crede di poter meglio interpretare lo scopo della fondazione della Società, che estendendo l’istruzione di ogni natura fra il popolo , educando le arti belle, preparandogli una posizione sociale indipendente e svincolata da quell’eterno telaio che logora la vita, che preclude ogni mezzo a risorse e fa dell’operaio un automa. (…)”

Con donazioni private e un piccolo sussidio comunale apre scuola di disegno e decorazione che nel 1869 divenne Scuola Comunale, pubblica e gratuita. Fu certamente una delle prima scuola serali per operai.

Dal 1873 fu diretta dal pittore Paolo Borsa, padre del più noto Emilio, da cui poi la scuola prese il nome, che propose alla Giunta Comunale un programma di insegnamento applicato alle arti e all’industria “ove gli artieri e gli operai non l’arte per l’arte conoscessero, ma dall’arte traessero il buon viatico per la fatica di ogni giorno per cui più belle e più preziosa fiorisse l’opera sudata da mani fatte sapienti ed esperte nelle più semplici e più grandi espressioni della bellezza”

Dal 1903, sotto la direzione di Emilio Parma la scuola si allarga, con due distinti percorsi di formazione professionale e di pratica artistica.

Nel 1937 la scuola trova nella Villa Reale, nell’edifico che ancora oggi porta il suo nome, una ideale collocazione.

Rimase nella Villa fina ai primi anni ‘90 quando lo stato pericolante dell’edificio, dovuto all’incuria degli enti preposti, non la costrinse a trasferirsi altrove e successivamente a disperdersi sul territorio in collocazioni eternamente provvisorie.

Ora la Villa sembra definitivamente destinata ad altro, stando al Documento Preliminare al Progetto del Concorso Internazionale di Progettazione per il recupero e valorizzazione della Viila Reale e Giardini indetto dalla precedente amministrazione Comunale e dalla Regione Lombardia nel 2004.

Indicando le linee guida per la progettazione il bando sottrae la Villa alla originale destinazione prevalentemente artistica, culturale e formativa preferendo una funzione di alta rappresentanza istituzionale e al massimo prevedendo genericamente la presenza di archivi e non meglio definite sedi universitarie o scuole internazionali…

Il progetto-studio dell’architetto romano Carbonara vince il concorso restando sostanzialmente fedele alle prescrizioni del DPP, assegnando la funzione assolutamente prevalente all’alta rappresentanza che impegna, tra uffici del governatore della regione e agenzia europea e appartamenti di lusso per gli ospiti, la metà del corpo centrale e l’intera ala nord dei due piani nobili.

Sottrae quindi la villa non solo alla sua prevalente funzione artistica, ma anche alla semplice fruizione pubblica.

Addirittura si prevede la costruzione in project financing – a carico di privati che si rifaranno della spesa attraverso la gestione – di una beauty farm e di un secondo auditorium nella parte meridionale dei giardini.

Elementi questi non previsti dal bando ma apprezzati evidentemente dalla giuria.

Ora sembra sia quasi pronto il progetto preliminare Carbonara che si spera venga reso pubblico al più presto.

E’ di questi giorni infine la nascita del Consorzio per la gestione della Villa e del Parco, e il Consiglio Comunale di Monza ha votato, con la sola contrarietà del consigliere PRC, lo statuto.

Preoccupa la posizione di minoranza che Monza ha ottenuto nel consorzio, che di fatto lascia nelle mani di Regione Lombardia, Comune di Milano e Ministero il destino di queste importanti risorse per i prossimi vent’anni e l’apertura a possibili, anzi auspicate privatizzazioni.

Noi riteniamo che attraverso la difesa della permanenza dell'ISA nella Villa passi la difesa di una destinazione formativa culturale museale della Villa in contrasto con una scelta di rappresentanza e privatistica.

Tenendo conto anche degli spazi ancora aperti sulle possibili modifiche alle destinazioni d’uso nell’ambito del progetto Carbonara, noi crediamo che sia questa la strada non facile, ma giusta, da percorrere: molti danno già per persa questa battaglia, in realtà è questione di volontà politica e culturale.

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Cos’è l’Istituto d’Istruzione Superiore - Istituto Statale d’ Arte e Liceo Artistico Statale oggi

anno scolastico 2008-09

779 studenti iscritti, 104 docenti, 28 personale ATA, ISA - 34 classi LAS - 5 classi

L’Istituto superiore presente nella Villa Reale di Monza offre la possibilità di una formazione scolastica in campo artistico molto ampia e variegata, perché estesa ai vari

ambiti dell’espressione, della comunicazione e della progettazione.

Esso comprende sezioni di Istituto d’Arte e di Liceo Artistico e più precisamente:

-Istituto d’Arte sperimentazione autonoma indirizzi comunicazione visiva e design

-Liceo Artistico progetto Leonardo indirizzo figurativo:

Storicamente gli Istituti d’Arte hanno relazioni con la tradizione delle arti applicate, i Licei Artistici con la tradizione dell’esercizio disinteressato dell’arte e del fare artistico; ambedue le pratiche sono molto significative per la cultura e l’economia italiana.
L’aver attivato da ormai 5 anni l’ indirizzo di Liceo Artistico va nella direzione dell’ampliamento dell’offerta formativa in campo artistico, nella convinzione che, in questo caso, l’interazione e l’affiancamento tra discipline teoriche e pratiche, nonché tra i diversi linguaggi espressivi, renda feconda e utile l’esperienza scolastica per gli studenti e per il territorio di riferimento.

La durata di ognuno dei tre corsi è di cinque anni ed alla fine del percorso formativo è previsto l’esame di Stato per il conseguimento del Diploma.

Sia gli indirizzi dell’Istituto d’Arte che l’indirizzo liceale sono strutturati in un biennio propedeutico ed un triennio di indirizzo.

Nel caso dell’Istituto d’Arte il biennio è propedeutico ai due indirizzi di comunicazione visiva e di design; nel caso del Liceo Artistico il biennio è propedeutico ai quattro indirizzi del progetto Leonardo e cioè Grafica, Design, Beni culturali, Figurativo
Presso il nostro Istituto attualmente è attivo (avviato con una classe dell’anno scolastico 2004-2005) il biennio dell’indirizzo figurativo.

Dopo il diploma è possibile proseguire gli studi presso ogni facoltà universitaria, Accademia di Belle Arti o corsi post diploma, oppure cercare un inserimento nel mondo del lavoro.

Il modello sperimentale dell'Istituto Statale d'Arte

Le motivazioni generali della sperimentazione

Partendo da motivazioni di adeguamento alla realtà socio-economica è nata nel 1978 la sperimentazione dell'ISA, una delle prime in Italia nel campo dell'Istruzione artistica, il cui modello ha fornito una notevole quantità di esperienze di grande interesse.
Ancora oggi questo modello sperimentale presenta importanti qualità e caratteristiche. Arricchito e corretto con le successive modifiche, è in grado di fornire un importante contributo allo sviluppo del dibattito sulla riforma e sulla sperimentazione nei settori più avanzati nel campo del design e della comunicazione visiva.

La sperimentazione si proponeva in primo luogo di collegare l'istituto d'arte con un territorio (quello milanese e lombardo), ricco di possibilità di occupazione nel settore della comunicazione visiva, del design e della progettazione dell'ambiente, nonché di possibilità di ricerca e di interazione con studi professionali ed imprese all'avanguardia nei settori sopra citati.

Proprio perché ricco di possibilità d’occupazione e proprio perché centro di processi economico-produttivi, di trasformazioni tecnologiche avanzate, questo territorio ha obbligato a pensare, attraverso la sperimentazione, a una struttura formativa in grado di arricchire il concetto di professionalità, non appiattendolo su quello assai più riduttivo di mestiere. Pertanto le finalità consistono nel fornire agli studenti sia specifiche competenze "preprofessionalizzanti", sia strumenti critici di conoscenza nel campo della cultura del progetto e dei linguaggi visuali.

La sperimentazione in atto è il risultato di un costante lavoro di aggiornamento dei contenuti e delle procedure organizzative della didattica.

I programmi deliberati del Collegio dei Docenti permettono la realizzazione di esperienze multidisciplinari ed interdisciplinari articolate sui linguaggi logico ed espressivo-comunicativo all'interno di una comune cultura del progetto.
Sono attivati rapporti con il mondo del lavoro e della cultura attraverso la partecipazione a concorsi di settore, l'organizzazione di stages di lavoro, lo sviluppo di mostre interne ed esterne alla scuola, visite guidate ad impianti produttivi, viaggi di istruzione.

Il modello sperimentale del Liceo Artistico progetto Leonardo

Questo progetto, per i Licei Artistici, propone il Liceo Artistico come scuola di formazione critica nel campo dell’espressione figurativa.

Elemento caratterizzante di tale scuola è l’acquisizione di una compiuta consapevolezza sul piano storico, teorico e operativo dei problemi dell’espressione umana.
Il Liceo è strutturato in biennio e triennio.

Il biennio offre compiuti traguardi culturali, anche nell’ottica del prolungamento dell’obbligo scolastico; il successivo triennio è articolato in aree di indirizzo.
Il progetto propone un’accentuazione dell’interesse per le tematiche teorico-culturali sia mediante l’introduzione di nuove discipline, sia mediante il potenziamento di quelle esistenti.

Una scuola davvero speciale

La specificità didattica della scuola comporta ovviamente la necessità di spazi e laboratori molto specifici e la fruizione stessa dell’ambiente è molto più articolato che nelle classiche tipologie di scuole superiori.

La scuola dispone di diversi modelli di “aule” adattate allo svolgimento delle diverse discipline: aule di grafica, di progettazione, di discipline plastiche, per il disegno geometrico, laboratori di cinematografia e di ebanisterie e lavorazione dei metalli.

Gli studenti quindi, non “abitano” tutto il giorno e per tutti i giorni dell’anno la stessa aula, ma si spostano continuamente nella scuola da un luogo all’altro a seconda delle lezioni previste.

Il tempo dedicato all’attività di progettazione e laboratorio è fondamentale: su 40 ore di attività didattica settimanale arriva nel triennio ad impegnarne quasi la metà.

LA DIFESA DELL’ ISA

L’ISA ha costituito negli ultimi trent’anni uno dei principali avamposti di difesa della conservazione della Villa Reale contro l’incuria delle Amministrazioni e degli ed Enti preposti.

L’ISA si è sempre battuto per la manutenzione ed il restauro degli edifici e, nonostante numerose difficoltà e traversie, ha costretto le amministrazioni, ad interventi estesi che sono giunti a risanare buona parte degli spazi di pertinenza e ad acquisire gli spazi lasciati da altre istituzioni – la Biblioteca dei Ciechi, l’Istituto Borsa, le stalle dove ora sono collocati alcuni laboratori – e recuperati all’uso didattico.

Dopo il crollo nel 1998 di un cornicione nell’ala dell’ ex Istituto Borsa, che provocò il ferimento di alcuni allievi, ci volle parecchio tempo, battaglie e peregrinazioni per poter riutilizzare le 14 aule coinvolte, ma l’edificio resta ancora oggi in uno stato di avvilente fatiscenza. Una vasta rassegna stampa documenta l’attività del Consiglio d’Istituto, dei Comitati Studenteschi e dei Genitori.

In difesa della nostra scuola sono state rivolte istanze agli allora Presidenti della Repubblica Scalfaro, della Camera Violante, agli ex Ministri dell’Istruzione Berlinguer e dei beni culturali Veltroni.

Finalmente per il definitivo recupero dell’edificio ex Borsa, la precedente Giunta Faglia stanziò 3.000.000 di euro.

L’attuale amministrazione non ha riconfermato tali risorse e gli interventi necessari per il buon funzionamento della scuola faticano a realizzarsi – continua a mancare l’ascensore, la biblioteca è da due anni con i libri nei cartoni in attesa di ristrutturazione….

Eccoci ad oggi: con il Concorso Internazionale di Progettazione vinto dallo studio dell’architetto Carbonara, con la decisione di fare della Villa il “cuore nevralgico” di EXPO’ 2015 e con la nascita del Consorzio per la valorizzazione della Villa Reale e del Parco si inizia a delineare la fase operativa di avvio della ristrutturazione.

E l’ISA ? Salvo indicazioni varie e vaghe nessun impegno concreto è stato preso dalle autorità competenti.

Come Comitato Genitori e come cittadini non riteniamo affatto una buona scelta l’allontanamento della scuola dalla Villa, soprattutto se questo significa preferirne la privatizzazione e lo snaturamento della sua “missione” pubblica e culturale, e ci battiamo quindi per il mantenimento della scuola nella sua sede naturale.

Siamo convinti che la valorizzazione della scuola e caso mai un ampliamento dell’ offerta d’istruzione artistica per la comunicazione e il design post diploma, affiancandola a spazi museali e laboratori ali sarebbe una grande risorsa per la comunità e una destinazione significativa e utile per la Villa, e per questo vogliamo stimolare docenti e dirigente a farsi promotori di una proposta concreta per la permanenza della scuola in Villa che vada in questa direzione.

Siamo consapevoli delle difficoltà che l’inserimento di una scuola, e di una scuola così particolare come la nostra, in un edificio storico come la Villa comporta, ma siamo altrettanto consapevoli che un progetto di ristrutturazione adeguato potrebbe tranquillamente risolvere ogni difficoltà

Siamo inoltre consapevoli, e per questo preoccupati, che questa scuola ha esigenze specifiche che vanno assolutamente considerate e che ne rendono difficile l’inserimento in qualsiasi spazio preesistente. Non di meno, un edificio ex-novo non potrebbe sorgere senza condividerne la progettazione con tutti i soggetti presenti nella scuola.

Siamo in ogni caso DETERMINATI a non accettare nessuna soluzione temporanea, provvisoria e rabberciata che, insieme agli attacchi che arrivano dal Ministro Gelmini al nostro modello di scuola, destinato, nel previsto riordino delle scuole superiori, a un drastico ridimensionamento orario e all’accorpamento al modello liceale, avvierebbe la scuola ad un inesorabile declino.

a cura del comitato genitori ISA LAS – Monza – marzo 2009