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Jorge, 38 anni, la sua è la storia di un arrivo in Brianza caratterizzato da un primo impatto non semplice. Oggi vive a Lecco e lavora nel sociale. Tra i suoi progetti futuri non esclude un ritorno alla natia patria.

 



Mi descrivi brevemente l’attuale situazione del tuo paese d’origine?
Provengo da Cayambe, Ecuador. Nel mio Paese ero professore di scienze alle medie superiori. L’Ecuador è un paese democratico con una difficile situazione politica, economica e sociale, dovuta alla corruzione, alla distribuzione non equa delle risorse dello Stato e a un alto tasso di disoccupazione. Gli stipendi sono molto bassi. La Costituzione della  Repubblica prevede che l’educazione e la salute siano gratuite ma per difficoltà e per malgoverno questi servizi sono solo per coloro che se lo possono permettere. Di conseguenza, la maggior parte degli studenti deve pagare spese extra e tanti bambini non possono neppure andare alla scuola elementare. Per la salute viene offerto solo il servizio medico ma non le terapie farmacologiche. Difficoltà notevoli per la popolazione, nonostante l’Ecuador possa contare su diverse risorse naturali: petrolio, pesce, agricoltura presenti nelle quattro regioni del paese: costa, sierra, oriente (Amazzonia) e isole Galapagos.

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Foto di Chiara Vaccargiu
(Tutte le foto di questo dossier, salvo dove indicato diversamente, non raffigurano gli intervistati)


Cosa ti ha spinto a partire?
Nel 1999 c’è stata una forte instabilità economica, politica e sociale con il governo di Mahuad, arrivando a una inflazione del 90%. C’è stata la cessazione della moneta nazionale, il sucre, e la dollarizzazione del Paese. Fu anche attuato il congelamento dei conti dei cittadini per un anno. Si poteva prelevare solo un certo quantitativo base. In seguito diverse banche sono andate in fallimento. Nel 2000 circa 5000 ecuadoriani partirono per l’Europa a causa di questa situazione. Negli anni successivi altri ancora. Oggi si contano circa 2,5 milioni di persone emigrate prevalentemente negli Usa, in Spagna e in Italia. Nonostante avessi un lavoro a contratto indeterminato statale il mio stipendio, con la conversione in dollari, mi bastava solo per due settimane; decisi di emigrare in Italia avendo l’opportunità di entrare regolarmente.

Qual è stato il primo impatto con l’Italia?
Una sofferenza da morire! Avere abbandonato i miei cari, aver lasciato il mio stile di vita, la mia società e la mia professione è stato psicologicamente pesante e straziante.  L’impatto è stato duro a causa delle difficoltà di lingua e di adattamento ad una società più chiusa rispetto a quella ecuadoriana. I primi tempi inoltre sono stati caratterizzati anche dal non sapere cosa mi aspettava in futuro.
Ho iniziato ad abitare in un centro di accoglienza temporanea aiutato da volontari e da una brava famiglia italiana che avevo conosciuto tanti anni fa nel mio paese. All’inizio è stato faticoso per il lavoro che ho dovuto svolgere, diverso rispetto al lavoro che facevo in Ecuador. Ho iniziato come aiuto cuoco e lavapiatti in una pizzeria. Poi come giardiniere in un vivaio. Ho lasciato questi lavori a causa dello sfruttamento: tante ore di lavoro e paga bassa. Poi ho fatto assistenza familiare a persone anziane e così ho iniziato a provare simpatia e passione per il lavoro sociale. Sono ormai 8 anni che lavoro come ausiliario socio-assistenziale in una residenza sanitaria per anziani. Mi sono inserito progressivamente nella società in cui vivo, a Lecco, e nel mio ambiente lavorativo. Ho imparato a convivere e avere un rapporto positivo con persone di diverse culture. Collaboro con la CGIL da 4 anni come rappresentante sindacale della mia azienda, per la funzione pubblica e l’ufficio migranti, per i diritti di tutti i lavoratori. La maggior parte di essi non sono al corrente dei loro diritti e doveri.  

Come senti il rapporto attuale degli italiani nei confronti degli immigrati?

La maggior parte dei cittadini  penso che sappia convivere civilmente con gli immigrati che rispettano le leggi e le regole della società ospitante. Non posso però esprimere la stessa valutazione per la rappresentanza politica: la maggioranza  attualmente al governo non fa che denigrare e disprezzare i migranti, un partito come la Lega Nord esprime e fomenta l’odio razziale.

Come prevedi la situazione delle seconde generazioni?
Le seconde generazioni saranno i futuri cittadini italiani dato che i nostri figli stanno crescendo in Italia e si formano con coetanei italiani. Come in tutte le popolazioni migranti, per questa nuova generazione inizialmente sarà difficile accettare le situazioni subite dai loro genitori. In futuro quindi si dovrà creare una società plurietnica.
Le mie aspettative nei prossimi anni sono di riqualificarmi professionalmente nell’ambito del lavoro sociale oppure, se migliorano le condizioni politiche ed economiche del mio Paese, serbo sempre la speranza di ritornare e dare una vita dignitosa alla mia famiglia.