Insegnamento delle religioni a scuola? Ormai, discriminato è chi sceglie di non seguirlo
Riceviamo e pubblichiamo
L'Islam a scuola?
Di nuovo polemiche sull'insegnamento della religione cattolica a scuola.
Ad ogni accenno di cambiamento possibile, il potere temporale della Chiesa rimarca i propri confini, salvo qualche voce isolata.
Ora, grazie a chi ha ipotizzato l'eventualità dell'insegnamento della religione islamica, l'integralismo vatican/destrorso/leghista si prova a esorcizzare lo spettro di altre richieste analoghe che arrivassero a cascata.
Una scuola multiconfessionale, scrivono in tanti, oltre a tutte le obiezioni di tipo etico/culturale, solleverebbe il problema del come organizzare orari, assumere e pagare docenti, ecc. ecc. , poiché pur tenendosi al Concordato vigente, altri potrebbero invocare parità di trattamento e con qualche probabilità di successo, visto che in alcuni settori già ce l'hanno (vedi 8 per mille).
Tuttavia, io non metterei il blocco neointegralista di fronte a queste richieste, facili da eludere strumentalmente, ma alla sfida di rispondere ad alcune domande che riguardano non il futuribile, ma la scuola così com'è già.
Il Concordato fu introdotto tra l'altro, così ci dissero e continuano a dire, per evitare che fossero discriminati a scuola gli allievi che intendevano praticare l'insegnamento religioso cattolico.
Le successive modifiche, per porre qualche limite alla richiesta costituzionalmente palesemente improvvida di una scuola confessionale, ebbero cura - stabilendo l'opzionalità della materia - di cercar di non creare discriminazioni tra gli allievi.
Le ipotetiche opzioni alternative
Di qui, l'introduzione di opzioni alternative alla frequenza dell'insegnamento della religione, consistenti prevalentemente nelle seguenti tipologie:
1. studio individuale
2. studio assistito
2. insegnamento di una materia alternativa
4. facoltà di non avvalersi dell'insegnamento.
E a questo punto nascono i problemi.
Lo studio individuale (1) consiste, in pratica, nell'abbandono dello studente a se stesso, nel senso che in quel momento tutto quel che gli è dovuto è uno spazio apposito adeguato, se c'è.
Lo studio assistito (2), nel quale un docente presta supporto generalmente a più allievi, non assicura alcunché se non causalmente: non v'è infatti alcun obbligo (ne possibilità predeterminata) di rispettare l'omogeneità tra quello che l'allievo intende studiare e le competenze specifiche del docente che gli dovrebbe assicurare il supporto.
Quest'ultimo, infatti, viene scelto - obbligatoriamente - tra i docenti che, non raggiungendo una cattedra oraria completa, residuano ore e vengono, quindi, assegnati all'assistenza in base alla disposizione dele ore di religione nell'orario generale.
Tutto o quasi, dunque, è affidato al caso (se non all'ipocrisia del far finta di....).
La materia alternativa (3), oltre ad esser affidata al medesimo meccanismo casuale, concorre agli scrutini e i suoi contenuti dovrebbero esser determinati annualmente dal Collegio docenti, sulla base di una precedente consultazione con i genitori e gli studenti.
A parte il fatto che non si comprende come sia possibile consultare questi ultimi quando non sono ancora iscritti ufficialmente (infatti, più semplicemente li si mette spesso, all'atto dell'iscrizione, di fronte a opzioni prestabilite o generiche), resta da notare che il Collegio può indicare l'opzione ma non è certo di poter assicurare, al contempo, che vi siano effettivamente i docenti competenti e abilitati a quell'insegnamento, effettivamente disponibili in base ai tasselli di religione che compongono il mosaico dell'orario generale.
La cosiddetta materia alternativa, inoltre, può cambiare di anno in anno, in corrispondenza della composizione del corpo docente e della formulazione dell'orario di cattedra e generale, dato che non è possibile, oltretutto, ricorrere a esperti o docenti retribuiti, sia per disposizione contrattuale che per scarsità di risorse scolastiche.
Siamo ormai al punto, per dirla tutta, che ci sono istituti dove i docenti, per trovar qualche sensato rimedio, elaborano progetti ricorrendo al Fondo d'istituto, e cioè a risorse - corrispondenti sindacalmente al livello di contrattazione decentrato nelle singole scuole - che dovrebbero incentivarne la qualità attraverso progetti di sostegno e approfondimento, premiando i docenti retributivamente (anche se spesso in modo del tutto esiguo e insufficiente).
Questa opzione, inoltre, espone il docente e la scuola a possibili contestazioni dalle ricadute non indifferenti: che accade se un docente insegna una materia per la quale non è giuridicamente abilitato e competente? E, ciononostante, partecipa allo scrutinio di una classe e dei suoi allievi? I ricorsi al TAR su temi scolastici sono ormai frequenti...
Accade così che le scuole stesse, prese in questo coacervo di contraddizioni sostanzialmente insanabili, consiglino "informalmente" a genitori ed allievi di evitare di adottare questa opzione e di optare per una delle altre.
L'ultima opzione (4), per finire, è del tutto impraticabile, poiché, per esser correttamente configurata, dovrebbe quotidianamente collocare le ore di religione all'inizio o alla fine delle lezioni, per permettere a chi la sceglie di assentarsi dalla scuola all'inizio o di uscirne un'ora prima, senza subire i disagi che chi frequenta religione non subisce ( tempo passate inutilmente in istituto, indisponibilità di spazi ecc.).
Chiunque si sia occupato di formulazione dell'orario scolastico, sa che la cosa è materialmente impossibile, a meno di entrare in conflitto totale con la logica dei numeri e il contratto di lavoro dei docenti, che riguarda anche quelli di religione, ovviamente.
La Chiesa stessa, tramite il Ministero dell'istruzione e le sue sedi periferiche, ha richiamato più volte all'ordine chi tentasse di imboccare questa strada.
Il risultato è che gli allievi che praticano questa scelta sono corporeamente presenti nella scuola, con quel che comporta in termini di responsabilità loro, dei docenti e della scuola medesima, ma assenti in spirito, proprio per aver voluto evitare di esservi presenti in Spirito cattolico.
Le responsabilità civili e penali di chi a scuola lavora, però, ricadano disgraziatamente proprio sui corpi più che sullo spirito: ma chi è in grado di tutelare adeguatamente in un luogo qualcuno che, lì, neppure dovrebbe esserci?
Lo Spirito Santo, forse, poichè anche le Assicurazioni non sono precisamente enti caritatevoli.
Le scelte concretamente possibili
Ecco, siccome la situazione è questa, invece di avallare provocazioni impraticabili (la multiconfessionalità) tanto per andar in tv o sulla stampa, io chiederei all'informazione, al governo, alla politica, al Vaticano, ai cardinali e ai cittadini tutti di tener conto che, ormai, ad esser discriminati sono coloro che non optano per la religione, perchè messi in condizione tali di disparità che non consente ne agevola le loro libere scelte.
Tant'è - e ce lo dicono le statistiche che indicano percentuali di frequentanti l'insegnamento pochissimo mutate da anni - che molti finiscono per scegliere comunque le lezioni di religione che, almeno, hanno sempre un'aula disponibile e a volte, devo dire, per fortuna nostra e per merito di chi le tiene, non sono contaminate dal tasso di integralismo che i vertici ecclesiastici e certa politica esprimono.
Dunque, invece di continuare a pretendere da noi - riduttivamente classificati come laici - il rispetto di una presunta discriminazione che non c'è più, se mai c'è stata, dicano gli interpellati se e come intendono porre riparo alle discriminazioni a rovescio, altrimenti - per favore - almeno tacciano, invece di scaricare ulteriori problemi insolubili sulle spalle di chi lavora nella scuola (con qualsiasi ruolo!) e dei cittadini che la frequentano.
Perché se, viceversa, la proposta la lasciassero a me, direi che nello spirito sincero di un laico che è attento alle componenti spirituali dell'esistenza, di queste si dovrebbe occupare la scuola, ma grazie ad altre materie che già ci sono e che potrebbero utilmente analizzare anche l'approccio religioso alla spiritualità.
Come peraltro già si fa, in letteratura, storia, filosofia, storia dell'arte...
Tutto il resto, direbbe probabilmente Gesù stesso, è farina del diavolo destinata ad andare in crusca, poichè il suo messaggio è anzitutto una sfida etica e morale, e come tale comporta l'assunzione aperta di oneri e rischi, compreso quello di non esser più percepito nella sua ansia di verità.
Che è, tra l'altro, quanto sta già avvenendo, come dimostrano tanti fenomeni in gran parte del mondo, dal crollo delle vocazioni a quello dei praticanti e dei credenti.