Intervista all'ex presidente dell'AIEA, dal 2000 al 2003 ha guidato la commissione di controllo ONU.
Sulle armi irachene, le sue affermazioni contraddissero quelle di Bush.
Non si può dire che non sia un uomo che non dice quello che pensa. Quando fu mandato in Iraq a cercare le prove che Saddam Hussein fosse in possesso di armi di distruzione di massa, Hans Blix sapeva di avere un compito delicato. Lo portò a termine con scrupolo. Come è andata, è cosa nota. Le armi non si trovarono. Ma la guerra si fece lo stesso. Blix in quei giorni dovette fronteggiare numorose accuse, ma i fatti degli anni successivi gli diedero ragione. Nessuno meglio di lui sa che quando si parla di armi, le pressioni possono essere molto forti. Ma l'obiettività è essenziale.
Ambasciatore Blix, come pensa che sia possibile convincere paesi come Iran e Corea del Nord a non sviluppare armi nucleari?
Bisogna garantire a Paesi come l’India e il Pakistan la sicurezza. La strategia da seguire è quella di convincere questi paesi che non hanno bisogno dell’arma nucleare. Non vedo ragioni per loro debbano mantenere un arsenale nucleare. Ma perché ciò sia possibile bisogna dar loro delle garanzie. Sono impauriti di quello che potrebbe succedere nel caso rinunciassero alle armi. Lo stesso discorso vale per quegli altri paesi, come ad esempio gli stati baltici, che chiedono protezione alla Nato. La guerra fredda è finita, oggi il mondo è molto diverso da quello di 20 anni fa.
Che ruolo avranno la Gran Bretagna e la Francia nella politica di disarmo in una Unione Europea, che è composta in massima parte da paesi che non hanno l’arma nucleare?
A mio giudizio l’Unione Europea dovrebbe rinunciare alle armi nucleari. La Francia è un paese che non vuole l’ombrello Usa, ma preferisce continuare a mantenere il nucleare per una questione di orgoglio nazionale. Non ne avrebbe bisogno, perché fa parte della Nato; ma non credo che rinunceranno al proprio potenziale bellico. E non credo che lo farà nemmeno la Gran Bretagna.
Che ruolo giocheranno la Russia e la Cina nel disarmo?
Per quello che riguarda la Russia, in futuro potrebbe essere l’integrazione economica a giocare un ruolo decisivo, a fare da scudo verso una ulteriore proliferazione delle armi nucleari. Durante il periodo sovietico l’URSS aveva relazioni soltanto con paesi del blocco comunista; oggi gli scambi col mondo occidentale si sono sviluppati. Noi dipendiamo da loro, e loro da noi. Non vedo un revanchismo da parte russa nonostante l’esito della guerra fredda. Dopo le ampie concessioni economiche all’Occidente dell’era Eltsin, a partire dalla presidenza Putin la Russia ha portato avanti una strategia di sviluppo autonoma. Obama ha capito che servono buone relazioni per fare dei passi avanti nel disarmo e la Russia ormai ha anche relazioni con la Nato. La questione del deterrente nucleare, però, non può impedire all’Occidente di chiedere in questi paesi il rispetto dei diritti umani. Lo stesso discorso vale per la Cina.
Pensa che una revisione della composizione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU possa favorire la rinuncia al nucleare?
La composizione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu rispecchia il mondo così com’era nel 1945. Oggi le cose sono cambiate. Forse è necessario un allargamento, ma bisogna fare attenzione. E’ necessario che non sia eccessivo perché altrimenti lo strumento perderebbe ogni efficacia decisionale. Bisognerebbe rivedere in particolar modo il diritto di veto che lo paralizza, limitandone l’uso alle questioni per cui è previsto un intervento armato.