Il presidente della Giunta lombarda Roberto Formigoni
15 anni di potere in nome di Comunione e Liberazione
Quindici anni e non sentirli. Roberto Formigoni, da tre lustri alla guida della Regione, è un animale particolare nella variopinta fauna che popola parlamenti e parlamentini. Aderente a Comunione e Liberazione, laureato in filosofia con 110 e lode, una carriera politica di tutto rispetto alle spalle e la musica degli Ac/DC e Red Hot Chili Peppers nell’i-pod, è partito da Lecco nel 1947 per conquistare il mondo. Alto e imponente dal vivo più di quanto sembri in televisione, nel suo sorriso si mischiano la simpatia dell’uomo della porta accanto con la capacità di creare un sistema di alleanze politiche che l’ha portato a stravincere alle regionali del 2000 con percentuali spaventose (62.5 % sul candidato della sinistra, Martinazzoli) e non essere mai messo in discussione per la carica a Governatore a quelle del 2005 e di oggi. Raccoglie vagonate di voti restando a cavallo tra i generi. Ma il motore del formigonismo, la falange che lo sostiene e lo rende una macchina invincibile è da sempre Comunione e Liberazione.
Comunione e Liberazione, abbreviato CL, assunse il nome attuale nel 1968 dopo il distacco dall’Azione Cattolica di Gioventù Studentesca. GS fu fondata nel 1954 da don Luigi Giussani durante il primo anno di insegnamento del sacerdote al liceo Berchet di Milano.
Secondo alcuni sociologi, CL avrebbe alcune caratteristiche assimilabili a quella di una setta. Secondo altri sarebbe una setta per la forza con cui sostiene alcune interpretazioni del messaggio cristiano. Secondo altre critiche, invece, si tratterebbe più semplicemente un sistema di potere che agisce sulla base di rapporti personali privilegiati.
Sin dal principio il movimento assunse connotati precisi che lo rendevano piuttosto isolato anche negli ambienti cattolici. Era strano che alla testa dei giovani invece dei vescovi ci fosse un sacerdote. Già nel nel 1973 “l’ Espresso” definì CL come “gli extraparlamentari della Dc”.
Il 29 maggio del 1975 nacque, ad opera tra gli altri anche di Formigoni, il “Movimento Popolare”, braccio politico di CL che alle amministrative milanesi di quell’anno guadagnò subito cinque eletti. A metà degli anni ’70 don Giussani avrebbe ammonito i suoi al fine di separare nettamente l’azione politica da quella di CL. «Il soggetto pubblico promotore di tutte le iniziative in campagna elettorale deve essere il Movimento Popolare, non CL; ciò al fine di evitare gravi equivoci sulla natura ecclesiale del nostro movimento... Non esistono candidati di CL, né nelle liste DC, né in alcuna altra lista. Esistono nella lista DC sei candidati che liberamente condividono l'esperienza di CL».
Il discorso del Gius mirava a prevenire la critica principale tra quelle rivolte al movimento: quella di unire fini celesti a meno nobili e umanissimi fini terreni. La peculiarità dell’approccio ciellino, che non rifugge dalla partecipazione alla vita politica ed economica, si palesò nel 1986 con la fondazione della Compagnia delle opere, braccio economico del movimento. La Compagna delle opere (slogan: “un criterio ideale, un’amicizia operativa”) si autodefinisce “un’associazione imprenditoriale di rilevanza nazionale e non lucrativa che intende promuovere lo spirito di mutua collaborazione e assistenza tra i soci, per una migliore valorizzazione delle risorse umane ed economiche, nell’ambito di ogni attività esercitata sotto forma di impresa, sia profit sia non profit”. Secondo i detrattori questa definizione programmatica ha condotto a un approccio tentacolare che escluderebbe di fatto i non aderenti a CL.
In anni recenti, fu La Padania il 10 ottobre 2005 a titolare “La rete di Cl sulla Sanità”. Nelle elezioni di cinque mesi prima il partito di Bossi aveva raccolto solo alcuni assessorati minori. Il grosso della torta era andato a Forza Italia ed An, che si erano spartite le posizioni di rilievo. Rimasti insoddisfatti, i leghisti decisero da subito di giocare al rialzo affidando al loro giornale un’inchiesta sulla Sanità, fiore all’occhiello della Lombardia e feudo indiscusso dei formigoniani. Sulle colonne del quotidiano si leggeva tra l’altro «un elenco impressionante di ciellini [che] ricoprono cariche di primari, dirigenti Asl e presidenti di ospedali nelle diverse realtà lombarde (dall’elenco è emerso anche un singolare intreccio di parentele con alti esponenti del medesimo movimento di Don Giussani). […] Gira un detto negli ospedali regionali: se non si è ciellini non si diventa primari». In un altro pezzo, Gianluigi Paragone spara a zero sulle nomine "familiari" in Regione.
Il quadro che porta a parlare di un sistema piramidale è stato tratteggiato anche da Enrico De Alessandri, ex direttore del centro regionale emoderivati nel suo libro “Comunione e liberazione: assalto al potere in Lombardia”. Una pubblicazione che costò nel 2009 a De Alessandri la sospensione per un mese e mezzo dal suo lavoro all’assessorato alla Sanità di Regione Lombardia. Scrive De Alessandri: «Sono alcuni stessi esponenti – ed ex esponenti – di Forza Italia a sostenere che “il ruolo e il potere che hanno assunto Formigoni e il sistema connesso di Comunione e Liberazione e della Compagnia delle Opere determinano la quasi totalità delle scelte politiche e amministrative, di fronte a un peso elettorale che non raggiunge un decimo dei voti di Forza Italia” (Guido Podestà, oggi presidente Pdl della provincia di Milano, Corriere della Sera, 7 giugno 2005)».
E ancora. Sempre De Alessandri, nel suo lavoro, riporta un pezzo pubblicato da l’Espresso, 1 dicembre 2005: «Il ciellino Guido Della Frera, ex braccio destro del governatore lombardo, abbandona nel 2003 l’incarico di assessore regionale per fare l’imprenditore nel redditizio settore della sanità privata. Non passano cinque mesi dalle sue dimissioni dalla giunta di Formigoni e una società di cui era azionista (il Polo geriatrico riabilitativo di Cinisello Balsamo) ha ottenuto dalla regione l’accreditamento presso il Servizio sanitario nazionale di 141 posti letto a uso riabilitativo. La struttura è privata ma il ricovero lo paga lo Stato. Da allora per Della Frera è stata una marcia trionfale. Nel 2004 Formigoni ha accreditato il polo geriatrico con altri 246 posti per la sede di Milano città dando contestualmente il via libera a un’altra società del suo ex braccio destro, la Polo riabilitativo srl per la costruzione di una nuova struttura con 216 posti letto fra degenza, day hospital, emodialisi, radiologia e altro ancora».
A Comunione e Liberazione aderiscono, oltre a Formigoni, anche Mario Mauro, vicepresidente del Parlamento Europeo e Maurizio Lupi, vice presidente della Camera nonché padrino di Magdi Allam dopo la conversione di quest’ultimo al cattolicesimo.
La giunta guidata dal lecchese è stata flagellata da guai giudiziari che hanno portato in carcere l’assessore al turismo Piergiani Prosperini e diversi altri ad essere sentiti dai magistrati.
Sulla ricandidatura Formigoni (e anche su quella del presidente Pd dell’Emilia Romagna, Vasco Errani) c'è la scure della legge statale 165/2004, che impedirebbe secondo l’interpretazione sostenuta da alcuni giuristi al governatore di presentarsi alle elezioni . Una eventuale vittoria potrebbe essere messa in discussione da una sentenza di tribunale a giochi fatti.
A tal proposito, a questo link potere visionare l’intervento del presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida.