Se un progetto artistico diviene educazione attiva. Se una scuola resta aperta (almeno per ora) se una comunità si attiva affinché tutto resti. Allora forse l'arte serve a qualcosa!
Nous n'irons plus au but un par una mais par deux.
Nous connaissant par deux nous nous connaîtrons tous,
nous nous aimerons tous et nos enfants riront
de la légende de noire où pleure un solitaire.
Non verremo alla meta ad uno ad uno, ma a due a due.
Se ci conosceremo a due a due, noi ci conosceremo tutti,
noi ci ameremo tutti e i figli un giorno rideranno
della leggenda nera dove un uomo lacrima in solitudine.
Paul Eluard (Le dur désir de durer, 1946)
Quando è stato che andare a scuola è divenuto brutto? Quand'è che l'attore sociale che ci avrebbe emancipato, permettendoci di uscire dallo stato di minorità (intellettuale) è divenuto un luogo detestabile? Quando il mestiere dell'insegnante si è trasformato in una sorta di ammortizzatore sociale e quello dell'allievo in un incubo?
Oggi il visitatore di una qualsiasi scuola, uno non necessariamente dotato di grande sensibilità, incontrerà uno squallido spettro sotto forma di pesanti eppur invisibili ragnatele.
Queste ragnatele hanno varie proprietà: intontiscono, annoiano o rendono irascibili, inducono alla maleducazione e al pressappochismo. Uno solo sembra essere l'antidoto: la campanella! Al suo suonar, magicamente le menti si risvegliano e orde di giovani e insegnanti si precipitano il più lontano possibile dai fili oscuri dell'edificio scolastico.
Questo è uno dei mali della nostra società cui, è bene sottolinearlo, un piccolo esercito di insegnanti, ricercatori e qualche illuminata istituzione cercano di opporsi. La storia che segue parla di chi non si arrende alle ragnatele e sono certa che vi darà un certo conforto..anche se non ha un finale definitivo.
Siamo a Rossino, a pochi chilometri dalla stazione di Calolziocorte - Olginate. Il ramo del lago che concede allo sguardo cittadino una grande pace, è quello lì: ci troviamo in provincia di Lecco, ma un po' più sù rispetto al lago.
Alla stazione mi viene a prendere il caldo sorriso di Valentina. Avete presente quelle persone gentili, dotate di una grazia d'animo tale da farvi desiderare d'esser coinvolti in qualunque impresa? Così è stato per me.Valentina è una maestra di scuola elementare; sì, non si chiamano così da un pezzo.. concediamoci una licenza poetica! Valentina è l'insegnante che tutti vorremmo per i nostri bambini, ma questo testo comincia con:“Non verremo alla meta ad uno ad uno”.. accanto a lei c'è il maestro Ruggiero: su di lui bisognerebbe scrivere moltissimo, anzi sarebbe certamente meglio lasciare direttamente la scrittura a lui.
Lui ha lavorato con i miti dell'educazione italiana ( sì!per chi non lo sapesse l'Italia ha prodotti anche dei miti nel mondo dell'educazione!). Lui scrive libri e ha partecipato a prestigiosi concorsi cinematografici. Lui ama la montagna e potrebbe farla amare a chiunque.Lui è un cittadino impegnato in tutto ciò che possa migliorare la realtà.
Lui ne sa a palate, ma ti ascolta paziente. Ogni suo gesto è educativo: vorrei tanto che lo conosceste.
E poi c'è Giancarla, di lei non so molto, ma il solo fatto che sia una coprotagonista di questa storia la rende eccezionale.
Accanto a questi tre personaggi c'è la comunità dei genitori, il CRAMS (Centro Ricerca Arte e Spettacolo) e Genti in viaggio, il Distretto culturale del Barro, in sintesi: uno straordinario gruppo umano che crede nel cambiamento attraverso l'arte, la cultura.
Contro di loro? I tagli alla scuola e, passatemi l'ingenuità, i burocrati!
Questa storia inizia nel 2008 a seguito dell'entrata in vigore della legge Gelmini, secondo cui una classe deve esser composta da un numero minimo di 15 alunni. C'è di più: se non ci sono almeno 75 bambini, la scuola non ha senso di esistere, anche se si tratta di un paesetto in collina, di quelli che se non hai la macchina non vivi!Per la cronaca: al momento ci sono 61 bambini ( questo perché ogni anno si minaccia la chiusura e i bambini vengono iscritti altrove). Allora che si fa? Si resiste, tenendo ben ferma la missione della scuola: educare ed essere un agente attivo della comunità. Restano 5 maestri e l'insegnante di religione. Restano, accettando di ridurre l'organico; lavorano come se la scuola funzionasse per 24 ore settimanali, in realtà la scuola è aperta per 36 perché i pomeriggi sono supportati dagli esperti, pagati in gran parte dalle famiglie degli alunni.
Nasce un'esperienza emblematica, ispirata al Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, amico e compagno di lavoro di alcuni dei meravigliosi personaggi sopra abbozzati. Con l'arte al centro del cambiamento assistiamo ad una piccola rivoluzione: un'intera scuola, una piccola comunità beneficiano di una metodologia educativa attiva tanto predicata, tanto auspicata, ma molto raramente messa in essere in maniera così compiuta ed efficacie.
La scuola di Rossino diviene la Stazione Creativa numero 1 con la benedizione di Pistoletto e della sua Cittadellarte.
I più scettici a questo punto diranno che non c'è nulla di così eccezionale. Diranno che di laboratori creativi nelle scuole se ne fanno tantissimi; che da tempo i genitori comprano la carta igienica per sopperire alle mancanze dello stato (che poi saremmo noi, tutti!); che è pratica inflazionata abusare della parola arte, a tal punto che forse bisognerebbe riesumare il povero doganiere del famoso caso Brancusi, per sistemare un po' la situazione. Vero! verissimo, ma allora perché un signore (Pistoletto) che è passato alla storia dell'arte da vivo ha sposato questo progetto?
Perché si tratta di una vera e propria operazione artistica, organizzata in completa armonia con le attività primarie della scuola. Osservando i programmi che dal 2008 sono stati realizzati, noterete che dietro c'è un progetto curatoriale che innova il modo di fare educazione portando ogni anno una squadra di esperti (non riciclati per necessità), di artisti veri, a scuola. Assistiamo ad una nuova scuola: dove lo straordinario (l'extra) diviene parte integrante del curricolo didattico.
Gli esperti che intervengono, oltre ad essere altamente qualificati, conoscono molto bene il territorio e con il loro sapere invitano i bambini a sperimentarsi in contesti e spazi altri, in cui l'espressione del sé può avvenire attraverso una molteplicità di linguaggi che permette di valorizzare le singole specificità (le intelligenze).
Tutta la scuola ne beneficia a partire dai docenti che nel vivere la pratica laboratoriale si aggiornano costantemente e traggono spunti per le loro lezioni, in costante staffetta con gli esperti. La qualità del lavoro è alta; per darvene un'idea farò un torto a tutti gli esperti raccontando solo di due esperienze, perché la verità è che non posso fare a meno di dubitare e da anni fatico a non chiedermi: svolgere a scuola un laboratorio di arte contemporanea o un laboratorio di progettazione partecipata con dei bambini, è utile a chi? Insomma è un vezzo ( uno spreco di tempo e denaro) per dire “guarda che carini, che bel disegnino, che bel lavoretto”? La risposta ponderata è: personalmente credo che sia utile a tutta la comunità, in questo caso.
Il tema dell'anno che si avvia a conclusione è Paesaggi passaggi. Il paesaggio è stato osservato dal punto di vista interiore, geografico, relazionale e sonoro, coinvolgendo tutte le discipline dalla musica all'educazione fisica, dal teatro alla progettazione partecipata.
L'architetto Chiara Pagano, ha svolto un lavoro dal tema I paesaggi geografici: il luogo vissuto. Lavorando sulla relazione tra l’aspetto esteriore del paese e il paesaggio interiore dei bambini. Si tratta di un progetto di progettazione partecipata che punta ad indagare il rapporto dei bambini con l’ambiente che li circonda. Si usa il momento progettuale come strumento di ricerca e di conoscenza (pratica poco usuale nella scuola ordinaria e unidirezionale).
Obiettivo prioritario: fare dei progetti elaborati dai bambini il mezzo per esprimere i loro bisogni, dando agli adulti la possibilità comprenderli. Per costruire una città amica dei bambini e delle bambine e non solo una bella piazza o un bel giardino è necessario ascoltarli. I laboratori sono delle vere e proprie spedizioni nel territorio, un luogo di meraviglie naturali e di sconcertanti oscenità operate dall'uomo. Se alla base dell'agire democratico è la partecipazione, dare ai bambini la possibilità di contribuire al cambiamento della loro realtà significa renderli cittadini, responsabilizzandoli sul tema del bene comune.
Davide Mauri e Giulia Zanesi hanno condotto il laboratorio, a mio avviso più spinoso, il ritratto come paesaggio: il paesaggio interiore, sfruttando i linguaggi dell'arte (contemporanea).
Ammetto che non avendo potuto assistere ai laboratori ho rubato due ore di vita al Mauri per farmi convincere, per capire che oltre alle lodi dei docenti c'era una sostanza. Da conservatore museale prima, poi da ricercatore ho sempre concepito l'educazione all'immagine strettamente legata all'opera fisica, ritenendo quasi impossibile una “didattica” efficacie fuori dal museo, o quanto meno profondamente legata al museo stesso. C'è un fatto da sottolineare però, che qui non si fa educazione alla storia dell'arte contemporanea, se ne usano i linguaggi per compiere dei veri e propri atti performativi. Le immagini sono utilizzate per permettere ai bambini di essere parte attiva di un processo artistico che permette loro di misurarsi con il mondo assolutamente estraneo del sensibile: all'improvviso scoprono la dimensione della propria immagine, capiscono che è collegata ad un IO che ha la facoltà di apprendere, di conoscere e di comunicare. L'arte criticamente codificata e assimilata dalla “comunità esperta”, è usata come strumento ( non come feticcio) per provare a comprendere ed esprimere la complessità del proprio paesaggio interiore.
Riflettendo su quest'esperienza, mi permetto di ipotizzare che questi bambini, tra qualche anno, in visita ad un museo o ad una mostra d'arte o vivendo come normali cittadini della futura società, accoglieranno le esperienze ( magari culturali) con una consapevole sensibilità. Non rincuora anche voi questa possibilità?
Ed ecco gli altri esperti cui ho fatto torto e con cui mi scuso: Marta Milesi, ballerina e insegnante di danza, sull'improvvisazione corporea e brevi performance di gruppo. Hossam Elawad sulla percezione corporea e il movimento. Silvio Combi e Giorgio Toneatto sull'immagine in movimento e la creazione di un cartone animato.
Se siete curiosi di vedere dal vivo questa comunità e gli esiti dell'annualità di progetto 2014-15, venerdì 29 maggio potreste depurarvi dalla città e farvi un giro in collina fra le vie del comune di Rossino, arrivando per le 19.00 al Monastero del Lavello dove i bambini, i genitori, gli artisti e gli esperti vi aspetteranno per raccontarvi le loro storie.
Ah c'è una buona notizia: pare che la scuola resterà aperta anche il prossimo anno!
E per una rapida ricognizione: tra gli altri hanno collaborato con la scuola primaria di Rossino il musicista scozzese Martin Meyes , Carlo Ravot e i Percussionisti Anonimi, Bruno Finardi (laboratorio percussioni), Lello Colombo (laboratorio fiati), Mario Casalone, Saul Casalone, il clarinettista Fausto Corneo, il maestro di coro e cantante lirico Giampaolo Vessella (laboratorio voce con bambini e la sera con genitori) e persino il grande musicista inglese David Jackson che ha partecipato ad una delle feste finali della scuola. Nel campo delle arti visive hanno operato ed operano nella scuola artisti ed esperti d’arte come Raouf Gharbia, Davide G. Mauri, Giulia Zanesi, Arianna Mancini, Alessandra Locatelli, Silvio Combi... Per laboratori di espressività corporea attori come Meco Salvadore di Uno Teatro e Gigi Maniglia del gruppo teatrale le “Frasi Lunari”, il leggistorie Ivan Sirtori, operatori del Centro Ricerca Arte Musica Spettacolo di LECCO e MONTICELLO BRIANZA …
ALCUNI VIDEO SONO ALL'INDIRIZZO: www.istitutocomprensivocalolziocorte.gov.it/scuola-primaria/rossino_primaria/progetti-di-plesso/