Un breve viaggio tra culto e idolatria, devozione e creduloneria,
leggende e falsificazioni.
C
hiodi, lance, coppe, tuniche, frammenti di legno e di vesti. E poi crani, teste, ossa, cuori, sangue e capelli.
Le reliquie di Gesù Cristo, dei Santi e degli Apostoli, delle persone a lui vicine, nonchè gli oggetti che entrarono in contatto col suo corpo, sono da secoli al centro di un'attenzione particolare, che si muove a metà strada tra la fede e la ragione, tra il culto autentico e l'idolatria, condannata dalla stessa chiesa, e originarono un florido commercio che fece la fortuna di molti mercanti nel medioevo, nonchè di numerosi impostori e ciarlatani (1).
Nel corso dei secoli le reliquie sono state frammentate e disperse (provate, per esempio, a cercare oggi su Ebay). Si contano spesso centinaia di reliquie per ogni Santo e frequentemente appare più di una testa, o spuntano arti multipli.
Per le reliquie "da contatto", ben più facili da falsificare, si contano decine di chiodi della croce, ben 193 spine della corona di Gesù, e quasi 4 milioni di millimetri cubi di legno della croce (comunque nettamente inferiori al volume di una ipotetica croce).
La reliquia più assurda della storia è probabilmente il "Santo Prepuzio", ossia il prepuzio di Gesù reciso a seguito della circoncisione, che sarebbe quindi l'unica parte del suo corpo rimasta sulla terra a seguito della sua ascesa al cielo (ma secondo alcuni rimase anche il cordone ombelicale).
Nell'antichità si contavano addirittura una ventina di prepuzi, santi o meno. Nel 1983, nel paesino di Calcata (in provincia di Viterbo, vale decisamente una visita) fu rubato il Santo Prepuzio. Pare addirittura che alla base del furto ci sia il Vaticano. Ma, attenzione: dal 1900 vige la scomunica per chiunque scriva o parli del prepuzio di Gesù. Io vi ho avvisato.
La potenza delle reliquie
Il possesso di una reliquia, nel passato, significava potere, fama e successo per una comunità, una città o per i potenti delle diverse epoche storiche. Per fare alcuni esempi, Siena nel 1359 trattò lungamente con un mercante veneziano un chiodo della Croce di Gesù. In epoca recente, il generale spagnolo Franco ottenne nel 1937 un braccio di Santa Teresa d'Avila, e si dice che morì stringendolo a sè. Himmler progettò addirittura un quartier generale delle S.S. a forma di lancia, nella cui punta avrebbe collocato proprio una reliquia della lancia con cui Longino forò il costato di Gesù.
Un tempo si credeva che il contatto con una reliquia, o anche la sola sua vista o presenza potesse liberare da malattie, nemici e influssi negativi. Il medioevo era sicuramente un epoca buia, di ignoranza e credulità diffusa, ma non serve andare molto indietro nel tempo per ricordare il milione di visitatori all'esposizione della Sindone durante il giubileo del 2000 e la recente esposizione, oppure (sebbene non si tratti di reliquie) le folle che si radunano spontaneamente dove appaiono Madonne che piangono sangue e simili.
Nel corso dei secoli le reliquie sono state quindi acquistate, trafugate, rubate e falsificate. In questa breve ricerca mi occuperò di alcune delle reliquie più importanti che restano ad oggi nel nostro territorio.
La corona ferrea di Monza
E' uno dei simboli più noti della nostra città, e senza dubbio uno dei reperti più famosi per la storia locale, utilizzata per l'incoronazione di re e imperatori, e una reliquia di primaria importanza.
La corona ferrea non è ovviamente una reliquia di per sè, ma perchè conterrebbe un anello di ferro forgiato con uno dei chiodi della Santa Croce. La sua storia è arcinota e la riassumerò per sommi capi: Elena, madre di Costantino, rinvenì a Gerusalemme la "vera croce" di Gesù, ne recuperò i chiodi, facendone un morso per cavallo (il Sacro Morso conservato oggi a Milano) e inserendone uno in un "elmo", per proteggere il figlio (e la sua cavalcatura) nei combattimenti.
Papa Gregorio Magno donò in seguito il chiodo a Teodolinda, regina cattolica dei Longobardi, che fece creare la corona inserendovi il chiodo ribattuto a lamina circolare. La corona adornò in seguito altre teste nobili, come quelle di Carlo Magno, di Napoleone e dei Re d'Italia.
Oggi la corona ferrea è conservata nel Museo del Duomo di Monza, è presente nello stemma della città e rimane il reperto più conosciuto.
Gli inventari del duomo la riportano nel 1275 come "item corona ferrea", nel 1353 come "cum uno circulo ferri", nel 1396 come "ferro diademate", ma sempre senza nominarla in quanto reliquia. Solo nel 1575 un canonico di nome Ragazzoni, visionò la croce e asserì che essa era "ex clavo crucis Christi" (2).
Occorre precisare però che ad oggi si contano almeno 36 diversi esemplari di "chiodi sacri", disseminati per l'Europa. Solo in Italia li troviamo a Roma (un paio), Milano, Napoli, Venezia (addirittura tre), Ancona, Catania e, come detto sopra, Siena, oltre a centri minori.
Molti di questi chiodi sono palesemente inautentici, in quanto di dimensioni troppo piccole; alcuni invece sono compatibili con chiodi analoghi rinvenuti insieme a corpi di persone crocifisse all'epoca dei Romani, sebbene sia noto che praticassero prevalentemente la crocifisione con corde e non con chiodi.
Resta il fatto che, anche nella migliore delle ipotesi, di questi 36 chiodi almeno 33 sono falsi. E il chiodo presente nella corona ferrea è di sicuro uno di questi ultimi, in quanto recenti analisi hanno dimostrato che l'anello metallico interno alla corona è di argento, non di ferro, spiegando in questo modo anche la "miracolosa" assenza di ruggine.
Difficile immaginare che i Romani adoperassero chiodi così preziosi per i condannti a morte, o che quantomeno non li riutilizzassero.
Le reliquie di San Giovanni Battista nel Duomo di Monza
Nel tesoro del duomo di Monza, all'interno di un reliquiario riccamente decorato, sono presenti ceneri, un dente e alcuni capelli di San Giovanni Battista, una delle figure più importanti della cristianità e patrono della città stessa.
Un curioso opuscolo del 1776, conservato presso la biblioteca civica (3), narra gli eventi che seguirono la traslazione delle reliquie di S. Giovanni Battista nel 1774. In esso vengono elencate le reliquie tuttora presenti nel tesoro del duomo: "una nobile porzione di Sangue tuttora rosseggiante", oltre a "un Dente, ed alcuni Capelli, con parte eziandio delle Ceneri".
Come la corona ferrea, anche queste reliquie, secondo lo stesso opuscolo, furono donate a Teodolinda da Papa Gregorio Magno.
L'opuscolo prosegue: "Innumerabili sono le grazie onde mercè di queste i Monzesi non meno, che i vicini Popoli, tutto dì ne vanno ricolmi". Ma purtroppo non ne cita nessuna.
I resti di San Giovanni Battista sono da sempre tra i più controversi. A causa della sua decapitazione, decine di luoghi nel mondo si vantavano di possedere la sua testa, o parti di essa. Anche l'autenticità delle reliquie monzesi sarebbe dunque tutta da provare.
Gli "umitt" di Brugherio
A Brugherio si usa dire "vo' a basaa i umitt". Gli "umitt" (ometti) sono tre statuette che ornano un reliquiario conservato nella Chiesa di San Bartolomeo.
Gli "umitt" celano al loro interno tre falangi umane che si attribuiscono ai Re Magi, donate nel 374 da Sant'Ambrogio alla sorella Marcellina, che viveva in un convento a Brugherio.
Le figure dei "magi" sono piuttosto controverse. La tradizione li conosce come "re", probabilmente per sottolineare un atto di sottomissione e riconoscimento a Gesù appena nato, ma si trattava (se davvero furono mai esistiti) con tutta probabilità di "saggi" o sacerdoti zoroastriani.
Le spoglie dei magi ebbero una vita molto travagliata. Furono inizialmente portate da Costantinopoli a Milano nella Basilica di Sant'Eustorgio. Nel 1164, il Barbarossa, sconfitti i Milanesi, le trafugò, e tuttora sono conservate a Colonia, nella imponente basilica che fu costruita appositamente per loro, in un enorme reliquiario.
In seguito, a inzio '900, una parte delle reliquie fu restituita a Milano, e per ultimo nel 1974 furono oggetto di venerazione da parte di centinaia di migliaia di fedeli in occasione dell'Epifania (4).
Gli "umitt" scamparono però al furto del Barbarossa, che probabilmente non sapeva che le tre falangi erano state in precedenza portate a Brugherio.
Ancora oggi i tre "umitt" sono oggetto di venerazione e devozione, vengono esposte raramente per il "bacio" e sono state recentemente oggetto di una visita da parte del Cardinale Tettamanzi. La cittadina conserva ancora il ricordo di tali eventi in una strada, via Tre Re, in pieno centro.
1. Per notizie, leggende e aneddoti legati a commerci, furti e trafugazioni di reliquie cfr. Patrick J. Geary, "Furta Sacra", Ediz. Vita e Pensiero, Milano, 2000.
2. Michael Hesemann, "Testimoni del Golgota", Edizioni San Paolo, Milano, 2003. p. 126.
3. Giovan Battista Oggioni, "Breve racconto della festa seguita in Monza ne' giorni 27, 28 e 29 Agosto 1774 in occasione della solenne traslazione delle Sacre Reliquie di S. Giovanni Batista dal Tesoro nel nuovo deposito eretto nella Chiesa sotterranea di quell'Insigne Basilica Collegiata dedicata allo stesso Santo", Milano, 1774.
4. James Bentley, "Ossa senza pace", SugarCo, Milano, 1988, pp. 11-13.