Il bisogno di spazi sociali è insopprimibile, come lo Sciopa sass, il bagolare che cresce dove il cemento mostra le sue crepe. Così appena dopo essere stato sgomberato da via Aspromonte, il Centro sociale di Monza occupa in via Durini. Aggiornato con i comunicati degli occupanti, dell'Assessore Villa e del PD
Martedì mattina, verso le 9.30, un dispiegamento di forze dell’ordine, poliziotti e carabinieri in assetto “anti-sommossa”, ha fatto irruzione nella palazzina aziendale (da anni dismessa) di via Aspromonte, ed ha sgomberato lo spazio autogestito Foa Boccaccio dopo nemmeno un mese di attività. Per i ragazzi del collettivo è il settimo sgombero a fronte di un’attività di quasi dieci anni sul territorio. Leggendo fra le righe si parla di una media di uno sgombero all’anno. È un dato interessante: mi viene da pensare al bilancio economico di una qualsiasi attività agli antipodi, per ideologia e principi, a quella dei centri sociali: un’attività commerciale privata. Solitamente, quando si effettua un investimento in un negozio, in un locale o in un’azienda, i ricavi, dopo il primo anno, non coprono totalmente i costi. Il breakeven (il punto di pareggio), così come i primi veri guadagni, si vedono di solito solo dopo il secondo anno di attività.
Certo i centri sociali non nascono per fare soldi e i termini economici dal sapore capitalista come quelli sopra citati, poco c'entrano con gli spazi autogestiti. Ma se ci si focalizza su un altro tipo di bilancio, quello sociale che si inserisce nell'ambito dell'Impresa Sostenibile - l’incompatibilità sopra citata si affievolisce; si parla di sostenibilità secondo qualsiasi punto di vista: ambientale, umano, sociale, e mi viene da chiedermi: che Bilancio Sociale avrebbe avuto il Foa Boccaccio dopo due anni di attività? Quali benefici avrebbe apportato alla comunità se solo, per una volta, si avesse avuto la pazienza di vedere che ne veniva fuori?
I benefici avrebbero surclassato i disagi causati dall’occupazione? Di certo mi accorgo che pazienza o no, tempo o no, è illegale occupare una proprietà privata, e per questo motivo risulta difficile trovarsi d’accordo in maniera univoca nei confronti di un centro sociale.
È comunque da precisare, a mio giudizio, lo stato di abbandono. Perché è questo il discrimine; è questo il motivo per cui trovo pretestuoso chiunque, in difesa degli sgomberi, dice "Vi farebbe piacere se occupassero casa vostra?” È per questo motivo che oscillo tra un parere assolutamente a favore del proprietario, che rivendica con diritto ciò che è suo, e allo stesso tempo mi lascio sfiorare dalle idee portate avanti con forza, decisione e a volte ottusità dai centro sociali, o almeno da una parte per non omettere una nota negativa. Le rivendicazioni di chi urla l’ingiustizia di un mondo in cui c’è chi non ha casa e chi si può permettere di lasciare cadere in malora uno stabile come quello di via Aspromonte. Un pensiero che ricorda a tutti che c’è qualcosa di più valido della proprietà privata, anche se non tutelato allo stesso modo dalla legge, che è la rivendicazione sociale di uno spazio in cui stare. Un pensiero che rammenta alla collettività il suo maggior valore, peso ed importanza, rispetto al singolo. Ammetto, di Marx ho letto solo per doveri scolastici, l’Anti Edipo l’ho sentito citare un paio di volte, e tutto il resto della letteratura affine è per me un buco nero. Ma non mi sembra difficile intuire le ragioni di chi desidera salvare e ridonare alla comunità ricchezze, nel senso più ampio del termine, trascurate dal singolo. Non solo le ragioni della parte del diritto alla proprietà privata, concetto su cui - nella nostra cultura attuale - c’è un accordo abbastanza diffuso.
Voglio solo ricordare che c’è una necessità forte in questa città, ed è quella di uno spazio di aggregazione per giovani e non solo.
Questo discorso assume maggior valore in un comune come quello di Monza, la cui Variante al Piano Generale del Territorio prevede la costruzione di un numero ingente di nuovi edifici sparsi in diversi quartieri a fronte di un’altrettanto numero ingente di edifici abbandonati. Ma non voglio perdermi nei meandri della politica, la quale non mancherà di strumentalizzare da un lato e dall’altro lo sgombero di via Aspromonte. Voglio solo ricordare che c’è una necessità forte in questa città, ed è quella di uno spazio di aggregazione per giovani e non solo. La Giunta, però, pare concentrata a trovare nuove aree in cui buttare colate di cemento ed è sorda davanti alle richieste, che per obbligo diventano pretese, di una parte sempre più amplia della propria cittadinanza. Ancora una volta puntano alla città dormitorio, non tenendo in conto che l’azione di chi rivendica uno spazio sociale non si è fermata davanti ai numerosi sgomberi. Non si è estinto questo bisogno. Ne è un’ulteriore prova il fatto che subito dopo la fine del corteo di protesta, tenutosi ieri sera, sia stato occupato un nuovo edificio in via Durini, a neanche 24 ore dalla chiusura di quello in via Aspromonte. A tale proposito mi torna alla mente una breve conversazione avuta con uno dei ragazzi del Foa, quando ancora erano in via Aspromonte. Guardando il selciato, lui che ha il pollice verde, mi fece notare come in un angolino di cemento, stesse spuntando un piccolo tiglio; «Vedi - disse - puoi buttare quanto cemento vuoi, ma appena si spacca un pochino, si crea un piccolo varco, subito spuntano ciuffi d’erba. C’è un albero spontaneo che si trova spesso da queste parti, che ha delle radici così lunghe e forti che, anche se non piantati a ridosso della strada, arrivano ai marciapiedi e li sollevano». Un uomo un po’ più attempato intromettendosi nel nostro discorso, disse: “Si, lo conosco, è il bagolare. In latino Celtis Australis. In dialetto Sciopa sass».
Il nuovo comunicato del Boccaccio
3 MAGGIO 2011 IRREVERSIBILITA’ DEL CONCETTO DI SPAZIO
Quando si collezionano 7 sgomberi in poco meno di dieci anni, non si può rimanere certamente “sorpresi”.
Politicamente l’azione del commissariato di Monza è gravissima, laddove sottolinea nuovamente come in questa città la gestione del problema della mancanza di spazi per attività sociali, politiche e culturali autogestite venga affidata esclusivamente alla mano repressiva delle forze dell’ordine.
Però, ripetiamo, tutto ciò non ci sorprende, conoscendo i personaggi che ci governano e che la popolazione giovanile di Monza ha imparato a odiare.
E allora se abbiamo detto e scritto che oggi a Monza la mobilitazione per uno spazio sociale è irreversibile significa che si mette anche in conto che l’insolvenza delle Istituzioni e le volontà politiche avverse possano mettere in atto il triste meccanismo che ha portato stamattina, martedì 3 maggio, allo sgombero dello stabile di via Aspromonte 12.
Significa però soprattutto affermare che ormai non ci fermiamo più neanche un giorno per ragionare sul da farsi. La situazione è chiara e la risposta che diamo lo è altrettanto: una nuova occupazione dove far confluire tutte le energie che la F.O.A. Boccaccio sta catalizzando in città, attorno al proprio progetto.
Il 9 aprile eravamo in 200, ecco che stasera, all’atto della nuova occupazione, siamo molti di più e questo è ciò che conta nei nostri bilanci.
Sentiamo forte la solidarietà e la vicinanza che tante realtà di Monza, Brianza, Milano e hinterland hanno dimostrato nel corso di queste concitate settimane nei nostri confronti.
Vogliamo restare in questo quartiere in cui abbiamo recepito un’accoglienza che ci ha colpito e che intendiamo ricambiare in termini di servizi aperti e gratuiti per chi abita nei dintorni del nostro spazio.
Anche quest’ultimo che abbiamo occupato è dismesso da anni e anni. E’ uno dei tanti abbandonati qui in zona, anch’esso adatto ad ospitare tutto ciò che abbiamo in mente per il futuro della nostra esperienza.
Non spendiamo troppe altre parole su quanto accaduto oggi, preferiamo che siano i fatti che quotidianamente si concretizzano a partire dal nostro agire a dare forma alla determinazione che sentiamo in corpo. Le iniziative in calendario riprendono senza sosta alcuna.
Vi invitiamo tutti all’assemblea pubblica di presentazione della nuova sede della F.O.A. Boccaccio mercoledì 4 maggio alle 21.30.
F.O.A. BOCCACCIO 003
Via Durini 19 Monza
Boccaccio.noblogs.org
boccaccio@autistici.org
Il comunicato stampa del PD Monza
Apprendiamo dell'occupazione da parte dei giovani del Foa Boccaccio nello stabile di Via Durini.
Confermo la convinzione che ne l'occupazione di proprietà private ne la repressione e gli sgomberi siano la soluzione a un problema vero che esiste in città: quella della mancanza di spazi per il protagonismo giovanile.
Chiediamo ai giovani del Foa Boccaccio e alle forze dell'ordine ed al Sindaco Mariani di fermarsi... disinnescando una dinamica occupazione-repressione.
Chiediamo all'Amministrazione comunale, al Sindaco, all'Assessore Sassoli di avviare un tavolo di concertazione con i giovani del centro sociale per affrontare insieme un percorso che possa prevedere: individuazione degli spazi necessari con assunzione di responsabilità dei giovani stessi in termini di legalità e di economie.
Questa mancanza di politiche giovanili riguardo al loro protagonismo è stato da noi denunciato da anni ed è un problema che non riguarda solo il centro sociale ma l'insieme dei giovani monzesi.
Al proposito non mancheremo prossimamente di confrontarci con l'amministrazione comunale e con i giovani con nostre proposte.
Marco Sala segretario Pd di Monza
L’Assessore alla Sicurezza Simone Villa interviene
sulla nuova occupazione abusiva del Foa Boccaccio
In relazione all’occupazione abusiva di una palazzina fatiscente in via Durini da parte dei ragazzi del Foa Boccaccio di questa notte l’Assessore alla Sicurezza Simone Villa commenta:
“L’Amministrazione Comunale ha invitato la proprietà dello stabile a sporgere immediata denuncia alle Forze dell’Ordine, trattandosi appunto di area privata.
La palazzina occupata questa notte è abbandonata da decenni e versa in una situazione di estrema fatiscenza. Gli occupanti stanno quindi mettendo in pericolo la loro incolumità.
Finora i ragazzi del Centro Sociale Foa Boccaccio sono stati protagonisti di occupazioni e danneggiamenti di proprietà che hanno causato danni ai privati e gravi disagi a tutti i residenti delle zone interessate. Adesso però si sta mettendo a rischio l’incolumità delle persone.
Sarebbe ora che gli organizzatori di questi raid notturni si assumessero la responsabilità delle loro azioni e la finissero una volta
per tutte di scherzare col fuoco.
Sappiamo tutti che queste occupazioni vedono coinvolti spesso anche degli adolescenti: chi è più maturo e ha mansioni organizzative in tali azioni dovrebbe rendersi conto che si è superato davvero il limite e non si può giocare sulla pelle di qualche sprovveduto.
Spero, infine, di non assistere nuovamente al circo dei difensori d’ufficio e dei paladini delle occupazioni che continuano a cercare, all’insegna di un buonismo cieco e irresponsabile, di trovare giustificazioni a questi fatti gravi solo per spirito di polemica e di contrapposizione politica nei confronti della Giunta Mariani”.