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Perché si è spinti ad aderire ai progetti di sostegno a distanza? Quali possono essere le motivazioni che spingono milioni di italiani ad aderire a questo gesto di solidarietà? Forum Sad e la cooperazione internazionale.

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l sostegno a distanza (Sad) è un fenomeno che ha conquistato ormai una rilevanza economica e sociale che non può più essere ignorata. Il XII Forum Nazionale del Sad, tenutosi il 27 e 28 aprile 2011 a Livorno, ha focalizzato l’attenzione sull’efficacia di questo sistema. Ogni anno i progetti di sostegno a distanza producono un budget di circa 500 milioni di euro, ovvero il triplo delle risorse messe in campo dallo Stato nell’ambito della cooperazione internazionale; nella Finanziaria per il 2011 gli stanziamenti per la legge 49, dedicata alla cooperazione, hanno raggiunto il minimo mai registrato: ammontano in tutto a 160 milioni di euro (di cui circa 20-25 milioni andranno alle ong).

“In tempi difficili, di pesante arretramento dell’aiuto pubblico allo sviluppo” la cooperazione vede come protagonisti “mamme, insegnanti, dirigenti d’azienda, pensionati”: questo l’incipit sul Sostegno a Distanza di “Vita”, magazine del non profit, del 25 Aprile 2011.

Ogni anno il sostegno a distanza coinvolge milioni di italiani, come chi scrive quest’articolo, o forse anche qualcuno di coloro che lo leggeranno, o il nostro vicino di casa che ha sul frigo della cucina la foto del bambino che sostiene, o i nostri figli tramite il sostegno a distanza organizzato all’interno delle loro classi a scuola. Da anni ormai i donatori sono diventati un fenomeno di studio per i molti ricercatori che stanno cercando di identificare un sostenitore-tipo. Giovanna Reda, direttore del World Vision Italia afferma che, secondo gli studi europei, il sostenitore-tipo dovrebbe essere donna, single, in carriera, over 35. Il condizionale è d’obbligo perché in Italia questo modello è stato completamente ridimensionato. I donatori italiani sono soprattutto anziani, mamme, lavoratori dipendenti e famiglie.

Perché si è spinti ad aderire ai progetti di sostegno a distanza? Quali possono essere le motivazioni che spingono milioni di italiani ad aderire a questo gesto di solidarietà?

20110508-sad-1La prima motivazione potrebbe essere denominata “perpetuazione dell’istinto genitoriale”. Come si evince dalla ricerca di Emanuela Citterio, la maggior parte delle persone che compiono questo gesto di solidarietà ha una famiglia propria con figli già maggiorenni; non si tratta dunque di single o di coppie senza figli che vedono nel sostegno a distanza la possibilità di diventare madri o padri. Per questo scopo sembra essere chiaro che la via da prendere è quella dell’adozione internazionale e non del sostegno a distanza. Tra i sostenitori coinvolti sembra essere diffuso invece il desiderio di “allargare” gli orizzonti della propria famiglia, aprendola all’accoglienza di chi ha più bisogno di aiuto in un’ottica di solidarietà. Ecco allora la seconda possibile motivazione che spinge molte persone a diventare donatori del sostegno a distanza: la solidarietà a lungo raggio.

Ma perché fare qualche cosa per qualcuno che, tutto sommato, è molto lontano da me e che probabilmente non conoscerò mai?

Nella contemporaneità, oltre all’individualismo dilagante, si sta sviluppando una coscienza responsabile che non dev’essere sottovalutata. Non può passare sotto silenzio la situazione di miseria estrema in cui vivono più di un miliardo e ottocento milioni di persone o il propagarsi di catastrofi naturali in aree del mondo distanti da noi.

La recente storia di Fukushima ha contestualizzato come non mai la metafora “Un battito d’ali di farfalla a Los Angeles potrebbe generare qualche giorno dopo uno tsunami sulle coste giapponesi”: è palese il coinvolgimento collettivo in ciò che succede sull’intero pianeta.

Marshall McLuhan nel 1964 coniò per primo la locuzione di “villaggio globale” per descrivere la vastissima diffusione, nel XX secolo, delle nuove tecnologie (prima tra tutte internet) che consentono una facilitazione e un’accelerazione delle comunicazioni umane. Oggigiorno il nostro globo è facilmente esplorabile al pari di un villaggio.

Tutto questo ci dovrebbe portare ad avere maggiore consapevolezza dell’appartenenza comune al “sistema mondo” le cui parti sono sempre interdipendenti. È necessario lavorare tutti insieme nella medesima direzione se vogliamo salvaguardare il nostro pianeta dalle catastrofi ecologiche e risollevare il destino di miseria in cui versano milioni di persone. Il sostegno a distanza sembra essere un ottimo strumento al servizio di questi nobili scopi.

20110508-sad-2Cosa rende talmente particolare il sostegno a distanza da distinguerlo dalle tante azioni di solidarietà che si possono compiere nei confronti dei più bisognosi?

Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia delle Onlus parla del sistema del sostegno a distanza come una realtà ormai consolidata che va sostenuta in quanto rappresenta «la forma più alta di cooperazione, che si declina in modo sussidiario e non assistenzialistico, che tiene in loco il capitale umano, che allaccia legami diretti tra i continenti bypassando la burocrazia e la dispersione di aiuti, che coinvolge le persone in modo diretto». Il sostegno a distanza è dunque un aiuto che va ad integrarsi in progetti più articolati e che ha lo scopo di sostenere un bambino senza sradicarlo dal proprio contesto famigliare, sociale e culturale. La sua efficacia sta nel fatto che vengono evitati passaggi intermedi e burocrazie inutili. Il donatore può avere la certezza che il suo aiuto venga destinato realmente a una persona precisa, con un nome, una storia e delle esigenze. I referenti locali delle associazioni garantiscono che l’aiuto sia gestito a favore del minore con la massima efficienza. Ma c’è dell’altro, da semplice atto di altruismo, il sostegno a distanza diventa responsabilizzazione e coinvolgimento attivo del sostenitore verso il bambino. Si sollecita nel donatore una forte partecipazione, una grande disponibilità a lasciarsi coinvolgere e, talvolta, anche a lasciarsi cambiare da questo rapporto particolare che permette di venire a contatto con dei problemi e delle tematiche a noi poco famigliari. Aderire al sostegno a distanza vuol dire aprirsi agli altri attraverso un gesto di solidarietà capace di generare un ponte tra persone, culture e mondi completamente diversi.

Nel Forum Nazionale del Sad del 27 e 28 aprile, si è parlato di sostegno a distanza come lo strumento della cooperazione internazionale che attualmente ha maggiore forza e radicamento sociale davanti al quale la classe politica non può mostrare indifferenza. Le premesse sono molto buone, infatti l’on. Marida Bolognesi, consigliere dell'Agenzia per le onlus, ha annunciato l’approvazione del decreto della Presidenza del Consiglio  «che  prevede  un  arricchimento  di  competenze  per  l'Agenzia  con  un  riconoscimento specifico sul Sad, in un'ottica di rilancio all'interno dei progetti di cooperazione internazionale».

Ci auguriamo che la politica prenda coscienza dell’importanza  strategica della  cooperazione. Le supposte emergenze immigrazione di queste settimane non ne sono che una tardiva conferma.

 

» Qui tutti gli enti che si occupano di sostegno a distanza in Lombardia aderenti al ForumSad.