Abbattere le barriere architettoniche spesso resta solo uno slogan, in Francia - a Nantes e Grenoble - è un impegno concreto
I
ncontro Jean Luc alla fermata del tram, decidiamo di prendere un gelato al bar, così possiamo parlare con calma: è stato gentile ad accettare la mia richiesta d’intervista nonostante i suoi mille impegni.
Jean Luc è un ragazzo di ventotto anni diversamente abile, a Grenoble frequenta l’università Stendhal alla facoltà di arte e spettacolo, il suo sogno è diventare attore professionista, e lo sta realizzando. Lavora per un’associazione come insegnante di teatro per ragazzi autistici, i bambini si esprimono attraverso il teatro e la danza, l’associazione mette in scena spettacoli e realizza progetti artistici per imparare ad accettare e ad amare questi bambini per quello che sono e per mettere in scena il loro essere e le loro qualità: il teatro, spiega Jean Luc, è il mezzo più immediato e più spontaneo che esista.
Jean Luc mi dice: “Voglio che il teatro sia il mio lavoro, quando mi sveglio al mattino so che sto andando a fare quello che mi piace.” Lentamente e con tenacia sta realizzando il suo sogno, il suo ultimo progetto è lavorare con una compagnia alla messa in scena de Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov e fra una settimana partirà in tournee in Palestina. Ho conosciuto Jean Luc perché ha recitato in uno spettacolo al teatro dell’università di Grenoble, sono rimasta colpita dalle sue qualità d’attore e ho deciso di chiedergli di rilasciarmi un’intervista sulle barriere architettoniche in Francia, sulle sue possibilità di spostamento, sulla sua vita.
Vivendo a Grenoble avevo già notato il numero enorme di diversamente abili che vivono in città e che si muovono senza problemi fra le strade, i tram, i bus, i supermercati e ogni luogo pubblico in generale. Né a Milano, né a Monza e in nessuna città italiana mi è mai capitato di trovare un’organizzazione così perfetta della città in funzione delle persone diversamente abili. A Grenoble sembrano non esserci barriere architettoniche.
Chiedo a Jean Luc se la situazione è la stessa in tutta la Francia o se è la città di Grenoble a fare l’eccezione: “Grenoble è una delle più avanzate in Francia da questo punto di vista, tutto sembra pensato per le persone come me e molti, come me, la scelgono per vivere. Precisamente la prima città francese per la mancanza di barriere architettoniche è Nantes, Grenoble è la seconda. La Francia si sta dando da fare in questo senso, ma la strada è ancora lunga e ci sono città come Parigi in molte zone completamente invivibili per le persone disabili. C’è da dire che i paesi più avanzati in questo senso sono quelli al nord dell’Europa, cioè i paesi scandinavi e la Danimarca.”
La famiglia di Jean Luc abita in Bretagna, una regione nel nord della Francia, precisamente nella città di San Malo. Lì, spiega Jean Luc, le barriere architettoniche sono molte essendo questa una città antica, quindi difficile da modificare. Per questo Jean Luc ha deciso di venire a vivere a Grenoble, dove tutti gli edifici nuovi sono pensati e costruiti anche per le persone diversamente abili, i mezzi di trasporto sono tutti largamente accessibili e trasportano dappertutto in città, le biblioteche, i teatri, i cinema, l’opera, tutti i luoghi di cultura vecchi o nuovi che siano sono stati adattati alle norme che regolano il facile spostamento di tutte le persone con qualsiasi handicap. Più di tutto è stato questo che mi ha fatto pensare: sono molti i teatri a essere attrezzati per degli spettatori diversamente abili, ma quanti sono i palcoscenici pensati per essere utilizzati da attori diversamente abili? Davvero pochi, mi spiega Jean Luc, e durante le mie tournees teatrali in Francia e all’estero (per esempio, a Praga) ho messo spesso in crisi i direttori di scena che hanno dovuto trovare il modo spesso faticoso di trasportarmi su e giù dalla scena e barcamenarmi nella mancanza di spazio delle quinte. Un fattore che fa riflettere sullo stato di avanguardia di una città rispetto alle altre è anche questo: Grenoble ha i teatri pensati per attori disabili (anche i teatri e gli auditorium universitari), dove Jean Luc prova regolarmente e muovendosi in completa autonomia.
E così noto che l’università è costruita e pensata per essere accessibile a chiunque, con ascensori e passerelle dove gli studenti diversamente abili, che sono davvero moltissimi, hanno le stesse opportunità degli altri studenti, che i tram, sia quelli vecchi che quelli nuovi, sono all’altezza del marciapiede e quindi che chiunque può salirci senza problemi, i teatri, i cinema, le biblioteche e tutti i luoghi di cultura sono attrezzati per fare in modo che le persone diversamente abili possano entrare dappertutto. Jean Luc mi spiega che da quando è arrivato a Grenoble non gli è mai capitato di essere ostacolato o impedito a entrare da qualche parte. A San Malo aveva problemi a entrare nel panificio sotto casa.
Una legge in Francia ha stabilito come data il 2015 perché tutti i luoghi nelle città siano accessibili alle persone disabili, ma Jean Luc crede che resti ancora molta strada da fare, soprattutto in alcune tra le città più antiche, e la data fissata troppo vicina. Pensa che le barriere architettoniche qualche volta corrispondano a delle barriere mentali di non accettazione, di non volersi mettere di fronte ai problemi reali per risolverli. Spiega di non aver più voglia di “sensibilizzare”, adesso vuole “fare”, lavorare, e avere le stesse identiche possibilità degli altri. Alcune compagnie teatrali gli hanno detto che avrebbe potuto recitare con loro ma solo in ruoli di persone diversamente abili, e questo Jean Luc non lo può accettare.