Tradizioni e feste che sopravvivono in Brianza. Un antidoto al cemento e all'urbanizzazione selvaggia? Ecco quelle più fedeli allo spirito originario e che promuovono prodotti tipici del nostro territorio.
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uello brianzolo è un territorio di antiche tradizioni, molte delle quali sopravvivono ancora oggi, nonostante la Brianza sia oggi un'area fortemente urbanizzata e industrializzata.
Dove infatti sopravvive ancora l'agricoltura, soprattutto al di fuori dai centri urbani più moderni, restano in auge feste e sagre che ci ricordano la provenienza contadina dei nostri avi e la vocazione agricola delle nostre terre. Una sorta di "antidoto" che ci rammenta le nostre origini, contro l'inquinamento, l'urbanizzazione e il cemento che ci circondano.
Le feste e tradizioni brianzole (e non solo) corrono però, a mio parere, due pericoli.
Il primo pericolo, che in realtà si verifica un po' in tutta Italia, è quello di una progressiva "commercializzazione" delle sagre e delle tradizioni stesse. Talvolta le sagre non sono altro che feste commerciali, con bancarelle da mercato che vendono prodotti made in China, che ben poco hanno di tipico e di tradizionale. Spesso la gestione dell'aspetto enogastronomico è affidato a veri e propri servizi di catering, che privilegiano la bassa qualità e i prezzi bassi, rispetto alla genuinità dei piatti e dei vini proposti. E purtroppo le iniziative artistiche e culturali spesso non sono altro che becere imitazioni dei peggiori programmi TV.
Insomma, anche le Pro Loco e gli organizzatori cercano talvolta un mezzo facile per raggranellare qualche euro per le loro casse. Ovviamente le eccezioni sono tante, non è ovunque così.
Il secondo pericolo che intravedo (e questo è ahimè tipico delle nostre zone) è che gli esponenti leghisti restino gli unici difensori delle tipicità e delle tradizioni. I leghisti restano unici (o quasi) fautori del dialetto (basti pensare ai cartelli stradali con le lettere cancellate o in doppio idioma), e promotori dell'enogastronomia locale (ricordate Bossi, Polverini e Alemanno che mangiano polenta e coda alla vaccinara per siglare l'ennesima "Pax Romana"?).
Ma quella leghista è una difesa della propria tipicità e identità del tutto a senso unico. Quindi, promozione alla grande del pizzocchero o della polenta, ma solo per contrastare l'invasione di kebab e falafel, e di chi li ha introdotti nella nostra cultura.
Roma "magnona"
Dopo questa premessa, secondo me necessaria, vorrei segnalare alcuni degli appuntamenti delle nostre zone che ancora mantengono lo spirito originario, e promuovono alcuni prodotti tipici del nostro territorio.
Un primo appuntamento è quello che si svolge durante il mese di Maggio, per la "Festa dell' asparago rosa" a Mezzago. L'asparago rosa di Mezzago ha ottentuo la Denominazone Comunale di Origine (De.Co.) e la festa mezzaghese ruota intorno a questo ortaggio, che viene venduto dai produttori locali durante il periodo della sagra.
Un altro ortaggio, la patata, è la protagonista della omonima "Sagra della patata" che si tiene ad Oreno, normalmente a Settembre, ogni due anni. Anche la patata di Oreno ha una sua tipicità (è a pasta bianca, molto farinosa) ed è oggetto in questi anni di un progetto a "filiera corta" di coltivazione sullo stesso modello del progetto "spiga e madia". Alcuni coltivatori della zona stanno reintroducendo varietà di patata ormai quasi scomparse in Italia, al posto di varietà maggiormente produttivie e resistenti, ma di origine americana e canadese.
Un progetto molto interessante è poi quello di "Gusto di Brianza Est", che propone durante l'anno iniziative come biciclettate in cascina, e menu tipici nei ristoranti del Vimercatese, tutto rigorosamente sul filo della tipicità e dei sapori locali.
Monza purtroppo non offre grandi iniziative in tal senso, se si esclude la rievocazione storica in costume che si tiene tutti gli anni a Giugno in occasione della "Sagra di San Giovanni" che, sebbene densa di appuntamenti, spesso mescola iniziative troppo diverse le une dalle altre, privilegiando la quantità al posto della qualità.
La "Giubiana"
Per quanto riguarda le tradizioni "spontanee", ne sopravvivono almeno un paio, che rimangono piuttosto vive nel nostro territorio. Innanzitutto i tipici falò di Sant'Antonio del17 gennaio, si tengono ancora oggi in quasi tutti i paesi della Brianza - una divertente festa si tiene ad esempio alla "Colombina" di Casatenovo - e anche a Monza, solitamente sul piazzale dell'ex cinema Maestoso.
Altro "rito" simile, che si svolge sempre alla fine di Gennaio, è il rito della "Giubiana" (o Giobiana, con una o due "b", ogni località la chiama in modo diverso), durante il quale si brucia il fantoccio di una strega, come avviene in molte altre parti d'Italia e d'Europa per scacciare l'inverno che volge alla fine.