Il 1992 è stato un anno tremendo. Tangentopoli ne è un aspetto molto importante ma non il solo. E anche sugli altri c’è molto da meditare. Vediamoli in rapida sintesi.
Fra qualche giorno, esattamente venerdì 17, cadrà un importante anniversario di Tangentopoli: il suo inizio. Vent’anni fa il 17 febbraio cadeva di lunedì. Il governo Andreotti (l’ultimo dei 7 guidati da re Giulio ) era in difficoltà alle prese con un gran numero di problemi, economici prima di tutto, e con un presidente della Repubblica, Francesco Cossiga , che dopo essere stato silente per lungo tempo, aveva improvvisamente indossato le vesti del picconatore. Quel lunedì di vent’anni fa, ad esempio, si parlava di campagna elettorale (al voto si sarebbe andati il 5 e il 6 di aprile ) e sopratutto di servizio di leva e di obiezione di coscienza. Cossiga era “incazzato “(il termine è suo e fu riportato da tutti i giornali ) con il premier, l’amico (si fa per dire ) Giulio Andreotti da lui incolpato di impegnarsi troppo su quel fronte, invece di trovare i soldi necessari per il trattamento economico dell’Arma dei carabinieri. Minacciava di non firmare quella legge. Il giorno prima, domenica, la Lega di Umberto Bossi aveva radunato a Pontida i suoi. Ai cinquemila radunati non sullo storico prato ma più prosaicamente sotto il tendone del circo Roma, aveva promesso che questa volta in Parlamento avrebbe portato un centinaio di loro, in veste di deputati e senatori. Previsione tutt’altro che azzardata se è vero, come è vero che 55 deputati e 25 senatori sarebbe stato il bottino della consultazione elettorale di aprile. Un gran colpo, non c’è che dire.
Ebbene è proprio in quel lunedì che Mario Chiesa viene colto con le mani nel sacco , meglio ancora nel cesso, dove aveva tentato di fare sparire le prove della sua parzialissima (almeno in quel momento ) corruzione, consumata ai danni del piccolo e coraggioso imprenditore monzese, Luca Magni. E’ l’inizio di Tangentopoli. Ma ci fermiamo qui. Preferiamo invece soffermarci sulla situazione della politica e della economia nella quale vent’anni fa si trovava il nostro Paese. Spesso si dice che esistono analogie con la situazione attuale. Ma lo si dice troppo sbrigativamente. Invece quella situazione va meglio considerata anche per aprire il gioco dei “se “e di “chissà come sarebbe andata allora se si fossero fatte certe cose e non altre “e via dicendo.
Il 1992 è stato un anno tremendo. Tangentopoli ne è un aspetto molto importante ma non il solo. E anche sugli altri c’è molto da meditare. Vediamoli in rapida sintesi.
Il 5/6 aprile si vota per rinnovare Camera e Senato. Per la Dc è un disastro, per il Psi un insuccesso, per il Pds una faticosa riconferma mentre per la Lega Nord un trionfo. Mondo politico sconvolto. Ci sono da eleggere i presidenti di Camera e Senato: dopo vari tormenti, alla Camera va Oscar Luigi Scalfaro (in precedenza e per 13 anni c’era stata la comunista Nilde Iotti ), al Senato viene riconfermato invece Giovanni Spadolini. Esattamente un mese dopo, il 25/4 ,il Capo dello Stato Francesco Cossiga annuncia con un messaggio in Tv che si dimetterà anzitempo e dopo tre giorni, il 28/4 formalizza le sue dimissioni . La politica attraversata da una tempesta giudiziaria senza precedenti, si trova quindi di fronte ad un altro problema. Come se non bastassero quelli provenienti dal voto di aprile.
Il nuovo Parlamento deve eleggere un nuovo governo ma anche un nuovo Capo dello Stato. Il 13 maggio iniziano le votazioni che risultano tutte negative. Dopo la 15ma , risoltasi come le precedenti 14 con un nulla di fatto … la mafia ammazza Giovanni Falcone . E’ la orribile strage di Capaci. La politica ha un sussulto e due giorni dopo, il 25/5 , alla 16ma votazione il Parlamento, a Camere riunite, elegge Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro che solo un mese prima era stato eletto al vertice di Montecitorio. Nuovo presidente della Camera viene eletto Giorgio Napolitano con qualche mal di pancia in casa Pds, che sembrava essere orientato sul nome di Stefano Rodotà.
Definiti gli inquilini dei tre maggiori palazzi romani (Quirinale, Montecitorio e Palazzo Madama ) non resta che attribuirne uno anche a Palazzo Chigi, sede del governo, occupato per il momento da Giulio Andreotti e sostenuto da un quadripartito (Dc, Psi, Psdi e Pli ). Scalfaro inizia le consultazioni di rito e anche quelle risultano faticose. A sbloccare la situazione arriva il 7/8 giugno un voto parziale e amministrativo. Sono interessati 2 milioni di elettori: rappresentano un test importante, contrassegnato questa volta da un forte astensionismo, che deve preoccupare. Infatti preoccupa. E aiuta a sbloccare la situazione: il 18/6 l’incarico a formare il nuovo governo viene affidato a Giuliano Amato. Tra la designazione e la fiducia, scoppia l’allarme economia. La nostra lira è sotto tiro, si parla addirittura di svalutazione. Il marco tedesco la fa da padrone.
E qui comincia un’altra storia che ha molti agganci con la situazione economica attuale. Il 10/7 Giuliano Amato che si avvale della solita maggioranza quadripartita (ma con Dc e Psi praticamente a pezzi e difficilmente governabili ) parla di riforme e annuncia una stangata da 30 mila MD di lire. E aggiunge: “Siamo sull’orlo del baratro “. I sindacati dicono: “Noi non ci stiamo “e annunciano per settembre uno sciopero generale”. La lira annaspa malgrado le acrobazie dell’allora Governatore di Bankitalia, Carlo Azelio Ciampi, e il debito pubblico sfiora i 1500 MD di lire . Certamente occorrono le riforme ma bisogna pur mettere una pezza ad una situazione che rischia di esplodere, facendo però pagare non solo i soliti noti ma anche e soprattutto coloro che anche allora erano ben protetti e coperti. Siamo a metà luglio e si riaffaccia la mafia. A due mesi dalla strage di Capaci nuovo gravissimo attentato: a Palermo, in via Massimo D’Amelio, viene ucciso l’altro grande magistrato siciliano, Paolo Borsellino. Il clima politico si intorbidisce ancora di più. L’emergenza diventa quotidiana, funziona da arma di ricatto.
La Borsa va giù, mentre le trattative sul costo del lavoro sono in salita. “O si fa l’accordo entro la fine di luglio oppure si dovrà ricorrere a nuove tasse “: l’avvertimento è di Giuliano Amato. Il 31/7 è la data dello “storico “accordo governo-sindacati, che segna la fine della scala mobile, che preannuncia una stangata sulla casa, e che blocca il rinnovo contrattuale di tutti. Anche il segretario Bruno Trentin, sia pure a denti stretti, firma . In nome anche dell’unità di Cgil,Cisl e Uil, pure allora in pericolo.
Iniziano mesi difficili per il movimento sindacale. Bruno Trentin si dimette da segretario generale della Cgil tra le critiche degli oppositori interni e gli incoraggiamenti di Luciano Lama e del suo “aggiunto “Ottaviano Del Turco. Oltre 3 MD di Bot restano invenduti. “L’ economia è al collasso “: lo dice anche il ministro Franco Reviglio. Al direttivo del 4 settembre Bruno Trentin, seppure a malincuore, ritira le dimissioni. Si parla di una nuova stangata. La lira esce dallo Sme (il sistema monetario europeo ). Il movimento dei lavoratori è attraversato da grandi proteste e inusuali contestazioni. A Firenze in piazza Santa Croce il segretario della Cgil subisce un duro attacco degli autonomi (uno riesce persino a sferragli un paio di pugni ), il 23/9 tocca a Silvano Veronese della Uil. In piazza del Duomo a Milano non riesce a parlare, sommerso dai fischi. Il 29/9 viene contestato a Perugia Raffaele Morese della Cisl, il 2/10 a Roma in piazza San Giovanni si registrano nuovi attacchi degli autonomi mentre parla Pietro Larizza, segretario generale della Uil. E 13/10 a Milano Sergio D’Antoni, segretario generale Cisl, viene colpito da un lancio di bulloni riportando una ferita allo zigomo.
Per un marco occorrono mille lire, un record. Negativo si intende. E il 9/10 Umberto Bossi compie il suo “capolavoro “: invita gli italiani a non comprare Bot. Per fortuna non viene ascoltato: inaspettatamente l’asta per il rinnovo di 20 mila MD di lire in titoli di Stato registra una richiesta di 28 mila MD.
Ci fermiamo, qui ma potremmo continuare con molto altro. A noi interessava dimostrare che il 1992 è stato un anno veramente terribile e che al peggio non c’è mai fine. E’ meglio oggi oppure ieri ? I problemi sono indubbiamente diversi, la politica dovrebbe ricordarli (e perché no ? studiarli meglio ) invece di raffrontarli spesso con troppa disinvoltura. Aveva delle colpe allora, ne ha anche ora. Arroccarsi non serve, difendere l’indifendibile neppure, meglio ammettere gli errori, e gettare le basi di una buona politica. La parentesi di Mario Monti va sfruttata appieno.