Dossier: L'amore (di questi tempi). Lavoro precario, politica precaria, società precaria, amore precario. Fra consumismo, adolescenza infinita e incapacità di sudarselo, l'amore.
A
lessandra ha paura di restar sola, ha quasi 40 anni e ormai teme di non poter chiedere di più dalla vita che un uomo che le riserva poche attenzioni, poco tempo, poco amore. Litigano un giorno sì e l'altro pure, lui non piace alle sue amiche, probabilmente non piace neppure ad Alessandra. Ma lei ha paura di restar sola e a quasi 40 anni quella paura le fa molta paura.
Alberto ha una moglie e una bimba che adora, da 3 anni è innamorato di una donna che non lo ricambia. È colto, sensibile nonostante un aspetto da bulldozer. La donna di cui è innamorato è apparsa in un periodo difficile fra lui e la moglie. Il periodo difficile è passato ma la donna, l'altra, è rimasta dentro di lui.
Gloria si avvicina ai trenta, le mancano pochi esami alla laurea. Seppur pochi, mancano. C'è un uomo che l'adora, che negli ultimi mesi si è dedicato a lei senza remore. Quando stanno insieme sono felici. Davvero. Lui è un bel po' più grande e un bel po' lontano. A Gloria dà sicurezza la distanza: un motivo per non andare oltre, un motivo per non farsi troppe domande e finirla lì.
Marco ha conosciuto Eleonora da qualche mese. L'ama. L'ha sposata che aveva un bellissimo pancione, da cui è nato Vittorio. A Marco hanno offerto un lavoro importante, per un compenso molto meno importante. Lui ha molto talento e sa quel che vale. Ha rinunciato a quella paga.
Susanna è una giovane donna fragile e allegra, di solito. Adora il suo uomo e se lo scoperebbe ad ogni ora del giorno e della notte. Il suo uomo ha da poco aperto un negozio, non va d'accordo con il suo socio, rincorre scadenze e saldi. Susanna e il suo uomo si vedono poco, scopano anche meno. Forse si sono lasciati.
Giorgio ha una moglie, un figlio. Guarda molti film e siti porno. Va a letto con una ex e quando può con Maria, che vive lontano, che sa tutto di lui e che — se non ci pensa troppo — è contenta così.
Nadia ha conosciuto Marcus un paio di anni fa. Quando ha capito di amarlo, ha lasciato il lavoro, la sua casa, la sua vita. L'ha raggiunto in Germania. Sta imparando una nuova lingua, un nuovo mestiere, una nuova vita.
L'ultima volta che abbiamo avuto notizia della lunga costruzione di un amore, durata qualche anno, è stato molto tempo fa. Lui, chiamiamolo Nicola (nome falso per una persona vera, come tutti gli altri citati), si era innamorato di Loredana. Lei però era invaghita di un altro. Nicola soffrì a lungo, riservato e paziente l'attese. Ci vollero molte stagioni perché lei, finalmente, lo ricambiasse. Al fine, si sposarono. Vivono insieme, con grande rispetto e complicità. Si amano.
A parte Nicola e Loredana, tante Alessandra, Alberto, Gloria, Marco, Susanna... Persone adulte, preparate nel lavoro, in gamba. Capaci di scegliere il vino giusto per ogni piatto, fanno vacanze in posti fantastici, sanno conversare amabilmente, leggono libri e vanno al cinema, si tengono in forma fra palestra e piscina, sono su Facebook e Twitter usando lo smartphone. Sanno impegnarsi per riuscire nel lavoro, sanno scegliere fra i titoli e le marche. Pochi di loro, però, sanno sudare abbastanza per costruire un amore.
Forse perché, come scrive Bauman, siamo immersi «In una cultura consumistica (...) che predilige prodotti pronti per l'uso, soluzioni rapide, soddisfazione immediata, risultati senza troppa fatica, ricette infallibili, assicurazione contro tutti i rischi e garanzie del tipo “soddisfatto o rimborsato”» (Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003). O forse perché ci piace, sì ci piace di più, questo «Lieve svenire per sempre persi dentro di noi» come cantavano già negli anni Novanta i Marlene Kuntz (Lieve, in Catartica, 1994).
L'amore di questi tempi — lo sappiamo — non è solo così, polverizzato, o liquido appunto. Resistono storie “normali” di relazioni strutturate, solide, profonde. Però a noi pare che volendo affrescare questo nuovo dossier di Vorrei sia necessario fare i conti con la precarietà affettiva che ci circonda sempre più. Figlia, madre, sorella delle altre precarietà, ovvero quella del lavoro soprattutto ma anche di quella sociale, civile, politica.
Precarietà a cui siamo oziosamente abituati grazie al pensiero unico, quello economicista, che ci vuole proiettati solo ed esclusivamente al consumo; che ci vuole cioé consumatori prima che persone e cittadini. E allora perché a questa logica dovrebbe sfuggire la sfera affettiva, emotiva, sentimentale, erotica? Consumare rapporti, questo sembra essere il senso. Il mercato dei sentimenti: spendere il meno per avere il di più.
Così che seppure tutti cerchiamo l'amore, lo confondiamo e lo consideriamo alla stregua di qualsiasi altra merce. Ci accontentiamo di una sua versione light. Ci comportiamo come gli abitanti di Leonia, la città invisibile di Calvino citata sempre da Bauman «L'opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l'espellere, l'allontanare da sé, il mondarsi d'una ricorrente impurità».
La paura di affrontare (realmente) l'altro va ad aggiungersi a quella della sopravvivenza economica, all'insicurezza del cibo e del tetto. Sempre Bauman nel citato Amore liquido: «L'amore come un capriccio del destino: quello strano e misterioso futuro, impossibile da predire, prevenire o evitare, accelerare o arrestare. Amare significa offrirsi a quel destino, alla più sublime di tutte le condizioni umane, una condizione in cui paura e gioia si fondono in una miscela che non permette più ai suoi ingredienti di scindersi. E offrirsi a quel destino significa, in ultima analisi, l'accettazione della libertà nell'essere: quella libertà che è incarnata nell'Altro, il compagno in amore. Come afferma Erich Fromm, “la soddisfazione, nell'amore individuale, non può essere raggiunta senza la capacità di amare il prossimo con umiltà, fede e coraggio”, solo per poi aggiungere, tristemente, che in “una cultura in cui queste qualità sono rare, l'acquisizione della capacità di amare è condannata a restare un successo raro” (Erich Fromm, "The Art of Loving")».
Umiltà, fede, coraggio. E sudore, ci permettiamo di aggiungere. Cioé impegno. Perché ci fa molto piacere — e comodo — pensare che l'amore è o non è, che o arriva o non arriva. Ma dimentichiamo così che nulla di facile dà davvero soddisfazione e diviene davvero importante. Che le relazioni vanno costruite, certo non artificiosamente, ma faticosamente probabilmente sì. Come dice un proverbio africano «Ciò che cresce lentamente mette radici profonde».
Rinunciare a parte della propria indipendenza, prendere di petto le difficoltà di metter su casa, diventare genitori, moltiplicare le responsabilità, l'attenzione, la cura. Non sembra roba smart, cool, indie, easy vero? Non se ne esce con un “Mi piace” o con una bella fila di mojito.
Certo, pensare al futuro per tanti è impossibile se il massimo a cui si può aspirare è un contratto di lavoro di 6 mesi (e non siamo mai abbastanza flessibili per i talibbani liberisti). Certo le donne si sono emancipate e non se ne stanno più a casa a fare le mamme e le casalinghe. Certo è impossibile prendere casa se non ti aiutano i genitori. Certo gli uomini sono tutti dei mammoni senza palle... Certo. Certo è che in questo miscuglio di luoghi comuni e di verità ineludibili, l'amore adulto non è roba da ragazzi.
Ma siamo sicuri che questo elencare ostacoli non sia un altro modo per spostare più in là la fine dell'adolescenza? Non somiglia tanto a quel trovare solo difetti nelle persone che si incontrano, solo per giustificare l'incapacità di amare?
Amare costa fatica, spezza le vene delle mani, mescola il sangue col sudore.
E per i trentenni e quarantenni che non hanno dovuto lottare per avere la libertà di vestirsi come gli pareva, per far tardi la sera, per avere la moto o l'auto, a cui non sono mai mancati i soldi per andare in disco e comprare il fumo, forse l'idea stessa di sudarsi qualcosa è incomprensibile. Figuriamoci l'amore.
Aggiornamento del 21 novembre 2012.
Proprio al'indomani dell'uscita del mio articolo, su Repubblica è uscita una intervista di Raffaella De Santis a Bauman che ne riprende i temi, con una qualità ovviamente imparagonabile :)
A.C.
Bauman: "Le emozioni passano
i sentimenti vanno coltivati"
Non conosciamo più la gioia delle cose durevoli, frutto di lavoro. Il grande sociologo spiega come i legami siano stati sostituiti dalle "connessioni". E aggiunge: "Ogni relazione rimane unica: non si può imparare a voler bene". Disconnettersi è solo un gioco. Farsi amici offline richiede impegno
di RAFFAELLA DE SANTIS
Amarsi e rimanere insieme tutta la vita. Un tempo, qualche generazione fa, non solo era possibile, ma era la norma. Oggi, invece, è diventato una rarità, una scelta invidiabile o folle, a seconda dei punti di vista. Zygmunt Bauman sull'argomento è tornato più volte (lo fa anche nel suo ultimo libro Cose che abbiamo in comune, pubblicato da Laterza). I suoi lavori sono ricchi di considerazioni sul modo di vivere le relazioni: oggi siamo esposti a mille tentazioni e rimanere fedeli certo non è più scontato, ma diventa una maniera per sottrarre almeno i sentimenti al dissipamento rapido del consumo. Amore liquido, uscito nel 2003, partiva proprio da qui, dalla nostra lacerazione tra la voglia di provare nuove emozioni e il bisogno di un amore autentico.
Cos'è che ci spinge a cercare sempre nuove storie?
"Il bisogno di amare ed essere amati, in una continua ricerca di appagamento, senza essere mai sicuri di essere stati soddisfatti abbastanza. L'amore liquido è proprio questo: un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame".
Dunque siamo condannati a vivere relazioni brevi o all'infedeltà...
"Nessuno è "condannato". Di fronte a diverse possibilità sta a noi scegliere. Alcune scelte sono più facili e altre più rischiose. Quelle apparentemente meno impegnative sono più semplici rispetto a quelle che richiedono sforzo e sacrificio".
Eppure lei ha vissuto un amore duraturo, quello con sua moglie Janina, scomparsa due anni fa.
"L'amore non è un oggetto preconfezionato e pronto per l'uso. È affidato alle nostre cure, ha bisogno di un impegno costante, di essere ri-generato, ri-creato e resuscitato ogni giorno. Mi creda, l'amore ripaga quest'attenzione meravigliosamente. Per quanto mi riguarda (e spero sia stato così anche per Janina) posso dirle: come il vino, il sapore del nostro amore è migliorato negli anni".
Oggi viviamo più relazioni nell'arco di una vita. Siamo più liberi o solo più impauriti?
"Libertà e sicurezza sono valori entrambi necessari, ma sono in conflitto tra loro. Il prezzo da pagare per una maggiore sicurezza è una minore libertà e il prezzo di una maggiore libertà è una minore sicurezza. La maggior parte delle persone cerca di trovare un equilibrio, quasi sempre invano".
Lei però è invecchiato insieme a sua moglie: come avete affrontato la noia della quotidianità? Invecchiare insieme è diventato fuori moda?
"È la prospettiva dell'invecchiare ad essere ormai fuori moda, identificata con una diminuzione delle possibilità di scelta e con l'assenza di "novità". Quella "novità" che in una società di consumatori è stata elevata al più alto grado della gerarchia dei valori e considerata la chiave della felicità. Tendiamo a non tollerare la routine, perché fin dall'infanzia siamo stati abituati a rincorrere oggetti "usa e getta", da rimpiazzare velocemente. Non conosciamo più la gioia delle cose durevoli, frutto dello sforzo e di un lavoro scrupoloso".
Abbiamo finito per trasformare i sentimenti in merci. Come possiamo ridare all'altro la sua unicità?
"Il mercato ha fiutato nel nostro bisogno disperato di amore l'opportunità di enormi profitti. E ci alletta con la promessa di poter avere tutto senza fatica: soddisfazione senza lavoro, guadagno senza sacrificio, risultati senza sforzo, conoscenza senza un processo di apprendimento. L'amore richiede tempo ed energia. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l'altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione, amicizia e attenzione. Ma possiamo comprare tutto, non l'amore. Non troveremo l'amore in un negozio. L'amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana".
Forse accumuliamo relazioni per evitare i rischi dell'amore, come se la "quantità" ci rendesse immuni dell'esclusività dolorosa dei rapporti.
"È così. Quando ciò che ci circonda diventa incerto, l'illusione di avere tante "seconde scelte", che ci ricompensino dalla sofferenza della precarietà, è invitante. Muoversi da un luogo all'altro (più promettente perché non ancora sperimentato) sembra più facile e allettante che impegnarsi in un lungo sforzo di riparazione delle imperfezioni della dimora attuale, per trasformarla in una vera e propria casa e non solo in un posto in cui vivere. "L'amore esclusivo" non è quasi mai esente da dolori e problemi - ma la gioia è nello sforzo comune per superarli".
In un mondo pieno di tentazioni, possiamo resistere? E perché?
"È richiesta una volontà molto forte per resistere. Emmanuel Lévinas ha parlato della "tentazione della tentazione". È lo stato dell'"essere tentati" ciò che in realtà desideriamo, non l'oggetto che la tentazione promette di consegnarci. Desideriamo quello stato, perché è un'apertura nella routine. Nel momento in cui siamo tentati ci sembra di essere liberi: stiamo già guardando oltre la routine, ma non abbiamo ancora ceduto alla tentazione, non abbiamo ancora raggiunto il punto di non ritorno. Un attimo più tardi, se cediamo, la libertà svanisce e viene sostituita da una nuova routine. La tentazione è un'imboscata nella quale tendiamo a cadere gioiosamente e volontariamente".
Lei però scrive: "Nessuno può sperimentare due volte lo stesso amore e la stessa morte ". Ci si innamora una sola volta nella vita?
"Non esiste una regola. Il punto è che ogni singolo amore, come ogni morte, è unico. Per questa ragione, nessuno può "imparare ad amare", come nessuno può "imparare a morire". Benché molti di noi sognino di farlo e non manca chi provi a insegnarlo a pagamento ".
Nel '68 si diceva: "Vogliamo tutto e subito". Il nostro desiderio di appagamento immediato è anche figlio di quella stagione?
"Il 1968 potrebbe essere stato un punto d'inizio, ma la nostra dedizione alla gratificazione istantanea e senza legami è il prodotto del mercato, che ha saputo capitalizzare la nostra attitudine a vivere il presente".
I "legami umani" in un mondo che consuma tutto sono un intralcio?
"Sono stati sostituiti dalle "connessioni". Mentre i legami richiedono impegno, "connettere" e "disconnettere" è un gioco da bambini. Su Facebook si possono avere centinaia di amici muovendo un dito. Farsi degli amici offline è più complicato. Ciò che si guadagna in quantità si perde in qualità. Ciò che si guadagna in facilità (scambiata per libertà) si perde in sicurezza".
Lei e Janina avete mai attraversato una crisi?
"Come potrebbe essere diversamente? Ma fin dall'inizio abbiamo deciso che lo stare insieme, anche se difficile, è incomparabilmente meglio della sua alternativa. Una volta presa questa decisione, si guarda anche alla più terribile crisi coniugale come a una sfida da affrontare. L'esatto contrario della dichiarazione meno rischiosa: "Viviamo insieme e vediamo come va...". In questo caso, anche un'incomprensione prende la dimensione di una catastrofe seguita dalla tentazione di porre termine alla storia, abbandonare l'oggetto difettoso, cercare soddisfazione da un'altra parte ".
Il vostro è stato un amore a prima vista?
"Sì, le feci una proposta di matrimonio e, nove giorni dopo il nostro primo incontro, lei accettò. Ma c'è voluto molto di più per far durare il nostro amore, e farlo crescere, per 62 anni".