Dossier: L'amore (di questi tempi). Vita, morte, migrazioni: la lettura dei numeri come effetto di scelte di vita.
L'
amore non è sempre poesia ed elementi impalpabili. Molto più spesso è prosa, concretezza, numeri. Dagli affetti scaturiscono conseguenze che determinano quanti e quali servizi attivare, che volto avranno le persone che compongono una città, che dialetto parleranno.
Cosa vuol dire? Vuol dire fare i conti con la demografia e tradurre amori, corna, carne e scelte di vita affettiva in conseguenze per un intero territorio. Ossia (anche) in numeri.
Proviamo a dare un’occhiata ai dati Istat, in particolare ai bilanci demografici. Le banche dati mettono a disposizione il consuntivo 2011 e la fotografia del 2012, per il momento consolidata fino a maggio.
Per la provincia di “Monza e della Brianza” si evidenzia questo: la popolazione residente aumenta, in massima parte a causa di un saldo migratorio positivo, sebbene sia positivo (ma meno importante) anche il saldo naturale vivi/morti. Insomma, si fanno figli, non tanti ma si fanno. La spinta alla crescita demografica è però l’attrattività (ognuno declini questo termine come meglio crede: economia, bellezza, questioni immobiliari) del territorio: nel 2011 il saldo migratorio spiega l’82,3% della crescita della popolazione, percentuale che arriva al 96% nei primi mesi del 2012.
Primo punto fermo: a differenza di altre aree nazionali e in maniera più sensibile rispetto alla media della Lombardia (0,85% di crescita nel 2011 vs lo 0,75% lombardo; 0,4% nel 2012 vs lo 0,22% regionale), la provincia di Monza aumenta i propri abitanti.
Andiamo ora a vedere come il capoluogo Monza contribuisce alla crescita. Monza aumenta la propria popolazione ma meno della media provinciale (+0,3/+0,4%). Soprattutto, si tratta di nuove iscrizioni all’anagrafe per movimento migratorio: +450 nel 2011 e +594 in appena cinque mesi del 2012, mentre i morti sovrastano i nuovi nati di 87 unità nel 2011 e di 115 nel 2012.
Secondo punto fermo: Monza sostanzialmente fa pochi figli, aumenta la propria età media e, senza l’apporto degli immigrati (da altre regioni d’Italia o stranieri), perderebbe popolazione. Eloquente, in particolare, il trend dell’immigrazione straniera (fonte: ufficio statistica di Monza): più di un monzese su dieci ha origini tutt’altro che locali, con rumeni, peruviani, ecuadoriani e albanesi ed egiziani a guidare la classifica per etnie. Il rapporto dovrebbe aumentare anche in futuro, considerato i residenti italiani hanno un’età media di 44,3 anni per gli uomini e di 48,1 anni per le donne, mentre i residenti stranieri si collocano rispettivamente su 30,4 e 32,6 anni.
Il capoluogo guida la classifica provinciale: con dati di confronto fermi al 01/01/2011, Monza era in testa con il 10,79% di popolazione straniera, seguita da Limbiate al 10,12% e Carnate al 9,63%. Media provinciale: 7,56%.
Ma, sempre utilizzando gli ottimi report del Comune di Monza, torniamo alle nuove generazioni. Questi i nomi scelti per i nuovi nati nel 2011: niente di nuovo, più o meno quel che si sente a tutte le latitudini.
I nuovi nati stranieri invece vedono la predominanza di Mohamed, Omar, Youssef, Kevin, Daniele per i maschi e Mariem, Ranim, Amelia, Diana per le femmine.
Chiudiamo con la classifica generale dei cognomi monzesi. Vista con occhi non locali, sembra una barzelletta del luogo comune brianzolo e invece è solo realtà. Una realtà che ci porta al terzo punto fermo: immigrati o non immigrati, terùn o extracomunitari, ci vorranno ancora diverse generazioni per rompere il predominio dei Villa, Colombo, Sala, Brambilla.