La tangentopoli odierna è altra cosa. Non si ruba più per i Partiti, ora si ruba – sempre alla collettivita, si intende - per se stessi. O se preferite, per se medesimi.
Tangentopoli compie 21 anni. E’ giovane o è vecchia? Non lo sappiamo ancora, sappiamo solo che è in piena salute grazie al berlusconismo e alla truffa del federalismo amorale del duo Formigoni – Maroni, per usare una recente definizione di Tito Boeri. La tangentopoli dei giorni nostri è però diversa da quella che ebbe nel mariuolo Mario Chiesa uno dei suoi epigoni. E’ vero, allora si rubava - alla collettività, si intende - per i Partiti, che tranne tre ( Pci nella versione Pds, Msi e Rifondazione comunista ) sono scomparsi, disciolti. Badate, non erano cosette da poco. Si trattava di formazioni politiche importanti : la Dc di Alcide De Gasperi, Aldo Moro e Arnaldo Forlani; il Psi di Pietro Nenni, Francesco De Martino e Bettino Craxi; il Psdi di Giuseppe Saragat, Mario Tanassi e Carlo Vizzini; il Pri di Ugo La Malfa, Bruno Visentini e Giorgio La Malfa; il Pli di Luigi Einaudi, Valerio Zanone e Renato Altissimo. La loro è stata una fine ingloriosa e vergognosa che non ha insegnato nulla. E buon per noi che la Costituzione Repubblicana assegna compiti di intervento ad una magistratura che è stata finalmente in grado di fare il suo mestiere. Senza guardare in faccia a nessuno. Non era stato sempre così. E il popolo ha esultato. Per la verità schizzi di fango avevano colpito anche il Pci-Pds. Negarlo o sottovalutarlo sarebbe profondamente sbagliato anche se le differenze ci sono e sono forti.
La tangentopoli odierna è altra cosa. Non si ruba più per i Partiti, ora si ruba – sempre alla collettivita, si intende - per se stessi. O se preferite, per se medesimi. Con la politica si vive bene – e anche qui si dovrebbe fare una riflessione più che sacrosanta di fronte al popolo dei mille euri al mese o peggio ancora dei giovani senza lavoro - e addirittura c’è chi si arricchisce. E tanto anche. Sia che si occupi un seggio in consiglio regionale, in Parlamento, al governo oppure una poltrona ai vertici di questa o quella azienda pubblica. Lo spettacolo è così indecoroso, avvilente e sfacciato che in campo sono scesi lo stesso presidente della Repubblica e mezzo Vaticano. Il livello di guardia è stato abbondantemente superato.
Che fai? Attenti a non cadere nella antipolitica, ci sussurra qualcuno all’orecchio. Ma a parte il fatto che qualche tempo fa quel sussurro era addirittura un grido, quel rischio noi personalmente non lo corriamo. Perché? Perchè noi crediamo nella politica, la riteniamo fondamentale per risolvere i problemi del paese ma, lo ribadiamo, deve essere una buona politica, pulita, trasparente, fatta da un personale che sia esattamente l’opposto di quello che oggi vediamo all’opera da una parte all’altra del Paese. Cioè disinteressato, impegnato, appassionato, oculato, pagato il giusto ( ci mancherebbe altro ) ma non strapagato, capace di costituire un esempio. Ecco quel che ci manca : la forza dell’esempio.
Ovviamente non tutti sono mascalzoni, gli onesti ci sono ma sono una razza rara. E lo diventerà sempre di più se il loro santo protettore, il Cavaliere, dovesse spuntarla. Il berlusconismo, nato sulle ceneri della tangentopoli di 21 anni fa e poi rapidamente sviluppatosi, è il principale responsabile – sia sotto il profilo morale che politico – di questa seconda Tangentopoli. Non a caso il suo leader ha anche tentato di giustificare, con un irritante realismo imprenditoriale, da bauscia di piazza degli Affari, certe operazioni sporche. Anzi sporchissime. E non parliamo del celeste Formigoni, che fino a qualche tempo fa ritenevamo al massimo un vanesio intriso di tanta ipocrisia, e che oggi ci appare molto peggio. Il silenzio della Compagnia delle Opere e di Comunione e Liberazione non aiuta certo a capire chi è in realtà il prode Roberto.
Conclusione. Chi vuole cambiare veramente le cose nel nostro Paese, deve innanzitutto affrontare la questione morale che è diventata enorme. E metterla al primo punto di qualunque agenda. Le idee sono necessarie, le ricette pure ma se le une e le altre sono affidate ad un personale tecnico, politico e amministrativo come l’attuale, non nascerà mai niente di buono.