Dossier: La verità, vi prego, sulla politica. Un libro sulle vicende di Sesto San Giovanni ma non solo. Un atto di accusa nei confronti di certa politica che la giornalista firma in coppia con uno dei grandi accusatori
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n anno fa scoppiava il caso di Sesto San Giovanni, travolgendo la giunta, il Pd locale, volti noti e importanti figure istituzionali (l'allora vicepresidente della Regione ed ex sindaco Penati), andando a erodere e facendo collassare quella che era ritenuta la roccaforte della sinistra, in un nord pressoché tutto azzurro.
Un'onta per un partito che cercava disperatamente di smarcarsi dalla mala politica imperante, confermandone invece i falchi, andando a ingrassare anche quell'ondata di anti-politica che si sarebbe poi espressa impetuosa nelle ultime elezioni.
Laura Marinaro ha seguito l'affaire Penati da vicino, come cronista. Mentre nei panni della professionista raccontava quelle vicende, nel privato elaborava idee e ricerche su quello che avrebbe chiamato il "sistema corruzione". Raccolte in un libro pubblicato per Add nel gennaio 2013, scritte insieme a Piero Di Caterina, fautore del J'accuse — insieme a Giuseppe Pasini — contro il sistema Sesto.
Laura, ci racconta come è avvenuto l'incontro con l'imprenditore Piero Di Caterina.
Seguivo l'inchiesta sul Sistema Sesto e su Penati per il quotidiano Libero, così ho conosciuto i protagonisti della vicenda, Di Caterina e Pasini, i due accusatori.
L'idea di scrivere "Il Sistema Corruzione" è venuta dall'incontro con lui, dall'incertezza del momento politico o da altro?
Dopo un anno che seguivo l'inchiesta, io volevo scrivere un libro raccogliendo interviste ai protagonisti, poi da quell'incontro è emersa la sua esigenza di raccontare i meccanismi della corruzione dall'interno delle stanze del potere – dove neanche noi cronisti di giudiziaria entriamo – per farli comprendere meglio e soprattutto per aiutare la gente a ribellarsi. Una sfida che ho accettato subito.
Quali sono state le difficoltà maggiori nello scrivere il libro?
Prima di tutto io – come molti altri giornalisti – ero abituata a parlare di corruzione condiderandola nei casi specifici e dal punto di vista dei soldi che passano di mano in mano, quindi la prima difficoltà è stata entrare nel meccanismo che avrei poi dovuto raccontare in un linguaggio chiaro, adatto a tutti. La seconda difficoltà è stata poi tradurre il pensiero di Di Caterina, molto articolato, in un linguaggio chiaro e semplice e nella forma dell'intervista. Una lunga intervista durata sette mesi che mi ha aiutato molto a capire meglio.
Come cittadina qual è l'aspetto che l'ha lasciata più interdetta delle vicende raccontate da Di Caterina? E come giornalista?
Sicuramente la tracotanza dei politici e dei pubblici ufficiali che abusano nelle stanze del potere, utilizzando i nostri soldi come se fossero propri. Sembra un'associazione a delinquere di stampo corruttivo ed è del tutto simile a quella mafiosa. Come giornalista non mi ha stupito molto, ma certamente non mi aspettavo che a sinistra si rubasse esattamente come dall'altra parte... insomma la corruzione è perfettamente bipartisan.
Nel libro sono molto evidenti i problemi della magistratura italiana, i suoi tempi lunghissimi, spesso oberata da una enorme mole di lavoro e ostacolata dalla stessa burocrazia.
La politica — che è quella che fa le leggi che poi la magistratura deve applicare — ha fatto di tutto per costruirsi norme adatte per abusare e rubare... nel libro le descriviamo. Aggiungendone altre che hanno deprivato la magistratura inquirente di alcuni mezzi. Se a tutto ciò aggiungiamo anche la carenza dei mezzi e degli uomini, il quadro è chiaro. Grazie al cielo in alcune Procure, a Monza in particolare, abbiamo magistrati validissimi che, pur con mezzi scarsi, hanno fatto emergere sistemi corruttivi notevoli.
“Il sistema corruzione”. Un titolo che restituisce la cifra di un problema enorme. Secondo lei, si può sconfiggere?
Nell'ultimo capitolo del libro - dal titolo “Ribelliamoci”- abbiamo offerto spunti di dibattito per combattere la corruzione. Posto che l'ultima legge è non solo inefficace, ma pessima da alcuni punti di vista (soprattutto perché punisce automaticamente chi denuncia, ndr). Tra le “ricette” c'è un patto forte tra magistratura, forze dell'ordine (oggi deprivate della possibilità di indagare nella cosa pubblica) e cittadini comuni, nell'ottica della totale trasparenza. Così forse la corruzione si potrà combattere davvero.