Riflettere per capire è uno degli slogan che accompagnano la serie in corso delle conferenze di Novaluna. E così è stato ricordato da Annalisa Bemporad, presidente dell’associazione, nella presentazione della serata (tema: quale democrazia per l’Italia) e dei due relatori Gherardo Colombo e Gustavo Zagrebelsky.
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ene, a che punto è la democrazia in Italia? Gherardo Colombo ha voluto subito fissare corrette definizioni e regole: la democrazia è governo del popolo e si regge sulla Costituzione, un insieme di regole che definisce, per i cittadini, “il modo di stare assieme”. Quindi se cambia la Costituzione cambia il modo di stare assieme. Ricorda i primi articoli, i principi fondamentali, che ne costituiscono l’asse portante: Repubblica fondata sul lavoro… (art. 1), che significa non solo il diritto dei cittadini ad un lavoro, ma anche che la Repubblica si fonda sul lavoro dei cittadini; tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge… E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana… (art. 3). Quindi uguali diritti per tutti, il che implica il diritto all’istruzione e all’informazione, necessarie per discernere, giudicare, decidere. La democrazia quindi è questo: tutti protagonisti con le proprie idee e le proprie proposte da discutere e realizzare, per questo può risultare scomoda e difficile. Talvolta la tentazione di cedere il potere ad uno che decida per tutti è forte (cita Il grande inquisitore di Dostoevskij) e allora avremo un sistema dove la discriminazione è un valore positivo. Porta l’esempio del nuovo diritto di famiglia, approvato nel 1975, ventinove anni dopo la Costituzione. Prima, nella famiglia il marito era il “capo”, la moglie doveva accettare le sue decisioni, riguardo alla residenza, l’educazione dei figli etc. Nel nuovo diritto i coniugi decidono insieme, ogni decisione va discussa. Certo, può risultare più difficile, ma è democrazia, non c’è discriminazione verso la donna.
Fatta questa premessa, Colombo fa alcune valutazioni sulla realtà italiana, valutazioni suggeritegli dalla sua esperienza di magistrato e dai suoi incontri con insegnanti e studenti di scuole italiane. Dal dopoguerra in poi abbiamo acquisito sempre più libertà, ma non la capacità di gestirla; cioè è mancata la contestuale assunzione di responsabilità. Manca l’informazione, la memoria, la consapevolezza del passato e dei suoi avvenimenti. Ricorda di essersi imbattuto come magistrato nella Loggia P2, una struttura segreta , dove erano affiliati militari di altissimo grado e alti funzionari dello Stato che avevano giurato fedeltà alla Repubblica ma che agivano nell’interesse della loggia e dei suoi capi. Una situazione gravissima, di cui oggi si è persa memoria. Parla anche dell’incapacità di genitori ed insegnanti di trasmettere valori (è di questi giorni il caso della madre che ha incoraggiato la figlia minorenne a prostituirsi). Agli insegnanti imputa anche la responsabilità di non incoraggiare i ragazzi all’analisi critica.
Non si fa più politica. Politica significa confronto di idee e proposte diverse, ma poi vediamo i governi che eseguono qualcosa deciso da lobbies, gruppi di potere, corporazioni.
Gustavo Zagrebelsky fa risalire lo stato (precario) di salute democratica in Italia a tre fenomeni, accentuatisi negli ultimi decenni: svuotamento della democrazia (per insufficienza della politica), cambiamento del contesto sociale, “finanziarizzazione” (dell’economia). Sintomi della malattia sono l’astensionismo elevato e la presenza (e il successo) di forze politiche “antisistema”. Quali le cause? Non si fa più politica. Politica significa confronto di idee e proposte diverse, ma poi vediamo i governi che eseguono qualcosa deciso da altri (lobbies, gruppi di potere, corporazioni). Il governo delle larghe intese è la dimostrazione dello svuotamento della politica. Nessuno degli elettori dell’una e dell’altra parte avrebbe voluto una soluzione del genere. E poi, all’interno di questa maggioranza non si prendono provvedimenti, magari necessari, per blocchi contrapposti. Non c’è dunque politica e la democrazia soffre..
Sul cambiamento del contesto sociale l’esempio del caso Cancellieri. Arrivata a questa posizione certamente per le sue qualità di servitore dello Stato, ma principalmente per effetto delle sue relazioni. E’ un caso emblematico: in Italia la prassi per progredire nella carriera è diventata la ricerca della protezione o del favore del potente di turno e di circostanza (il barone universitario, il politico, il boiardo pubblico o privato): il patto sottinteso è lo scambio protezione – fedeltà, il merito diventa un optional (poi ci si straccia le vesti per la fuga dei cervelli!). Perché si cerca protezione? Perché non si riesce a raggiungere i propri obiettivi per diritto. Inevitabile perciò che emergano i mediocri. La raccomandazione e il sistema di relazioni pervasivo ha inquinato la vita amministrativa, economica e sociale. La democrazia dunque può morire per questo “cancro interno”.
Ora il denaro è un mezzo per ricavare altro denaro, e quindi è un mezzo e un fine nello stesso tempo.
Sulla “finanziarizzazione”. Pecunia regina mundi, diceva Orazio, e constatava un dato di fatto. Fino a qualche anno fa, peraltro, il denaro era un mezzo per realizzare un fine (si spendeva per esempio per costruire acquedotti, scuole ed altre infrastrutture necessarie per il bene comune, oppure per investire nell’espansione della propria azienda, contribuendo al benessere della comunità, come facevano I Buddenbrook di Thomas Mann). Ora il denaro è un mezzo per ricavare altro denaro, e quindi è un mezzo e un fine nello stesso tempo. Così il denaro non alimenta più l’economia reale, e da qui la crisi economica, la disoccupazione e altre situazioni di un’economia declinante. Ora gli Stati possono addirittura fallire perché vengono trattati dal “mostro” finanziario come normali aziende. E’ una situazione molto pericolosa per la democrazia. Con queste premesse cosa potrà succedere? Certo raddrizzare le situazioni descritte costituisce un vaste programme (parafrasando De Gaulle). Oggi, se dovessimo rappresentare il mondo diviso in classi, ne potremmo indicare tre: in alto i finanzieri, classe agiata, in basso i dannati della terra, quelli con reddito basso, precario o nullo, e in mezzo una classe media, preoccupata dalla prospettiva di finire nel livello inferiore.
A seguire l’esposizione dei due relatori un interessante dibattito di domande e risposte su temi attualissimi: tassazione sul lavoro e rendite finanziarie, progressiva perdita di sovranità nazionale, volumi di astensione e voto di protesta, corruzione. Su ciascun punto i relatori hanno fornito risposte circostanziate. In conclusione, come sintesi della serata, Zagrebelsky ha sottolineato la necessità di un impegno soprattutto individuale per cercare di cambiare le cose, senza aspettare che altri si muovano. Se questa politica non piace bisogna muoversi, se non vogliamo essere un paese di sudditi. Colombo sottolinea ancora una volta l’importanza della scuola e, in subordine della famiglia (i giovani oggi trascorrono più ore con gli insegnanti che con i genitori) anche se le esperienze dei suoi incontri con le scuole lo portano a dire che la nostra è ancora una democrazia incompiuta e ci vorranno ancora un paio di generazioni e un percorso virtuoso per realizzarla compiutamente.