Dossier. Brianza che vieni, Brianza che vai. Arrivato come rifugiato politico nell'81, si è sposato e ha costruito una carriera professionale in Italia. Alfredo Somoza è sicuramente uno tra quelli che ce l'hanno fatta. "Ma ai miei tempi era diverso".
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desso ha una moglie, un figlio, fa il giornalista per Radio Popolare, il docente e il presidente di ICEI.Alfredo Somoza è sicuramente tra quelli che ce l’hanno fatta. Arrivato in Italia dall’Argentina nel 1981 come rifugiato politico, è riuscito a integrarsi perfettamente.
Ma, come spesso capita a chi cambia nazione, è stata dura.
“Ho finito il liceo nel 1976, ai tempi della dittatura - racconta - Assieme ad altri ragazzi pubblicavamo una rivista culturale che circolava clandestinamente. Un giornale sgradito al regime, come tante iniziative del genere, e che mi ha fatto passare parecchi guai. Sono stato anche in carcere, sono stato rilasciato e dopo un po’ ho capito che dovevo andarmene”. Prima destinazione il Brasile, poi l’Italia.
Ai tempi (parliamo del 1981) il Belpaese non era poi così appetibile: lo sarebbe diventato solo qualche anno dopo. “C’erano pochi stranieri in giro per Milano, anche perchè l’Italia non riconosceva rifugiati politici se non quelli provenienti da determinati paesi: diversi iraniani, qualcuno del Cile . Questo faceva si che attorno a noi ci fosse molta simpatia, un clima diverso da quello che adesso circonda i migranti”.
I primi tempi in terra straniera sono stati difficili. “Non conoscevo nessuno, nonostante avessi parenti di origine siciliana” ricorda Somoza.
Ma le reti di solidarietà tra connazionali contano molto per cominciare a integrarsi, e anche quella volta fecero il loro dovere. Il motivo è semplice: “Consentono di trovare supporto, assistenza e consigli a un livello che difficilmente l’ente statale può dare”.
"Sull'immigrazione c'è molta retorica: serve all'economia, ma nessun paese al mondo può farsi carico delle sofferenze dell’umanità"
A volte, però, sono proprio le stesse reti di solidarietà a diventare parte del problema integrazione. “Accade soprattutto quando ad arrivare sono coppie già formate: ad esempio, famiglie in cui dopo il marito arriva la moglie, che spesso non lavora e resta in casa. A quel punto diventa difficilissimo integrarsi”. Ma accade soprattutto quando le comunità si aggregano su base religiosa.
Resta il fatto che sull’immigrazione, a suo parere, si fa molta retorica. “Il tema è sempre stato al centro della speculazione politica. Nella realtà, i sostenitori del “tutti dentro” non si rendono conto che nessun paese al mondo può farsi carico delle sofferenze dell’umanità. Parimenti, chi è per il “tutti fuori” non sa cosa sta dicendo: niente immigrati significherebbe il collasso dell’economia, perchè svolgono lavori che i locali non vogliono più fare, fanno figli”. Cose che a un paese servono.
E se volessimo tracciare un bilancio? L'Italia, dal punto di vista di Somoza, è un paese che può offrire molto agli immigrati. "Forse perchè ogni famiglia ha almeno una storia simile, c'è molta compresione e mobilità. Se ci si dà da fare, si può riuscire".
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