20240208 tim walz possibile vice harris

 

Per capire se la campagna di Kamala Harris cambierà qualcosa rispetto allo status quo, è importante la partita sulla nomina del vice. Tra i papabili ci sono sia il liberista e filo-Israele Josh Shapiro che il governatore del Minnesota amato dalla working class Tim Walz, volato nella short list dei vp dopo aver definito Trump e Vance "gente stramba". L'articolo è uscito su Jacobin Italia.

 

Da circa una settimana il termine weird, strano/strambo/bizzarro, usato a volte come sostantivo a volte come aggettivo, è entrato a far parte della più gettonata terminologia antitrumpiana, la cui espressione più usata è stata per anni «minaccia esistenziale per la democrazia». Contestualmente all’uso del termine, adottato subito dalla stessa Kamala Harris, è improvvisamente balzato agli onori della cronaca colui che l’ha attribuito a Donald Trump e al suo vice J.D. Vance, il governatore del Minnesota Tim Walz.

Quei tipi sono semplicemente strambi. Ecco quello che sono, c’è poco altro. Quindi non date loro il potere. Sono una minaccia alla democrazia? Sì. Ci toglieranno i nostri diritti? Sì. Metteranno in pericolo le vite delle persone? Sì. Saranno un rischio per il pianeta rifiutandosi di riconoscere il cambiamento climatico? Sì. Faranno tutte queste cose, ma non sopravvalutateli come se fossero degli eroi. Chiunque in questa stanza sa, e io per primo in quanto insegnante, che un bullo non possiede né autostima né forza. Loro non hanno niente. I fascisti contano sulla paura. I fascisti contano sul nostro ritiro, ma noi non abbiamo paura della gente stramba. Forse siamo solo un pochino spaventati. Ma non abbiamo paura. 

Fino ad allora non contemplato tra i possibili vicepresidenti, Walz non solo è stato prontamente invitato da Cnn, Msnbc, Abc e via di seguito, ma è stato da un momento all’altro aggiunto alla short list dei papabili vice – i governatori di Kentucky, North Carolina e Pennsylvania, rispettivamente Andy Beshear, Roy Cooper (ormai improbabile scelta) e Josh Shapiro, l’ex-astronauta Mark Kelly, senatore dell’Arizona, e il Segretario dei Trasporti Pete Buttigieg (anche lui poco quotato) – rendendo molti elettori democratici Walz-pilleddrogati di Walz.

Classe 1964, insegnante e membro del Democratic-Farmer-Labor Party (Dfl), ma anche veterano per 24 anni nella Army National Guard da cui si dimise nel 2005 col grado di sergente maggiore, deputato a Washington per il Partito democratico dal 2006 fino alla nomina, nel 2018, a governatore del Minnesota, Tim Walz si sta imponendo in questi giorni come personaggio unico e fuori dagli schemi nel panorama politico americano. Alcuni commentatori indipendenti lo hanno definito come una via di mezzo tra Bernie Sanders e Jesse «the Body» Ventura, l’ex-wrestler, attore e personaggio radiofonico, nonché super-indipendente governatore del Minnesota dal 1999 al 2003, che nel 2022 diede il suo rarissimo endorsement a Tim Walz, considerandolo una sorta di cane sciolto come lui. 

Dalla faccia tonda e simpatica, carismatico anche con indosso una t-shirt e un berretto, dotato di un’eloquenza naturale ricca di espressioni comuni, Walz ha un modo di parlare che è l’esatto opposto di quello alla Obama assunto da molti politici democratici in modo a volte talmente esagerato da risultare grottesco, come ad esempio nel caso del più quotato potenziale vicepresidente Josh Shapiro, un fake Obama bianco ed ebreo, che dell’ex-presidente copia le cadenze, le pause, il ritmo, l’alternarsi di toni sussurrati e amplificati. La breaking news secondo cui il nome del vicepresidente verrà annunciato martedì prossimo a Filadelfia ha sollevato ulteriori speculazioni sul fatto che Shapiro – il neoliberista governatore di uno dei più importanti swing states, amato dai ricchissimi finanziatori che nello scorso week-end ha incontrato a un ricevimento negli esclusivi Hamptons, l’uomo a favore delle charter school e delle privatizzazioni scolastiche, talmente pro-Israele da aver paragonato al Klu Klux Klan i manifestanti pro-Palestina – possa essere la scelta di Kamala e/o dei potenti che le stanno dietro, i Clinton in primis, a cui si sono aggiunti anche gli Obama, dopo un’iniziale riluttanza di Barack.

Tornando a Tim Walz e alle sue affinità con Sanders, le ha mostrate molto di  più negli anni del suo governatorato che  in quelli da deputato. Nelle primarie 2016 Walz fu infatti tra i nove dei sedici superdelegati del Minnesota che votarono a favore di Hillary Clinton, cosa che però non permise alla ex-first lady di accaparrarsi lo Stato, come avvenne invece in diversi altri Stati nei quali i voti dei superdelegati furono tra i molti mezzi usati dall’establishment per sconfiggere Bernie. Tra i tre superdelegati che votarono invece a favore di Sanders, figura l’attuale procuratore generale del Minnesota, il progressista Keith Ellison, che ha di Tim Walz un’altissima opinione, come risulta da alcune affermazioni contenute nel suo bellissimo e avvincente libro del 2023 Break the Wheel. Ending the Cycle of Police ViolenceIl libro racconta, da un punto di vista a un tempo oggettivo e personale, tutta la straziante vicenda della morte di George Floyd e del processo, diviso in corso d’opera in due processi separati, contro il poliziotto assassino Derek Chauvin e gli altri poliziotti corresponsabili dell’omicidio.  Sebbene per questioni burocratiche l’istruzione e la conduzione del processo non toccassero direttamente a Ellison, il governatore Tim Walz gli affidò il caso per assecondare una precisa richiesta della famiglia Floyd, che aveva un’altissima considerazione di Ellison per la sua imparzialità e incorruttibilità.

Sono comunque gli anni di Walz da governatore ad andare nella direzione di Sanders, tanto che il governatore del Minnesota si è subito affiancato al governatore del Kentucky Andy Beshear nelle preferenze del mondo del lavoro e del sindacato, oltreché di politici progressisti di rango come ad esempio Pramila Jayapal, sostenitrice e surrogate di Bernie Sanders nel precedente ciclo elettorale, che qualche giorno fa si è apertamente dichiarata a favore di Tim Walz.

A dispetto di una maggioranza risicata nel Congresso del Minnesota, un solo membro in più, molti sono i provvedimenti popolari conseguiti da Tim Walz in campo sociale ed economico: legalizzazione della marijuana; pasti gratuiti (colazione e pranzo) per gli studenti; assenza dal lavoro retribuita per malattia e cure mediche; leggi a favore delle lavoratrici e lavoratori più sfruttati quali ad esempio l’ampliamento della protezione per i dipendenti Amazon che lavorano nei magazzini o l’aumento delle paghe per gli autisti di Uber e Lyft; assicurazione della libertà di scelta delle donne sui diritti riproduttivi; riduzione delle tasse per la classe media; espansione delle coperture sanitarie e altro ancora. 

Come accennato, l’unico altro candidato che, sebbene dotato di minor fascino, dialettica e carisma, piace ai progressisti e ai sindacati è Andy Beshear. Non è dunque un caso che dopo l’improvviso exploit di Walz, Sara Nelson, presidente dell’associazione degli assistenti di volo del Cwa (Communication Workers of America), abbia dichiarato alla Abc di considerare Tim Walz uno dei due candidati preferiti dalla working class, perché avendo coinvolto «i lavoratori di Uber prima di approvare la legge in favore dei diritti dei lavoratori della gig economy»ha dimostrato di comprendere quanto sia importante la partecipazione diretta di lavoratori e lavoratrici nella definizione legislativa dei loro diritti. In effetti la posizione di Walz riguardo ai diritti è chiara ed esplicita:

Quando qualcun altro ottiene dei diritti, non è come se si trattasse di una dannata torta, «oh lui  se ne è preso un pezzo più grosso!». I diritti non funzionano così. Ce n’è abbastanza per includere tutti e tutte. E lo stesso vale per il lavoro, per la casa, per la sanità.  […] Sì, c’è una minaccia, ma noi […] non giocheremo il loro gioco [dei trumpiani e dei repubblicani, Ndt]. Li abbiamo tirati in causa per le strane sciocchezze nelle quali credono, ma noi portiamo agli americani un discorso diverso, secondo il quale tutti contano, secondo il quale i risultati si possono conseguire e i problemi si possono risolvere. 

Sebbene queste affermazioni si possano applicare pari pari anche all’establishment democratico finanziato da quei milionari e miliardari che, dopo la sospensione delle elargizioni per le condizioni di Biden, hanno invaso di denaro le casse di Kamala Harris in cerca di ritorni evidentemente valutati come sicuri data la precedente storia dell’attuale vice presidente – ricordiamo ad esempio che nel 2020 Kamala votò contro la proposta di Sanders di ridurre del 10% le spese militari a favore di politiche sociali –  il discorso di Tim Walz non risulta affatto ipocrita, e non solo in virtù delle politiche da lui perseguite, ma anche della sua storia personale. Parlandone in pubblico Walz ha tirato sagaci frecciate soprattutto a J.D. Vance e al suo libro Elegia americana (Hillibilly Elegydel 2016, successivamente trasportato sullo schermo in quello che viene definito il peggior film di Ron Howard, nonostante l’eccellente interpretazione di Glenn Close nei panni della madre di D.J. dipendente dalla droga.

Quello che so è che le persone come J.D. Vance non sanno niente dell’America delle piccole città. Io sono nato e cresciuto in una cittadina di 400 persone, eravamo in 24 in classe quando mi sono diplomato e 12 erano miei cugini. La cosa che fa funzionare bene le piccole comunità sono delle buone scuole pubbliche. […] Questi [le persone come JD. Vance] arrivano e pretendono di privatizzare le nostre scuole. Pensano di trovare una scuola privata in una comunità di 400 persone? Sono politiche dittatoriali. Questa mentalità da robber baron è quella dei capitalisti criminali che hanno distrutto la middle America. 

Tornando a Kamala Harris, la settimana scorsa, parlando  a Houston alla convention nazionale della Federazione degli Insegnanti, ha detto:

Uno dei modi migliori di continuare a far progredire la nostra nazione  è dare voce ai lavoratori e proteggere la libertà di organizzazione.

Certamente un buon auspicio, tuttavia considerando sia il passato doppiogiochista di Kamala, sia la fiducia riposta in lei dai grandi finanziatori, sia le macchinazioni di Barack Obama, non esattamente un fautore delle politiche progressiste, quante sono concretamente le  probabilità di un personaggio fuori dagli schemi come Walz – o in sua alternativa di Andy Bashear – di finire sul ticket presidenziale di un partito più che mai legato allo status quo?

A breve la risposta.

Gli autori di Vorrei
Elisabetta Raimondi
Elisabetta Raimondi
Disegnatrice, decoratrice di mobili e tessuti, pittrice, newdada-collagista, scrittrice e drammaturga, attrice e regista teatrale, ufficio stampa e fotografa di scena nei primi anni del Teatro Binario 7 e, da un anno, redattrice di Vorrei.
Ma soprattutto insegnante. Da quasi quarant’anni docente di inglese nella scuola pubblica. Ho fondato insieme ad ex-alunni di diverse età l’Associazione Culturale Senzaspazio.

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