Nell'intervista concessami sabato 3 giugno, Mariannne Williamson, già candidata presidenziale nel 2020 e sfidante di Joe Biden nel 2024, ha trattato tanti argomenti tra cui l'antidemocraticità del partito democratico, della necessità di "riparare" gli Usa oramai controllati dalla scellerata alleanza tra governo e corporation, del recente accordo bipartian sul tetto del debito pubblico. L'intervista è uscita anche su Jacobin Italia.
Marianne Williamson, già candidata presidenziale nelle primarie democratiche del 2020 e sfidante di Joe Biden nelle elezioni del 2024, parla dell’importanza delle sue quarantennali esperienze a contatto con il disagio personale e collettivo, della natura antidemocratica del Partito democratico, dell’alleanza scellerata tra corporation e governo, del suo Economic Bill of Rights per riparare gli Stati uniti e di diversi altri argomenti tra cui il recente accordo bipartisan sul tetto del debito pubblico.
ER Ai molti argomenti di cui vorrei che tu parlassi si è aggiunto due giorni fa l’accordo Biden/McCarthy sul debito pubblico. Cominciamo peró dalle attività che hanno caratterizzato tutta la tua vita e che, in qualità sia di autrice di best seller sia di consigliera spirituale e comportamentale, ti hanno portato a diretto contatto non solo con personalità illustri come Opra Winfrey ma con le sofferenze e i problemi di persone delle più varie classi sociali. Sono esperienze che, a mio parere, costituiscono un valore aggiunto che raramente si trova in politica.
È Interessante che tu ritenga che le mie esperienze portino un valore aggiunto. Penso che in parte sia dovuto al fatto che sei una donna, e le donne sanno che ciò che manca nel modo in cui funziona la nostra cultura è la dimensione umana delle cose. Particolarmente nel sistema politico americano questa dimensione opera in un modo molto transazionale in cui prevale una prospettiva manageriale tecnocratica. Spesso trattare i sintomi disfunzionali, molti dei quali sono sempre più penosi e critici, senza la dimensione umana significa non indirizzarsi alla loro causa. Molti dei problemi che abbiamo oggi sono residui del modo di pensare del ventesimo secolo. Ma il modo di risolvere i problemi del secolo scorso non risolverà i problemi del ventunesimo secolo, che è molto più olistico, integrato con l’intera persona. Le mie esperienze negli ultimi quarant’anni mi hanno permesso di vedere molte cose disfunzionali, caotiche e dolorose sia a livello esteriore che interiore. Ho constatato quanto i disturbi interiori possano creare problemi e sofferenza esteriori e viceversa. Le esperienze avute a stretto contatto con persone afflitte da qualche tipo di disagio, sia che si trattasse di persone dipendenti dall’eroina o i cui figli lo erano, o persone con malattie vitali, o colpite da un lutto stretto, o finite in bancarotta, o qualunque fosse la loro situazione disfunzionale, mi hanno permesso di acquisire una grande pratica nel lavorare sui cambiamenti che è necessario fare sia in noi stessi che nelle situazioni che viviamo, in modo da imparare a resistere al caos e trasformarlo. Ho capito che quegli stessi principi si possono applicare anche agli incarichi organizzativi. Bisogna essere realistici, guardarsi allo specchio e chiedersi «dove mi trovo rispetto ai valori che affermo di avere? Dove ho commesso errori, alcuni dei quali possono anche essere stati grandi? Dove devo fare ammenda e come devo rimediare? In che cosa devo cambiare?» Sono le domande che questo paese, il mio paese, dovrebbe porsi. Ha bisogno di un reset totale in cui venga ripristinato il senso della riparazione e l’unico modo per conseguirlo è che il popolo americano sia disposto a riconoscere quanto ci siamo allontanati, particolarmente negli ultimi cinquant’anni, dai principi e dai valori che affermiamo di sostenere. Dati i miei quarant’anni di esperienza nel guidare singole persone e gruppi attraverso processi di quel tipo, penso di poter portare la mia competenza nella presidenza.
ER Tuttavia i media mainstream non hanno la minima considerazione per queste esperienze che riducono addirittura a scherno. Penso ad esempio alla capo ufficio stampa della Casa Bianca Karine Jean-Pierre che a una domanda sulla tua candidatura ha risposto con un oltraggioso spettacolino alla Trump parlando di «sfere di cristallo» e «aure magiche». Del resto anche l’arroganza e la supponenza con cui Simone Sanders – non imparentata con Bernie ma che nel 2016 ha lavorato per lui per poi passare a Joe Biden, a Kamala Harris e approdare infine alla Msnbc – ha escluso ogni possibilità di dibattito con Joe Biden la dice lunga su quanto anche questa corsa presidenziale sarà antidemocratica.
C’è un’élite politica democratica in questo paese. E c’è un’agenda prestabilita che i leader democratici credono sia quella che dovrebbe governare il paese. Hanno anche un’idea prestabilita di chi siano le persone qualificate per attuarla. E sono molto seri nel marginalizzare, minimizzare e fare tutto quello che possono per escludere qualsiasi candidato e qualsiasi voce sfidi quell’agenda. È brutto? Sì. È ingiusto? Sì. È antidemocratico? Sì. Ma è persino peggio di così. Se spingiamo di nuovo per Joe Biden, penso che ci ritroveremo nei guai nel 2024. Più del 70% degli Americani dice di voler vedere in gara anche qualcun altro. Gli americani non hanno né lo spirito né la voglia di un altro scontro tra Biden e Trump. E soprattutto a quelli che non vogliono un Trump o un De Santis alla Casa Bianca dovrebbe essere data ogni opportunità di ascoltare i programmi di tutti, non solo del presidente. Robert Kennedy jr [figlio di Bob e nipote di John F. Kennedy anche lui candidato alle primarie democratiche, Ndr] e io abbiamo agende alternative che non riguardano solo il modo in cui sconfiggere i repubblicani nel 2024 ma, molto più importante, il modo in cui possiamo riparare questo paese.
ER Nel 2020 eri una completa outsider nella corsa presidenziale, anche se eri ovviamente al corrente di come il Comitato Nazionale Democratico (Cnd) avesse giocato sporco contro Bernie Sanders nel 2016. Cos’hai scoperto e imparato vivendo l’esperienza dall’interno?
Ho scoperto che il sistema, il political media industrial complex come lo chiamo io, è persino più corrotto di quello che temevo, come sto vedendo anche ora. E ho imparato che la gente, i veri elettori, sono persino più meravigliosi di quanto sperassi, altra cosa che sto constatando anche questa volta. Gli americani sono brave persone, né migliori, né peggiori della gente di qualunque altro luogo. E in qualsiasi democrazia è necessario ascoltare la gente, perché c’è una saggezza nella gente che è il cuore fondante della democrazia. Nel tuo paese come nel mio e in tutto il mondo, la democrazia è stata minacciata, ma credo che il modo migliore per proteggere le nostre democrazie sia praticarne di più. Sopprimere i candidati, in modo mascherato o aperto, è una forma di soppressione di voto. E mi preoccupa profondamente.
ER Non è sempre stato così. Quando è cominciata questa forma di protezione dell’incumbent?
Quando ero adolescente Bobby Kennedy senior ed Eugene McCarthy hanno sfidato Lyndon Johnson e nessuno ha agito come se non avessero il diritto di farlo. Nessuno l’avrebbe nemmeno pensato. Ora hanno promulgato questa narrativa secondo cui un presidente in carica non può essere sfidato. E la cosa più grave non è solo che l’élite dell’establishment cerchi di diffonderla ovunque, ma che molta gente ci creda. A volte esiste questa relazione di co-dipendenza negli elettori, perché sono stati allenati dai media a credere alla bugia secondo cui i rappresentanti dell’élite siano gli unici ad avere la verità in tasca, quando invece il radicalismo dell’esperimento americano, teoricamente, afferma che non esiste alcuna élite politica che ne sappia più della gente.
ER Visto che Robert Kennedy jr ha già superato il 20% secondo molti sondaggi e che anche tu sei in double digit, come si dice in America per sottolineare percentuali a due cifre, c’è la possibilità che più avanti il comitato democratico sia costretto a organizzare dibattiti?
MW Non credo che il Dnc sia disposto a cambiare ida, ma ci sono rumorosi segnali di scontento che arrivano dal basso. La gente non è soddisfatta e sono sempre di più le voci provenienti da più parti che sostengono la necessità dei dibattiti. Io non so come funzioni la politica italiana, ma una cosa sicura della politica americana è che è molto imprevedibile. Quello che il Dnc sta cercando di fare è di mettere il coperchio su questa faccenda: «Non ci saranno primarie! Joe Biden sarà il nominato!». Ma molta gente si chiede: «Un attimo, cosa sta succedendo qui?». A me niente sta dicendo di fermarmi, né il mio dio, il mio cuore o la mia mente. Siamo nel pieno di questo dramma. La storia non è finita. Lo so.
ER Veniamo a Joe Biden. Che tipo di politica ha attuato finora?
MW Joe Biden è il rappresentante di un certo tipo di politica democratica che vuole fare tutto quello che è possibile per alleviare le sofferenze superficiali. Tuttavia si rifiuta di sfidare le sottostanti forze potenti delle corporation, che rendono inevitabile il ritorno di quelle sofferenze. I leader dell’establishment vogliono che la gente riesca a sopravvivere in quello che è essenzialmente un sistema economico ingiusto. Quello che il Partito democratico dovrebbe fare invece, e che farà se dovessi diventare presidente, è porre fine per davvero alle ingiustizie. Abbiamo bisogno di molto di più che un alleviamento dello stress. Abbiamo bisogno di una riforma economica e di dare cittadini quei diritti che sono garantiti ai cittadini di altre democrazie avanzate come quelle europee, siano essi la sanità pubblica o l’accesso all’università, alla scuola materna, al congedo familiare, alla malattia, a un salario adeguato e via dicendo. Negli ultimi cinquant’anni gli Stati uniti hanno trasferito una tal quantità di denaro e di ricchezza, con le opportunità e il potere che ne derivano, nelle mani dell’uno per cento della popolazione, al punto che il nostro governo fa di più per servire gli obiettivi a breve termine di massimizzazione dei profitti anche di recenti entità corporative di quanto non faccia per servire la sicurezza, la salute e il benessere degli americani. È questo il problema principale che fa vivere in una situazione di costante e cronica ansia economica una percentuale di americani compresa tra il 70 e l’80%. Siamo in presenza della più grande ineguaglianza di ricchezza che abbiamo mai avuto nel nostro paese. Di tutte le democrazie avanzate siamo quelli che hanno il tasso di povertà più alto. È insostenibile l’enorme disagio, personale e collettivo, derivante dal fatto che così tanti americani vivono sotto la soglia o vicini alla soglia della povertà. E c’è anche una terza categoria che comprende coloro che hanno paura di diventare poveri. Ogni anno abbiamo tre milioni di sfratti. Non si possono avere così tante persone disperate, che faticano a sopravvivere, senza avere delle pericolose ferite sulle mani. Ed è dall’interno di quelle pericolose ferite, come avviene nella piastra di Petri, che possono sorgere e proliferare persone altamente disfunzionali. È da lì che è emerso Hitler. Quindi da un punto di vista sociologico non sorprende vedere il rischio che le persone vengano catturate da parte di forze genuinamente psicotiche e questo è infatti quello che è già cominciato a succedere.
ER È un panorama apocalittico che pian piano sembra prendere sempre più forma un po’ ovunque. A questo scopo hai stilato una piattaforma di «riparazione», un programma politico che è ad un tempo molto simile a quello di Bernie Sanders e un esplicito riferimento al glorioso Economic Bill of Rights di Franklin Delano Roosevelt, che non a caso diceva «Do il benvenuto all’odio delle corporation». Anche se in parte l’hai già fatto vuoi esplicitarne i punti di quello che hai definito «a 21st Century Economic Bill of Rights»?
MW Sanità pubblica, diritto all’istruzione superiore senza rette per università e scuole tecnologiche pubbliche, scuola materna gratuita, diritto di formare sindacati, di fare trattative collettive, di avere malattia, ferie e congedi familiari pagati, diritto alla casa, a un salario che permetta di vivere, a un lavoro dignitoso e a una vita che permetta alle persone di prosperare. Come ho detto prima, troppe persone vivono al limite e quando vivi al livello di pura sopravvivenza economica non hai né il tempo né l’energia di stare coi tuoi bambini, di esserci per il tuo partner, per gli amici, per i vicini, per la comunità o per il tuo paese. Noi abbiamo un 20% di americani per i quali l’economia funziona bene, ma solo l’uno per cento che detiene il potere con metodi completamente opposti a quelli che dovrebbero essere in vigore in questo paese. Secondo Abraham Lincoln il governo dovrebbe essere «of the people, by the people and for the people». Ma ora c’è una tale scellerata alleanza di potere tra corporation e governo che il Congresso è tutto un sistema di corruzione legalizzata, con i legislatori intenti a compiacere i loro donatori invece che i loro elettori. Questa situazione è ormai così connaturata che dobbiamo renderci conto che lo status quo non si autodistruggerà. Ed è per questo che io corro, perché da dentro il sistema nessuno lo cambierà. È significativo anche che nessuno interno al sistema si sia candidato. È come se fossero tutti ingabbiati, perché sanno che se cerchi di sfidare la figura che i leader del partito impongono, poi ti si rivolteranno contro. Io non sono una di loro e siccome ora i media lavorano per loro, si spiegano tutti i modi in cui cercano di tenermi fuori dal dibattito.
ER Riguardo a Biden l’establishment ha messo in piedi la narrazione che abbia fatto tanto per l’ambiente. Se è vero dove si collocano il Willow Project già approvato e questa Mountain Valley Pipeline, al momento bloccata, inserita nell’accordo sul debito pubblico?
Ricordiamo che grazie a questo escamotage si potrà procedere a un eventuale riavvio dei lavori per la costruzione delle 300 miglia di condutture che, passando per boschi e correnti d’acqua pulite, convoglierà gas metano dal South Virginia alla Virginia. Non solo un disastro per l’ambiente ma un altro regalo fatto al senatore Joe Manchin artefice insieme a Kyrsten Sinema della morte del Build Back Better Plan.
MW Biden aveva riconosciuto che il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale alle specie. Aveva assolutamente ragione. Aveva anche anche assicurato che non ci sarebbero state più trivellazioni sul suolo pubblico. Tuttavia le sue azioni sono state opposte a quelle affermazioni. Ha approvato il Willow Project, che dà 8 miliardi di dollari alla ConocoPhillips per l’estrazione di combustibili fossili sulle pendici dell’Alaska settentrionale. Ha approvato o sta per approvare programmi di esportazione di gas liquido naturale. Ha distribuito più petrolio di quanto abbia fatto Trump. A Biden e alla sua amministrazione piace vantarsi del fatto che nell’Inflation Reduction Act hanno inserito salutari investimenti per l’energia verde. Ma già il Willow Project da solo ha nullificato completamente il valore di quegli investimenti, senza contare il budget per il Dipartimento della Difesa – qualcosa come 848 miliardi di dollari all’anno – che è la maggiore istituzione globale erogatrice di emissioni fossili. E adesso c’è anche questa terribile clausola della Mount Valley Pipeline. Il fatto è che pur vantandosi di investimenti verdi, che sono come gli ossi buttati in pasto ai cani, i leader democratici stanno in effetti consentendo altre emissioni fossili mettendosi al servizio delle compagnie petrolifere. Diverse inchieste hanno dimostrato come gli appaltatori della Difesa abbiano speculato sulle forniture militari statunitensi, e tuttavia il governo ha dato loro ancora più soldi. Ci sono stati anche dei rapporti sulle somme che Chuck Schumer ha ricevuto dalla compagnia petrolifera della Mount Valley Pipeline. È terribile.
ER A proposito di Chuck Schumer veniamo dunque all’insieme di questo trattato bipartisan che Joe Biden ha voluto a tutti i costi fare con lo speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy, come se non avesse avuto altre possibilità per evitare il default. Ho visto tanto il leader di minoranza della Camera Hakeem Jeffries quanto lo speaker del Senato Chuck Schumer profondersi in sorrisi e lodi a Biden per lo storico evento. Qual è il tuo parere sull’accordo?
MW È la perfetta incarnazione della corruzione del nostro governo. Per prima cosa i democratici si sarebbero dovuti liberare del debt ceiling quando ne avevano la possibilità. In secondo luogo se fossi stata presidente avrei invocato il quattordicesimo emendamento o avrei trovato altre soluzioni temporanee. Non avrei mai negoziato con un terrorista economico. Mc Carthy e la sua corte dicono che in gioco c’era la salvezza della responsabilità fiscale. È ridicolo. Se si fosse trattato di responsabilità fiscale avrebbero fatto in modo che l’Irs [Internal Revenue Service, corrispondente alla nostra Agenzia delle Entrate, Ndr] catturasse i frodatori fiscali. O avrebbero potuto tagliare le spese per la difesa. Invece gli ultra-ricchi sono stati fatti salvi da qualsiasi possibile inconveniente potesse capitare loro, come una tassazione appropriata. Nello stesso tempo sarà più difficile per i poveri accedere ai buoni pasto e ad altri aiuti statali. Tutto si è svolto secondo copione. C’sempre questa sorta di dramma teatrale come se stesse succedendo chissà cosa e alla fine dei conti ti accorgi che non stava succedendo niente se non la solita vecchia storia. Cioè trovare ulteriori modi per rendere più facile ai ricchi diventare ancora più ricchi e più difficile tirare a campare per quelli che già fanno fatica a tirare a campare. C’è solo da sperare che sempre più persone si accorgano di quale gioco ci sia in ballo e reagiscano. E i giovani soprattutto si stanno svegliando da questo punto di vista.
ER Tu sei diventata molto popolare tra i giovani soprattutto grazie a Tik Tok. Com’è cominciata l’avventura di Tik Tok?
MW C’è un fantastico ragazzo nel mio team che sa come agire su Tik Tok e tutto mio team è davvero in gamba con le nuove tecnologie. I giovani sono al centro del mio interesse tanto che prima di candidarmi ho fatto un tour in diverse scuole e università per vedere l’effetto delle mie proposte e ho ottenuto un riscontro molto positivo. I giovani della generazione Z non erano nemmeno nati nel ventesimo secolo e non capiscono perché dovrebbero vivere secondo le cattive regole economiche ereditate dal secolo scorso e io non li biasimo affatto. Molti di loro hanno sulle spalle decine di migliaia di dollari di debito studentesco. Riesci a immaginare, quando tu e io eravamo ventenni, come sarebbe stata la vita con quel tipo di debito che ti paralizza in ogni circostanza?
E l’unico motivo per il quale i ventenni hanno quel debito è perché stanno cercando di conseguire un’istruzione, insomma è terribile quello che stiamo facendo a questi ragazzi. Non hanno cure psicologiche di alcun tipo e poi ci chiediamo il perché dell’attuale crisi nella salute mentale Tantissimi sono depressi, tantissimi sono ansiosi. E se cercano di risolvere i loro problemi finiscono intrappolati nei rimedi delle Big Pharma. È un capitolo molto doloroso nella storia americana, ma non possiamo metterlo a posto se continuiamo ad eleggere i candidati appartenenti allo status quo.
ER Veniamo a un argomento per me un po’ doloroso. Nel suo It’s Ok to Be Angry with Capitalism Bernie Sanders non solo parla del «sistema super-capitalistico» in cui «la democrazia è posseduta da oligarchi» guidati da «avidità e disprezzo per la dignità umana», ma rivolge anche parecchie critiche a Joe Biden mettendone in evidenza le mancate promesse e le politiche neoliberiste. Eppure, il giorno stesso in cui Biden si è candidato, gli ha dato il suo supporto. Perché non ha almeno aspettato un po’, soprattutto considerando che in corsa c’è una candidata con un programma che rispecchia tutte le sue idee?
MW Molte persone, me compresa, si sono sentite molto deluse. Penso che tu abbia ragione. Non sembrava necessario un endorsement così precoce. Nessuno sa dire cosa abbia ricevuto in cambio. Alla fine Bernie è un istituzionalista e sa che se solo avessero avuto due voti in più avrebbero potuto passare il Build Back Better Plan. Se nella prossima legislatura ci saranno Joe come presidente e due senatori democratici in più, forse potrebbero passare una legge simile. Molti di noi sono stati particolarmente delusi perché Bernie non ha evitato di dire ad altre persone di non candidarsi. Però Bernie Sanders ha fatto così tanto per i progressisti e per questo paese che, sebbene io possa essere delusa per alcuni suoi comportamenti, ciò non significa che voglia criticarlo o minimizzare in alcun modo tutto quello che ha fatto per tutti noi. Bernie alla fine fa quello che si sente di fare e credo che ora per tutti noi sia arrivato il momento di fare quello che ci sentiamo di fare non dipendendo sempre da Bernie.
ER La mia ultima domanda riguarda Bobby Kennedy jr e i punti sui quali le vostre idee convergono e divergono.
MW Conosco Bobby da molti anni. Non dico che siamo amici, ma siamo buoni conoscenti. Riguardo al potere delle corporation sono d’accordo con lui al cento per cento. Lui definisce la scellerata alleanza tra corporation e governo corporate kleptocracy mentre io la definisco corporate tyranny. Al nucleo delle piattaforme di entrambi c’è la consapevolezza condivisa che siamo diventati un paese nel quale le corporation hanno molto più potere della gente. Su vari argomenti gli ho sentito dire cose che non corrispondono alla mia visione. Io sono più concentrata sulle riforme economiche, come quella fondamentale del Medicare for All e lì ci sono alcune differenze. Ma in termini di quella preoccupazione sostanziale sul matrimonio tra il potere delle corporation e del governo, di cui io scrivo da vent’anni, c’è completa sintonia.