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La tutela, la promozione e il sostegno alla genitorialità  nelle separazioni.

Marco 7 anni: “Io davvero non capisco mamma  e papà, ogni volta che vado da papo, mami mette  il broncio e non mi parla…e  ogni volta che invece devo stare con lei, papo nemmeno  mi telefona e io non so nulla di quello che fa. Adesso non parlo più con nessuno dei due perché ho paura di sba- gliare e allora preferisco stare zitto”.

Simona 6 anni: “Si va bene alcune volte ho sentito la mamma  urlare al  papà  che  è  colpa sua  se faccio la pipì a letto, mi vergogno così tanto quando  succede  ma  non  me  ne  rendo  conto perché dormo e magari sogno che la mamma  e il papà tornino insieme”.

Andrea 10 anni: “Ogni volta che spengo le candeline del mio compleanno esprimo sempre lo stesso desiderio, ormai sono passati sei anni ma per me il sogno più grande è vedere la mamma  e il papà di  nuovo  insieme come quando ero piccolo”.

La salute psicologica del bambino si sviluppa nella famiglia

La salute e il benessere  psicologico dei bambini e delle loro famiglie si struttura  nel delicato passaggio della transizione alla genitorialità che la coppia  coniugale  affronta  nel  momento in  cui nasce il bambino che diventa nucleo e fulcro centrale  della  formazione  della  famiglia. Il bambino cresce e si sviluppa in seno ad un ambiente contenitivo di cura e benessere  che si distribuisce nei poli di mamma e di papà che sono sì i suoi genitori ma anche la coppia dalla quale è partito e si è sedimentato il nucleo fondante della famiglia.  Il senso del sé del bambino si sviluppa nel corso dei primi anni di vita sulla base della ripetizione  rassicurante di  scambi  comunicativi nei quali viene dispiegato l’affetto e l’amore che i genitori provano per il bambino in una traiettoria di sviluppo funzionale ed adeguata. Questo non significa che essere buoni genitori sia rasentare  la perfezione nell’interazione diadica con il figlio ma che tuttavia il caregiver consapevole e attento ai bisogni e alle esigenze del bambino possa comprendere  ed interpretare correttamente i segnali espressi negli scambi comunicativi che si incentrano nella routine quotidiana dei cicli sonno/veglia, allattamento, pasti e via dicendo. L’attenzione focalizzata sul bambino, sui suoi bisogni, sui suoi desideri, sulle sue aspettative permettono al genitore di captare un eventuale errore di sintonizzazione affettiva e di  procedere alla RIPARAZIONE nel momento  in cui percepisce un errore nel processo comunicativo.

Questo processo di riparazione può avvenire soltanto se il genitore non è assorto nel proprio mondo  interiore  ma  è  sintonizzato empaticamente sul bambino, ha nella mente il bambino reale e non il bambino immaginario che molto spesso è il ricettacolo  di vissuti genitoriali che vengono proiettati  inconsapevolmente  su di lui e che ci riportano  con le parole evocative di Selma Fraiberg in un altro tempo “con un’altra compagnia di attori”, ovvero l’infanzia dei genitori stessi.

La  coppia funzionale si sintonizza e si compatta empaticamente nel delicato passaggio da coppia coniugale a coppia genitoriale, integrandosi nell’assunzione del nuovo ruolo e nel vicendevole appoggio che ognuno può mostrare all’altro nel momento  del bisogno. L’attaccamento di coppia, il germe della famiglia, viene a colorarsi in questa prospettiva di una nota aggiuntiva di colore nel quale il legame con il bambino diventa la naturale prosecuzione del processo di innamoramento che nella traiettoria  di sviluppo dell’attaccamento sicuro  mostra  la  sua  massima  espressione salutare.

La ricerca psicologica del XX  secolo ha ben mostrato quanto  la  sicurezza  dell’attaccamento nei  primi  anni  di  vita  predisponga  il  bambino verso  lo  sviluppo di  un  sano senso del  Sé. Mamma e papà in questa evoluzione naturale costituiscono i pilastri  di appoggio del bambino, che  anche  nelle  situazioni  di  conflittualità coniugale sono rappresentati come la garanzia del contenimento affettivo nel quali si è nati e che si intende conservare anche a discapito di una sofferenza interiore di cui il bambino spesso si fa carico    e    assunzione    di    responsabilità. “È colpa mia se mamma e papà litigano” dice Andrea 6 anni “se non avessi fatto  i capricci ieri sera papà non si sarebbe  arrabbiato  con la mamma”. Giulia 8 anni invece si confida con la maestra Teresa e dice:  “alla  fine  credo che mamma  e  papà  non  stiano  più insieme  perché così è più facile sopportarmi.  Credo che si siano separati a causa mia”.

Da coppia coniugale a coppia genitoriale: la ristrutturazione del nucleo familiare nelle separazioni

La separazione dei genitori rappresenta per il bambino un vero e proprio lutto che il bambino cercherà  di elaborare  e metabolizzare  nel corso del tempo e che verrà attutito  nel momento in cui egli riuscirà  a percepire la singolarità della mamma e del papà come individui a sé stanti e non  più  come  coppia  ma  soprattutto  quando arriverà a sentire che l’affetto, la cura, la dedizione viene mantenuto e garantito con ognuno di loro separatamente. Questo bisogno di rassicurazione  tuttavia  molto  spesso  viene dileguato e  non  compreso  nelle  complesse vicende della separazione coniugale che nel coacervo emotivo di recriminazioni, rancori, conflitti e rabbia porta  i genitori ad   allontanarsi dal bambino e ad un ripiegarsi dei genitori su aspetti  egoistici e conflittuali che alla lunga possono  generare  una  profonda  lacerazione nell’iter evolutivo del bambino stesso.

La coppia genitoriale funzionale come abbiamo osservato, seppur non priva di rischio nel commettere errori può accorgersi di aver perso il punto di vista del bambino e procedere  alla riparazione  affettiva  ma,  nel  corso  delle separazioni  può  accadere,  che  soltanto  un genitore sia in grado di attuare  questa assunzione di responsabilità a discapito dell’altro e del bambino che assume la veste inconsapevole di strumento di  rivendicazione  psicologica  di  un torto subito.

Le reazioni del bambino alla separazione  da una figura  affettiva  di  riferimento,  come  ben sappiamo dalla teoria dell’attaccamento,  è inizialmente  di  PROTESTA (“non  è  vero,  non  ci credo”), di DISPERAZIONE (molto spesso nei bambini assistiamo ad una regressione temporale delle fasi di sviluppo) e di DISTACCO (nel quale il bambino torna alle situazione quo ante).

Nel  momento difficile e  delicato  di  una separazione coniugale, il nucleo familiare deve ristrutturarsi sul  polo  esclusivo  di  coppia genitoriale e il bambino può rimanere invischiato in complesse dinamiche conflittuali, facendosi spesso portavoce e depositario inconsapevole, di conflitti interni che possono ostacolare il suo normale iter evolutivo e minare il suo benessere psicologico.

I bambini agiscono in comportamenti quello che non riescono a dire

Come ben  ci ricorda Betrand  Cramer i  bambini agiscono in comportamenti  quello che non riescono  a  dire  e  molto  spesso  nella  dinamica della separazione dei genitori, il sintomo psicopatologico che il bambino esprime serve per cercare di mettere pace in una situazione conflittuale ma anche il canale comunicativo per dire:  “mamma,  papà  ci  sono  guardatemi”, “tornate a prendervi cura di me”, “non mi abbandonate”, oppure “è colpa mia”.

La  rottura  del  legame  tra  i  genitori  potenziata molto spesso da  un  livello  molto  elevato di conflittualità fa riemergere nel bambino, in modo patologico, ansie arcaiche, timori, di abbandono, ansie persecutorie  e depressive, che denunciano in modo inequivocabile una mancanza assoluta di punti di riferimento  chiari e rassicuranti  da una parte   e  dall’altra  la  ricerca  ansiosa  di  trovare qualcuno  sul quale  appoggiarsi  che  possa  non “tradirlo”  come hanno fatto tra loro i suoi genitori. Tutto ciò  lo costringe a cercare a qualsiasi  prezzo  la  garanzia  e  la  certezza di riferimenti         attivi stabili.   Sono     situazioni emotivamente importanti  che non sono tuttavia specifiche delle separazioni, ma che si ritrovano anche in condizioni di non separazione, quando le relazioni familiari sono disfunzionali e patogene. L'elemento patologizzante dunque non è la separazione in sé, ma il tipo e qualità di relazione che, sempre esistita nella storia di queste  coppie, che       viene    espressa            in         modo   esplosivo         e condensante  dal  punto di  vista  emotivo,  nel momento  in cui l’argine della famiglia si spezza e ognuno  deve  ristrutturare  il  proprio  ruolo  su un’individualità che spesso si è perduta o che non viene accettata.

Lavorare in team per il benessere dei bambini e dei loro genitori

In termini  preventivi, appare  indispensabile  che sia incoraggiata, anche negli ambienti legali e giudiziari,  una   cultura   che  promuova l'utilizzazione della consulenza psicologica per  il disagio dei figli e per le coppie separate. Consulenze attraverso  cui il conflitto possa essere letto in termini di disagio emotivo, disinvestendo le proprie energie dalla battaglia legale. La consulenza psicologica ai bambini e a loro genitori può essere un utile strumento  di prevenzione che favorendo  la tutela,  la promozione e il sostegno alla genitorialità anche nelle separazioni permette la ristrutturazione  del nucleo familiare in termini di salute  mentale.  La  sensibilità  di alcuni giudici sta rinforzando il successo di questo  strumento, ed è auspicabile che professionisti dell'area legale discrimino o orientino le coppie in conflitto soprattutto quando questo appartiene più all'area delle emozioni che non all'area del diritto, garantendo  al bambino una traiettoria  evolutiva funzionale anche nel caso delle separazioni.

Lo  psicoterapeuta  in  questo caso  può  far  da tramite utilizzando le sessioni di gioco con il bambino per tradurre  e trasmettere ai genitori il disagio espresso e permettere il passaggio ad una nuova genitorialità basata  su confini e strutturazioni  diverse  che  garantiscano  al bambino un senso nuovo della famiglia.

 

Tratto da
ubiminor