A Roma un atelier per ragazzi che vivono l’autismo e la sindrome di Asperger e ragazzi che vivono la loro età. Virgilio Mollicone: «L’arte è terapeutica di suo, qui l’unica precauzione è la libertà espressiva di ciascuno».
C’è un atelier a Roma che pratica l’alchimia più bella: trasformare il mondo in una valle del fare anima. Si chiama “Ultrablu”, e fuor di metafora nasce da un bisogno importante: creare un progetto editoriale per giovani artisti (finora dai 13 ai 25 anni), una stanza con soppalco tutta per loro, dove sperimentare ogni tecnica e dar senso e vita alla parola comunità. Insieme ragazzi che vivono l’autismo e la sindrome di Asperger e ragazzi che vivono la loro età, comunque difficile in un mondo che corre distratto chissà dove. “Ultrablu” è un futuro nell’arte, diventare autori e vivere del proprio lavoro, senza che nessuno mini l’integrità delle opere, quindi senza pressioni e condizionamenti. Liberi in una fabbrica d’arte, lavorando gomito a gomito, spesso a quattro mani, i ragazzi di “Ultrablu” sono in continuo fermento: disegni, oli, acrilici, incisioni, fumetti, libri d’arte, cartoni animati e arte applicata. Una fucina di artisti in erba, a cominciare da Simone Cassese, classe ’97 che vive dall’infanzia con la sindrome che fu di Emily Dickinson. Suo “La balena è felice, vola acqua”, libro di disegni, bestiario gentile in bilico tra felicità e tristezza, balene e pesciolini volanti, ma anche attesa nello sguardo di un cerbiatto trepidante ai limiti del bosco, e una lupa, forse Roma, che si morde la coda. Sguardo chiama sguardo, Simone non lo sfugge e ti guarda dritto negli occhi e subito è eccezione: «In quest’anno di laboratorio blu, Simone è cresciuto facendo passi avanti enormi». Virgilio Mollicone non ha dubbi, l’arte vissuta in comune è una manna. A lui, professore al liceo artistico di Via Ripetta, il talento di Simone non è passato inosservato: «E’ Art brut, una capacità di sintesi estetica incredibile, unita alla fortuna di essere indifferente al giudizio». Art brut, forma di espressione artistica spontanea, scoperta e così definita nel 1945 da Jean Dubuffet negli ospedali psichiatrici, propria di quei talenti che sono posseduti da un istinto creatore puro. Così insieme a Monica Nicoletti, madre indimenticabile di Simone, nel maggio 2017 fondarono “Ultrablu” e il modello ispiratore è alto assai, il Gugging di Vienna. Luogo d’arte, a “Ultrablu” non c’è curatore, tutti si prendono cura degli altri.
Luogo d’arte, a “Ultrablu” non c’è curatore, tutti si prendono cura degli altri.
«L’arte è terapeutica di suo, qui l’unica precauzione è la libertà espressiva di ciascuno»: Virgilio fa da guida a tanti piccoli grandi artisti ma ci tiene a sottolineare che non ci sono né insegnanti né studenti nel laboratorio blu, ma condivisione delle tecniche e degli spazi in un clima di grandi speranze. Eppure il futuro è sempre adesso, e le idee ribollono, come il fare allegro e meticoloso di Andrea Calcagno, classe 2000: la sua Parata di tanti fantastici animali ha del meraviglioso. Lui disegna figurine entusiaste e precisissime, le colora, le ritaglia le compone, poi scrive, e oplà, lo stupore avvolge chi guarda. Zoologia fantastica, di fronte alla quale la sindrome se c’è, è quella dell’arte, dell’essere meravigliosamente malati, diceva il poeta. “La Parata”, è libro da segnalare a ogni scuola e biblioteca, ed è facile immaginare il consenso divertito dei bambini, date le risate che suscita negli adulti: asini in push-up, leoni con la testa di gorilla, conigli cacciatori di bufali e via fuggendo sulle ali dell’estro. E indimenticabile è stato farne un murales lungo 25 metri! In Via Flaminia, con l’aiuto dei compagni di scuola: «Dell’arte amo lo sperimentare, e se dovessi dire chi m’ispira, direi Andrea Pazienza», Andrea Calcagno è l’ironia personificata, e la sua arte lo racconta rendendo visibile l’invisibile.
Qualità che condivide con tutti gli altri, a iniziare da Valerio Angiolillo, vent’anni, studia a Londra, suo “Cura Materies”, dove l’unico protagonista è la comunicazione fra luce e ombra: «Ora ci stiamo dedicando a un esempio di arte applicata, facendo i menù per un ristorante, come se fossero libri d’arte, tutti fatti a mano”. E certo che lo sperimentare, dagli olii alle incisioni e ora una passione per l’acquarello, in Valerio si vede anche dalle mani sporche e sapienti, coraggiose a loro modo: «Virgilio dal secondo anno di liceo ti chiede: che tecniche usi, che fai? Dopo un po’ ti apre ad altre possibilità. Lui parte da te, da quel che fai». E così facendo l’atelier s’è arricchito di tanti talenti, compagni di scuola, i ragazzi di Via Germanico, ognuno mantiene il suo immaginario ma il contatto con l’altro l’amplifica. Crescita che Eugenio Ranieri riconosce in sé: con i suoi 25 anni è il più grande del gruppo, una passione per autobus e tram cittadini che riproduce in acrilici certosini, i suoi mezzi accolgono un’umanità che non passa inosservata, viaggiatori in carne e ossa a loro agio in tanta lamiera o in attesa alla fermata o arrivati al capolinea. La vita è un viaggio con le sue tappe, partenze e arrivi.
L’atelier s’è arricchito di tanti talenti, compagni di scuola, i ragazzi di Via Germanico, ognuno mantiene il suo immaginario ma il contatto con l’altro l’amplifica.
Tagliar traguardi, come lasciare Roma insofferenti e ritrovarsi a Bologna, è capitato a Tristano Monaca, ventitreenne che in Emilia riusciva a sbarcare il lunario come artista di strada, poi la nostalgia lo portò indietro, al laboratorio blu. Mi mostra un libricino di disegni, non è ancora asciutto, il senso di un’inquietudine governata ad arte; le sue figure, nonostante le deformità appena accennate, la calvizie, sono dolcissime e ti guardano da un altro mondo, forse dal futuro. Il bianco prevale, luce dagli abiti, dagli occhi, dal manto della schiena di un cane seduto che ulula.
Altro pennino e matita, Giacomo Calderoni ti porta ancora altrove, nel fumetto. I suoi inizi sono stati sui muri, «uno sfogo creativo», suo è “Stornelli” fumetto di un incontro fantastico, il mondo degli hobbit e quello di Star Wars. In lavorazione “Omicidio in Vaticano” dove la sua passione di lavorare per immagini in perfetta solitudine lo porta a immaginare la scomparsa del Papa. Disegna a mano e colora al computer, Giacomo: «Ogni personaggio mi rappresenta. Di solito la storia si sviluppa mentre disegno, i testi li scrivo per ultimi». Studia serigrafia, la maglietta con il pesce che vola di Simone è opera sua, e muove i primi passi nell’animazione, “Stornelli” sta diventando un piccolo film. Ecco l’alchimia, ispirata da un passo di una lettera di John Keats del 1818, fare anima è fare identità passando per l’esperienza, fino a quando ognuno non è personalmente se stesso e capisce l’utilità del mondo.