Intervista a Matteo Camerini di “Movimento Studenti 21”: «Siamo costretti ad emigrare da questa terra che amiamo, perché non c’è lavoro, non c’è futuro. È il momento di dire basta e scendere in piazza per manifestare il nostro disappunto, ci devono ascoltare, siamo più di seimila»
A Matera, il coordinamento “Cultura e Lavoro” formato dalle organizzazioni sindacali CGIL,CISL e Uil e da 31 associazioni culturali e datoriali, dopo la “Marcia per la cultura ed il lavoro” del 10 marzo scorso, ha chiesto un incontro al Sindaco ed al Prefetto, per esporre lo stato di preoccupazione circa la condizione di agonia in cui versa la città e la Basilicata, alla vigilia dell’appuntamento “Matera Capitale della cultura 2019”. Non c’è stata risposta. Per giovedì 17 maggio, ha organizzato un confronto pubblico con le Amministrazioni Locali, Comune, Provincia, Regione, Fondazione ed Università sul tema: “Cultura, Lavoro, Legalità. Il futuro della Capitale europea della cultura 2019”.
A Matera, lo ricordiamo, da un anno è cambiato il quadro politico, con una maggioranza ora allargata all’ex opposizione del PD, che aveva perso le elezioni nel giugno del 2015. È cambiato nel marzo scorso anche il vertice della “Fondazione Matera Basilicata 2019”, con la nomina a presidente di Salvatore Adduce, ex sindaco ed ex capo dell’opposizione, candidato sindaco del PD sconfitto alle passate elezioni.
In un contesto in cui l’opposizione non esiste — se non nella posizione critica delle organizzazioni sindacali, delle associazioni culturali, sportive, datoriali, ambientali e del movimento degli studenti — abbiamo intervistato Matteo Camerini, rappresentante del “Movimento Studenti 21”, formato da ragazzi delle scuole superiori ed universitari, costituitosi nel settembre scorso e che ha come logo un albero di ulivo, simbolo del territorio, che rappresenta «il desiderio di crescere dal basso per restituire un punto di riferimento e una speranza ai giovani».
Con quali obiettivi è nato “Movimento Studenti 21”?
È nato per ridare voce agli studenti materani, per rendere la cittadinanza consapevole dei problemi e delle difficoltà che condizionano la vita di una gioventù sempre meno protagonista della propria città, nonché per promuovere eventi e iniziative mirate a creare una coscienza critica in tutta la popolazione.
Nei mesi scorsi avete organizzato corsi di recupero autogestiti, in cosa consistono?
Abbiamo organizzato questi corsi di recupero autogestiti gratuiti, gestiti solo da studenti, per cercare di capire di più, andando al di là delle lezioni frontali, con il contributo dei ragazzi che decidono di dare una mano. È anche un modo per confrontarci su quello che impariamo.
Perché avete partecipato alla “Marcia per la Cultura ed il Lavoro”?
Siamo scesi in piazza prima a novembre scorso e poi a marzo in supporto alla “Marcia”, perché la cultura a Matera sta diventando la cultura dell’offerta, la città della cultura dimenticata. Una biblioteca che chiude alle 18,30, è chiusa il sabato e la domenica, una città che non ha un teatro nonostante venga utilizzata come set cinematografico a livello internazionale, non ha spazi di aggregazione per i giovani. Le pare accettabile un quadro di questo tipo per una città “Capitale della cultura europea 2019”?
Leggo che vi interessate anche di problemi ambientali?
Insieme ad altre associazioni ambientaliste ci battiamo su temi ambientali. Abbiamo nella nostra Regione — a Scanzano, a pochi chilometri da Matera — il problema del deposito delle scorie radioattive, con un tasso di tumori che è il più alto d’Italia. Poi abbiamo il problema della trivellazione della nostra terra fragile, che viene devastata per la ricerca del petrolio, il quale sta inquinando le falde idriche. Il tutto per un bonus di benzina di 100 Euro. Mentre noi studenti siamo costretti ad emigrare ogni anno (portando con noi 70 milioni di euro solo negli ultimi cinque anni), per frequentare altre università. Siamo costretti ad emigrare da questa terra che amiamo, perché non c’è lavoro, non c’è futuro. È il momento di dire basta e scendere in piazza per manifestare il nostro disappunto, ci devono ascoltare, siamo più di seimila.
Siamo costretti ad emigrare da questa terra che amiamo, perché non c’è lavoro, non c’è futuro.
Come movimento cosa state facendo per far aprire la casa dello studente?
Mio padre mi racconta che quarant’anni fa, quando aveva la mia età, fece la prima manifestazione per ottenere la casa dello studente a Matera. Oggi continuiamo a batterci per lo stesso problema, per permettere a studenti che vengono da fuori di risiedere nella città per studiare. Se non siamo pronti ad accogliere, è logico che quelli che ci sono scappano via. Non è una città che vuole creare un futuro per i propri giovani, di questo ne siamo sicuri.
Quali rapporti avete con le diverse istituzioni, Comune, Regione, Provincia e Fondazione?
Queste istituzioni sono molto lontane dagli studenti, parlano sempre di giovani, di ragazzi, di studenti, in terza persona, come se fossimo numeri da coinvolgere o cose di cui parlare. Noi non siamo degli oggetti, delle cifre, noi siamo delle persone, siamo ragazzi che amano questa città, forse la amano più di loro e che vogliono investire su questa terra per davvero. Noi vogliamo essere ascoltati, coinvolti. Vogliamo che gli studenti vengano resi partecipi della vita di questa città, vengano resi partecipi della costruzione della nuova cultura che deve dagli stessi.
Qual è il vostro rapporto con gli organismi della scuola a partire dai dirigenti?
Ci sono alcuni dirigenti che appoggiano quello che noi facciamo, credono che debba cambiare qualcosa. Vivono tutti in questa città e non capisco perché alcune volte, alcuni dirigenti o professori si debbano mettere contro. Non so e non capisco il perché, ho provato a mettermi nei loro panni, ma non sono riuscito a capire il perché. Devono uscire dalle proprie cariche istituzionali e capire che questi problemi vanno risolti tutti insieme, non con gli studenti contro i dirigenti e i professori, non con i professori contro i dirigenti. Bisogna essere tutti uniti, uscire dall’ottica chiusa ed investire sui giovani, perché se un dirigente ha deciso di fare questo lavoro, vuol dire che crede nei ragazzi che frequentano la propria scuola. Proprio in questo momento c’è bisogno di unità tra le istituzioni scolastiche e gli studenti.
Quale messaggio ti senti di lanciare ai tuoi coetanei?
Dico soltanto di non arrendersi, non siamo stati ancora sconfitti, oggi dobbiamo, come qualche mese fa, tornare a farci sentire e a non rassegnarsi. Dobbiamo essere consapevoli che, se questo carro del 2019 dovesse fallire, è anche colpa nostra. Mobilitiamoci, diciamo no alla rassegnazione, no all’accettazione di vedere tanti turisti arrivare e tanti studenti partire. Noi dobbiamo rimanere qui in questa città e ci dobbiamo credere.
Dopo il confronto pubblico intervisteremo il Sindaco di Matera, Raffaello De Ruggieri.