20180504

Terza parte delle interviste sugli errori, i partiti, i valori, da chi e cosa ripartire dopo la catastrofe di marzo. Rispondono Letizia Buoso, Till Neuburg, Roberto Rampi e Maurizio Trezzi

Alle elezioni dello scorso marzo la Sinistra italiana, in tutte le sue sfumature, ha toccato il fondo. Una sconfitta su tutti i fronti e a tutti i livelli (locale e nazionale) per un numero di voti mai così basso. Era un risultato prevedibile? Era inevitabile? Ma, soprattutto, conseguenza di cosa, di quali errori? E cosa fare ora? Rassegnarsi all'estinzione, all'irrilevanza, ricominciare dalle elementari?

Da questi interrogativi è nata la necessità di raccogliere le idee, le riflessioni di chi è impegnato in prima persona (amministratori e uomini di partito) ma soprattutto di chi la politica la vive da semplice cittadino. Così ho pensato di rivolgere 5 domande per la Sinistra a persone note e non, su quello che sta succedendo a Monza o in Lombardia o in Italia. Persone interpellate non in rappresentanza di, ma come singoli punti di vista singolari. A partire da oggi e a più riprese su Vorrei troverete le risposte. Ad accompagnarle saranno in apertura una vignetta di alcuni dei più importanti autori satirici italiani e poi uno dei manifesti o delle foto delle lotte storiche della Sinistra, perché — la butto lì — c'è anche una questione di linguaggio e di immagini/immaginario dietro questa catastrofe.

I quattro intervistati di oggi sono Letizia Buoso, drammaturga e filmmaker, Till Neuburg, storico della comunicazione, Roberto Rampi, senatore dell'attuale legislatura, e Maurizio Trezzi, esperto di comunicazione.

Nei prossimi giorni, a cadenza irregolare, seguiranno tanti altri. Le domande per tutti sono queste cinque:

  1. Cos'è successo a Monza, in Lombardia e in Italia. La Sinistra ha perso su tutti i fronti. Quali sono gli errori più grossi commessi?
  2. Perché così tanti partiti e così pochi voti a sinistra?
  3. Davvero Destra e Sinistra sono concetti sorpassati?
  4. Quali sono i cinque valori per cui la Sinistra dovrebbe battersi oggi.
  5. Da cosa e da chi ripartire?

 

Letizia Buoso, drammaturga e filmmaker

1 - Io non vivo a Monza e non ne conosco bene la realtà. Ma vivo spesso pochi km più a ovest e già qui, negli anni recenti, ho visto in più occasioni i gruppi che si definiscono di Sinistra e CentroSinistra perdere attenzione nell’osservare il territorio e nell'ascoltare le persone che lo abitano, considerare sempre meno necessaria una verifica relazionale delle possibili direzioni di azione e non occuparsi dello sviluppo di quanto possano essere articolate le dinamiche di rappresentanza. Li ho ascoltati cominciare a parlare per slogan (in accordo con quelli proposti dai rappresentanti nazionali) e, con pensieri e criteri sempre meno sottili, prendere decisioni amministrative poi di fatto incoerenti con le necessità comunque emerse dai cittadini o dal territorio e poco orientate sulle previsioni delle conseguenze. E ho visto un modo di amministrare che si è sempre più avvitato sulla gestione del quotidiano minimo elementare, mentre perdeva l’ampiezza di nascere da una visione politica attenta a integrare il piano della persona (non dell’individuo) con quelli comunitari e universali, e di tradursi in proposte orientate dal presente al futuro. Ho ascoltato più volte, all'interno dei gruppi anche più consolidati, le persone entrare in disaccordo profondo in occasione di scelte delicatissime - sui temi della legalità e della gestione ambientale, tra i primi - e ne ho viste di fondamentali uscirne per tutelare almeno una propria integrità etica. E intanto interrompere la capacità di coltivare una continuità generazionale: smettere progressivamente di formarsi insieme (e nella sfida della reciprocità) a una visione complessa e consistente di quello che sta accadendo dal punto di vista economico finanziario, dello sviluppo legislativo e dell’evoluzione culturale, sia in un orizzonte locale sia globalizzato.

E ho visto partiti e liste civiche sgretolarsi progressivamente in questo arco di tensioni. Ho sentito spesso che gli slogan vaghi e il discorso politico non accurato hanno mascherato un non aderire più ai cardini del pensiero sviluppati dalle Sinistre storiche, fino a negarli, anziché evolverli: banalizzarli e svuotarli, anziché assumerli e potenziarli rendendoli più precisi ed efficaci. Se per parlare nella contemporaneità servono linguaggi aggiornati, comunque la lingua deve poter dire in modo nuovo, rigenerato, dei principi che restano essenziali, e non mascherare un cambio di visione del mondo che li vanifica e annulla. E che corrisponde di conseguenza poi a criteri di azione imposti senza assumersene limpidamente la responsabilità, senza che per i cittadini sia poi ben comprensibile cosa stia accadendo o in che modo poter reagire ed essere risorsa ulteriore. Ho visto comunque tanti cittadini di qui - come so o immagino un po' ovunque in tutta Italia - cercare lo stesso di organizzarsi per bilanciare questo cambiamento.

Persone con una visione organica a quella di partiti e liste di Sinistra e CentroSinistra esistenti si sono spostate per contrapposizione in altre esperienze, nel tentativo di svincolarsi e tornare a essere soggetti con un potere d'azione vivo

Ho visto nascere comitati locali, associazioni, cooperative e il Movimento Cinque Stelle anche, qui, è nato così: sulla base di un non ascolto ripetuto e del ritrovarsi anche dolorosamente delegittimati quando si è provato a proporre un conflitto costruttivo in risposta a una mancata lettura dei bisogni e dei desideri. Persone con una visione organica a quella di partiti e liste di Sinistra e CentroSinistra esistenti, anche, si sono spostate per contrapposizione in queste altre esperienze, nel tentativo di svincolarsi e tornare a essere soggetti con un potere d'azione vivo. Ma resta altrettanto evidente che reagire così a quello che diventa un vuoto non funziona per il solo cominciare a farlo: se servono competenze specifiche complesse per comprendere e riuscire a prendere posizione e costruire proposte, può essere necessaria una formazione che non sempre si ha già, serve il tempo per maturarla, costruire rete e progetti, e resta anche la possibilità effettiva di essere nel frattempo comunque poco o non efficaci.

E ho visto le Destre, soprattutto quelle più estreme e quelle che non si definirebbero come tali ma poi propongono pubblicamente interventi come la deportazione di massa, ancorarsi fortemente allo scontento diffuso, diventare sempre più presenti in questo vuoto e incanalare la relazione coi cittadini in soluzioni semplificatorie e di un'intensità emotiva che ha unito o comunque raccolto molti. L’amministrazione locale di Destra qui governa così, dopo una consultazione elettorale con un’affluenza del 30% dei votanti. E le elezioni politiche successive sono state fortemente segnate dalle conseguenze di tutto questo, dove le Sinistre territoriali non hanno riflettuto, né si sono riorientate, né hanno agito in una direzione davvero rinnovata rispetto al percorso che ha portato ai risultati delle precedenti amministrative, e quelle locali più ampie lo hanno fatto in modo discontinuo o tardivo. Né quelle nazionali hanno ritrovato profondità di visione e coerenza, tra un’elezione e l'altra.

2 - Qui dove abito è accaduto perché le persone dei partiti o delle liste di Sinistra e CentroSinistra non erano più leggibili come integre o davvero credibili per come si sono comportate durante i mandati precedenti. E quindi, mentre i gruppi stabili si sono frammentati e ridotti dall’interno, anche i votanti sono fortemente calati: quando si è arrivati a sperimentare che nemmeno votare il tanto discusso 'meno peggio’ risolvesse dei problemi concreti e di visione rimasti reali e non risolti, le persone hanno cominciato anche ad astenersi dal voto. E il fatto che i rappresentati locali, regionali e nazionali fossero in una continuità di pensiero e modalità, ha influito sui voti alle elezioni nazionali come in un domino.

Se nei discorsi pubblici i suoi rappresentanti eletti arrivano a citare Cameron come riferimento politico sostanziale, quello che si definisce il maggior partito di Sinistra nazionale non è più di Sinistra

3 - Sono due posizioni e visioni differenti all’origine e che permangono, sviluppandosi. Ma se ad esempio il PD arriva a prendere posizioni economiche liberiste, con tutte le implicazioni che questo ha nella sua visione sociale, o se nei discorsi pubblici i suoi rappresentanti eletti arrivano a citare Cameron come riferimento politico sostanziale, quello che si definisce il maggior partito di Sinistra nazionale non è più di Sinistra e si creano un vuoto e una mancanza viva nella rappresentanza della Sinistra.

4 - I cinque che sento maggiormente necessario pulire da ogni retorica e rimettere a fuoco, e non in un’ordine di priorità maggiore o minore: equità, inclusività, cura degli equilibri ambientali, legalità, pace (secondo il criterio del ripudio della guerra definito nell’articolo 11 della Costituzione).

5 - Anche qui non in un ordine di priorità uno rispetto all’altro, ripartire dalle dinamiche di rappresentanza perché possano essere tali, dall’accesso e dal funzionamento complesso e accurato di tutto ciò che è compreso nei processi educativi (istruzione, servizi alla formazione e a sostegno dello sviluppo culturale), dal ritrovare profondità di visione e come condividerla. Far sì che ciascuna persona, che si impegni in ruoli di gestione del potere istituzionale o meno, possa studiare accuratamente, recuperare memoria, coscienza delle continuità storiche e delle variazioni, affilare competenze per evolvere le sensibilità - umane e intellettuali - e sviluppare azioni politiche più lucide e accurate, sia nella dimensione personale quotidiana, sia nell’appartenenza a un territorio e nella relazione con organismi sempre più ampi, fino a quelli extranazionali.

 

Till Neuburg, storico della comunicazione

1 - Non sono stati errori, ma colpe. Prima ancora dell’imbroglione Renzi e del suo codazzo di cortigiani, il declino della sinistra dei grandi numeri falsati era iniziato con D’Alema.

2 - Il frazionamento è molto funzionale all’indebolimento del dissenso.

3 - È una demarcazione che non ha perso nulla della sua originale validità. Chi sostiene il contrario dice una cosa di destra - qualunquista, ignorante, servile.

4 - I tre valori di bandiera della rivoluzione francese, più l’istruzione e il servizio sanitario, accessibili a tutti.

5 - Partendo da una brutale autocritica e dalla definitiva abolizione della parola cattobuonista “speranza” (vedi le affermazioni durissime di Mario Monicelli - che me le aveva antipate in un incontro a tu per tu a Cinecittà, nel dicembre 2003).

 

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Foto tratta da www.cosenzachannel.it

 

Roberto Rampi, Senatore

1 - Intanto il voto va inquadrato nel contesto internazionale. È una stagione di crisi della democrazia rappresentativa che ha colpito tutta l’Europa e non solo. E in particolare la sinistra. È una crisi dell’idea stessa di rappresentanza. 
Siamo in un tempo del tutto e subito. Profondamente consumista e individualista. In un tempo così le risposte complesse e di orizzonte faticano ad arrivare. Ma inseguire la semplificazione porta a un consenso di breve durata.

In un tempo così le risposte complesse e di orizzonte faticano ad arrivare. Ma inseguire la semplificazione porta a un consenso di breve durata.

2 - Perché appunto va ricostruito un sistema valoriale prima ancora che un’offerta politica. Prima si costruisce il consenso nella società su alcun valori poi lo si può organizzare un raccogliere su proposte politiche. Altrimenti sono proposte che non parlano a nessuno o a pochi.

3 - No. Per nulla. Ognuno di noi ha tendenze progressiste e conservatrici. Che si scontrano. E che prevalgono. Io penso che l’idea di una giustizia che riguarda tutti, una giustizia sociale, equità nella distribuzione delle ricchezze, solidarietà tra le persone, sentire quel che accade a una bambina della Siria, a un ragazzo della Libia, a una donna indiana, a un minatore sudamericano come un fatto che ci riguarda, che non è altro da noi. Questo è Sinistra.

4 - Equità, Solidarietà, Giustizia (Giustezza), Emancipazione, Umanesimo. A ciascuno secondo i suoi bisogni e da ciascuno secondo le sue capacità.

5 - Dalla diffusione culturale. Dalle scuole. Dagli artisti. Dai produttori di senso e si significato. Dai luoghi di incontro. Dalla capacità di parlarsi. Di riconoscere nell’altro un pezzetto di noi.

 

Maurizio Trezzi, esperto di comunicazione

1 - La percezione dell'opinione pubblica è quella di una grande confusione, di poca concretezza e di perenni divisioni. Scissioni, schermaglie e confronti sempre aperti danno l'idea di una poca capacità di arrivare a sintesi e di uno scontro perennemente aperto. Questo purtroppo fa perdere la qualità del dibattito interno che invece dovrebbe essere un elemento premium per un partito democratico. Inoltre le difficoltà del Paese, soprattutto al Sud, non aiutano discorsi e proposte sui valori ma spostano le scelte degli elettori su proposte populistiche ma di impatto (quasi mai realizzabili e realizzate) che però in occasione delle elezioni spostano i consensi. 

2 - La divisione è un elemento che fa perdere efficacia. Siamo nell'era della politica dell'individualismo con la ricerca dell'uomo solo al comando. Anche questo è un paradosso. La sinistra esprime competenze, uomini capaci e con esperienza ma questi perdono di efficacia nel momento in cui tramonta il mito del "conducator" Renzi e inizia la guerra nel pollaio per la successione.

La destra e soprattutto l'estrema destra demagogica e propogandistica non hanno nulla a che fare con la sinistra e ne sono agli antipodi. 

3 - Non credo. I valori fondamentali che stanno alla base del pensiero sociale e democratico sono elementi che vanno sostenuti, non sacrificati sull'altare del consenso. Certo occorre impostare una comunicazione diversa, parlare un linguaggio meno chic e più da strada, concentrarsi su proposte che siano fattibili ma vicine alle esigenze delle persone. Ma la sinistra non può e non deve virare verso posizioni che non le sono proprie. La destra e soprattutto l'estrema destra demagogica e propogandistica non hanno nulla a che fare con la sinistra e ne sono agli antipodi. 

4 - Lotta alla Povertà, rispetto delle regole, crescita economica attraverso la tecnologia, attenzione ai diritti di tutti, lotta alla burocrazia e ai privilegi dell'apparato (non dei politici ma dei burocrati)

5 - Da una nuova strategia di comunicazione e da una ritrovata unità della sinistra

 

In apertura Vauro, tratta da Left.

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5 domande

Gli autori di Vorrei
Antonio Cornacchia
Antonio CornacchiaWebsite: www.antoniocornacchia.com

Sono grafico e art director, curo campagne pubblicitarie e politiche, progetti grafici ed editoriali. Siti web per testate, istituzioni, aziende, enti non profit e professionisti.
Scrivo soprattutto di arti e cultura.

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